mercoledì 28 maggio 2014

MR VENDETTA di PARK CHAN-WOOK

Chissà quale tipo di alchimia, di magia, si celi dietro a quelle opere che danno una svolta al modo di concepire il cinema,o che portano ai massimi livelli ,destrutturando con massimo rispetto e serietà,le regole consolidate di un certo genere.
Sarai cosciente di fare qualcosa di grandioso,fondamentale,tanto da esser ripreso dai tuoi compatrioti e da esser ammirato all'estero, si pure con il remake americano,oppure no?
Fatto sta che già dopo dieci minuti codesta pellicola, ( simphaty for mr vengeance),entra di fatto nella storia dei film che verranno rammentati con affetto e amore da tutti i cinefili. O quasi.



Primo capitolo di una fortunata e celebratissima trilogia che indaga a fondo le ragioni,cause,ed effetti della vendetta, (mostrando la totale e assoluta differenza fra l'approccio orientale alla materia rispetto a quello occidentale dove la vendetta è una reazione quasi sempre giustificata e quasi purificatrice), il film è un durissimo colpo allo stomaco e un ritratto feroce della società coreana. Atto politico estremo che usa un tema abusato per parlare del degrado umano e socio-politico,di esistenze abbandonate a se stesse, di classismo padronale e capitalista e di lotta di classe, dell'ambiguità legata a certe figure come quella del vendicatore che potrebbe a sua volta esser vittima di una vendetta perchè non così lindo e giusto come  si confà al personaggio nei film occidentali.



Qui si affonda, si annega,nel dolore: totale, assoluto,senza salvezza e assoluzione. Un mondo durissimo,che sfrutta le difficoltà delle classi meno abbienti , (attraverso i trafficanti di organi che sfruttano la disperazione di un giovane sordomuto,il quale pur di salvare la vita alla sua amatissima sorella vende a costoro un suo rene), dove la disoccupazione fa impazzire gli uomini e li lascia precipitare in una morte silenziosa ,(il dipendente licenziato), per Chan-wook nulla si salva. E si reagisce a tutto questo con rabbia,violenza, vendetta,rivalsa.
Eppure non mancano i momenti di tenerezza tra il giovane Ryu e la sorella, o con la fidanzata, e anche con la piccola figlia del principale,che per una sciocca vendetta, si rapisce.



Perchè nulla è sicuro, nulla è certo. Un uomo buono può perdere la testa e commettere orribili ed atroci esecuzioni,anche se le vittime della sua ferocia se lo meritano, un dirigente di lavoro inflessibile è anche un padre affettuosissimo e un vendicatore sadico. Questa struttura dei personaggi spiazza e non poco. Si è frastornati,disorientati, non sappiamo più dominare la materia cinematografica, non ci sentiamo rassicurati. Perchè il cinema di genere ,attraverso le sue regole ferree e pressoché immobili,ci dona tante certezze anche quando magari,all'apparenza , vuole disturbarci. Sappiamo ad esempio chi è l'eroe, chi l'antagonista,cosa farà la bella, il bacio,il dolly finale.Così accettiamo di scendere a patti con il regista. Si, mostrami quello che vuoi,ma alla fine trionfano i buoni,anche se magari un po' bastardelli,ma comunque :lo so,li riconosco, sono loro quelli che hanno ragione.

In questa pellicola manca del tutto questo concetto. Chi è buono e chi è cattivo? Li possiamo condannare a dannazione eterna o li possiamo giustificare? No, non puoi e questo è un grosso problema.



Perché ti avvicina al tuo esser uomo, al fatto che tu potresti essere benissimo uno dei due. E sopratutto la vendetta non è mai roba grottesca,chic, violenta,si ma vabbè...Dai è cinema,va che figa sta scena. No,qui fa malissimo. Si tortura sadicamente una ragazza , si uccide e si divora la vittima,è un atto bestiale. Squallido e insostenibile.
Il sordomuto che rapisce la figlia del capo per poter avere il danaro al fine di operare la sorella,il padre della bimba che vuole vendicarsi ,anche se è solo fatalità il tragico epilogo della bimba, i compagni del movimento rivoluzionario che cercano il colpevole della morte orribile della loro compagna. Tutti si vendicano,tutti usano sfogare la violenza,appena trattenuta da una facciata di paese moderno,capitalista, democratico.
Ed è film politico e radicale,perchè ha una tesi che mostra- si,senza scadere nel volantino, nello slogan , nel didascalico,ma ha una sua natura politica evidentissima-

 

Park si mostra un grandissimo regista, capace di usare i generi per affrontare la realtà durissima di un paese rigido,diviso,controllato e colonizzato dall'occidente yankee eppure ancora cosi saggiamente legato a una natura orientale che sa contaminare orrore e bellezza cristallina.
Esattamente come questa magnifica pellicola : che commuove con il rapporto tra fratello e sorella e spiazza con la violenza inaudita della vendetta. Un male implacabile, che supera il volere dell'uomo e lo guida alla distruzione di se e degli altri
Ottimo tutto il cast , tra cui brilla Song Kang-ho, nel ruolo del padre che impazzisce per il dolore. Ma tutto il cast è superbo.



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