giovedì 18 luglio 2013

COPYCAT di JON AMIEL




Ogni tanto dalla memoria saltano fuori immagini folgoranti e vivide di pellicole che si erano viste e straviste quando si era ragazzi e che poi, stranamente, sono andate perse nel tempo e nello spazio.
Come mai? Perchè capita questo? E poi magari per tutta la vita rimembri cose oscene che preferiresti aver dimenticato, gente che ti ha spezzato il tuo piccolo cuoricino occhialuto e menate simili...è la vita, la vita, la vita lì è bela ,'è bela ,basta aver l'umbrela.. (Vabbè citazione di Jannacci-Pozzetto-Cochi)

Così una sera mi viene in mente che avevo visto al cinema e un'infinita di volte in vhs, un bellissimo thriller con la grande e immensa Sigourney Weaver e la mai troppo applaudita Holly Hunters. Rammento la scena del killer in carcere che spedisce una lettera a un suo "discepolo" per punire la nostra amatissima "Ripley"e il suo primo piano finale.Gelido,distaccato,atono,incredibilmente inquietante.

Però sorgono anche i dubbi: e se poi non mi dovesse piacere più? Capita. Sono molto severo e selettivo con le pellicole della mia infanzia e adolescenza, non sono come la maggior parte della gente che si illude di aver visto chissa cosa. Io tanto Ventolin,che era una medicina contro l'asma. Che mi impediva di giocare, che mi lasciava a casa, che mi faceva pensare : "come cazzo mai vado in montagna e sto bene, rimango in questa cazzo di città e sto malissimo?" Evidentemente passare un anno alle elementari senza parlare , per paura della maestra è un bel modo per vivere la tua infanzia. Che prima, in cascina, era splendida.
Ah,poi..Ma come dimenticare la mia bellissima ed emozionante adolescenza,eh si vi ringrazio colleghe e colleghi per rammentarmela quando parlate delle merde di film che guardavamo, o meglio guardavate, perchè comunque si mostravano già i lati migliori del mio carattere. Quelli combattivi.
E io stavo dalla parte dei serial killers, mi piacevano i film che parlavano di loro e poi avevo un debole per Micheal Douglas in Un Giorno di Ordinaria Follia, personaggio titanico,epico ,ìl suo e anche per Robert Duvall. Che filmone, ne parlerò.

Comunque torniamo a COPYCAT


                                                         


Helen Hudson è una psicologa espertissima nel ramo Serial Killers, diciamo che nella civile America non mancano affatto per cui ha molto lavoro.
Un giorno dopo una conferenza viene aggredita da un folle che aveva fatto arrestare.

Passano trenta mesi , la donna vive segregata in casa. Non esce mai, è collegata al mondo con i computer, vive isolata , devastata dalla paura.
Nel frattempo l'agente Mary Jane indaga su alcune uccisioni che hanno come protagonista alcune donne.
Helen si mette in contatto con la polizia ,ma viene  derisa dagli agenti che la detestano perchè credono sia una donna in cerca di pubblicità e che per colpa sua sia morto un poliziotto.
Mary Jane però vuole approfondire le tesi della dottoressa,così con il collega cucciolo e belloccio se ne va a spasso..ah,no!Mica è un cane! Vanno a casa della Hudson.
La quale ha deciso di esser la cosplay di Will e Grace, infatti vive con un aiutante omosessuale. Lo capisci per la camicia che porta.
L'incontro chiaramente non è dei migliori,ma  Wi...ehm,l'aiutante la sprona a scender in campo, manco fosse Berlusconi.
La svolta avviene quando si scopre che il serial killer "copia" esattamente i famosi omicidi dei più celebri serial killers americani, (mancano all'appello solo bush jr e obama,ma poi ci sono tutti),e questa idea è affascinante e ben gestita. Rende davvero l'idea che vi sia una sorta di forza naturale,matrigna crudele,che prende possesso di alcuni uomini. Qualcosa che non puoi debellare del tutto
E fa venire in mente anche come una società di consumi e prodotti, crei su larga scala tutto: anche gli assassini seriali. Costruiti nella catena montaggio di esistenze grigie,frustrazioni,complessi,famiglie terrificanti,emarginazione sociale,odio implacabile.Una disfunzione interna,ma anche una sorta di malsana popolarità. Con la stampa e la tv che parla di te e di quello che hai fatto. Suscitando una strana ammirazione: dopo tutto sei famoso.
Ecco: la fama, il successo, essere qualcuno,la paura dell'anonimato. Un individualismo sfrenato e patologico tipico di una certa società.

Il film parla di questo e infatti l'occhialuto serial killer è un pupazzo nelle mani del feroce killer che vediamo a inizio pellicola.Non ha personalità , carisma, è solo un copione. Diligente,ma copia. Bravo ma cita. Ecco un serial killer tarantiniano. Che du palle!

Copycat è un grandissimo film , con personaggi ben scritti e recitati benissimo. Ripeto Holly Hunters è una meravigliosa attrice,ma mi sa che è stata un po' dimenticata.

                                                   
             


Una pellicola inquietante,riflessione sul Male e il suo fascino forse un po' smussata dalla regia di un onesto mestierante come Amiel,ma che ha una sua forza oscura , la quale va oltre al "visto"sullo schermo.
Per me uno dei migliori prodotti degli anni 90

E poi quel finale con il killer che ingaggia un altro folle e poi un altro ancora...Pessimista e radicale,pur essendo un prodotto per le masse.
                                                         

2 commenti:

Napoleone Wilson ha detto...

Màh, sai forse davvero in questo caso il dorato ricordo dell'infanzia (beato te che ti è ancora così vicina), ti ha abbellito e non di poco il ricordo, riverberandosi forse anche sulla re-visione. Non per fare il "guasta-feste" ma è un mero e abbastanza stinto prodotto "medio", tipico degli anni '90, nulla di più, nel filone allora nel pieno della sua auricità cinematografica, dei serial-killer. Amiel poi non è un regista adatto a "sporcarsi le mani" con il genere, e oltretutto assolutamente anonimo e privo di personalità, buono per film "da signore". "Copycat" vuol dire nel linguaggio investigativo americano proprio questo, un omicidio "fotocopia", compiuto da qualche emulo che "imita" quelli di famosi assassini seriali precedenti.
Se non lo hai già veduto ti do un titolo su tutti del filone serial killer che sicuramente svetta, sfortunato e distribuito con cinque anni di ritardo, rimontato e diverso finale meno pessimista, in quanto coinvolto nel fallimento della DDLG di De Laurentiis che l'aveva prodotto, come aveva precedentemente prodotto il capolavoro "Manhunter-Frammenti di un omicidio"('86) di Mann.
Parlo del moralmente problematico e accuratamente giudiziario "Rampage: Assassinio senza colpa?"('87/'92) del grande William Friedkin.
Nei confini del solido B-movie d'imitazione con svelto e professionale senso dell'azione nella costruuzione delle scene, non è male "Il Massacro degli innocenti"('92) di James Glickenhaus, con Scott Glenn.

babordo76 ha detto...

si ho visto entrambi i titoli da te menzionati
RAMPAGE è assolutamente memorabile , un Friedkin ambiguo e crudo.
Per me questo film di Amiel pur essendo un classico prodotto per masse,ha una sua forza e originalità che me piase tanto ^_^