venerdì 27 febbraio 2009

LA PROMESSA di SEAN PENN

Un poliziotto in pensione si trova coinvolto nel caso di una bimba stuprata e uccisa. La polizia arresta un indiano ritardato che si suiciderà,non convinto che questo sia il vero colpevole e avendo promesso alla madre della piccola di trovare l'assassino,lo sbirro condurrà da solo le indagini. Nel frattempo si trasferisce in un paesino,conosce una giovane donna con una figlia e sarà quest'ultima a portarlo sulla strada giusta per la soluzione del caso,ma il destino è feroce e spietato. Non ci sarà happy end per l'ex poliziotto

Penn torna alla regia-mi pare che sia il suo terzo film- con una straordinaria opera sul destino,sulla ricerca della verità e lo smarrimento letale che porta con sè.Un grande film recitato benissimo da Jack Nicholson,qui misurato e attento a dare una visione completa del suo umanissimo personaggio.

LUPO SOLITARIO di SEAN PENN

rapporti famigliari,la vita che sfugge lasciando le persone meno stabili in balia di sè stessi,delle proprie emozioni incontrollabili e di un malessere profondo che non ci fa cogliere le bellezze della vita:come avere un figlio.
Sono questi i temi che segnano il debutto alla regia di Sean Penn,una pellicola che pur avendo sostanziali difetti ,è più che decorosa e descrive bene una certa deriva umana ,del quale non possiamo conoscere a fondo e concretamente la fonte.
Il film si basa in realtà su una canzone bellissima di Springsteen-rifatta benissimo anche da John Cash-che parla di due fratelli uno sbirro e un fuorilegge,con lo sbirro che decide di non arrestare il fratello delinquente.

La canzone si chiama Highway patrol e si trova su Nebraska. Penn partendo da lì descrive il rapporto tenero e difficile di due fratelli.Uno sposato,con un bimbo,sceriffo del piccolo paese e l'altro reduce impazzito del vietnam,ribelle e violento senza causa.
I rapporti famigliari complessi e difficili ,l'impossibilità di poter salvare certe anime perse e l'amore fraterno che comprende le difficoltà e cerca una possibile strada verso il perdono,anche lasciando andare il proprio fratello verso una fine sconosciuta e non salvifica.

Un film interessante che merita di essere visto

mercoledì 25 febbraio 2009

IL DISCO VOLANTE di TINTO BRASS

Uno splendido esempio di ricerca del linguaggio cinematografico,di come si possa sperimentare e spostare in avanti verso nuovi territori,un genere classico come la commedia.
Grazie allo stile di Tinto Brass-qui ancora in grado di fare opere satiriche feroci e chiaramente legate a un discorso anarchico,che poi in questi tempi ha lasciato spazio alla sciatteria erotica un po' piccolo borghese,para-televisiva- che travolge la storia e la piega verso una crudele e spietata satira di costume,società,politica. In un paese del Veneto,precisamente in provincia di Treviso, vengono avvistati dei marziani. Attraverso questo punto di partenza, assistiamo alle storie di diversi personaggi: un ragioniere scrittore frustrato e amante della insodisfatta moglie del sindaco, un prete con problemi di vino e lucidissima carità cristiana, devastata dall'ipocrisia dei parocchiani, un brigadiere ligio al dovere, il figlio omosessuale di una contessa arpia.Questi quattro personaggi al centro e perno della storia sono tutti interpretati da un grandissimo Alberto Sordi. L'attore riesce a essere credibile in tutte e quattro le parti,certo a volte sembra di assistere a un certo macchiettismo,ma d'altronde il veneto bianco e ora legaiolo cosa sarà mai se non una gigantesca e poco riuscita macchietta? Con il loro fervore religioso che copre peccati e vizi inconfessabili, con la loro sfrenata voglia di fare soldi magari andando in paesi come la Romania a costruire fabbrichette che si reggono sulla manodopera a costo zero e senza beghe sindacali? Il Veneto è uno straordinario laboratorio del pensiero legaiolo,portatori di luoghi comuni e poco spazio alla riflessione,di sceriffi ridicoli, di sfrenata identitarismo sbandierato come fosse uno scudo contro immaginari nemici. In piccolo questo avviene anche in Lombardia e principalmente nella mia Brianza. Il potere legaiolo ex democristiano,che vede il pericolo dei marziani pronti a movimentare e sovvertire il loro ordine-la contessa ,vera cattiva del film , teme che i marziani possano risvegliare i suoi contadini e portare la rivoluzione. Lei incarna assolutamente il male di queste terre del profondo nord:offre rifugio ai partigiani sotto il fascismo e poi li fa avvelenare e gettare i cadaveri in un pozzo.La stessa fine che toccherà al marziano diventato unico momento di grande gioia del figlio omosessuale. Giusta sarà la sua morte,ma poco conta perchè anche il figlio finirà in manicomio.

Portato ai giorni nostri è il comportamento che nel nord-est,e in Lombardia, si tiene con altri marziani che sbarcano su navi scassate da noi,o con altri mezzi di (s)fortuna. Li vogliono per sfruttarli nelle loro fabbriche,spesso sacrificate le loro vite in nome del profitto,ma appena possono li denunciano come demoni criminali. Tanto che ora arrivano,questi imbecilli incapaci di qualsivoglia piccolo ragionamento,a fare le ronde. Mi auguro che vengano decimate a decine,per far passare la voglia a questi coglioni di sentirsi come una specie di cittadini onesti,giusti,dalla parte del bene.Quando non lo erano,non lo sono,non lo saranno mai. Tutto questo si può trarre dalla visione del suddetto film,chiaramente la denuncia del grandissimo Rodolfo Sonego-sceneggiatore di molti capolavori nostrani- è legata al contesto storico e politico degli anni 60,ma l'arte sfugge ogni ristretto raggio di azione temporale,e quindi il film -di scarso successo- ha una sua profonda valenza politica ancora oggi. Basti pensare alla povera contadina che tenta la fortuna sfruttando il povero marziano e finisce per perdere tutto,per mano della contessa e delle forze dell'ordine.

Al peggio non c'è mai fine e a pagare son sempre i "marziani" che vengono da lontano e cercano solo il dialogo,la solidarietà e la pace ,la gente sensibile e che vuole vivere non solo di meschini affari e mediocrità culturale,chi compie il suo dovere di ricerca delle verità,il proletariato che si illude di trattare con il Potere Capitalista.

Per questa grandissima lezione di cinema e di metafora politica,vi consiglio la visione della pellicola in questione

lunedì 23 febbraio 2009

MY NAME IS JOEdi KEN LOACH

La mia passione per il cinema sociale e di impegno politico,trova il suo naturale approdo nel cinema britannico che per un lungo periodo ,prima di squallide cretinate stile richard curtis, ha descritto senza falsità la reale vita del proletariato e degli emarginati

Questa pellicola di Ken Loach è un ennesimo tassello all'interno del discorso di rappresentanza filmica di un certo contesto politico e sociale

Joe è un ex alcolizzato,allenatore di una squinternata squadra di calcio formata da giovani emarginati ,l'uomo cerca di costruirsi con dignità una vita e di essere di aiuto ad altri ridotti male e disperati come lo era lui.
Ha una relazione con un'assistente sociale e si dedica alla protezione di un ragazzo ex tossico e della famiglia del giovane che rischia brutte azioni da parte di una banda di malviventi.
Purtroppo nel mondo le cose vanno male e lui subirà una amara sconfitta,forse in parte recuperabile...almeno il finale vuol farci credere


Un altro grande film di Ken Loach,un resistente,un trockjista sempre impegnato a descrivere le distorsioni del mondo dei capitalisti e dei collaborazionisti riformisti.

Da non perdere

FESTEN

Gli anni 90 ,ripensati e rivisti oggi,dal punto di vista cinematografico non erano malissimo. Certo dall' America arrivava la più sopravvalutata cinematografia fatta di un ridicolo grottesco,di una cattiveria falsamente trasgressiva,ipercitazionista,roba buona per qualche borghese vestito da alternativo o per qualche ingenuo outsider.Tutto altro discorso,giusto rammentarlo,in Europa.Il cinema britannico filmava storie dure,necessarie,di tragica quotidianità,mentre in Danimarca un geniale regista -che ha perso notevolmente la mia stima per la sua idea assurda e cretina di uccidere un asino sul suo set-tentava una nuova ,quanto effimera rivista oggi,strada di fare cinema originale e sperimentale:parlo di Van Trier
Questo modo nuovo di fare cinema si chiamava Dogma 95:telecamera a mano,luce presa dal vivo senza il filtraggio della fotografia,collettivismo di lavoro, e tante altre novità.Al di là del risultato e di quanto lasciato,applaudiamo il tentativo e il gesto. In fin dei conti ogni tipo di movimento nasce in seguito all'effimero,alla sua naturale dissolvenza futura.Il lampo accecante di un certo periodo,dove muove cose e pensieri,per poi concludersi con un passo più conservatore e tradizionale-in questo un fine pensatore come Stalin ci aveva visto giusto ^_^- il primo film girato con lo stile dogma è proprio questa pellicola:Festen.


Di cosa parla e a chi consigliamo la visione?Parla di incesto e violenza sessuale in famiglia. Spesso questi casi sono taciuti per via di una serie di catene legate al nome e al prestigio delle famiglie nel microcosmo cittadino e parrocchiale,o di reputazione nel mondo di relazioni più o meno profonde con parenti e amici. Ci vorrebbero di rigore anche le ronde nelle case,visto che anche questa è emergenza!Scherzo ovviamente,ma i cialtroni destrosi al governo scelti da un popolame di piccoli reazionari,mica ci pensa a queste cose.Pazienza.Quindi il film è consigliato ai difensori del "famigliarismo",questa malattia letale per la persona e la sua autonomia di pensiero e azione tanto quanto il bigottismo e il nazionalismo.
La storia è ambientata in Danimarca,durante la festa di compleanno di un potente capitalista. Si riuniscono i figli-una si è suicidata -e durante il pranzo il figlio maggiore denuncia a tutti le violenze subite.Viene aiutato dai camerieri e cuochi-la lotta di classe che entra prepontemente e con una splendida e meravigliosa metafora ,un simbolismo di abbacinante pulcretudine-fino che al padre non rimane un amaro oblio,una sconfitta dovuta e cercata.

giovedì 19 febbraio 2009

GRAN BOLLITO di MAURO BOLOGNINI

Un film decisamente macabro con tocchi di grottesco,fuori dalla norma dei film di solito diretti da un raffinatissimo intellettuale come Mauro Bolognini.
Il film vanta un cast di tutto rispetto:Shirley Winters,Max Von Sydov,Alberto Lionello,Renato Pozzetto,Laura Antonelli,Milena Vukotic,Mario Scaccia e Liù Bosisio.
Anche a livello tecnico non mancano collaborazioni importanti e illustri come Enzo Jannacci,per le musiche.

L'ispirazione della pellicola -scritta tra gli altri da Luciano Vincenzoni- arriva da un personaggio davvero esistito e nota come la Saponificatrice,per via che le sue vittime finivano sotto forma di sapone o dolci per la gioia delle sue amiche.

La protagonista è una donna colpita dalla vita-dodici figli nati morti o morti dopo poco tempo- che si attacca in modo morboso nei confronti del figlio e per lui-per tenerlo lontano da una ragazza che lei non sopporta e dalla guerra-compie dei veri e propri sacrifici umani,utilizzando le proprie amiche.Complice controvoglia la cameriera una ragazza con forti disagi mentali.

Naturalmente verrà fermata e arrestata,ma come dice lei:in fondo quello che ha combinato è ben poco rispetto a quello che il fascismo,facendo entrare in guerra l'italia farà

Un film strano,diseguale,eppure per questo assai avvincente e convincente,molto particolare la scelta di fare recitare la parte delle vittime ad attori maschi vestiti da donne.
Un film macabro impregnato di morte e follia,che si trova nelle case,nelle famiglie , quelle sane e tipicamente italiane.Visto che essa è il rifugio insieme alla patria e a Dio, di chi non riesce a uscire da una povertà intellettuale e di confini,il film ci spiega che il male non è solo fuori dalle mura,o fuori dalla nazione.La cronaca è piena di fatti tragici che nascono per rapporti morbosi che stanno alla radice di un buon numero di famiglie.Questa follia è speculare con i tempi deviati di caccia alle streghe e guerre per dare potenza a regimi,come in quel periodo,o a persone diverse.

Stupefacente come il figlio abbia tutti i problemi del Luca di Povia e non sia diventato gay,vuoi vedere che quello lì ha sparato una cazzatona?

giovedì 12 febbraio 2009

IL DIVO di PAOLO SORRENTINO

La rappresentazione del potere,smaschera un nerissimo nulla. Un atto di mera autorappresentanza utile per un certo periodo di tempo,ma che l'implosione dell'Unione Sovietica-una fine naturale ultimo atto dello stalinismo- ha mostrato e attuato nei paesi sotto la guida americanaQuella compagine di uomini di potere non servivano più,quel tipo di politica andava superata L'epoca che stava arrivando non può permettersi stragi e violenze criminali e di stato per terrorizzare la cittadinanza. Perchè caduta del tutto e per sempre, la minaccia comunista e di scontro tra superpotenze si deve consolidare la nuova ed efficace/efficente dittatura mondiale del libero mercato,del capitalismo liberista giustamente condannato da un grande intellettuale come Chomsky. Per questo il nemico non è più un avversario esterno e temibile,o perlomeno non sempre,ma il vicino di casa che ci porta via il lavoro.Disgregando la classe operaia e il suo esempio si è attuato il prologo,dopodiche bisogna rendere il lavoratore ricattabile e il cittadino in allarme per un nemico che agisce all'interno della sua vita non solo pubblica,ma anche privata:per questo nei paesi capitalisti il nazionalismo e la sicurezza diventano un metodo per chiudere in una rappresentanza assolutamente irreale e fittizia la disperazione nata dalla nuova era politicadi questi ultimi 20 anni,e qualche pirla persino applaude alla fine del comunismo,manifesta ndo anche di essere un pessimo capitalista. In quanto quella minaccia serviva anche per porre equilibri interni al capitale e alla politica,capace di mantenere un forte peso sul mercato e sul dominio del territorio. Quindi,essendo inutile e sorpassata quella storia,dovevano capitolare anche i protagonisti, a questo seppure in buonissima fede si è prestata Tangentopoli, non l'inizio di una nuova era di limpida politica etica,ma la fine e la chiusura di un potere ormai inutilizzabile e la preparazione attraverso populismo,qualunqui smo,una massa urlante e desiderosa di manette che magicamente ha però alimentato la sua antitesi,cioè :il berlusconismo Molti sono spariti travolti dalla prigione,altri si stanno spegnendo mediocraticamente al senato Parlo di Andreotti,che nel bellissimo film di un grande autore come Sorrentino e nella meravigliosa interpretazione di Servillo ci dimostrano questo potere.Un satana travolto dal suo stesso lavoro?Le parole che tormentano Andreotti ,quelle di Moro , parlano chiaro,così come il suo sfogo sul male per assicurare il bene. Una prassi comune a tutti i regimi e che rende nazismo e democrazia borghese teoricamente avvicinabili, seppure usando metodi diversi-alla democrazia piace usare bombe intelligenti o la destra estrema per mettere bombe contro i suoi stessi ignari cittadini. Un uomo che sicuramente ha un buon senso dell'umorismo, ma questo in Italia può e spesso è anche un difetto,perchè con Umorismo noi sosteniamo tutto e dimentichiamo tuttoNon serve a rendere più tagliente un pensiero,ma l'umorismo andreottiano è degno di un bagaglino tanto è autoassolvente, menefreghista e reazionario.Le responsabilità sono interne al potere che uno gestisce,non si deve per forza aver baciato riina,non si deve per forza aver messo il veleno nel caffè a sindona,tutto questo però sono le parti finali di un pensiero politico votato al male e che per mascherarlo parla di atto douto per la libertà,ma quale?In italia dalla liberazione fino ad oggi seppure utilizzando diversi sistemi è in atto una guerra di classe che ha sulla propria coscienza di macchina omicida centinaia di lavoratori e dissidenti.La democrazia è come la realtà virtuale in matrix-anche il programma brutto di mentana- strumentalizzata e irreale. Però sono convinto che andreotti non lascerà nulla di sè,che cattivi pensieri e sospetti. Alla fine ha ragione Moro e come sempre noi italiani abbiamo dato peso e dignità a un grigio e mediocre uomo di abuso del potere. Un film che mi ha ricordato molto la lezione di Petri,una grande e valorosa lezione

mercoledì 11 febbraio 2009

SEGRETI E BUGIE di MIKE LEIGH

Il cinema britannico negli anni 90 è stato un vero e proprio punto di riferimento per chi cercava quel cinema realistico e duro,che non concede emozioni precotte e prevedibili come quello americano.Sia che analizzano la società dal punto di vista delle istanze politiche,sia che analizzino la società dal punto di vista delle relazioni umane e famigliari,i cineasti inglesi ci donavano grandissime opere dense di emozioni e significato.Poi anche lì le commediole insulse e sdolcinate,l' amore è l'argomento borghese preferito per lavare il cervello alla popolazione che si perde in privatismi di poco peso e tralascia la realtà in cui si muove e vive. Mike Leigh è uno straordinario regista e sceneggiatiore, questo "Segreti e Bugie" è tipicamente dentro nel settore del grande cinema britannico. La storia:Morris, di professione fotografo è sposato con Monica e vive in una bella casa.Lui è molto legato alla sorella ,Cynthia,un' operaia dalla vita assai incasinata,madre di una ragazza Roxanne, una giovane dal carattere scontroso. Proprio l'occasione di festeggiare il compleanno della ragazza ,sarà un doloroso,ma necessario punto di svolta nella vita di tutti i personaggi Un bellissimo film,interpretato benissimo e scritto ottimamente.

lunedì 9 febbraio 2009

THOMAS...GLI INDEMONIATI! di PUPI AVATI

Opera prima e pressochè introvabile, quanto pare esiste solo una copia alla cineteca di Bologna, di un grande autore del nostro cinema nazionale:Pupi Avati.Regista che ammiro tantissimo,perchè capace di svolte e cambiamenti nel metodo registico:le prime bizzarre ed eccentriche pellicole,i suoi horror assolutamente originali per l'ambientazione nella bassa padana,i suoi film più calligrafici sui ricordi dei genitori e su un'italia antica.Vabbè,ha dalla sua che è un vero baciapile e sinceramente come persona non mi sta molto simpatica,ma riconosco grandi meriti al suo cinema.Oggettivamen te è così al di là delle singole e poco fruttuose critice soggettive e personalistiche. Dicevo questa opera è il suo debutto -e a mio avviso pure di Mariangela Melato,che l'anno dppo avrebbe avuto un'occasione lavorativa importante nel film Per Grazia Ricevuta-una pellicola immaginifica, inquietante, surreale, simbolica molto felliniana per certi versi. Una compagnia di attori durante una seduta spiritica attira a sè lo spirito di un bambino-thomas, come il protagonista della commedia che stanno interpretando- tutti vogliono che il bimbo li scelga per vivere insieme,così passa da persona a persona. Nel frattempo gli attori si trasferiscono in un paese,per portare in scena il loro lavoro,sul treno però un misterioso personaggio li avvisa che lui è l'unico sopravvissuto di un'altra compagnia massacrata e fatta a pezzi dal pubblico inferocito. Arrivati al paese accadono fatti surreali e in qualche modo anche disturbanti- un'ospizio per vecchie e vecchi attrici /attori,una lezione di sesso grottesca,una misteriosa fanciulla e il regista che distrugge statue estratte dalla terra- fino a quando la commedia andrà in scena...e se fosse solo un sogno oppure la rappresentazione teatrale stessa? Un film potente come simbologia artistica,la rappresentazione teatrale e i suoi riflessi /specchi su una realtà deformante e deformata, una ricerca continua degli artisti della purezza dell'ispirazione che invece li abbandona nonostante essi cerchino di trattenerla a sè,il rapporto arte e pubblico che cannibalizza e distrugge nella sua furiosa ignoranza ogni tentativo altro e oltre. Insomma una grandissima opera prima piena di significati e significanti!

domenica 8 febbraio 2009

L'OSPITE DI INVERNO di ALAN RICKMAN

A me piacciono i film -e le canzoni- tristi,malinconici, che mi fanno gonfiare e bruciare la gola per il pianto trattenuto.Fa parte del mio carattere malinconico e riflessivo,fa parte del fatto che uno dei miei pensieri fissi e temi ricorrenti è quello della morte.mi affascina pensare alla scomparsa,all' oblio. Questo magnifico film-tratto da un 'opera teatrale e si sente e vede- è uno dei miei film preferiti.Perchè in punta di piedi,delicatamente ,teneramente parla di perdite,di fragili rapporti,delle stagioni della vita,di amicizia e amore e sopratutto di morte-l'ospite di inverno,cioè la signora con la falce. Una madre anziana che non accetta di invecchiare e la figlia vedova che è indecisa tra ricordo doloroso e dimenticare il lutto,il figlio timido alle prese con il primo amore,la ragazza del giovane che non si sente femminile e desiderabile, due ragazzini alla presa con la presa di coscienza della vita:nasci,studia, produci,muori e una fuga lontana verso il nulla,due anziane che esorcizzano la fine andando ad altrui funerali.Un grande film commovente,che scava dentro,fa riflettere e pensare,il finale con il ragazzo che si allontana con la gattina sul mare ghiacciato verso il nulla è uno dei più strazianti che mi sia capitato di vedere Ma alla fine moriranno i due ragazzini?Un tributo,un sacrificio dovuto alla morte ,ma per cosa?

venerdì 6 febbraio 2009

INTO THE WILD di SEAN PENN

Si respira aria di grande cinema in questa pellicola. Quello buono,libertario,esplorativo,sensoriale,universale,cosmico,hippy degli anni 70. Con i suoi personaggi in cerca di nuove dimensioni,vite alternative,un rapporto simbiotico tra uomo e natura.
Il tutto però non ambientato negli anni 60,ma nei 90 quelli di Bush padre. Chris prenderà il nome di Alex Supertramp e si perderà in una America diversa,anche se al suo modo tradizionalista e persino-ma questa potrebbe essere anche una mia provocazione- conservatrice.
In fin dei conti si tratta di un uomo solo che vive in un posto selvaggio e incontaminato cacciando,cosa che è portata avanti anche da una rockstar ultraconservatrice come Ted Nugent.
Qui però alla base ci sono ottime letture e forse l'influenza della beat generation e di On The Road di Keruack- un altro che poi ha sposato tesi reazionarie durante la guerra in vietnam.
Lungo la strada il ragazzo conoscerà persone speciali:una coppia di tardi-hippy,un vecchio solitario che vive il tormento trentennale della perdita di figlio e moglie,campi nudisti,ritrovi di moderne comuni. Insomma un'altra america,diversissima da quella che conosciamo vedendo la tv.
La natura e il suo sogno di vivere in alaska però non lo premieranno con una vita migliore,ma con la morte solitaria in un bus abbandonato e disperso.

Film di rara bellezza,che dimostra come Penn non sia solo un bravissimo attore,ma anche un ottimo regista. Suggestiva la fotografia,la colonna sonora,e le interpretrazioni degli attori tutti molto toccanti e memorabili.
Il film però può fare nascere un grande e importante dibattito sull'uomo e il suo esserci o non esserci nella società.Io non ho ammirato per nulla la scelta del protagonista,che mi pare una via di fuga molto piccola borghese,tanto calcolata male che finisce con la morte tristissima in completa solitudine. Credo che quando uno sia contrario e giustamente come il protagonista a un modello di vita occidentale e capitalista assai malsano,il suo dovere sia rimanere e combattere per ribaltarlo e ostacolarlo. La sua scelta è quella di una idea assai amerikana di libertà,distorta e che non offre nessun tentativo di reale ostacolo a tutte le cose che il ragazzo detesta
Comunque rimane un bellissimo film,una storia emozionante sopratutto perchè vera. Colonna sonora con brani di Eddie Vedder

lunedì 2 febbraio 2009

REDS di WARREN BEATY

Un'opera epica,profonda,analisi acuta e spettacolare sul significato di rivoluzione ed essere un rivoluzionario
12 candidature all'oscar nei primi anni 80- già il paese in mano a un attore pessimo e disastroso presidente di nome Reagan-questo film si porta a casa 3 statuette parlando di comunismo,bolscevismo,vite non allineate.

La biografia di John Reed,famoso giornalista e sincero rivoluzionario e della sua moglie Louise.I loro primi passi come giornalisti e intellettuali all'interno della scena alternativa-progressista del greenwich village a N.Y. le crisi sentimentali e la grande passione politica
La partecipazione alla rivoluzione sovietica-la gloriosa,splendida,straordinaria rivoluzione poi tradita e soffocata dalla deriva classista e borghese anzi zarista dello stalinismo- la sua nascita e la sua influenza. Il tutto raccontato con profondo e tenero rispetto,anche attraverso interviste ad amici e protagonisti del periodo.
Un film possente e commovente a tratti. Una grande lezione di politica e prassi rivoluzionaria

Reed scrisse dedicandolo alla rivoluzione di ottobre:i dieci giorni che sconvolsero il mondo,opera ancora oggi fondamentale per la sua testimonianza diretta del grande evento storico,sociale,politico

LA DONNA DEL TENENTE FRANCESE di KAROL REISZ

Un profondo film sull'amore,la sua rappresentazione,ma non solo:si parla anche di finzione/realtà che si contaminano,del confine labile tra queste due dimensioni e la confusione che ne deriva
La storia ambientata nell'inghilterra del 1800,narra le vicende sentimentali di passione e colpa tra uno scienziato legato alla figlia di un potente capitalista e una donna,malvista da tutti perchè si narra amante di un tenente francese.Quella che vediamo ,però, è solo la lavorazione di un film,infatti assistiamo alla relazione extraconiugale tra l'attrice e l'attore protagonista.

Una raffinatissima altalena tra ricostruzione e rielaborazione scenica e caos calmo quotidiano della vita amorosa e delle sue regole.
Il senso di colpa per il tradimento,che scompare di fronte a un sentimento tanto forte quanto pericoloso perchè può fare molto male,la fine che si può decidere nella finzione e la fine che ci capita nella vita.Insomma un film importante e da vedere, non fosse altro che per Meryl Streep e Jeremy Irons.

PIANO PIANO DOLCE CARLOTTA di ROBERT ALDERICH

Dopo l'immenso successo del fenomenale "Che fine ha fatto Baby Jane?" la coppia Bette Davis e Robert Alderich torna su una nuova storia di pazzia e morte
Il film narra la storia di una ragazza :Carlotta,la quale viene accusata dai cittadini del suo paese di essere la responsabile della morte del suo amante.
La donna cresce solitaria nella sua villa abbandonata,unica compagnia :il dottore e la governante.
Un giorno in casa sua si presenta Miriam,sua cugina, da quel momento ha inizio un terrificante incubo

Un film cupo,inquietante,angoscioso. Non mancano scene orrorifiche di grande potenza-l'amputazione di una mano in primo piano,un ballo macabro tra carlotta e john circondati da ballerini senza volto-il vero senso del film,è però la solitudine:di fronte alla propria fragilità,di fronte a un amore disperato e senza speranza, di fronte alla cattiveria lucida delle cosidette persone normali
Alla fine la vendetta sarà un atto di purificazione assai intenso e rivaluterà una vita distrutta dalla menzogna e dai giochi dei benpensanti.

DIRITTO DI CRONACA di SIDNEY POLLACK

Un film che affronta un tema assai attuale e importante:la creazione di colpevoli a mezzo stampa,prima di sapere la verità
Una giornalista accusa, tramite i suoi articoli, un uomo di essere il responsabile della scomparsa di un sindacalista. Ella è spinta da un nucleo anti-corruzione che punta su quel povero cristo perchè proviene da una famiglia non proprio onesta.

Il film pone interrogativi interessanti e si occupa di un tema per nulla banale. Attuale,poichè la fabbrica dei mostri da prima pagina è ancora assai attiva e ben avviata-dal caso battisti in avanti-oltretutto ci spinge a riflettere sui savonarola,sulle bande degli onesti,sugli estremisti della legalità,che in pieno delirio di giudizio e condanna minano le basi garantiste fondamentali per la legge in un paese democratico e serio.Non parlo dell'Italia,ovviamente , dove la legge è servita a tutto fuorchè a inchiodare i misfatti delle stragi nere nei 70,a condannare i poliziotti e fascisti che hanno eliminato compagni,studenti,operai.

Un'opera quindi che avrebbe meritato di più, non che il film sia brutto...Però...Però manca coraggio,si perde in schermaglie tra giornalista e perseguitato al confine con il rosa,mette in scena una riscossa ingarbugliata. Colpa di Pollack,il quale è sempre attratto da una visione classica e romantica,la quale a volte funzione-vedi il suo capolavoro:Come eravamo-altre volte è piombo nelle ali di una storia che in mano a Sidney Lumet avrebbe avuto altro peso e significato
Bravo Paul Newman e gradevole Sally Field.