lunedì 14 ottobre 2013

DAISY DIAMOND di SIMON STAHO

Anna è una giovane ragazza madre svedese che cerca in tutti i modi di sfondare nel cinema o nel teatro,ma ogni tentativo svanisce per colpa della piccola Daisy,la sua piccolissima figlia la quale par non fare altro che piangere.
Non conducono una vita piacevole e tante frustrazioni lavorative e di aspettative si accumulano,così la ragazza si convince , a volte, che il problema sia la figlia e che lei non sia adatta a farle da madre. Il suo equilibrio psichico vien messo sotto pressione ogni giorno ,fino a quando  - un giorno- uccide la piccola.
Pensa di essersi liberata da un grande peso,anche se la colpa le rode l'anima,ma  la carriera non decolla . Anzi.
Finisce a letto con registi uomini e donne, gira porno,si prostituisce,fino all'inevitabile finale





Da dove cominciamo? Dal fatto che sia difficilissimo parlare di questo film. Guarda potrei cavarmela dicendoti che è un problema squisitamente femminile, io da uomo che ne so di  cosa significhi avere una bambina e del rapporto che si instaura con essa?Sarebbe facile,così mi lavo le mani dal dover affrontare una delle esperienze cinematografiche più dolorose e atroci che quella splendida terra , la scandinavia, ci abbia mai dato.
Perchè il dramma di Anna è in parte legato alla maternità, questa cosa che viene data per scontata,ma sai..Nasciamo tutti figli, questo è naturale. Non padri o madri, genitori si diventa. Un buon numero di persone non è in grado di far la mamma o il papà,anzi nemmeno è in grado di avere una relazione con altri. La convenzione sociale di aver una famiglia spinge tutti a tentare,con risultati disastrosi




Ma ripeto nemmeno questo è il punto del film,che affronta il tema della solitudine e del intestardirsi su sogni e speranze,sull'idea di aver talento e fare fortuna,quando la sconfitta e la dissoluzione della vita sono già lì ad aspettarci, con il motore acceso. Non puoi farci nulla
Il senso implacabile della rovina che si accompagna a scene durissime di sesso, di tentativi falliti per recuperare una carriera mai avviata.
Quante Anne ci sono nel mondo? E chi siamo noi per definirle cattive madri?Provate voi a sentirvi inadeguate e inadeguati,ma totalmente soli e sole ,senza nessuno con cui aver un minimo di rapporto umano.
Voi e i vostri irrealizzabili sogni .

Irrealizzabili perchè la vita va così. Se ne frega della vostra meschina esistenza e vi travolge.




Si,Anna è un'assassina. Cosa l'abbia spinta non lo sappiamo. Preferiamo condannarla come cattiva madre,pericolo pubblico,dai porta fiammiferi e benzina..Al rogo!
Preferiamo così perchè dovremmo pensare a tutte le persone, donne e uomini, come lei. Abbandonate/i al loro destino,alla solitudine,in balìa dei mostri e dei figli di puttana
Cosa hanno di meglio quelle e quelli che abusano del suo corpo per darle l'illusione di una scrittura? Cosa hanno di meglio di lei i registi di porno?
L'unica persona che l'aiuterà "moralmente" è un transessuale virilissimo , suo magnaccia, l'unico a mostrare un pizzico di umanità.



Perchè è questo che il film ci dice: dove è finita la vostra umanità?Dove l'avete dimenticata? Vi piace così tanto tormentare gli altri,odiare per poco,rovinare le vite , come fosse niente?.
Fa malissimo come film, non è facilmente sostenibile, perchè come è da tradizione del cinema nord europeo , parlo del miglior cinema europeo in circolazione: quello danese e svedese, nulla è nascosto.
Ti sbatte in faccia la vita di merda della povera ragazza, ti mostra un sesso non addomesticato da musiche a base di sax e sguardi languidi,ma crudo e meccanico,ti mostra una società che sfrutta il suo potere per ottenere una scopata che sia una donna o un uomo ,non c'è differenza.
Ti mostra un'assassina, tra le peggiori perchè ha ucciso la sua figlia e sopratutto ti mostra il suo dolore,il suo pentimento,sempre lucidissimo e tagliente.



Questo è cinema, almeno per me. Non darmi super eroi, non darmi improbabili lieti fini e non darmi nemmeno cinismo a buon mercato,cattivismo da consumare tra un martini e un'oliva. Dammi il dolore assoluto e totale delle esistenze randagie,dei deboli, delle sconfitte.
Un cinema necessario, fondamentale,importante, che non bara e non ti considera un coglione.Ma ti dice,so che sarà durissima per te: ma guarda. Fino in fondo, in fondo a quella vasca dove morendo forse trovi la tua bimba e la pace
Intanto tu come spettatore hai (ri)trovato una grandissima attrice: Noomi Rapace. Già la rammenti bravissima nel film Beyond, e qui si supera. Non è che sta recitando Anna , lei è Anna. Ed è straziante e dolorosissimo vederla sprofondare, finire sempre più in basso,umiliarsi,distruggersi
Lei solo con un'espressione,un movimento degli occhi,una piccola incertezza, ti da pugni nello stomaco.
Vorresti salvarla da quel finale già scritto- rammento a una mia amica di firenze che il libero arbitrio è una bellissima chimera, la realtà è che la vita decide per noi. Siamo destinati alla morte e alla sofferenza prima di essa e nel frattempo ci sono ostacoli di ogni tipo,che non puoi sempre passare- ma non puoi
Guardala mentre affonda,mentre pensa per l'ultima volta alla sua bambina

Ti rimarrà nel cuore e nell'anima,sprecherai tante lacrime,e non la dimenticherai mai.

6 commenti:

hetschaap ha detto...

Mi avevi convinto alla prima riga a vedere questo film. Il tema dell'infanticidio è uno dei più duri e difficili da affrontare perché difficilissimo da comprendere. Eppure, come molte cose simili, estremamente umano. Perché essere da soli con un neonato ti svuota di ogni energia e ti distrugge. E quasi nessuno è preparato a ciò che significa. E se non hai intorno a te una rete di persone che ti aiutino,comprendano e capiscano è davvero insostenibile. E non voglio arrivare ad una conclusione semplicistica che sminuisca il problema ma, come da sempre sostengo, per allevare un figlio bisogna essere minimo in due (di qualsiasi sesso, anche dello stesso, secondo me, ma questo è un altro argomento...) e, spessissimo, in due neppure si è sufficienti!
Per quanto riguarda il discorso del libero arbitrio ripeto e sostengo che si può sempre scegliere (il film non l'ho visto e non mi sbilancio su quello), altrimenti ogni persona che calpesta gli altri, tradisce, uccide, delinque in qualsiasi modo sarebbe giustificata a non assumersi le conseguenze delle sue azioni.

babordo76 ha detto...

si,ma io penso che l'infanticidio sia un passaggio narrativo,per poi parlare di una solitudine e deriva feroce che colpisce la giovane donna. E di rimando l'intera società. Perchè non c'è nessuno che si salvi .
Sul libero arbitrio,ecco noi possiamo prenderci le responsabilità delle nostre azioni e parole e pagare le conseguenze.Questo è vero,ma molte cose capitano senza che noi possiamo farci nulla

hetschaap ha detto...

Assolutamente. Ci sono cose che capitano senza che ne siamo responsabili (terremoti, morti, cataclismi di vario genere) e che condizionano la nostra vita in maniera inevitabile. Ma davanti ad ogni cosa che ci capita cambia la nostra reazione, il nostro modo di affrontarla e di comportarci e, di conseguenza, la direzione che diamo alla nostra vita. Nella reazione, anche a qualcosa di inevitabile, sta il libero arbitrio.

babordo76 ha detto...

sta la nostra sensibilità,ma non modifica gli eventi o la nostra vita,non sempre è chiaro.
Ma certo noi siamo liberi di non peggiorare ulteriormente le cose

hetschaap ha detto...

Effettivamente è un film difficilmente sostenibile. Bisogna essere freddi e cinici per guardarlo senza farsi toccare. Perché l'abisso in cui Anna sprofonda sempre di più è vicinissimo ad ognuno di noi, basta una scelta sbagliata, una deviazione dal percorso assegnato ed è un attimo sprofondare in una solitudine che è l'unico reale motivo per cui la vita di Anna raggiunge la deriva. La bambina è solo qualcuno su cui scaricare la colpa di una serie di insuccessi e fallimenti per inseguire un sogno che, evidentemente, è destinato a rimanere tale. Per me l'immagine più rappresentativa di questo film è la casa vuota di Anna, mostrata ripetutamente dal regista. Quella casa, secondo me, è metafora del cuore della sua protagonista, vuoto, deserto. Alla solitudine ci si abitua ma abituarsi alla solitudine significa perdere definitivamente la parte costitutiva di ogni essere umano che, per propria natura, ha bisogno della socialità, del confronto e del conforto degli altri esseri umani.
Un film imperfetto perché, alla fine, la parabola distruttiva di Anna è troppo, non solo perché è difficilmente sostenibile, ma perché finisce per essere quasi irreale ed allontanare dal verosimile che è poi ciò che porta all'identificazione lo spettatore. Detto questo ce ne fossero di film del genere!

babordo76 ha detto...

è la sua potenza devastatrice,il fatto che non le si faccia mancare nessuna disgrazia e degrado,una sorta di parabola morale sul vuoto -anche cercato o subito,ma non importa- dei tempi attuali.
Un potentissimo film sulla colpa,a cui non puoi sfuggire e che ti attira solo guai se non hai il coraggio di pagarne le conseguenze.
Io amo moltissimo questo film ,è la summa del pensiero e discorso cinematografico e non solo , scandinavo