giovedì 6 luglio 2017

CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross

A volte capita, nella vita di uno spettatore indisciplinato, che si rimanga scossi, folgorati, emozionati, da una scena o una sequenza.  Il monologo "Io devo difendermi" in Bianca, o " la vera libertà sta nell'essere in due" della Messa è finita, ad esempio, o la scena della festa in Luarence Anyways, o il rotolare e fermarsi immobile, seduto su una assolata highway americana in Electra Glide. Per non parlare della rabbia di Didier durante il concerto in Alabama Monroe.
Ecco la stessa cosa mi è capitata vedendo questo bellissimo film, il quale come molti bellissimi film se ne sbatte di raccontare cose nuove, di essere alternativo, o particolare. Si parla di famiglia, relazioni umane, scontri tra possibili stili di vita.
La storia, infatti, è quella di una famiglia cresciuta nelle foreste, lontana da ogni forma di contatto colla società capitalista e dei consumi, come per dimostrare che noi nella sostanza siamo ancora quei primitivi cacciatori, più vicini alle bestie e alla natura contaminata, che la giungla di teste di cazzo imprenditori per caso e lobotomizzati da oggetti costosi, fast food, influencer che sono l'influenza pestifera per ogni mente sana.
Il problema si pone quando arriva la notizia della morte, per suicidio, della madre. Costei da mesi era lontana dalla famiglia, ricoverata in un ospedale, sicché si decide di partire per assistere al funerale che si terrà nello stato e nella città dei nonni materni (si ho scordato dove codesta storia è ambientata, non è colpa mia se l'America è tutta campi, campi, città anonime, campi, campi, città anonime: per caso New York).
Questo viaggio scatena scontri con i parenti che non hanno mai compreso e apprezzato le scelte radicali, estreme, di isolamento, della famiglia, e porterà alla luce anche divergenze interne. 
La bravura del regista e sceneggiatore sta proprio nel saper gestire bene i conflitti esterni/interni della/nella famiglia. Per cui denuncia quella cosa orribile che capita a molti di noi: nemmeno siamo padroni di decidere della nostra morte
Il funerale per me è la parte più importante e fondamentale della nostra esistenza. L'addio al mondo, ai nostri cari, e dovrebbe essere una specie di riassunto di quello che per noi è stata la nostra vita. Non succede quasi mai così, perché genitori, fratelli e insomma gli sconosciuti che di tanto in tanto vediamo intorno a noi, decidono come dobbiamo andarcene
Improvvisamente tutti vorremmo esser portati in chiesa, o sepolti nel paese d'origine. Ci tengo a precisare che io non ci tengo affatto a esser sepolto in Brianza, e che non chiedo tanto il prete e la chiesa, ma parole affettuose, aneddoti divertenti, tante cazzate in allegria e musica: Rosso Colore di Bertoli, per il mio credo politico, ad esempio e Vorrei di Guccini per mia moglie. Tutto qui.
Insomma, il suocero decide che la figlia debba esser sepolta da brava cattolica, cosa che non è mai stata. 
Tutta questa parte finale serve per mostrare lo spirito repressivo non tanto dello stato, ma della classe borghese dominante. Loro hanno studiato per fare tanti soldi, loro lavorano tantissimo per fare tantissimi soldi, loro hanno case che costano tantissimi soldi. E basta. Non un piccolo brivido nel cuore quando qualcuno pensa a costoro, o un sorriso anche in mezzo alle avversità perché loro hanno lasciato qualcosa nella vita degli altri.
In fin dei conti è quello che capita in questi anni, dove colla scusa del grillismo si vuol impedire alle persone delle classi meno abbienti di partecipare alle decisioni politiche. Per carità, sarebbe anche comprensibile per certi versi, solo non rompete i coglioni colla mancanza di libertà individuali e di espressione subite da popoli di paesi lontani. Ipocriti, anzi: liberali del cazzo! 
Ross però non nasconde nemmeno un certo fondamentalismo, fanatismo, da parte di questa famiglia sovversiva e ribelle. Prima di tutto: nascondersi in mezzo alle foreste, non aver nessun contatto col mondo è sbagliatissimo. Vuol dire cercare un Avventino personale, e visto come è finito quello - l'avvento del fascismo senza nessun ostacolo in parlamento, a parte i comunisti per un certo periodo- non è mai una bella scelta perché non si contrasta nessun potere cattivo, anzi si decide la fuga, si decide di non combattere.
Come non si tiene conto anche delle opportunità che offre il mondo, di quanto sia contraddittorio, folle, e meraviglioso, seppure oscuro e brutale.
Tutto questo rende il film decisamente piacevole, ma poi alla fine arriva la scena che mi ha conquistato, commosso, emozionato
Questa
C'è nella voce che si rompe, nella espressione di gioia autentica, placida, risolta, tutto l'affetto, il bene, i ricordi meravigliosi, le piccole cose quotidiane, c'è La Vita stessa. C'è un nucleo famigliare che affronta il lutto e lo supera, non dimenticando con sforzo , ma in modo naturale, perché la vita ci viene data e poi tolta, ma la persona che abbiamo amato, se l'amore è davvero amore, vive nei nostri  pensieri e gesti. Sempre.
Ecco, questo è il modo che mi piacerebbe lasciare la terra. Non cremato e gettato dove vedrete, - SI SPOILER, OK? Non è un fottuto giallo, non vi rivelo niente di cosi forte da cambiare il senso della pellicola- ma colla gioia della musica, della musica che mi piaceva da vivo e piaceva a mia moglie. Non in nome di Dio né come se fossi una pratica statale da archiviare, ma con amore, gioia, allegria.
Peraltro questo pre finale meraviglioso  e indimenticabile, rende giustizia alla musica rock degli anni 80. Ritenuta orribile, che dopo sarebbero arrivati i depressi a salvarci eh, in realtà erano canzoni meravigliose, splendide, basta sentirla e risentirla in questo video.
Che dire? Ben Cash, un bravissimo Vigo Mortensen, vi saluterebbe così: "Potere al popolo!"
Un bellissimo commiato, visto questi tempi di classismo borghese.

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