lunedì 25 aprile 2016

WELCOME di Philippe Lioret

Lo vuoi vedere un super eroe? Ti piacerebbe vederne uno vero? Dai vieni con me. Non dobbiamo viaggiare molto. Si, è vero che questi super eroi mica vanno in giro a fermare i tram in pieno giorno, non penso proprio. Sai i cattivi danno la caccia a loro. I cattivi credono in una cosa chiamata "decoro cittadino". Ora fai attenzione: il decoro cittadino è strano. Se la prende con quella gente che è colpita in pieno dalle politiche scelte dai bravi cittadini.  E a esser colpiti sono sempre i super eroi, figlia mia è così.
Da dove vengono? Da paesi lontani. Colpiti da una terribile magia. Vuoi sapere come si chiama questa terribile magia: Democrazia. In nome suo, come per incanto compaiono ribelli pacifici che tagliano la gola a destra e manca, ad esempio o aerei senza piloti, mi pare che si chiamino droni, e bombardano.
Devono cacciare i cattivi regnanti di quei paesi lontani. i bravi cittadini non sanno un cazzo di quei regni, e si illudono di spiegare agli altri cosa è la libertà. Alcuni basta veder della gente in piazza e vengono tra orgasmi di libertà e civiltà. Dai, l'hai capito anche te: siamo delle teste di cazzo presuntuose, che si permettono di rovinare la vita agli altri. Ed è colpa loro se le cose sono andate come vanno. I progressisti insisteranno sulle rivolte che si accendono e spengono di colpo, che le cose cominciano bene e poi...i reazionari ti diranno che mo vengono le armate degli straccioni. ti spiegheranno che rubano, violentano, portano via il lavoro, che poi parlano di quei lavoretti con contratti ignobili e a scadenza che farai per tutta la vita eh,  c'è il loro capo che parla di ruspe: le teste di cazzo applaudono.
Si, ma ti parlavo di super eroi. Giusto? E tu come lo spieghi un essere umano che attraversa deserti, mari, città, violato, picchiato, derubato, umiliato, che arriva da noi? Dopo tutto questo? Per te c'è qualcosa di umano in quello che subisce? Per te è normale resistere così tanto? E poi quando pensa di esser salvo: la polizia, i centri di prima accoglienza, l'espulsione. Si nascondono sotto i camion, non solo. Molti muoiono, così, come se ti parlassi di mosche schiacciate. Altri resistono e continuano. Non sono forse super eroi? Non hanno forse dei poteri o cosa simile?

Ma se è vero, ed è verissimo, che non abbiamo bisogno di eroi, figurati di super eroi. Li lascio a chi non è in grado di sistemare la sua vita, e si nasconde nell'infanzia sognata e non vissuta. Li lascio ai cittadini che delegano, ci pensa bat man non io. Ma  se tu un giorno dovessi nascere, carissima Anna Jane Eponine, ecco il tuo papà ti dirà solo una cosa: è compito tuo. Stare con gli umani o con le teste di cazzo. Guardale bene le teste di cazzo, talora si travestono anche da gente progressista, ma se vedi o senti che puntano a un loro e noi, non avere dubbi. Allontanali o tienili per il tuo divertimento. Però, carissima, tieniti questa semplice regola: siamo umani. i paesi non contano un cazzo.



Questo è un film: solo un film. Eppure ci dice cose che accadono ogni giorno, parla delle distanze, della cecità della legge, del piccolo cittadino che si reputa nel giusto se denuncia un suo simile. Ci parla di uomini che scappano, fuggono, soffrono e muoiono. Per vivere meglio , perché si illudono che l'occidente sia un posto migliore.Lo stesso occidente che li bombarda e li spinge a scappare. Ci parla di un uomo che fa la scelta giusta e di come nella democrazia liberal-capitalista, le scelte libere si pagano sempre. Ah, come siamo bravi a vender la favola della libertà di pensiero, parola, espressione. Favolette per coglioni. E infatti tutti a dire: figo qui. Posso dire quello che voglio. E non conti nulla, ma è un dettaglio.

Welcome è cinema fondamentale e necessario. Non potete né dovete perderlo. Ci sono super eroi che vengono da lontano, e i cattivi così idioti che solo un comic movie...Forse è vero: viva i super eroi.

venerdì 8 aprile 2016

VELOCE COME IL VENTO di MATTEO ROVERE

Come si intitolava quel film di 007 degli anni 80? Mai dire mai?Sì, giusto proprio quello! Ecco, sarebbe un motto, una legge che dovrei tener in considerazione. Perchè, faccio un esempio, io non amo affatto i film sui motori. Quelle pellicole dedicate a gare automobilistiche e menate simili. Non guido, non mi intendo di macchine, non me ne frega proprio niente. Mi rendo conto di perdere anche dei bellissimi film, ma velocità e motori è materia che mai mi ha destato interesse, un po' come i film dedicati ai super eroi. Così, per curiosità, ieri con mia moglie sono andato a veder questa pellicola italiana: Veloce come il vento.
Opera davvero molto interessante.








Matteo Rovere  è un giovane regista e produttore italiano. Come produttore si è occupato della pellicola, considerata da molti "cult", "Smetto quando voglio",  ha diretto altre pellicole in cui l'adolescenza difficile e il rapporto con adulti, vuoi un professore o un fratellastro, sono al centro dei drammi.  Dovrò recuperarli, perché questa sua pellicola mi ha entusiasmato assai.
Non tanto, ripeto, per le corse -anche se le scene di gara son ben girate ed avvincenti- quanto per il dramma, l'analisi dei rapporti fra una ragazzina e il suo fratellino alle prese con un fratello maggiore mai visto per dieci anni che si ripresenta per il funerale del padre.  Fratello con problemi di droga,  un irresponsabile, a tratti assai sgradevole. Costui, però, un tempo era un asso del volante, e saranno proprio le gare, la macchina, a riaprire una possibile nuova via. Forse.


Quello che ho amato è proprio la descrizione dei personaggi. Non sono mai stereotipati, o meglio c'è un uso di certi stereotipi che non teme il melodramma, perché a mio avviso per me questo è il film,  di mostrare, ma sempre salvandosi un attimo prima del ridicolo. Ci sono delle persone: i fratelli Di Martino. Loris, personaggio memorabile in bilico tra il lasciarsi andare, vivere da tossico reietto, contro tutto e tutti e la sua voglia di riscatto di far vedere a tutti che non è finito, non è un pirla. Incapace di gestirsi, ma che a modo suo ama profondamente la sorella, il fratello e la sua donna "Annarella", tossica come lui. Il film vola alto quando ci presenta e segue questi personaggi. Tra chi non riesce a liberarsi dalle catene della sua tossica schiavitù e chi disperatamente oscilla tra inferno e riscatto. Molta attenzione viene anche data al rapporto tra fratelli, orfani, alle prese con la conoscenza di un nuovo fratello, che con l'inganno per sistemarsi in casa diventa loro tutore, in quanto la ragazza è minorenne. Lei è una brava pilota, cerca di vincere il campionato perché dovesse perderlo, la casa dove vive con il fratellino finirà nelle mani di un ricco e cinico uomo di affari non sempre chiari. Che poi è anche il loro sponsor!
Nella difficoltà di stare insieme, odiandosi, scontrandosi, cercheranno di conoscersi e amarsi. Loris, un tossico a cui uno sano di mente non affiderebbe nemmeno il cane, mostra a modo suo un attaccamento per i ragazzi, cade moltissime volte, sbaglia quasi sempre, fa cose imperdonabili, non è un personaggio simpatico, anche se fa molte battute ed ha un atteggiamento emiliano che suscita una minima simpatia, ma non è sicuramente descritto come un personaggio positivo.
Ora,  Stefano Accorsi sta antipatico a molti. Forse non a torto, ma qui offre una buonissima interpretazione. Fa vivere il personaggio sullo schermo, segui Loris e non Accorsi. Capite cosa intendo?
Certo vi sono forzature e alcune debolezze, ma è un possente melodramma per cui certe scelte e certe cadute son dovute alla storia, al genere, e al come si raccontano, ma sono cose piccole e minime.
Si respira passione, sofferenza, riscatto e gioia, perché i personaggi sono davvero ben scritti e non puoi far a meno di amarli e tifare per loro. Lo fai nella bellissima scena del bagno tra Loris e Annarella, quando vedi come le persone saranno anche devastate da droghe e vite orribili, ma l'amore e la disperazione per la paura di perder una persona che ami è la stessa di chi si ritiene normale. Ti affezioni a  Giulia, brava e in parte Matilda De Angelis, credo al suo debutto, ma una presenza sicuramente forte , la sua Giulia è determinata,ma anche fragile come una ragazzina. Deve crescer in fretta per proteggere il fratellino, ma è ancora piccola ed ha bisogno di esser rassicurata. infine il piccolo Nico, testimone silente e malinconico della morte del padre, dell'arrivo del fratello e della sua donna, bambino che si chiude in sé stesso, ma che conoscerà la gioia di sorridere grazie a Loris.

Il film si ispira, romanzando parecchio, alla vita vera di Carlo Capone, un validissimo pilota che per problemi con la sua scuderia e nonostante prestigiose vittorie, è stato emarginato e allontanato dal giro delle gare. Guai con la droga, pesanti drammi famigliari, quanto pare oggi vive in una struttura per persone con problemi psichiatrici. Una storia che ignoravo e ho conosciuto grazie al film, peccato che nella vita  vera non si possano, sempre, sistemare le cose.

domenica 3 aprile 2016

FUOCOAMMARE di GIANFRANCO ROSI


In fin dei conti, a parte le distanze geografiche, cosa divide gli esseri umani? Non abbiamo tutti qualcuno (un amico, una famiglia, un cane) a cui siamo affezionati tantissimo? Non piangiamo per dolore e non ci trema il sangue nelle vene per amore? Oltre le religioni, le lingue, i regimi politici? Non siamo questo? Penso di sì. Io mi sono innamorato e arrabbiato, come si innamora un uomo nigeriano o una donna siriana. Per cui le fredde ragioni politiche a un certo momento lasciano il passo a un semplice fatto di umanità: in questo mondo siamo tutti legati. Dal fatto di essere vivi, di essere umani.
 Su questo preuspposto Gianfranco Rosi,  il regista del film avrebbe potuto girare un film- verità utile e didascalico, educativo.Perché il popolo occidentale, addormentato e anestetizzato verso il mondo "altro e oltre" per riscoprirlo solo per i suoi elementi più nocivi,  ha bisogno di educarsi all'apertura e amore verso il "diverso" che tanto diverso in fondo non è. Avrebbe potuto far incontrare al giovane Samuele, un ragazzino arabo o africano, costruire un rapporto di amicizia. Non avrebbe assolutamente sbagliato, intendiamoci, ma il cinema non lo decide lo spettatore o le nostre aspettative. Il cinema, certo meraviglioso cinema, lo decide il suo autore.

Così mi piace pensare a questa pellicola come a un'opera geometrica, di linee parallele, di storie che seppure hanno un luogo in comune non si incontrano mai. Due film, due esperienze, due mondi.  Davvero la vita degli altri ci tocca in automatico? Davvero sappiamo dell'esistenza e tocchiamo con mano le esperienze altrui? Cosa ci divide? Ci tiene lontano?.
Eppure nel paese si vive di fatica, si vive di mare. Vedi che è proprio l'acqua, il mare "che fa bestemmiare", come cantava Pierangelo Bertoli, l'elemento in comune. Mare che devasta vite colpite da guerre, miserie, scontri espansionistici imperialisti o di bande di criminali che si nascondono dietro la religione. Che raccontano di viaggi nel deserto, di prigionia in Libia, quella che è stata liberata dal "feroce dittatore" per esser devastata da bande di fanatici e assassini, vittime dell'incapacità occidentale. delle sue guerre democratiche, bombe civili, rivoluzioni colorate . Uomini e donne, che non hanno altro che la loro vita da difendere.
Il film ci mostra codeste vite: sono uomini che non riescono a stare in piedi, sono donne che piangono, sono uomini radunati in gruppo che in un canto collettivo sfogano la paura e la rabbia di esser vivi.  Le immagini sono lì. Nude e crude. Nessun primo piano è sciupato. Perché il cinema è rappresentazione del reale, ogni storia e di qualsiasi genere, dal momento che la riprendo, è vera/verosimile. Figurati il documentario.
Ogni uomo è cinema. Ogni storia è letteratura, ogni parola musica. L'ESSERE UMANO è opera d'arte. Lo si rammenti fino alla morte eh!

E poi esiste il mare come fonte di lavoro, di mesi in mezzo al mare, sottocoperta, come ci stanno gli altri, per soldi, per campare. Un mare venerato perché fonte di sostegno economico, ma anche detestato perché ti lega totalmente ad esso.
Questo forse il punto in comune, che ci spiazza e unisce le storie, oppure è l'illusione del cinema e della nostra comprensione ed è vera la teoria delle linee parallele.

La vita semplice del giovanissimo Samuele, i suoi giochi così antichi, fuori dal mondo tecnologico che conoscono benissimo bimbi anche più piccoli di lui, una certa chiusura e incapacità intellettuale che rende puri o quanto meno simpatici al pubblico borghese che tanto ama i piccoli e buoni selvaggi,ma Rosi rende un piccolo miracolo anche la vita di questo ragazzino e dei suoi parenti, Ci fa sentire l'essenza del vivere di immigrati, pescatori, abitanti dell'isola.
Ed è cinema: grande, possente, travolgente cinema. Riconosciuto all'estero, non dai soliti pirla di casa nostra, ma voglio bene anche a loro eh!
Film fondamentale, importante, necessario.