mercoledì 2 ottobre 2013

FERRO 3 LA CASA VUOTA di KIM KI DUK

Il cinema , a volte, è mistero . Qualcosa di impalpabile, incomprensibile,aperto a tante strade e suggestive spiegazioni.
Ma c'è davvero il bisogno di spiegare? Dobbiamo per forza conoscere e sapere ? Non è bello abbandonarsi al non detto,all'incomprensibilità,al pensiero libero che si mette in moto per decifrare quello che sta vedendo?

Il cinema occidentale ti offre soluzioni. Anche sgradevoli,dolorose,inquietanti,ma te le offre. Sempre.
I l cinema orientale invece preferisce suggerire,porti davanti alle cose e tu cosa ci vedi? C'è un umanissimo e commovente distacco dalle cose e persone che non è mai cinismo o indifferenza
Prendete questa pellicola: cosa vediamo? Cosa succede? Chi sono i personaggi?

Un ragazzo entra nelle case che la gente lascia disabitata per un po', perchè in viaggio o altro. Ci vive compiendo gesti  quotidiani e aggiustando oggetti, lavando i pavimenti e gli indumenti. Un giorno , in una casa, si imbatte in una giovane sposa. Maltrattata dal volgarissimo e odioso marito, un borghese che vive nel lusso e nella difficoltà di saper gestire quella ricchezza, e la sottopone a una vita di vessazioni





Lei segue silenziosamente lui, fino a quando si vedono. Cosa nascerà tra loro? Cosa vuole il ragazzo?
Arriva il marito e scoppia la tragedia,ma il giovane intruso lo sistema colpendolo con le palline da golf.
I due fuggono insieme , vivendo nelle case vuote. Portando l'umanità del quotidiano,dei piccoli gesti,aggiustando oggetti rotti.
Il vuoto delle case puoi pensarlo come quello dei pensieri,della testa di una persona,che deve riempire il tutto con un po'di attenzione e affetto che non trova nella vita di coppia. Può essere una riflessione sociale sullo smarrimento umano nell'epoca degli oggetti e dell'arredamento, più umano degli umani in un certo senso.
Quindi come scrivevo sopra: è cinema che pone interrogativi e affascina per questo



Non è quel baraccone di Bollywood, questo è cinema coreano di grande intensità emotiva,seppure raggelata, senza scene madri, dove abbonda il silenzio e una certa mistica

Per una serie di eventi il ragazzo finisce in galera,viene picchiato da uno sbirro corrotto e fascista e dal marito della donna.
La parte in cella è piena di rimandi suggestivi a un certo spiritualismo di cui non ho capito un cazzo,ma va bene così! Bellissimo non capire, stupendo sentirsi ignoranti di fronte all'intelligenza e bellezza. Lo preferisco che sentirmi intelligente in compagnia dei Cuori Semplici.

Il cinema come scoperta quindi di un altro mondo e cultura, di cose lontane e preziose.




 Così si arriva al finale ,che fatto unico , non ho intenzione di rivelare. Come mai? Perchè intriso di poesia , di una bellezza e dolcezza sconfinate,di raggiungimento dell'armonia.

Posso solo dire che se finisse il mondo e dovessi salvare tre pellicole, FERRO 3 sarebbe una di quelle.


2 commenti:

CineFatti - Fran ha detto...

Giusto ieri guardando "Miracolo a Milano" mi stupivo di come un certo tipo di cinema (quello con la maiuscola, quello che invera la massima kinghiana de "la magia esiste") riesca sempre a far toccare l'impalpabile, a solleticare dentro con mani invisibili, dando il la e lasciando a te il compito di proseguire nella riflessione, nell'emozione, nel racconto così interiorizzato. Ferro 3, checché ne dicano gli ipercriticoni da strapazzo, che lo definiscono "il più occidentale" dei film di Kim Ki-Duk, è a mio avviso uno dei più lampanti esempi di questo caso. E fa bene all'anima, e a questo l'arte dovrebbe servire. E tu del resto l'hai detto, e bene! :)

babordo76 ha detto...

il cinefilo e lo spettatore indisciplinato deve aprirsi anche a cose che non comprende e conosce. Io sono strettamente legato a una visione di arte militante,ancorata nel sociale e nella militanza,ma quando scopri certe bellezze devi lasciarti trasportare da esse.
Ferr0 3 è un viaggio emozionante e struggente, pone domande e riflessioni,e questa è una cosa importante