martedì 24 febbraio 2015

PIETA' PER I GIUSTI di WILLIAM WYLER

Per quanto mi riguarda amo quel cinema che sfrutta gli ambienti chiusi, ( una casa, un commissariato, un bar, un cinema o teatro), per il semplice fatto che in cotal guisa si possa sfruttare al massimo gli scontri/incontri tra personaggi.
La riconoscibilità di luoghi reali e che si trovano anche nelle nostre città, fa in modo che i personaggi siano facilmente riscontrabili anche nel nostro vissuto. Si crea empatia tra loro e noi, non sono selvaggi cowboys  o esploratori folli,ma uomini comuni in situazioni drammatiche, spesso, ad alto tasso di credibilità e realtà, seppure , ovviamente, filtrati dal cinema e dalle sue regole.

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Hollywood è sempre stata più progressista e portata a procedere,ad adattarsi ai tempi ,rispetto a certi suoi cantori, vittime di un nostalgismo immobilista,tanto da mettere in scena anche la sua morte, se questo dovesse servire a riportarla in vita.
Preso atto di questo , è obbligatorio per tutti i cinefili ,ed aspiranti tali, riscoprire certi film fatti da firme prestigiose della hollywood classica,quando i tempi permettevano a loro di girare film meno "impostati" o di mero "intrattenimento"
Ecco , quindi, una pellicola come "Dectetive Story", da noi uscita con il titolo : Pietà per i giusti. Che a un attento esame , e dopo la visione, debbo dire ha un suo fascino ambiguo.
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In un commissariato di polizia, a New York, nell'arco di una giornata si sviluppa il dramma di un uomo, uno sbirro, ossessionato dalla giustizia,dalla lotta al male. Uomo inflessibile, di altissima coscienza immacolata, vittima di una folle idea di guerra alle brutture del mondo .  Intorno si muovono i colleghi, più umani, gente che vede ogni giorno uomini e donne travolte dalle loro scelte sbagliate e in un certo senso provano pietà e compassione per essi, non il nostro protagonista che si muove e si crede un cavaliere senza macchia e paura , paladino dei cittadini onesti, giustiziere , legge e sentenza.

Il caso che sta seguendo è quello di un medico abortista , colpevole di diverse operazione finite malissimo. Persona abietta e squallida, che in un certo senso ricatta l'onesto e retto poliziotto. D'altronde la purezza e l'innocenza assoluta non esistono e anche nel passato del tutore della legge esiste qualche ombra.

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Il film usa la figura stereotipata dello sbirro poco ortodosso, alla callaghan, che tanto piace al pubblico e ai giustizialisti da tastiera, per affrontare temi profondi come la compassione umana, la capacità di saper veder sempre la persona prima che il criminale, valutare gli errori che ognuno di noi è portato a fare, il perdono, tanto che il vero sconfitto del film non sono tanto i criminali,quanto il poliziotto interpretato benissimo da Kirk Douglas .
Interessante assai il suo evolversi da eroe hollywoodiano e da film di genere, in maschera tragica di uomo debole che si nasconde dietro lo scudo dei saldi principi morali.
Perché questa è l'opera in questione: una tragedia.
Film da recuperare per i temi che tratta, per le riflessioni che ci porta a sostenere ed affrontare. Nessun uomo è senza macchia e nessun uomo è il crimine che compie, o meglio quasi nessuno, ricercare anche in un commissariato e anche tra la feccia, i ladri, i criminali, quel briciolo di umanità , è un discorso assai alto e nobile, anche troppo per me,ma degno di nota e apprezzamento.


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