venerdì 26 febbraio 2016

L'ULTIMA PAROLA - TRUMBO di JAY ROACH

Qualcuno diceva che ripetendo più volte una bugia, alla fine essa diventa verità. Un dannato nazista, uno di quelli che hanno passato la loro vita al servizio della repressione di gente che non era come loro.
Per fortuna, però, che ci sono terre note a tutte per esser democratiche, libere, civili. Prendi l'America, ma si prendila! L'America è una grande democrazia, non si manda in galera la gente perché ha delle idee che non piacciono allo Stato o alla borghesia locale. Una terra piena di opportunità dove un afro americano può diventare presidente. Terra che non si intromette mai negli affari di altri stati, che non invade, non fa guerre, ma porta solo tanta pace e umanità. 
Libertà, opportunità, ricchezze, diritti civili, quanto è bella l'america vista dai filo americani o dai drogati di imbecillità <3 div="" nbsp="">

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Ma l'America non è tanto una nazione, non è la sua storia e la sua cultura. L'America che tanto amiamo e ci piace non è nemmeno una nazione e le sue città, non sono vere città. L'America è un immagine, una folgorazione in 70mm, l'America è un posto bellissimo che sta nella nostra mente. E se ci sta è perché l'abbiamo vista al cinema.
Il cinema è America.
Il cinema in America è principalmente propaganda. Fatto per il popolo delle classi basse affinché pensino di vivere in un bellissimo posto, fatto per le colonie sparse all'estero e in particolare per la sua migliore colonia, la nostra Italia. Noi amiamo un paese che non esiste, ma che crediamo sia vero perché visto nei films di Hollywood
Il luogo dei sogni che ci strappa dalle lande desolate delle nostre brutte province per portarci in California. Solo che nella realtà l'America è piena zeppa di orribili paesini. Ma non ditelo agli americani e americanine di casa nostra eh! 

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Trumbo è stato un grandissimo sceneggiatore. Ma non solo: era un comunista. Uomo di fortissimi ideali socialisti, dalla parte dei lavoratori ( all'inizio del film lo vediamo sostenere lo sciopero degli scenografi con passione e sincera partecipazione), ha scritto quel libro meraviglioso che è  E Johnny prese il fucile, da cui lui stesso diresse la versione cinematografica.
Uomo felice sia nella professione che nella vita privata. Fino a quando vide il suo lavoro e la sua vita rovinata da una campagna d'odio immotivato portato avanti per ragioni reazionarie e patriottiche, sostenuta da alcuni suoi colleghi, rammentiamo codesti squallidi infami:  Sam Wood, Robert Tayolor e quel grande pirla di John Wayne.. Quale la colpa? Essere comunisti. Avere un 'idea diversa dal resto della nazione. Con lui finirono sotto torchio della commissione e della stampa più becera altri suoi colleghi. Dieci che si rifiutarono di testimoniare di fronte alla commissione per attività anti americane. 
Trumbo pagò con la galera. E poi quando uscì scrisse molti film usando i nomi più fantasiosi, coinvolgendo anche altri suoi colleghi. Nel film lo vediamo lavorare per un produttore di bruttissimi film di serie z , il quale rimane sconvolto da come un valido sceneggiatore sappia trasformare un brutto film in qualcosa di meraviglioso. Personaggi, storia...Ve l'ho già detto, vero?
La pellicola mostra bene chi ha ragione e chi no. Potete dire: troppo didascalico. No, signori miei. Questa accusa vale per un argomento che la maggior parte del popolo conosce e sa benissimo chi aveva torto e chi no. Tipo i campi di concentramento nazisti. Ma quando più di un popolo è convintissimo che una data nazione sia il massimo della democrazia, quando vedendo un attore in tv dice : che brava persona, bè allora serve fare un po' di ordine . Il film lo fa e anche bene.
Ci dice questo: la dittatura usa i soldati, la tortura, la morte. La democrazia ti offre libertà effimere che tu bevi e attua la morte bianca di non farti lavorare, di emarginarti dalla società, poi pallottole e altro sono per le classi più deboli e per i neri. L'America è una democrazia per ricchi, bonapartismo moderno. Ha le sue cose magnifiche, i suoi grandi uomini, le sue storie emozionanti, ma è anche altro. Dovete saperlo.
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L'opera ci mostra persone: chi non si arrende, chi continua a battersi per poter scrivere la storia dei suoi ideali, chi per lavorare tradisce i suoi amici, ma rimane segnato da tutto questo. 
Ci mostra che i reazionari si vestiranno bene, avranno i soldi, ma sono quaquaraqua e per questo valga la scena dove Trumbo rammenta che i rossi traditori erano sul fronte della seconda guerra mondiale per combattere contro il nazismo, lui stesso c'era, mentre John Wayne, che aveva appena fatto un discorso in favore della guerra e dell'eroismo dei soldati, era impegnato sul fronte ad Hollywood a fare pessimi film di propaganda.
La cosa che più mi ha colpito del film è il nome del regista, Un mestierante dedito a commedie anche molto divertenti, ma leggere. Non mi sarei aspettato di vederlo dirigere un film che , pur con qualche difetto, non è senz'altro buono con gli Stati Uniti, con Hollywood.
Insomma una pellicola che a me è piaciuta tanto. Perché ci porta a ragionare e dubitare dei miti di seconda o terza mano, come quello che hanno alcuni sull'America.

giovedì 25 febbraio 2016

PERFETTI SCONOSCIUTI di PAOLO GENOVESE.

Torniamo a scrivere sul blog dopo tantissimo tempo. Mi scuso con quei tre o quattro che mi leggono, ma piantala di fare il falso modesto, pirla: sono 17! Però tra i lavori per la casa nuova, la preparazione del matrimonio, il perdersi e riperdesi nella pulcretudine fiorentina, e sopratutto l'esser poco avvezzo al modo d'uso del mac, insomma: ho visto molti film, ma non ho scritto nulla
Come è cominciato codesto 2016? Abbastanza bene, ma sopratutto con un piccolo miracolo: tre registi che non ho mai amato, hanno diretto tre film che ho amato assai. Parlo di Tarantino e il suo ultimo western, a dir la verità meglio la prima parte della seconda, di Boyle e il suo Jobs, e in particolare: Paolo Genovese e codesto prezioso gioiello che si chiama  Perfetti Sconosciuti.

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Il soggetto riprende uno schema fisso e di base, sfruttato in moltissimi film: una cena o un pranzo tra coppie e amici che parte come una festa e , piano piano, mette in luce ipocrisie, dolori, scontri. Ora, il solito genio che bazzica i social e i gruppi che parlano di cinema. spesso succursali economiche e popolari per terapie di gruppo, ha scritto : che palle le solite storie del solito cinema italiano. Come se all'ennesimo western che vede i cowboy contro gli indiani, o i sudisti contro i nordisti, si dicesse: che palle il solito western. Non il cosa, ma il come e più in fondo: il perché.
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Certo, potremmo dire che è un altro film sulla falsità che domina la nostra vita, ma sbaglieremmo e tanto. Non è solo questo. O meglio questa è la base di partenza, ma poi il discorso è condotto talmente bene da regia, sceneggiatura, attori, che rimani colpito e affondato da cotanta attenzione ai nostri tempi e alle nostre crisi. Si, perché codesta pellicola non parla di crisi tra persone in generale, ma è una perfetta fotografia dei nostri sciagurati tempi di precarietà sentimentale. Dove riteniamo normale e anche figo, perché no, stare con una persona ma vederne altre. Dove la persona che abbiamo scelto e sposato, non deve sapere nulla di noi, nulla delle cose brutte che ci tormentano, il regno della superficialità che poi genera disastri.
Tutti siamo coinvolti? Non credo. A volte però pensiamo di esser meglio rispetto a quello che siamo. Io stesso mi sono reso conto che per molti motivi, dall'imbarazzo ad altro, non sempre sono stato attento a comprendere e conoscere bene i miei amici. Per questo la parte migliore del film, a mio avviso è il litigio tra Mastandrea e Edoardo Leo.
I due scoprono che si conoscono poco, dal momento che Cosimo, il personaggio interpretato da Leo, esce con frasi rozze e volgari cariche di omofobia. Lele, il personaggio di Mastandrea, sfrutta codesto incidente per metter in chiaro il rapporto falsato tra loro due. Ecco, in questa scena vi è un equilibrio straordinario tra leggerezza iniziale e dramma. Bravissimi gli attori a portarci piano piano dentro alla tragedia di un'amicizia che finisce, ma merito va a una sceneggiatura perfetta. I dialoghi non sono mai banali, mai sensazionalistici. C'è la rappresentazione del vero.Sempre filtrata dal cinema, ma con una naturalezza figlia di un grande lavoro di squadra e ripeto: scrittura.
Si, perché mi capita di leggere in giro robe che tipo : ma si la sceneggiatura, che ce frega! La storia non è importante. Sto cazzo! Personaggi, storia, messaggio, queste sono le tre radici che costituiscono il grande cinema. Vi piaccia o no.

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Perfetti sconosciuti è un film che non solo vi farà tanto ridere, ma a un certo punto vi mette di fronte alle vostre debolezze. Citando Lenin: che fare? Vivere di comodità, precarietà sentimentale, menzogne legalizzate, individualismo sfrenato, o capire che la vera libertà sta nell'esser in due? E quindi sopportare la fatica assoluta nel dover parlare con l'altro, che peraltro è una persona che amiamo che abbiamo sposato. Rammento che il matrimonio mica è la vostra sfilata privata per far veder quanto siete fighe nel vestito da sposa, ma ha a che fare con cose fondamentali come : fedeltà, sostegno reciproco, aiuto a superare le crisi. Non c'è fine, non c'è chiudersi a chiave contro l'altro o lasciare una situazione che vigliaccamente reputo insostenibile per ritornar a far il giovincello o la giovincella. Il matrimonio rappresenta quella cosa da noi tanto detestata che risponde al nome di : RESPONSABILITA'.

Siamo responsabili di quello che diciamo e facciamo, cosa che nel tempo dei social networks, di messaggi e altro abbiamo scordato. Tutto è gioco, "cosa sarà mai", "io appartengo a me", "ho bisogno di aver spazi di libertà". Così accettiamo che uno sconosciuto su facebook ci dica di chattare senza indossare le mutande, ci chiudiamo in bagno per guardare una foto osè. e di conseguenza prendiamo sotto gamba gli altri.
Cosi scrivete tante cazzate su facebook non capendo che dall'altra parte qualcuno potrebbe soffrire per le vostre scemenze. Vi date arie da cinici e irriverenti, ma mostrate solo idiozia.

"Siamo tutti frangibili" Frase bellissima che dice, verso la fine, il grandissimo Marco Giallini.
Ed è vero. Per gioco, per passare il tempo, con superficialità, possiamo creare grossi drammi. Difficilmente riparabili. In realtà è meglio che lasciare che le cose vadano male, piuttosto che impegnarsi a ricominciare. Io credo che tutto possa aggiustarsi. Ci vuole tempo, ci vuole tatto,ma non è difficile.

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La pellicola ha la forza della grande commedia italiana. C'è la coppia appena sposata che vuole un figlio, quella alle prese con la figlia adolescente, l'amico single,una coppia che convive con un senso di colpa forte per una tragedia passata.
Si parla di argomenti che ci toccano da vicino e dopo la visione viene naturale parlare con il proprio amore confrontandosi.
Siamo davvero aperti e disponibili nei confronti dell'omosessualità? Come reagiremmo se la madre del nostro partner venisse a vivere con noi?Potremmo corcà de legnate Cosimo?
Dai, andate a vederlo. Anche due o tre volte, ogni volta un nuovo particolare vi farà capire che vi troviate davanti a un piccolo e ottimo film.