sabato 6 settembre 2014

LA MORTE CORRE INCONTRO A JESSICA di JOHN D. HANCOCK

Un piccolo classico del genere horror, forse non molto conosciuto dalle nuove generazioni di appassionati del genere cresciuti tra Saw , Hostel e i vari remake , talora ridicoli, dei classici. Per fortuna questa pellicola non è stata rifatta ,sicché ci rifacciamo occhi e cuori cinefili con quello che potremmo definire il bel cinema di una volta.
Io odio la nostalgia,quindi mi si perdoni la frase sopra,ma è vero che il cinema horror anni 70 per me aveva un qualcosa  sia a livello tecnico che di scrittura, che me lo fa amare in modo particolare rispetto ad altri periodi di pari o superiore fortuna per il genere.



John D Hancock è un valido regista che in realtà non ha girato molto durante la sua carriera,ma nella nostra memoria di spettatori indisciplinati è presente per due opere: 1) Batte il tamburo lentamente, con un giovane De Niro storia di sport e amicizia con tanto di malattia terminale a minare la fortuna e vita dei due amici. Pellicola in tono minore, poco retorica,melodramma gelido,ma caldo per chi sa leggere tra le righe , 2 ) questa pellicola.

Cosa narra Let's scare to death Jessica? Di una donna, ( la Jessica del titolo), la quale è uscita da poco da una clinica per malattie mentali.  Insieme al marito e a un amico  va a vivere in uno sperduto villaggio del New England. La quiete e la pace di quei posti lontani dal caos di una grande città come New York sono dei toccasana per una donna con i suoi problemi. Bella idea del cazzo,ragazzi!




Nella casa trovano una ragazza, Emily, che sostiene di aver occupato quella vecchia magione poiché era abbandonata. Dopo un'iniziale screzio tra la ragazza e il terzetto viene a instaurarsi un rapporto di convivenza e simpatia.
In fin dei conti siamo negli anni 70, in america, dove c'è ancora forte una certa culture hippy, di comuni e rapporti aperti. Essendo stalinista non penso sia il caso vi debba dire cosa pensi in riguardo?
Le cose per un po' funzionano,anche se Jessica ha strane visione e sente la voce di una giovane donna che la chiama.  Però par che vi siano delle possibilità per una vita normale.
 Non sarà così.



Il film contamina alcuni archetipi del genere horror, come il villaggio popolato da anziani poco cortesi e con un'oscura e demoniaca identità, la vecchia casa con la sua obbligatoria maledizione, la vampira-strega seducente, e li sfrutta assai bene. L'ultima parte mette davvero i brividi. Senza effetti gore, senza esagerazioni di sorta,ma grazie a un utilizzo davvero disturbante del sonoro e della colonna sonora,e alcuni grandangoli o inquadrature. Basti pensare all'assalto della vampira e dei vecchi alla povera Jessica sdraiata sul letto.
Nondimeno non ci troviamo di fronte a un buon film horror che mette in fila uno dietro l'altro tutti gli stereotipi del genere. O almeno non solo.
Perché lo sguardo di John Hancock , quello che usa per farci entrare nel suo film, è quello soggettivo di Jessica, ( sorta di personaggio-macchina da presa che riprende e trasmette al pubblico la " sua" storia, non la storia oggettiva e distaccata), e sopratutto di farci sentire i suoi pensieri. Così ci ritroviamo dentro la sua testa , precipitiamo con lei nell'orrore e nella follia.
Ti trovi a pensare se fosse la realtà quella rappresentata sullo schermo, o potrebbero essere le malattie di una donna che peraltro si trova a dover competere con un'altra ragazza decisamente socievole.
Il film fa paura per questo, per quel senso forte,sottile,penetrante di disturbo. Piano piano si insinua nella nostra pelle e ci fa rabbrividire.




E' la storia di una solitudine tutta femminile, della fragilità di una donna che non è per nulla compresa dal marito,chiusa in una sorta di isolamento forse in reazione a una vita che non riesce a sostenere. Non c'è in sostanza un rapporto sentimentale solido tra i due, tanto che paiono due amici più che altro. Jessica è sempre sola,anche se gli altri le rivolgono la parola.Ed è il problema che vivono molte persone, molte donne colpite da depressione. L'incomunicabilità con il coniuge, l'isolamento soffocante in un posto che sentono straniero e poco accogliente,in fin dei conti Jessica potrebbe anche esser questo tipo di film.
Pellicola sotto il segno della morte, ( i tre arrivano in paese guidando un carro funebre e si fermano subito in un cimitero),della solitudine che conduce alla follia, è un film imperdibile per il suo modo cosi sottile di creare atmosfere disturbanti e inquietanti e per la straordinaria interpretazione di Zohra Lampert , che dona alla sua Jessica uno spessore e una "verità" totale. Non stai vedendo una pellicola con protagonista una matta , fatta in modo gigionesco da un'attrice che si sente tanto brava,ma stai vedendo una donna. Una donna reale in grosse difficoltà. E questo è merito della sceneggiatura ,della regia e della bravissima Zohra.

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