lunedì 15 gennaio 2018

ACROSS THE RIVER- OLTRE IL GUADO di LORENZO BIANCHINI

Eh, già! Nel post precedente ho scritto in chiari lettere che voglio passare un 2018, cinematograficamente parlando, leggero. Infatti, cominciamo l'anno nuovo scrivendo una riflessione su un horror! Peraltro non uno di quelli che non spaventano nemmeno un bimbo. Ma una pellicola di quelle inquietanti, da vedere in pieno giorno, possibilmente : 1) non in una casa isolata, 2) non nei pressi di un bosco, 3) lontani dal Friuli Venezia Giulia.


Oltre il guado, è il quinto lungometraggio di un regista che ama profondamente il cinema di genere e lo ripropone ambientandolo spesso nella sua terra: Il Friuli Venezia Giulia. Terra che non fa solo da semplice ambiente da utilizzare per comodità o necessità, visto che i suoi film sono spesso indipendenti o sostenuti da piccoli interventi finanziari, ma è la vera e propria protagonista delle pellicole. Sopratutto attraverso il linguaggio dialettale.
Grazie all'utilizzo del dialetto, le sue pellicole hanno avuto un buon riscontro nelle lande friulane. Va sottolineato quanto il suo lavoro sia anche apprezzato nei maggiori festival di cinema di genere e tra gli appassionati di horror.
Non potrebbe essere altrimenti, visto l'alta qualità di un film come  Across the river.
Un horror puro, potremmo denominarlo così,  con una storia lineare e "semplice", però mai scontata o banale. Sopratutto uno dei pochissimi film che riesce a filmare e far provare, la paura al pubblico. Perché la protagonista è proprio lei: Mrs Fear.
Non è facile spaventare filmando degli alberi o una goccia d'acqua che cade dentro un bicchiere.  Eppure in questo gioiello di film, succede. In fin dei conti una storia simile o la butti in caciara o cerchi di intrappolare gli spettatori in una sottilissima rete di rarefatte inquietudini, fino a un finale più forte. Il quale però non eccede in effetti gore e grossolani, palesa solo la fine raccapricciante che fanno le bestie e gli uomini che, per loro immensa sfortuna, attraversano il guado.
Ma di che parla, codesta pellicola? E' la storia di Marco Contrada, un ottimo Marco Marchese, un etologo che durante una giornata di studi, attraversa il guado e si trova imprigionato dalla piena del fiume. Trova rifugio in un paese abbandonato, dove vorrebbe continuare e concludere le sue ricerche. Il ritrovamento del cadavere di un cinghiale, fatto a pezzi con estrema violenza, gli fa credere che in giro vi sia una nuova specie di predatori. Alcuni strani avvenimenti, lo convinceranno che forse questi predatori non appartengono agli esseri viventi, piuttosto a qualcosa di assolutamente maligno ed affamato.
L'opera è la cronaca implacabile del manifestarsi del male. Delle affinità tra esso e le modalità di caccia dei predatori, che seguono anche per giorni, sfiancandola, la propria vittima.  L'ineluttabilità che colpisce i poveri mortali, quando entrano nel regno delle tenebre.  Gli uomini, in particolare quelli di scienza, si trovano spiazzati da fenomeni che non riescono a controllare. Piano piano Marco scompare. Lo studioso, uomo abituato a usare i mezzi tecnologici e la ragione, lascia spazio a una preda, confusa e a disagio. Il tutto è ancor più terrificante, in quanto pare che la sua fine sia scritta nel destino. Per cui risulta complesso trovare una via d'uscita.
Ottima anche l'idea della coppia di anziani sloveni, i quali conoscono benissimo la maledizione che colpisce quella zona, l'uomo avvisa anche i ricercatori su cosa potrebbero trovare in quella zona abbandonata. Tuttavia non possono agire sugli avvenimenti.
Il male è implacabile ed ineluttabile, come scritto poco prima, e non lascia vie d'uscita.
Bianchini, con pochi mezzi a disposizione, riesce a creare un perfetto incubo, impreziosito dall'uso del dialetto sloveno, parlato in quelle zone
Casomai doveste veder il film su netflix, cliccate su sottotitoli per non udenti. L'unico modo per capire cosa dicono l'uomo e la donna, testimoni - senza volerlo- della terribile sorte che tocca a  chi attraversa il guado.

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