venerdì 8 aprile 2016

VELOCE COME IL VENTO di MATTEO ROVERE

Come si intitolava quel film di 007 degli anni 80? Mai dire mai?Sì, giusto proprio quello! Ecco, sarebbe un motto, una legge che dovrei tener in considerazione. Perchè, faccio un esempio, io non amo affatto i film sui motori. Quelle pellicole dedicate a gare automobilistiche e menate simili. Non guido, non mi intendo di macchine, non me ne frega proprio niente. Mi rendo conto di perdere anche dei bellissimi film, ma velocità e motori è materia che mai mi ha destato interesse, un po' come i film dedicati ai super eroi. Così, per curiosità, ieri con mia moglie sono andato a veder questa pellicola italiana: Veloce come il vento.
Opera davvero molto interessante.








Matteo Rovere  è un giovane regista e produttore italiano. Come produttore si è occupato della pellicola, considerata da molti "cult", "Smetto quando voglio",  ha diretto altre pellicole in cui l'adolescenza difficile e il rapporto con adulti, vuoi un professore o un fratellastro, sono al centro dei drammi.  Dovrò recuperarli, perché questa sua pellicola mi ha entusiasmato assai.
Non tanto, ripeto, per le corse -anche se le scene di gara son ben girate ed avvincenti- quanto per il dramma, l'analisi dei rapporti fra una ragazzina e il suo fratellino alle prese con un fratello maggiore mai visto per dieci anni che si ripresenta per il funerale del padre.  Fratello con problemi di droga,  un irresponsabile, a tratti assai sgradevole. Costui, però, un tempo era un asso del volante, e saranno proprio le gare, la macchina, a riaprire una possibile nuova via. Forse.


Quello che ho amato è proprio la descrizione dei personaggi. Non sono mai stereotipati, o meglio c'è un uso di certi stereotipi che non teme il melodramma, perché a mio avviso per me questo è il film,  di mostrare, ma sempre salvandosi un attimo prima del ridicolo. Ci sono delle persone: i fratelli Di Martino. Loris, personaggio memorabile in bilico tra il lasciarsi andare, vivere da tossico reietto, contro tutto e tutti e la sua voglia di riscatto di far vedere a tutti che non è finito, non è un pirla. Incapace di gestirsi, ma che a modo suo ama profondamente la sorella, il fratello e la sua donna "Annarella", tossica come lui. Il film vola alto quando ci presenta e segue questi personaggi. Tra chi non riesce a liberarsi dalle catene della sua tossica schiavitù e chi disperatamente oscilla tra inferno e riscatto. Molta attenzione viene anche data al rapporto tra fratelli, orfani, alle prese con la conoscenza di un nuovo fratello, che con l'inganno per sistemarsi in casa diventa loro tutore, in quanto la ragazza è minorenne. Lei è una brava pilota, cerca di vincere il campionato perché dovesse perderlo, la casa dove vive con il fratellino finirà nelle mani di un ricco e cinico uomo di affari non sempre chiari. Che poi è anche il loro sponsor!
Nella difficoltà di stare insieme, odiandosi, scontrandosi, cercheranno di conoscersi e amarsi. Loris, un tossico a cui uno sano di mente non affiderebbe nemmeno il cane, mostra a modo suo un attaccamento per i ragazzi, cade moltissime volte, sbaglia quasi sempre, fa cose imperdonabili, non è un personaggio simpatico, anche se fa molte battute ed ha un atteggiamento emiliano che suscita una minima simpatia, ma non è sicuramente descritto come un personaggio positivo.
Ora,  Stefano Accorsi sta antipatico a molti. Forse non a torto, ma qui offre una buonissima interpretazione. Fa vivere il personaggio sullo schermo, segui Loris e non Accorsi. Capite cosa intendo?
Certo vi sono forzature e alcune debolezze, ma è un possente melodramma per cui certe scelte e certe cadute son dovute alla storia, al genere, e al come si raccontano, ma sono cose piccole e minime.
Si respira passione, sofferenza, riscatto e gioia, perché i personaggi sono davvero ben scritti e non puoi far a meno di amarli e tifare per loro. Lo fai nella bellissima scena del bagno tra Loris e Annarella, quando vedi come le persone saranno anche devastate da droghe e vite orribili, ma l'amore e la disperazione per la paura di perder una persona che ami è la stessa di chi si ritiene normale. Ti affezioni a  Giulia, brava e in parte Matilda De Angelis, credo al suo debutto, ma una presenza sicuramente forte , la sua Giulia è determinata,ma anche fragile come una ragazzina. Deve crescer in fretta per proteggere il fratellino, ma è ancora piccola ed ha bisogno di esser rassicurata. infine il piccolo Nico, testimone silente e malinconico della morte del padre, dell'arrivo del fratello e della sua donna, bambino che si chiude in sé stesso, ma che conoscerà la gioia di sorridere grazie a Loris.

Il film si ispira, romanzando parecchio, alla vita vera di Carlo Capone, un validissimo pilota che per problemi con la sua scuderia e nonostante prestigiose vittorie, è stato emarginato e allontanato dal giro delle gare. Guai con la droga, pesanti drammi famigliari, quanto pare oggi vive in una struttura per persone con problemi psichiatrici. Una storia che ignoravo e ho conosciuto grazie al film, peccato che nella vita  vera non si possano, sempre, sistemare le cose.

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