Ho sempre pensato che il genere horror abbia una sua profondità e capacità di analizzare le dinamiche e contraddizioni nei rapporti/relazioni tra esseri umani. Narrare i cambiamenti della società e quindi delle famiglie.
Flanegan da sempre mette le relazioni famigliari al centro delle sue opere, uomini e donne che vivono un lutto potente e profondo, disfunzionali, eppure così umani e toccanti. Persone che vorrebbero vivere una vita tranquilla, normale, ma che per colpe loro o di altri, si trovano a combattere per la sopravvivenza.
Accadeva in " Absentia" o in "Somnia", era chiaro e limpido in "Hill House", questi temi tornano anche nella sua ultima opera per il cinema: Doctor Sleep.
Non deve esser stato facile prendersi la responsabilità di portare sullo schermo l'adattamento al romanzo di King, sequel della sua opera letteraria "Shining". Il problema non è tanto la storia scritta dal maestro del brivido americano, quanto confrontarsi con la sua leggendaria trasposizione cinematografica precedente, cioè "Shining" di Stanley Kubrick.
Non possiamo fingere che quando si parla dell'Overlook Hotel o di Jack Torrance, alla maggior parte delle persone venga in mente il film e non il romanzo. Sicché quando decidi di far un film tratto dal sequel del Shining kinghiano non puoi sottrarti da confrontarti con un film che fa parte della storia e leggenda del cinema.
Inoltre di questi tempi la figura dello spettatore (indisciplinato o meno) che da un film chiede di esser conquistato, emozionarsi, spaventarsi, divertirsi, è stata pressoché sostituita da una massa di rompicoglioni che pretendono ogni volta di dar lezioni di cinema, spesso sprezzanti e superficiali, a chi il cinema lo fa. Per cui penso che per il regista non debba esser stato facile confrontarsi con il problema della reazione dei fans.
Tutto questo potere dato a masse di nerds non giovanissimi, è sintomo di un mondo dove non si è più cittadini, per cui persone mature che si confrontano con la vita, ma clienti, quindi eterni bambini che fanno le bizze e vanno coccolati e presi in considerazione.
A dir il vero, non ho letto in giro castronerie contro il buon Flanegan, sono contento per la mancanza di polemiche sterili.
Il film narra le vicende di Danny Torrance, ormai cresciuto ma ancora tormentato dai fatti che l'hanno coinvolto da bambino. L'uomo è un alcolizzato che si trascina di bar in bar, di rissa in rissa, fino a quando giunge in un paese e fa conoscenza con Billy. Qui farà i primi passi per la riabilitazione, trovando un lavoro come inserviente in una casa di riposo per anziani.
Il libro punta molto su questo suo lavoro, perchè Danny userà i suoi poteri per condurre verso la morte dolcemente i pazienti. In queste pagine King crea dei momenti di tenerezza e commozione davvero efficaci. Flanegan li inserisce nel film ma la sua attenzione è rivolta ad altro. Non tanto al legame con la morte, quanto alla relazione con i vivi.
Il nostro protagonista infatti diventerà una figura di importanza fondamentale per una giovane ragazzina, Abra, la quale condivide con Danny gli stessi poteri. La ragazza trova in lui un padre, una guida, qualcuno che la possa aiutare. Sono una specie di famiglia, come in un certo senso lo sono i membri del Nodo, una banda di uomini e donne che si muovono di città in città per seviziare e uccidere le persone dotate del potere dello shining, al fine di guadagnare una sorta di eternità.
Costoro sono capitanati da Rose Cilindro, un personaggio di villain davvero indimenticabile e di grande carisma ottimamente interpretata da Rebecca Ferguson, a me questi del Nodo rammentano più i pionieri del selvaggio west che una comune hippy, ma il concetto di unione forte e solida tra di loro è messo in bella evidenza.
Il film parla di solitari sadici e feroci che per vivere devono ammazzare nei modi peggiori dei solitari e diversi dotati di poteri che potrebbero rovinar a loro la vita se comunicati agli altri.
Ecco, gli altri, cioè noi, manchiamo quasi del tutto nel film. Come se per le vittime del Nodo fosse impossibile richiedere l'aiuto a qualcuno che non sia identico ad essi.
Flanegan spinge anche molto sul tema vittima e carnefice. Di solito nei film horror il cattivo di turno lo è fino alla fine. Non che Rose Cilindro diventi buona, no. Ma prova cosa significa perdere persone a cui vuoi bene e a provare lei stessa dolore fisico, quando si scontrerà con Abra. I ruoli si scambiano, tornano come prima, in un continuo modificar i rapporti di forza.
Questo serve per far comprendere che i cattivi lo sono per necessità, trascinati da una leader carismatica, che forse non ha mai potuto aver altra scelta.
Ora immagino che dovremmo parlare anche della parte finale, quella in cui Flanegan fa i conti con l'opera di Kubrick.
Io credo che abbia fatto le scelte giuste, con un equilibrio tra omaggio rispettoso e idee nuove. Non voglio scrivere altro, così lo vedrete da voi al cinema, o potete leggerlo sulle tante recensioni che si sono occupate di questo bellissimo film.
Io ho amato moltissimo il libro di King e ho trovato meraviglioso questa opera che conferma la bravura di un ottimo autore popolare, cosa che è il nostro amatissimo Mike Flanegan.
Aggiungo due link, uno è la recensione del libro, che vi consiglio di leggere, e l'altra è un articolo sul cinema che ripensa la famiglia, dove ho citato l'opera di Flanegan .https://bookkakelibriinfaccia.blogspot.com/2014/02/dr-sleep-di-stephen-king.html
https://www.ilbecco.it/il-cinema-che-racconta-e-ripensa-la-famiglia/
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mercoledì 6 novembre 2019
Doctor Sleep di Mike Flanegan
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2 commenti:
Mi fa piacere che ti sia piaciuto e che anche tu apprezzi la parte emotiva del cinema di Flanagan, secondo me nome di punta nel cinema horror dei nostri giorni. Il tema della famiglia, sempre centrale in ogni sua opera, anche qui viene affrontato in maniera più che apprezzabile e, soprattutto, non si manca mai di rispetto nè a King nè a Kubrick, con l'Overlook ricreato in maniera pedissequa, cosa che mi ha emozionato e non poco (certo c'è del fan service e pure pesante, però è giustificato bene e quindi ben venga).
Il fan service è piagato alla poetica di Flanegan è va benissimo. Siamo di fronte a un lavoro di grande maturità e di conferma di un autore profondamente popolare, ben inserito nel genere, ma che ad esso impone una sua impronta.
Poi i finali di Smonia e Hill House se ci ripenso, mi commuovo ancora tantissimo.
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