lunedì 26 maggio 2014

ALABAMA MONROE ( desmond e penny suonano bluegrass) di FELIX VAN DE GROENINGEN

Sai quella vecchia canzone? Non so,forse sei troppo occupata a sentire il nuovo fenomeno dell'ennesimo talent, oppure la tua giovane età non ti permette di conoscere cosa ci sia stato prima. A livello musicale,dico.
Però devi sapere che non è mica sempre stata così.Con le scimmie urlatrici allenate prima ad apparire come mero prodotto,carne da macello , in uno studio televisivo. La popolarità effimera , da poco, giusto per poterti vantare un po' al bar, poi ti rendi antipatica od odioso e ti cacciano anche da là.No,ma ti dicevo prima non era così.
Negli anni 70 ,tipo. C'era questa cosa chiamata cantautorato e oltre a narrare la realtà sociale e politica del paese,ti parlava direttamente a te. Di sentimenti,disillusioni, grandi amori e giganteschi dolori.
Ecco c'è una canzone di Guccini: Farewell che in una frase sintetizza  questo film: " credere speciale una storia normale". E quando capita questa cosa? Quando la vita con le sue piccole,noiose, incombenti responsabilità , viene a chiederti il tuo impegno oppure, quando qualcosa di grosso e terribile succede e allora tutta la musica, l'allegria,l'america ,di questo mondo artificiale che ti sei creato crolla.



Non viaggia in punta di piedi, come una ballerina. Il dolore non balla, non ha senso dell'armonia e del tempo, non è il suo lavoro. Lui bombarda e lascia macerie. Puoi resistere, puoi chiudere gli occhi, puoi dire io non ci sono: ma lui è lì. E non ci sono dissolvenze, non ci sono corse di giovani sposi parigini , non c'è : tranquillo si parla di malattia,bambini,ma non ti mostro nulla, non ti chiedo di soffrire con i personaggi,che tanto loro sono abbastanza civili,borghesi,da ergersi al di sopra della massa di popolani che maledice la sua america.
Una scappatoia facile quella dell'anti retorica. Ma il dolore è retorico,banale,pieno di cose che ci fanno vergognare.
Sono gli anziani , che hai assistito,che non accettano la morte , che supplicano un altro giorno,o quelli che si sporcano e lo comprendono benissimo,ma per carità siamo liberi di credere nella dignità, perché è vero : si può sostenere un grande dolore con dignità, compostezza,si può fino a quando la resistenza te lo permette.



Didier è un musicista di musica bluegrass, sogna l'america, sogna una vita fatta di cose semplici ed eterne. Canta di poveracci,di Dio, di speranza sotto la cenere di una vita dura. Sogna anche per lui. Che non è ricco,vive in una roulotte, ha qualche animale,ma sicuramente ecco...Mica è un ranch. Mica è l'America. No,è il Belgio. Elise, si occupa di tatuaggi . Ha un negozio, amori sbagliati alle spalle e anche lei vuole una vita leggera, uno sballo,un giro sulla giostra,una piccola illusione di felicità. Si incontrano, si amano, c'è la musica,la libertà,ci sono loro due.
Ma ti ricordi che prima ti parlavo di Farewell? La canzone di Guccini. Anche lì si conoscono,si amano alla follia,sembra che tutto sia una magnifica illusione,eterna e poi...

Poi la tua bambina si ammala. E non sei abbastanza cittadino,non sei abbastanza progressista,non sei abbastanza parigino,per dire agli altri che le dichiari guerra. No,non ce la fai.
E Felix ci mostra come cazzo si comporta la massa, come si comportano gente allo sbando,che già di suo cerca di stare a galla con l'illusione di una vita fatta di note e di un'america tarocca in giardino,ma meglio della realtà e di quello che ci sbatte in faccia.
Sfatiamo immediatamente due cose che reputo del tutto errate: 1) nessun ricatto morale. Se non forse l'incapacità umanissima di resistere a immagini concrete,reali,cosi come sono,2) non c'entra nulla per struttura, storia,costruzione un film borghese ,parigino,poco empatico nella costruzione dei due personaggi principali,programmatico e pensato nel suo ostentatissimo anti retorico ,una lezione agli altri del tipo: va che dignità abbiamo,che tipi siamo. Un po' fastidioso.
E sopratutto: la guerra è dichiarata parla della malattia del bimbo che alla fine guarisce,per la gioia di quelli che non vogliono farsi coinvolgere,che vogliono avere l'uscita di sicurezza pronta,Alabama prende a prestito la malattia  e la morte della bimba per narrare della elaborazione del lutto e della fragilità dell'amore,se non è forte e radicato,ma se si confonde sesso e sballo,allegria e sogni e poi si è impreparati ad affrontare la realtà.
Quindi reputo errate metter a confronto questi due film: diversi nello svolgimento e nelle intenzioni. Il film francese è decisamente buono per molti e tante,a me ha coinvolto e convinto meno,ma perché appunto altro rispetto a codesta pellicola



Quanto può sostenerci un sogno? Quanto può unirci?Queste sono le domande che ti pone codesto bellissimo film. Viscerale,passionale,imperfetto,sicuramente non un capolavoro,ma sincero,diretto,popolare .
Didier e la sua donna sono gente comune,anche se vanno in giro vestiti da cowboy o con tanti tatuaggi,sono quelle cose ,quelle maschere che si indossano per fragilità. E io li ho sentiti,vissuti,sulla mia pelle.Mai ho pensato,vabbè dai sono personaggi di un film,cosa che mi è capitata con la "storia vera", qui ho sentito ogni urlo disperato,ho vissuto ogni lacrima.
Perchè ho simpatia per i perdenti, per quelli che non ce la fanno,perché il dolore lo vivo sempre intensamente. Al cinema,nella vita,e sbaglio sempre comportamento. Le nostre guerre finiscono sempre male,e poi forse c'è un sole,un brano bluegrass,qualcosa che ci ridarà la forza di resistere.



Alabama non è un capolavoro,ha imperfezioni e difetti,ma sono cose da poco,in compenso ha una sua verità- non la verità assoluta- che a me garba, mostra cosa è la malattia,come ti riduce,e mostra la caduta senza freni dopo.Con scene secche,precise,dure. Ci mette davanti la nostra sopportazione del dolore e quanto siamo disposti a non nasconder al nostro cuore .
Uno straziante racconto di umanità,di sconfitta, di musica che non ci riporta indietro nessuno e niente,ma vale la pena suonare
Mentre da eroi pronti a ogni impresa,siamo finiti come due foglie aggrappate ad un ramo. In attesa.

8 commenti:

Valentina Orsini ha detto...

Nonostante la tua splendida analisi, continuo a dire che il film abbia spinto troppo sul dolore finendo per abusarne, speculandoci sopra. Ripeto però, è la mia idea e non so se tutto ciò che mi sia mancato è stata una via d'uscita d'emergenza che non c'era, ma è così. Difficile da spiegare tanto che ne ho parlato con fare assolutamente non critico quando lo vidi. Bello come sempre confrontarsi con chi ha recepito sensazioni completamente diverse dalle proprie. =)

babordo76 ha detto...

Io invece proprio non ho visto nessuna speculazione.Ma la giusta rappresentazione. L'ospedale per come è, le cure per come sono e la bambina per quello che diventa quando si ammala. Ma non ho visto indugiare a lungo , non ho visto una lacrima fuori posto.Poi io quei due li amo totalmente. Li ho sentiti veri,li ho vissuti ,capiti,li amo!

hetschaap ha detto...

Pur non avendo visto il film francese a cui fai riferimento (n.d.r La guerra dichiarata di Valérie Donzelli, almeno una citazione completa se la merita ;) )credo che Alabama Monroe sia un film che narra il dolore lancinante dell'elaborazione del lutto in maniera estremamente realistica. Fa male? Certo che fa male. Che dolore sarebbe se non ne facesse? E' chiaro che non è un film di facile visione e, sicuramente, non è un film per tutti (anche se ieri in sala c'era un bambino di pochi anni ed io ero indecisa se denunciare i genitori o applaudirli). Penso che chi non è in grado di affrontare il dolore nella vita reale e tenta di fuggirlo quando se lo trova davanti non sia in grado di sostenere la visione di questo film. Sono scelte personali e non sono in discussione, naturalmente. Io personalmente credo che la vita ci prepari a ben poco di quello che dovremo affrontare nell'arco di un'intera esistenza e che film e libri possano costituire per noi una specie di amplificazione d'esperienza e che, in questo senso, facciano un gran bene, soprattutto quando ci portano a confrontarci con noi stessi, con i nostri lati oscuri e con ciò che non abbiamo il coraggio di affrontare. Ma, naturalmente, è un'opinione personalissima e ognuno è libero di vivere come meglio crede e, in quest'ottica, di scegliere i film da vedere.

babordo76 ha detto...

per me ,valentina, i genitori presenti ieri al cinema sono degli eroi.
Condivido: è un film che colpisce direttamente e quindi ci prende per il bavero,ci costringe a fare certi conti.Loro poi sono fantastici
Mica i mangiarane <3

Kris Kelvin ha detto...

No,Vale... scusami ma non sono d'accordo per niente. Io (per fortuna) non ho mai provato un dolore così grande nella vita reale, e forse (anzi, sicuramente) non lo immagino neppure cosa voglia dire, però come fai a poter affermare con sicurezza che, dovesse succedermi, non sarò capace di affrontarlo semplicemente perchè non mi è piaciuto questo film? Questa sì che è una tesi ricattatoria! Io non ho detto che è un film insostenibile, ho detto (e lo confermo) che è un film ipocrita e furbo, in cui lo spettatore viene 'costretto' a piangere a comando e oltretutto stimolato da un montaggio fatto ad arte che contrappone, continuamente, scene di giubilo a scene di dramma... se non è speculazione questa cos'è? Poi, per carità, può darsi benissimo che mi sbagli ma non posso sentirmi dire che sono una persona debole (che è vero, inntediamoci, ma certo non perchè non mi è piaciuto questo film!)
Potrei fare mille altri esempi di pellicole altrettanto drammatiche ma certamente più oneste e rigorose di questa (penso a 'La stanza del figlio', 'Million dollar baby', 'Another earth', i primi che mi vengono in mente) che mi hanno coinvolto certamente di più...

hetschaap ha detto...

Scusami Sauro ma a cosa ti riferisci? Non capisco perché prendi sul personale un commento che non riguardava te ma una riflessione mia, casomai suscitata dal commento di Valentina, dato che di tuoi commenti a questo post non ne vedo.
Inoltre, se leggi bene il mio intervento, io non dico, in assoluto, che chi non ha apprezzato il film non è in grado di affrontare quel tipo di dolore ma ho espresso una mia opinione (ho scritto "penso che" proprio per sottolineare che è un mio giudizio personale, semmai).
Detto questo la mia analisi riguardava qualcosa di più profondo del semplice giudizio sul film. Che possa piacere o non piacere mi sembra ovvio, essendo un prodotto artistico e, quindi, condizionato dal gusto e dalle inclinazioni dello spettatore. Io mi spingevo a collegare quella che è la semplice visione di una pellicola con un qualcosa di psicologicamente più profondo e che rende l'arte in generale un qualcosa di non accessorio ma profondamente collegato con l'edificazione morale dell'essere umano, così come avevano ben chiaro gli antichi greci.

Kris Kelvin ha detto...

La prendo sul personale (ma senza drammi, stiamo parlando di un film :) ) appunto per il commento di Valentina, in cui si dice che (a suo parere, è chiaro) coloro a cui non piace questo film non sono in grado di affrontare il dolore. Ecco, non essendomi piaciuto il film (ma proprio per nulla) è chiaro che ho fatto una riflessione personale: e sinceramente ho trovato il concetto un po' azzardato... per fortuna non ho mai dovuto subire un dolore di questo tipo, e può darsi benissimo che non sia in grado di sopportarlo. Ma in caso lo scoprirò al momento, e certo non per la visione di un film. Tutto qui.

Kris Kelvin ha detto...
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