martedì 30 settembre 2014

SEVEN di DAVID FINCHER

..E così andai al cinema a vederlo,se ne parlava da un po' con i miei amici. All'epoca tutte le pellicole nichiliste,ciniche, ci piacevano. Fa parte dell'educazione maschile: mostrarsi sempre poco inclini ai sentimenti e alle smancerie, fa figo e fa tipo ok.In realtà, i più fortunati , capiranno anni dopo che fa solo pirla,ma tanto è.
Io amavo Fincher per il suo bellissimo capitolo 3 di Alien, una pellicola coraggiosa,radicale,pessimista, film adatto a un giovane occhialuto che ama le brillanti commedie di Lars Von Trier.


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Seven fu la conferma,l'atto d'amore, il manifesto politico e tutto il resto. Sai quando rimani folgorato sulla via per Carate Brianza? Ecco,una cosa simile. Perché, e l'ho capito più tardi, Seven non è solo quel film tanto nichilista e cattivo che non piace ai buonisti e tutte quelle immense cazzati lì,perché è lampante che codesta pellicola non voglia solo dirci: che mondo di merda, il male vince sempre ecc..ecc.. E non cerca nemmeno lo schock per farti urlare e poi ridacchiare,che mr stremizi è andato via, ( stremizi= spavento , in brianzolo), in poche parole: questa pellicola fa dannatamente sul serio.



 Usa tutti i luoghi comuni del genere,ma solo come superficie: certo, c'è la coppia di investigatori, ( quello giovane e scalpitante ,quello anziano e malinconico), il serial killer, ( che sceglie le sue vittime secondo i sette peccati capitali), riferimenti colti e simbolici, ( sette come i peccati,come i giorni della settimana, come i giorni che son serviti all'architetto signor dio per costruire sto mondo), ma non è solo questo.

Chiariamo una cosa: anche come solido thriller , il film funzione benissimo. C'è tensione,è avvincente, i personaggi sono davvero ben scritti.

Ecco: ben scritti. Non sono marionette che ripetono gesti e situazioni ampiamente collaudate,così...Per inerzia. E sopratutto non ci sono due personaggi odiosi, sciatti,disprezzabili, come mi è capitato di incontrarne ultimamente in certe serie tv, ma due uomini che sentono il peso delle ingiustizie, che vogliono fermare e combattere il male,anche se magari hanno poche speranze e illusioni,ma non si arrendono ad esso.
Pagandone le conseguenze.



I protagonisti di Seven non accettano , filosofeggiando da nichilisti irresponsabili, il male che popola il mondo, non accettano la deriva disumana della società, il vizio e la superficialità come alibi comodi per non prendere le proprie responsabilità, non accettano un mondo povero perché privo di morale ed etica. Ecco il punto centrale dell'opera: la difesa e il mantenimento di una Morale, di un'Etica, di quella che i grandi poeti chiamano: La Coscienza Immacolata.

I due protagonisti si scontrano con la desolazione, un mondo cupo e violento,indifferente, usando la legge. Cercando di rimanere lucidi e dalla parte " della luce",della ragione. Bellissimo, uno dei tanti meravigliosi dialoghi che formano questo film,  il dialogo tra Pitt e Freeman, donde questo ultimo spiega come il killer non debba esser visto come psicopatico,perché questo ci manterrebbe in una sicurezza fittizia : lui è altro,è diverso, non è come noi. Ma appunto , deve esser considerato un essere umano: anche se questo ci porta a soffrire perché vorrebbe dire togliere ogni barriera tra la nostra apparente normalità e la loro follia.




Gran parte del successo del film, lo si deve - a mio avviso- per il personaggio di John Doe: codesto simpaticissimo tomo nella foto posta sopra.
Un folle lucidissimo, un purificatore sadico, uomo senza identità, incarnazione del Male Assoluto. Avvertiamo la sua presenza per tutta la pellicola,e lo temiamo. I suoi omicidi sadici, i suoi rituali disumani,eppure a ben vedere , capiamo che ha una sua missione "morale". Colpire attraverso i sette peccati capitali, e un furore religioso devastato e devastante, i pilastri infetti della società. Una battaglia , una guerra, contro questa deriva paurosa di egocentrismi,vizi sciatti, sete di danaro, ingordigia. Il peggio dell'occidente.
Non possiamo provare empatia per lui,ma lo temiamo. Io sabato scorso mi sono spaventato come un ragazzino,per tutta la parte finale. Il suo sottile gioco sadico contro il dectetive David.
Per l'atroce dilemma finale: cosa fai? Applichi la legge o ti lasci andare alla legge più vecchia, efferata, quella che ti offre l'illusione, la parvenza di una giustizia totale,ma ti condanna alla pazzia e al dolore assoluto? La vecchia, bastarda, legge della vendetta?



Seven è una macchina di devastazione assoluta , uno sguardo malinconico e disperato sull'impossibilità di uscirne puliti, l'abbandono in una terra arida,ma nonostante ciò non si rifugia nel nichilismo facilone e disimpegnato finto maledetto, al contrario ti lascia con la citazione di Hemingway: il mondo è un ottimo posto e vale combattere per esso . Alla fine l'agente Freeman ci dice che : ok, il mondo fa anche schifo,ma dobbiamo proprio per questo combattere e non arrenderci.
E non è poco.

venerdì 26 settembre 2014

FRANCES HA di NOAH BAUMBACH

La cosa fondamentale per esser un vero cinefilo è vedere solo capolavori.  Il cinefilo d.o.c. lo riconosci perché i film che vede- e questo va dall'ultimo diaz e alle minchionate dei super eroi - sono tutti imperdibili e meravigliosi. Ecco,è chiaro che stiamo parlando di gente che non ama il cinema. Perché essendo un'arte prestata all'industria,non sempre sforna capolavori indimenticabili. A volte ci donano dei film piacevoli,buoni,scritti bene, ma che sicuramente non fanno parte dei film leggendari. Questo non vuol dire adagiarsi sul cinema onesto che non vuol dire nulla,ma intrattiene. Assolutamente.  Si tratta di fare film curati, con buoni dialoghi, personaggi ben scritti, piccole opere.
Talora in questa "piccolezza", trovi qualcosa di grande, importante,altre volte no. Io credo che Frances Ha, faccia parte della prima categoria




 Sotto la maschera di una commedia leggera, che segue le logiche del genere indie, si nasconde un buonissimo film amaro e a suo modo molto triste. Per nulla superficiale, almeno che uno non si fermi al metodo e al genere di riferimento,anzi : reputo codesta pellicola tutto sommato anche profonda.
Cosa ci racconta questa opera? La vita. Che non è monocorde o appartiene a una classe sola, ma che è assai complessa,complicata,contraddittoria e appartiene a tutti noi che siamo nella sala d'attesa chiamata "mondo", prima di levarci dalle palle e svanire.



Frances è una ragazza di 27 anni che convive con l'amica Sophie. Vorrebbe vivere un'eterna adolescenza,anche se comprende benissimo che non sia possibile e infatti cerca il suo posto nel mondo. Ma quale sarebbe? Ci danno , forse, fin dalla nascita , che ne so..Un numero? Tipo: " numero 24 tu farai lo scrittore, due matrimoni,muori a 47 anni durante un gioco erotico con tre nane trans", capisci? Sarebbe perfetto. Ti dicono il lavoro,la vita sentimentale, la data di morte e tu sai cosa ti aspetta. Sarebbe facile
Invece la vita non è così, e per la povera Frannie, iniziano i guai.



Arriva sempre un giorno , per tutti, dove il destino - che è tipo il capo della gestapo della tua vita- si diverte sadicamente a rovinarti le poche certezze. Per Frances è quando la sua amatissima Sophie le dice che si trasferirà e sopratutto il fatto che si fidanzi, mentre Frannie lascia il suo ragazzo per stare a vivere con l'amica di sempre, questo porta la nostra eroina a cercare una sistemazione che sarà sempre precaria.
Una generazione precaria sul lavoro e negli affetti,incapace di uscire da una situazione di falsa allegria, di positivismo posticcio e usato come difesa verso una vita che , consapevolmente, sappiamo non ci darà molto.

Frances Ha è questo: un amarissimo, tristissimo, profondo film sulla disillusione. Che sia il campo lavorativo,( e qui apriamo un dibattito: non è che se io nel mio film mi occupassi di gente che per campare lavora in un modo e nell'altro nel campo della cultura,dell'arte,dello spettacolo,io stia solo parlando di figli di papà viziati. Il lavoro creativo è lavoro. Creare è faticoso come qualsiasi altro lavoro. Chiuso dibattito), dove la nostra si sforza di fare la ballerina,ma ottiene solo delusioni, a quello sentimentale,dove regna l'ambiguità totale: lei ama sophie,ma in quale modo come una donna etero ama  una sua amica,alla quale si è molto affezionata ed è diventata punto di riferimento e tranquillità, o come una lesbica. Quindi un vero amore con tutti i nessi e connessi? Non credo sia facile comprenderlo.



Il film mostra gente che se anche sta con altra gente , pare che siano sempre single. Sono storie precarie,o che avanzano per inerzia. Stanno tutti aspettando qualcosa,ma forse nemmeno quello. E non basta qualche serata in qualche bar, pensare di fare una carriera in qualche settore dello spettacolo,  cercare di ristabilire un rapporto di amicizia-amore,che ormai si sta logorando.
Frances attraversa la vita consapevole del fallimento e cerca in un modo umanissimo,tutto suo- ma che in realtà ho da subito trovato anche mio- di stare a galla

Sai quante volte ho riso e ho detto: "wow. ok...Niente, sto bene, eh? Si veramente bene,cioè... " Tantissime.
Vuoi per le mie sciagurate avventure sentimentali, vuoi per i progetti morti prima di nascere. Ottimismo da difesa. Direi,che potremmo chiamarlo così. E meno male che esiste!

Non vedi mai gente superficiale,non ci sono mai party di gente che se la spassa , campando con soldi altrui,ma vedi persone che sono assuefatte al vivacchiare,al relazionarsi stancamente senza perdere il controllo o condividere qualcosa con gli altri, e le serate al bar o nelle feste non hanno nulla di figo e divertente.

Solo Francese attraverso il ballo e la ricerca ostinata di tornare con Sohie,pare avere uno scopo nella vita,ma questa sua missione è discontinua, destinata alla sconfitta.



L'unica soluzione, potrebbe essere, quella di accettare di essere incompleta, inadatta a una vita piena di gioie,dolori,impegni. Frances è sempre al posto sbagliato nel momento tra i non migliori,ma forse l'accettare questo potrebbe darle una mano a vivere decentemente.



Il film deve gran parte della sua riuscita alla straordinaria prova di Greta Gerwig,anche coautrice  della sceneggiatura con il regista, credibilissima e tenerissima nella sua parte. Pregio e limite del film è forse il fatto che il suo personaggio fagocita tutta la pellicola,ma è un piccolo appunto. Perché questa opera è davvero meritevole. Meno superficiale e fighetta di quel che possa apparire,è in realtà un film davvero amarissimo e triste sulla disillusione e l'incapacità di trovare un equilibrio nel mondo.

mercoledì 24 settembre 2014

MISS VIOLENZA di ALEXANDROS AVRANAS

Ci sono film che fanno male. Troppo. Pellicole che non donano un attimo di sollievo, respiro, opere che non strizzano l'occhio allo spettatore, dicendogli:" va che tutta questa violenza e sofferenza che vedi,sono solo effetti speciali. Non ci sono nella vita vera : zombi,lupi mannari, vampiri e altro. Gli orchi stanno solo nelle fiabe"
Ma mentono. A volte, amico mio, gli orchi esistono e sono i tuoi famigliari.



Cosa vediamo in questa foto? Un uomo, forse un padre, un uomo come tanti. Pure vestito abbastanza bene. Sorride e abbraccia le figlie. Potrebbero usarla, codesta foto, le Sentinelle del buon Gesù. Dopotutto quale immagine migliore per difendere la Sana, Tradizionale, Meravigliosa , Famiglia normale? Contro quelle richieste assurde e demoniache di matrimoni gay e pure adozioni.
Solo che....Non è una famiglia felice.  Quello che vedi è un tizio che ha il vizio di fare sesso con le sue figlie e nipotine. Un uomo che ha creato una famiglia imprigionata nel loro appartamento,nella loro dolorosissima vita. Nella paura, nella rabbia soffocata, nello schifo.
Ma tu non puoi saperlo,d'altronde..Oh, sono impegnato a difendere la perfetta famiglia etero. Come questa



Il film ci mostra questo inferno attraverso uno stile gelido,distaccato e per questo ancora più potente. Le cose capitano implacabilmente, l'uomo si soddisferà anche se la vittima protesta, figurati se sta zitta.
E ogni forma di ribellione fallisce. Quello che ci mostra il film è un mondo indifferente e feroce. Il vecchio è uno di quelli vittima della crisi, non sa tenersi un lavoro,il malcontento è condiviso con tanti altri, le sue figlie e il nipotina e la nipotina sono vittime della sua perversione. Che non ci viene quasi mai mostrata, solo nella terrificante scena della figlia adolescente fatta prostituire con la forza e poi abusata,ma tu la percepisci tutta.

Si dicevo che certi film fanno male e questo sta in cima alla hit parade,credimi. Ti senti soffocare da tutta questa violenza,  ( fisica, psicologica, morale), basta una porta chiusa, una bambina che balla per il suo nonno e l'amico del vecchio, ( una delle scene più atroci mai girate,per me, perché sai benissimo che fine orribile farà quella povera bambina); e ti porta a riflettere: che faresti? Ti viene voglia di farli fuori a fucilate, è la soluzione questa?


Il suicidio di una ragazzina non dovrebbe portar il resto della famiglia a denunciare il mostro che hanno in casa? Invece è talmente la pressione psicologica che questo individuo mette nella vita della moglie e delle figlie che non succede nulla. La rappresentazione malata di una famiglia perfetta ,ma ormai del tutto distrutta e sul punto di esplodere/implodere,questo va in scena.

Il cinema per me offre il meglio di sé quando filma la realtà. Perché la vita che viviamo è piena di eventi, cose, storie,tragedie e comicità. C'è tutto. In questo tutto trovi anche le violenze domestiche, la pedofilia, i rapporti umani degradati,umiliati, offesi.  Però Avranas non punta sul morboso, il sensazionalistico, non vuole farci inorridire facilmente.  Il non detto, l'intuito, il sospeso,diventano mezzi di tensione ingovernabile,peggio del mostrato e dell'evidenza. Nondimeno ,. quando vuole, gira una scena come quella della ragazzina costretta a prostituirsi e violata anche dal padre, che fa venire i brividi e monta l'irritazione.



Film sopratutto che non offre consolazione e anche se il finale parrebbe esser in qualche modo riparatorio con i torti e violenze subite, non è così. Si cambia padrone e sottomissione,ma non esiste via di fuga.

Miss Violence è un film che potrà anche non piacere, potrà infastidire o altro,ma per me è una grandissima occasione di vedere il cinema al suo meglio. Quello indisciplinato , che colpisce duro.Quello che amo.

lunedì 15 settembre 2014

VITE VENDUTE di H.G. CLOUZOT

Tratto dal romanzo di George Arnauld: le salaire de la peur, ( il salario della pauro.Titolo mantenuto per il remake di Friedkin), " Vite Vendute" è tra le massime vette artistiche di un eccelso, straordinario, leggendario regista francese: H. G. Clouzot. Autore di numerose pellicole gialle, thriller,opere cariche di tensione, non del tutto disciplinate e addomesticate, classico esempio di uomo che agisce nel genere, ma non lo subisce . Spiazzando spesso con soluzioni o finali poco concilianti.


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In uno sperduto paese centro americano, ( devastato dalla miserie, dalla corruzione, dalla violenza), si ritrova un gruppo di persone allo sbando. Ognuno di loro ha dovuto lasciare in fretta e furia la sua terra, il suo paese, per trovare scarsissima fortuna in quel posto dannato anche dal diavolo,talmente faccia pena e schifo. Come spesso capita, però, questa terra tanto bestemmiata e maledetta, ha una cosa che fa gola ad alcuni. Sai di cosa si tratta? Petrolio. E sai chi sia interessato a fare tanti soldi grazie ad esso? Si,hai indovinato: agli americani.
Un giorno un incidente a un pozzo scatena l'inferno in terra. Ci sono morti, feriti,ma quello che interessa è fermare codesto incendio e ritornare a trivellare .  I soldi non possono aspettare. Così un ex contrabbandiere e pezzo grosso dell'esercito yankee decide di utilizzare proprio costoro, ( i poveracci stranieri in terra straniera), per risolvere la situazione.




Da questo momento il film diventa tesissimo. O forse sono io che sono impressionabile, che ne so. Ad ogni modo, non c'è scampo per i quattro. Percorsi accidentati, buche che nemmeno quelle tanto amate e idolatrate dalle folle romane,e tensione fra alcuni di loro. Film che pur avendo passato i sessanta anni ha una perfezione tecnica, una sapienza nel saper inscenare la paura,la tensione, ( vedi la scena dei quattro che devono far saltare un masso),e nel frattempo, mentre tu stai in pena per la sorte di costoro,ecco che viene svelata l'umanità: ferita,impaurita,impavida,smargiassa,ma sempre in bilico sul precipizio. Clouzot ci mostra uomini che dalla vita hanno ricevuto gloriose bastonate. Gente invisibile , abbandonata, in balia di un destino cinico e baro.Ma quei quattro è difficile scordarli.



Perché non vi è intento moralistico nel descriverli. Non si vuole insistere sul melodramma di queste vite sbandate,ma nemmeno condannarle all'inferno. Ci vengono mostrati come uomini. Che fanno cose giuste o sbagliate, come tutti. La miseria, la solitudine, l'ambizione possono rovinarli. Come anche la paura che toglie al bulletto Mister Jo ogni potere carismatico sul giovane e scalpitante Mario. Eppure anche tra loro,dopo tante cattiverie e liti, arriva un piccolo momento di tenerezza e lacrime.

Come ebbi modo di scrivere tempo fa: recuperate i film di Clouzot. Fatevi codesto regalo,cari amici e amiche  bloggers e non solo. Reputo i suoi film piccoli gioielli di tensione,ironica amarezza, cinica umanità ma mai con la crudeltà del bullo alternative-chic,ma con il dolore di un grande uomo e artista.



Questo film , forse, è il suo migliore. Con scene perfette, la sensazione di stare su quei due camion, il caldo torrido delle cabine e del clima sud o centro americano. L'odore pungente della povertà,della miseria,il destino segnato e un finale che dire beffardo e bastardo è pochissimo. Nondimeno vi consiglio di recuperare le sue opere come I diabolici e sopratutto Il corvo. Non solo gialli tesissimi,ma indagine acuta sulle debolezze e miserie umane. In ogni caso: buona visione!