lunedì 23 marzo 2015

GLI OCCHI DELLA NOTTE di TERENCE YOUNG

Uno dei crimini peggiori contro la media intelligenza umana è quello di far passare il cinema di genere come un luogo donde si improvvisa, si fa tanto con due lire, si mette in campo un patriottismo ancora più ingiustificato rispetto a quello per la nazionale o per i marò,  senza dimenticare le foibe eh !
Quindi tutto quel festival di stupidaggini assortite tra snob e populismo, mix davvero micidiale. Invece un film di genere necessita di buona e solida storia, personaggi credibili, regia di altissima professionalità e ingegno. La differenza balza agli occhi quando ti ritrovi a veder un film americano o inglese, per non parlare di quelli coreani, dove ogni cosa è al posto giusto, con piccoli messaggi o personaggi che usano lo stereotipo non come rappresentazione di una manifesta incapacità in fase di scrittura, ma come elemento di universalità, di immedesimazione, di riflessione sugli archetipi. E i vari modi di rappresentare la stessa figura in angolazioni diverse.

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Ecco tutto il discorso precedente si palesa in questo ottimo classico del cinema thriller. In fin dei conti la trama è ridotta all'osso: una bambola piena di cocaina che finisce nella mani sbagliate, un terzetto di criminali che la rivuole, una donna in pericolo. Una donna cieca.
Potrebbe uscirne un film assai brutto. Magari qualcuno potrebbe metter in scena dei personaggi occupati a dire e fare cose fichissime, pieno di assurdi dialoghi post citazionisti, mettere in scena la paura e la violenza in modo grottesco e penalizzante. Altri si concentrerebbero solo sul montaggio, l'uso della mdp in un singolo ambiente, insomma è la classica storia universale dove ognuno potrebbe fare quel cazzo che gli pare.
E saremmo sempre ad un passo dal disastro.

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Cosa che per fortuna non avviene in codesta pregevole pellicola. Non manca affatto la tensione,è pressoché perfetta sotto il punto di vista tecnico, ma non sbaglia nemmeno nella rappresentazione dei personaggi. I tre banditi sono tre persone ben distinte che usano metodi diversi. Tanto che alla fine uno dei tre decide quasi di lasciar stare quella caccia alla bambola, come se avesse realizzato di star dalla parte sbagliata e quindi la riscoperta della pietà per la donna e per sé stesso. Un minuto dura, anche meno, ma a mio avviso c'è.
Questo ti riesce benissimo perché hai una buona storia, un regista che filma e segue con attenzione la materia che ha disposizione, i bellissimi tempi pre -tarantinismo, e sopratutto: degli ottimi attori.

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Audrey Hepburn non mette in scena la classica donna-guerriera che a metà film scopre di esser Rambo e ci dà che ci dà che ci dà. Reagisce per sopravvivere,ma ha paura per tutto lo svolgimento dell'opera. Tenta di reagire al suo handicapp,ma ne subisce anche i limiti.  Ti affezioni e tifi per lei perché potrebbe essere una tua amica, una persona che conosci nella vita reale. Interpretazione superba, da grande attrice quale era Audrey. I cattivi stessi non sono dei super mostri, ma non è proprio così e poi vedremo perché, almeno i due sbirri corrotti. Sopratutto il personaggio di Richard Crenna che a me garba assai. Non puoi giustificarlo perché è un criminale, ma ha momenti improvvisi e veloci di umanità. Si gioca sul e con lo stereotipo.


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E poi c'è lui: Colui Che Cammina Dietro I Filari. L'Uomo di Mezzanotte, la Creatura sotto il letto. A me Alan Arkin in questo film spaventa e tantissimo. Non urla, non delira, non rompe il cazzo con assurdi monologhi, oggi verrebbe messo in scena così, ma è il ritratto del male puro. Non sappiamo nulla di lui, è uno che sa mascherarsi bene, e non concede spazio alla pietà. Una perfetta macchina di caccia e con un forte gusto nell'uccidere le persone.
Dal momento che escono in scena i suoi due complici, il film diventa terrore puro. Reso ancora più inquietante dal buio totale di certe sequenze. Come rimanere bloccati con il diavolo, nelle tenebre. Posso dire che questo personaggio è quello che più mi cattura all'interno di codesta pellicola? Ha la forza magnetica e assoluta del male, è terrore e attrazione pura quella che si prova a vederlo durante il suo "lavoro".
Alan Arkin è a dir poco bravissimo, memorabile, leggendario, nel metter in scena il suo diabolico personaggio.

Film inquietante, claustrofobico, tesissimo, è come dovrebbero essere sempre i film di genere.

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