giovedì 20 luglio 2017

SCAPPA- GET OUT di JORDAN PEELE

Spesso quando si discute di cinema di genere, almeno in alcuni gruppi o settori della critica sempre giovane e rebelde, ci si perde in nostalgie, intellettualismi post-popolani. difesa dell'opera di un regista o periodo storico, ma si sottovaluta sempre l'importanza del genere nel veicolare messaggi anche importanti verso le masse
Questa cosa è vista come profondamente negativa. Sa di Accademia, di Cultura, tutte cose brutte per chi parla di cinema come se stesse al bar, tra un panino e un bicchiere di vino, cito più o meno a memoria un articolo orribile, scritto dalla gggente contro quel borghese snob di Lynch ( borghese e snob è il giudizio che costoro danno del Maestro non un mio giudizio in merito)
Invece, a ben vedere, tanto ci sono opere di puro genere che vogliono solo intrattenere, ve ne sono anche moltissime che usano degli stereotipi e regole precise per andar oltre e dire altro.
Recentemente ci ha lasciato George A. Romero, ecco lui è l'esempio migliore per questo tipo di discorso. Non dico che uno si debba metter a tavolino e decidere: parlo di questo. Le opere vivono di vita propria rispetto a quelle dei loro creatori. Tanto che è spesso deludente sentir parlare registi o scrittori dei loro lavori, perché non hanno colto la loro potenza e forza suggestiva, si scherniscono dietro a " ma io volevo solo.." e così via.
Get Out, fa parte di questo modo di usare il genere, per farci riflettere sulle devianze e problematiche della nostra società

Il film  è un horror, molto ancorato alle regole del suo genere e procede diritto su questi binari. C'è la vittima che si ritrova coinvolta in una strana situazione, tanti piccoli indizi che sommandosi mostrano l'orrore, la sospensione della lucidità, la paura di dover affrontare da soli certi pericoli.
Cambia quello che cova sotto la cenere e che potrebbe dar una svolta inaspettata alla pellicola.
Qualche giorno fa stavo vedendo un bellissimo documentario sulla vita,  non facile, di Nina Simone. Gran parte di questo ottimo lavoro si basava sulla sua lotta, radicale e violenta, contro il razzismo in America. Quelli erano i tempi di linciaggi, bombe nelle chiese che causarono morti tra i più piccoli e indifesi, dell'assassinio di Martin Luther King e di Malcolm X, di black panther e così via.
In quel periodo un film come " Indovina chi viene a cena", aveva lo scopo di render più tranquilla l'atmosfera rovente che dominava la nazione. Mostrare la possibilità
Perché anni violenti e disperati generavano anche voglia di serenità e speranza.  Le strade della lotta armata e del dialogo sociale, di razza e di classe. Due modi giusti, intendiamoci. Non sono un non violento ad oltranza modello S. Tommasi, però credo anche nei rapporti di forza e la rivoluzione non la puoi fare da solo. Un film come quello di Kramer era fondamentale e utile allo scopo di una possibile pacificazione, attraverso la cosa che tutti abbiamo in comune: L'amore.
Del resto si chiamava, in originale: The Glory Of Love.
Cosa succede ai giorni nostri?
Bè, siamo convinti di aver superato la lotta di classe e anche le altre problematiche dovute al sistema politico liberal-capitalista. Il quale, non funziona benissimo, ma cazzo: meglio una pessima democrazia che un'ottima dittatura, no?
La paura di polizie segrete, di non poter illuminare il mondo col nostro pensiero, ci porta a sostenere una mediocre dittatura economica, prima di tutto, perché almeno non scompariamo dalla mattina alla sera
Il film immagina in un contesto simile, cosa accadrebbe se scomparissero alcuni elementi della società.
Si è deciso di parlare dei neri, perché sotto la presidenza di Obama, non sono mancati- da parte della polizia in principal modo- delitti contro gente appartenente alla stirpe di Kunta Kinte.
Per cui il problema è evidente, come le contraddizioni tra ricchezza assoluta e povertà disarmante nei paesi democratici e occidentali.
Solo che, oggi, pur bruciando la società non vi è spazio per la "gloria dell'amore", in quanto la precarietà non è solo un fatto di lavoro, economico, ma ci riguarda come cittadini. Incapaci di provare amore per chi è altro da noi. Lo rappresentiamo, giusto per lo spazio necessario ad ottenere qualcosa per la nostra gratificazione. Poi passiamo ad altro, un po' come la convincente fidanzata del protagonista.
Oggi certe rabbie appartengono a masse amorfe che virano a destra, oggi invitare a cena un nero verrebbe visto come elemento per darsi il tono da democratico, ma in fondo siamo più distanti verso il nostro ospite, rispetto a un Spencer Tracy di decenni fa.
Mentiamo, non per ipocrisia, ma per naturale gesto civile. Ora, non voglio nemmeno dire, come va di moda oggi, che gli unici sinceri sono le teste di cazzo legaiole e fasciste. No.
Esiste sempre una parte di bontà, amore, dedizione per il prossimo, e non è nemmeno marginale, tuttavia la forza di combattere, incidere, farsi sentire, la scoperta umana militante e non legata alla buona volontà del singolo, bè quella è pressoché scomparsa.
Dopo il 1989 c'è un solo sistema giusto, un solo modo di vivere, e se non funziona: pazienza. Cazzo vuoi ancora il totalitarismo comunista che è identico a quello nazista, secondo i pirla?
La pellicola parla di Chirs, un giovane "fratello" fidanzato con una ragazza bianca. I due partono per il classico fine settimana, al fine di conoscere i genitori di lei. Il ragazzo è un po' turbato, perché la sua amata non ha detto che lui non è un bianco ai suoi . Tuttavia viene rassicurato: suo padre è un ammiratore di Obama,
Così comincia un week end in cui il giovane uomo si sente un po' a disagio perché i suoi suoceri e i loro amici, fanno di tutto per apparire progressisti. Segno dei nostri tempi dove dobbiamo mostrare agli altri che siamo aperti di mentalità, visto anche l'accozzaglia di coglioni che popola la parte conservatrice, per cui tutti dobbiamo avere: un cane e un amico gay o straniero. Fa punti simpatia e ci definisce come un ottimo cittadino. Il tutto gestito colla delicatezza di un elefante in cristalleria.
Per cui il povero Chris sarà sottoposto a cose davvero molto imbarazzanti
Potrebbe funzionare benissimo anche senza la parte horror  questo film, perché mette in scena l'orrore del vivere comune secondo le leggi distorte di un progressismo di facciata.
Anzi ci dice : non sono progressisti e democratici, costoro. Questa parte serve solo per mascherare l'anima nerissima del paese. Ancora legata al kkk e al pensiero che i neri siano come, anzi peggio, di animali, per questo possiamo usarli per i nostri scopi criminali.
Detto questo il film è una pellicola di puro genere, per cui, questi elementi sono lasciati in superficie, per esser colti da chi vuole, ma poi si procede lungo la strada di un horror buono, come molti altri.
Non ha la potenza di Society, non è minimamente paragonabile. Se non che un gruppo di persone alla fine si scopre esser composto da malvagi con piani brutali. Manca la furia del film di Yuzna, l'elemento politico e sociale evidenziato al massimo, qui c'è ma mi par un po' in sordina.
Nondimeno, pur non essendo un capolavoro, e forse nemmeno una di quelle pellicole che tra dieci anni mi ricorderà di aver visto, Get Out è un buon film medio
Offre spazio per considerazioni anche profonde, intrattiene, ha il coraggio di non accontentare quelli che per forza tutto deve finire male. è un prodotto medio con la sua dignità filmica e di messaggio

mercoledì 12 luglio 2017

Cuori Puri di Roberto De Paolis

Quattro anni di ricerche, collaborazione stretta colla comunità cristiana del quartiere, gli abitanti, i rom. Anni che fanno parte di una ricerca, metodo, per comprendere la realtà e le dinamiche dei gruppi che compongono la vita sociale in un quartiere dell'estrema periferia romana. Terra di nessuno, di italiani e stranieri disperati, poco lavoro, nessun divertimento, se non l'intervento della chiesa. Attraverso il coinvolgimento sano e formativo di diversi giovani
Su questo punto dovremmo porci una domanda e darci una risposta: come mai noi che vogliamo fare una o più rivoluzioni, dipende se trovi parcheggio, rimaniamo fermi a discorsi di alleanze e turni elettorali oppure ci sfoghiamo alla cazzo di cane su facebook, incapaci assolutamente di produrre movimenti di sostegno duraturo, forte, presente, credibile, nelle città.  Tranne qualche realtà precisa, ma che rimane ferma nella sua località, non diventa prassi. La Chiesa, per vari motivi, riesce a esser presente nel sociale e in zone difficilissime.
Bisogna prenderne atto senza fare i laici da operetta, o contrattaccando con quattro slogan stupidi.  Ogni gruppo di persone che si riuniscono ha la sua complessità, ogni struttura che sia laica o religiosa ha le sue contraddizioni. Vanno studiate, comprese, apprezzate.
Chiudo discorso personale.

Torno a parlare del film: dunque , dietro a questa pellicola c'è un lavoro impressionante di documentazione, contatto diretto colla cittadinanza, indagine politica . Roba che par uscita da una sezione del pci degi anni 70. Tutto questo lavoro viene poi filtrato da una buona tecnica cinematografica, col fine ultimo di far nascere un bellissimo film.

Il film è uno di quei prodotti che mi fanno credere che il cinema, come strumento di indagine e svelamento della realtà, partecipazione politica e umana, narrazione dei vari "quotidiani", non sia del tutto scomparso. Non sia solo un prodotto industriale di intrattenimento borghese, incassi facili, rincoglionimento generale delle masse.
Qui è evidente il lavoro fatto dal regista e dai suoi collaboratori, ma non manca mai il sentimento, lo slancio emotivo, il coinvolgimento diretto dello spettatore, il quale attraverso un uso pressoché perfetto dei primi piani entra dentro la storia, si ritrova fianco a fianco ai suoi giovani protagonisti.
Mentre vedevo il film  mi veniva in mente la canzone di Lucio Dalla : "Anna e Marco". Perché questa è la storia di una stella e un lupo di periferia. Giovani che vivono momenti cruciali e problematici della loro esistenza.
Lei è una "brava ragazza", frequenta la parrocchia, è una credente. Ha una madre oppressiva e bigotta, forse per un passato che l'ha colpita ed affondata, non è dato sapere, possiamo presumere (ottima performance di Barbara Bobulova, anche se - visto pure i precedenti- non vorrei averla come madre)
La ragazza si trova in un momento delicato e difficile, all'inizio viene fermata per furto, fatto così, di botto, perché la madre le ha sequestrato il suo cellulare, per via di certi sms. Poi, insieme ai ragazzi della sua comunità, si ritrova ad affrontare l'impegno della castità fino al matrimonio
In questi tempi usa e getta, una scelta simile può esser vista come oscurantista e tutte quelle cazzate che si tirano fuori a cuor leggero, non conoscendo affatto l'idea alla base e i sentimenti/visione del mondo di gente che crede o ha un'ideale. Sarebbe stato facile per il regista mostrare dei bigotti cupi, fuori dal mondo, invece questa scelta è fatta da ragazzi normalissimi. Lo stesso prete, Stefano Fresi in un piccolo ma bellissimo ruolo, non è un persecutore dei tempi odierni, cerca solo, in un contesto così difficile di dar una solida base ai ragazzi del quartiere e lo fa benissimo.  Peraltro il suo personaggio è ricalcato su quello del parrocco vero, così come i suoi bellissimi dialoghi sono presi dalla realtà, una predica durante la messa e via dicendo.
La nostra protagonista, però, è anche incerta. Come alcuni giovani, vuol scoprire sé stessa. Il mondo intorno, divisa tra la sua vita di volontaria nel campo nomadi, la parrocchia e una madre imperfetta che applica in modo sbagliato le sue idee.

Lui invece è un ragazzo che passa da un lavoro all'altro.  Ha due genitori irresponsabili, incapaci di pensare a sé stessi. Cova una grande rabbia dentro nel suo cuore, si sente solo contro tutti. Frequenta una compagnia di giovani un po' sbandati, in particolare uno, col quale fa anche delle piccole rapine. Come tutti i sottoproletari abbandonati se la prende con gli stranieri, siamo in zona: questi vanno a dormire in albergo e così via,
L'unica cosa positiva è l'incontro con lei, prima quando la ferma per il furto e poi quando la rivede mentre va a far volontariato tra i nomadi.

L'opera affronta dinamiche spinose e complesse con tatto, ma mai trattenendosi. Si avverte un giusto equilibrio tra partecipazione e descrizione politica-sociale, ben fuse insieme. Tu vedi una bellissima storia d'amore e anche uno spaccato rude e forte della realtà
Non è facile riuscire a far comprendere quanto sia ignobile la guerra tra poveri, in posti dove lo stato è assente, tra palazzi brutti, dove la bruttezza regna dovunque. Tra zone anonime e abbandonate,  rifiuti, convivenza forzata, separazione in gruppi identitari, nel senso anche più spiccio e piccolo della cosa: questi sono i miei amici, il resto non conta.
Non ci sono buoni e cattivi, ognuno viene travolto dal suo dolore e dalla sua solitudine. Fanno scelte sbagliate, si lasciano ingannare.
D'altronde il film prende spunto da un fatto di cronaca vera: una ragazza aveva denunciato degli zingari di averla stuprata, invece si era inventata tutto, era solo andata a letto col suo ragazzo, ma anche lei aveva promesso di arrivar pura al matrimonio, il fatto di non esserci riuscita l'ha spinta a creare un atmosfera di caccia allo zingaro con qualche ripercussione assai seria.

Ecco "Cuori puri", c'entra benissimo il suo obiettivo: la difficoltà della convivenza e l'abbandono a sé stessi dei cittadini, giovani in modo particolare.
Il liberale vede solo l'aspetto individualistico delle cose. Tirerà fuori qualche scontata storia sulla forza di volontà. Perchè magari uno o al massimo due , sono usciti dal degrado e ora fanno i coglioni coi soldi in qualche inutile azienda giovane e rampante italiana. Non vuol riconoscere e vedere l'importanza dell'ambiente sociale che influenza pesantemente le vite degli esseri umani. Da qui, dalle scelte classiste contro le classi meno abbienti, nasce quella cosa che tanto turba le anime gentili di democratici, renziani, debunker di sto cazzo: la demagogia di destra.
Abbandonare al degrado e opprimerli con convivenze forzate, doverose e necessarie ma sempre accompagnate da incontri, collaborazione, coi cittadini, non piombate dall'alto e poi lasciate sulle spalle dei volontari e di pochi coraggiosi; dico questa politica dell'abbandono sociale fa nascere mostri. Una cosa voluta, per negligenza o mancanza di soldi, o di voglia di fare. Non so.
Però la deriva destrosa e le balle prese come verità sono alimentate dall'incompetenza del sistema democratico liberal-capitalista, il quale nemmeno si prende la briga di educare le masse. Preferisce chiamarle analfabeti disfunzionali, lasciarli a covare odio verso tutti.


Pellicola che in alcuni scenari  pare essere un film post atomico, tanto è la desolazione di luoghi e animi. Film che fa sentire sulla pelle  e nel cuore le difficoltà reali e concrete di vivere che molti cittadini hanno e non riescono a superare. Opera che , nonostante tutto, cerca di dar una piccola speranza
Perché l'amore non ferma le guerre e le ingiustizie, ma migliora la vita delle persone.
Non è poco di questi tempi.





giovedì 6 luglio 2017

CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross

A volte capita, nella vita di uno spettatore indisciplinato, che si rimanga scossi, folgorati, emozionati, da una scena o una sequenza.  Il monologo "Io devo difendermi" in Bianca, o " la vera libertà sta nell'essere in due" della Messa è finita, ad esempio, o la scena della festa in Luarence Anyways, o il rotolare e fermarsi immobile, seduto su una assolata highway americana in Electra Glide. Per non parlare della rabbia di Didier durante il concerto in Alabama Monroe.
Ecco la stessa cosa mi è capitata vedendo questo bellissimo film, il quale come molti bellissimi film se ne sbatte di raccontare cose nuove, di essere alternativo, o particolare. Si parla di famiglia, relazioni umane, scontri tra possibili stili di vita.
La storia, infatti, è quella di una famiglia cresciuta nelle foreste, lontana da ogni forma di contatto colla società capitalista e dei consumi, come per dimostrare che noi nella sostanza siamo ancora quei primitivi cacciatori, più vicini alle bestie e alla natura contaminata, che la giungla di teste di cazzo imprenditori per caso e lobotomizzati da oggetti costosi, fast food, influencer che sono l'influenza pestifera per ogni mente sana.
Il problema si pone quando arriva la notizia della morte, per suicidio, della madre. Costei da mesi era lontana dalla famiglia, ricoverata in un ospedale, sicché si decide di partire per assistere al funerale che si terrà nello stato e nella città dei nonni materni (si ho scordato dove codesta storia è ambientata, non è colpa mia se l'America è tutta campi, campi, città anonime, campi, campi, città anonime: per caso New York).
Questo viaggio scatena scontri con i parenti che non hanno mai compreso e apprezzato le scelte radicali, estreme, di isolamento, della famiglia, e porterà alla luce anche divergenze interne. 
La bravura del regista e sceneggiatore sta proprio nel saper gestire bene i conflitti esterni/interni della/nella famiglia. Per cui denuncia quella cosa orribile che capita a molti di noi: nemmeno siamo padroni di decidere della nostra morte
Il funerale per me è la parte più importante e fondamentale della nostra esistenza. L'addio al mondo, ai nostri cari, e dovrebbe essere una specie di riassunto di quello che per noi è stata la nostra vita. Non succede quasi mai così, perché genitori, fratelli e insomma gli sconosciuti che di tanto in tanto vediamo intorno a noi, decidono come dobbiamo andarcene
Improvvisamente tutti vorremmo esser portati in chiesa, o sepolti nel paese d'origine. Ci tengo a precisare che io non ci tengo affatto a esser sepolto in Brianza, e che non chiedo tanto il prete e la chiesa, ma parole affettuose, aneddoti divertenti, tante cazzate in allegria e musica: Rosso Colore di Bertoli, per il mio credo politico, ad esempio e Vorrei di Guccini per mia moglie. Tutto qui.
Insomma, il suocero decide che la figlia debba esser sepolta da brava cattolica, cosa che non è mai stata. 
Tutta questa parte finale serve per mostrare lo spirito repressivo non tanto dello stato, ma della classe borghese dominante. Loro hanno studiato per fare tanti soldi, loro lavorano tantissimo per fare tantissimi soldi, loro hanno case che costano tantissimi soldi. E basta. Non un piccolo brivido nel cuore quando qualcuno pensa a costoro, o un sorriso anche in mezzo alle avversità perché loro hanno lasciato qualcosa nella vita degli altri.
In fin dei conti è quello che capita in questi anni, dove colla scusa del grillismo si vuol impedire alle persone delle classi meno abbienti di partecipare alle decisioni politiche. Per carità, sarebbe anche comprensibile per certi versi, solo non rompete i coglioni colla mancanza di libertà individuali e di espressione subite da popoli di paesi lontani. Ipocriti, anzi: liberali del cazzo! 
Ross però non nasconde nemmeno un certo fondamentalismo, fanatismo, da parte di questa famiglia sovversiva e ribelle. Prima di tutto: nascondersi in mezzo alle foreste, non aver nessun contatto col mondo è sbagliatissimo. Vuol dire cercare un Avventino personale, e visto come è finito quello - l'avvento del fascismo senza nessun ostacolo in parlamento, a parte i comunisti per un certo periodo- non è mai una bella scelta perché non si contrasta nessun potere cattivo, anzi si decide la fuga, si decide di non combattere.
Come non si tiene conto anche delle opportunità che offre il mondo, di quanto sia contraddittorio, folle, e meraviglioso, seppure oscuro e brutale.
Tutto questo rende il film decisamente piacevole, ma poi alla fine arriva la scena che mi ha conquistato, commosso, emozionato
Questa
C'è nella voce che si rompe, nella espressione di gioia autentica, placida, risolta, tutto l'affetto, il bene, i ricordi meravigliosi, le piccole cose quotidiane, c'è La Vita stessa. C'è un nucleo famigliare che affronta il lutto e lo supera, non dimenticando con sforzo , ma in modo naturale, perché la vita ci viene data e poi tolta, ma la persona che abbiamo amato, se l'amore è davvero amore, vive nei nostri  pensieri e gesti. Sempre.
Ecco, questo è il modo che mi piacerebbe lasciare la terra. Non cremato e gettato dove vedrete, - SI SPOILER, OK? Non è un fottuto giallo, non vi rivelo niente di cosi forte da cambiare il senso della pellicola- ma colla gioia della musica, della musica che mi piaceva da vivo e piaceva a mia moglie. Non in nome di Dio né come se fossi una pratica statale da archiviare, ma con amore, gioia, allegria.
Peraltro questo pre finale meraviglioso  e indimenticabile, rende giustizia alla musica rock degli anni 80. Ritenuta orribile, che dopo sarebbero arrivati i depressi a salvarci eh, in realtà erano canzoni meravigliose, splendide, basta sentirla e risentirla in questo video.
Che dire? Ben Cash, un bravissimo Vigo Mortensen, vi saluterebbe così: "Potere al popolo!"
Un bellissimo commiato, visto questi tempi di classismo borghese.