mercoledì 21 gennaio 2015

MIRACOLO A LE HAVRE di AKI KAURISMAKI

Non ho mai creduto che esser appassionato di cinema , letteratura, musica, sia una scappatoia dalla propria vita, dalla società, dai drammi e dolori. Uno spettatore indisciplinato sa benissimo che dovrà anche affrontare prove dure, mettersi in gioco, essere coccolato, disturbato, rasserenato, colpito e affondato. Non ha una sola missione il cinema o un solo messaggio. Serve però a farci "riscoprire" quel Io sepolto dalle convenzioni sociali, dalla debolezza di saper vivere in modo limpido all'interno di una società in decomposizione. Così , mentre su Facebook ci vantiamo del nostro cinismo, ci commuoviamo per un orsetto del Perù emigrato in quel di Londra , o per la sorte triste di un Cammello Bianco.
Oppure, noi che parliamo sempre di sacralità della vita, esultiamo per la morte dolorosa di un personaggio particolarmente antipatico. Il rapporto cinema-spettatore è questo.

Parlare della nostra vita e del nostro tempo attraverso finzione, gusto,stile, e tanti altri trucchi. Pure quando è documentaristico, c'è sempre una parte di rappresentazione e di costruzione. Perché , a mio avviso, la vita è cinema. Tutti noi siamo dei film in carne ed ossa. Io tendo per la commedia borghese -nevrotica alla Allen -Moretti,ma ultimamente tendo per i Musical- commedie romantiche. E mi piace così.




In questi tempi duri,cattivi, di odio e paura, di guerra al diverso,a chi è di altra razza e religione, il cinema ha il compito di non lasciarci trasformare in Salvini Marrani. Ma di farci riflettere,comprendere, non giustificare nulla,ma dirci: il fatto è questo. Queste sono persone . Come te.
Quando ce la prendiamo con i diversi e gli stranieri dimentichiamo sempre codesta cosa: sono come noi. Esseri umani, pieni di difetti e pregi . Inoltre, non dimentichiamolo, non è che arrivino da noi perché non hanno un cazzo da fare,ma per le guerre che spesso hanno anche il nostro sostegno indiretto o diretto che sia.



Così il grande Maestro finlandese ci descrive la vita di un lustra scarpe francese , che vive a La Havre in normandia, e della sua amicizia con un ragazzino africano, immigrato clandestinamente, che vuole raggiungere la madre in quel di Londra. Intorno a loro tanti personaggi, leggermente stralunati,ma umanissimi. Dal commissario di polizia, agli abitanti del suo quartiere. L'uomo vive anche una drammatica situazione famigliare in quanto la sua compagna è malata gravemente. Servirebbe un miracolo...Ma non chiamate né Brosio né Siani,please!



Una commedia sociale che dietro l'apparenza freddezza nasconde un cuore che batte per le disavventure degli emarginati, del popolo minuto, di chi affronta viaggi della speranza e finisce per sbatter il muso contro la repressione e l'ignoranza. Un inno a noi, che siamo migliori di quanto si possa credere e pensare,al nostro indomabile istinto per la solidarietà. Di questi tempi rimanere umani, distanziarsi da tutte le bocche rigurgitanti cattiverie,volgarità,odio represso e frustrato, è l'unico modo per salvarsi.
Questo bellissimo film ci rammenta tutto questo.

2 commenti:

Kris Kelvin ha detto...

E' un peccato che Kaurismaki faccia film così di rado... pellicole così ce ne vorrebbero almeno un paio l'anno, solo per scopo 'terapeutico'. A parte gli scherzi, è un film commovente e profondamente umano, che dovrebbe essere visto da tutti. Molto bello davvero.

babordo76 ha detto...

Vero, io amo il suo cinema: che par straniato e straniante,ma invece è sempre umanissimo.
Questa è una perla di delicatezza, di sapiente costruzione dei personaggi. Meraviglioso