domenica 3 novembre 2013

INCOMPRESO di LUIGI COMENCINI

Indelebile nella memoria dei quasi quarantenni e dei quarantenni d'italia il Pinocchio con Manfredi Gepetto. Una felicissima parantesi ,la meraviglia e lo stupore sano di fronte a una storia universale come quella del burattino di Collodi. Così da piccoli il nome di Luigi Comencini diventava famigliare,e come ai parenti che hanno il dono di saper raccontare storie magnifiche gli si voleve e si vuol bene anche oggi.
Non è per nulla scomparso dalla nostra memoria,anzi! Ci piace ogni tanto rivedere i suoi film , quelli che abbiamo amato di più.
Io sono sostanzialmente legatissimo a : Delitto D'amore, Tutti A Casa e questa pellicola: Incompreso.



Tratto dal celebre libro di Florence Montgomery, ( forse per questo la pellicola è ambientata a Firenze - florence in inglese-),  presentato a Cannes nel 1967. Un grande successo di critica e pubblico, mi piace pensare che sia stato anche l'ispiratore per quella manciata di trucidi melodrammi d'assalto,quelle rozze storie di lacrime e mestizia assoluta che sono i vari:" l'ultima neve di primavera", "il venditore di palloncini" e via così.
Chiaramente qui siamo su altri ed alti livelli. Perchè Incompreso- vita con il figlio è un vero e proprio trattato,saggio su come debbano essere usati i bambini sullo schermo. Cosa difficilissima perchè l'effetto bamboleggiante, stucchevole,svenevole, è dietro l'angolo.
Così come la figura del bambino riportata sullo schermo potrebbe rischiare di esser schematica,convenzionale,banale e tutta interna ai "trucchi del mestiere". Mi viene in mente un notissimo regista esperto in queste cose,ma voi mi conoscete e sapete già a chi mi riferisco.

Stefano Colagrande.jpg

Andrea è il figlio del console inglese di stanza in  Italia, a Firenze. Orfano di madre, il bambino cerca di instaurare un rapporto sereno e forte con il padre, perchè si sente trascurato. L'uomo dopo la tragica scomparsa della consorte , si butta sul lavoro e pare impossibilitato a vivere un rapporto basato su sentimenti e partecipazione nella vita del proprio figlio. Il ragazzino avverte tutto questo, anche se la morte della mamma si cerca di dimenticare il lutto,non si esprime mai il dolore,non se ne vuol parlare e affrontare
E questa, a mio avviso , è una minchiata che commettiamo spesso e volentieri. Non è che tutto ritorni come prima, non è che "siccome il tempo guarisce ogni cosa" ,allora possiamo scordarci di star male . Negare, far finta di niente, buttarsi nel lavoro o in altre cose. Il lutto esige i suoi tempi. Non tu: il lutto.
Si dice: per proteggere i bambini. Da cosa? Dalla morte? Intanto il piccolo fratellino di Andrea, pur con i limiti della sua età , ha capito che la mamma è morta. Quindi parlate anche a loro della morte. Questo tabù idiota che ci portiamo appresso. Questa ignobile farsa che tanto abbiamo tempo,e altre menate. No, la morte è la parte più solida e robusta di questa illusione chiamata vita. Parliamone, spieghiamola,anche ai bambini.



e quale è la morte peggiore che ci possa capitare? L'indifferenza. Sentire il bisogno profondo di comunicare con una persona, di sentirla, di dividere e condividere qualcosa insieme. E quella niente. Scoprire che le nostre migliori intenzioni  e parole, che noi riteniamo preziose e urgenti, manco il solletico fanno all'altra persona. Non essere nei suoi pensieri nemmeno un secondo,avere tanto amore e il nulla come interlocutore.
Una sensazione terrificante, tanto che io non ignoro mai nessuno. Ci discuto,puntualizzo,ma non sono mai indifferente.

Pensa se questa indifferenza la vivi con il padre, e pensa se a viverla è un bambino in cerca disperata di affetto.

Il film riesce benissimo a rappresentare questo tormento, con una dolce e toccante mestizia,malinconia diffusa. Sviscerando la diversità e lo scontro tra quello che siamo e sentiamo da piccoli e quello che diventiamo da grande. Perchè la vita,il lavoro,le responsabilità,quello che diranno o penseranno, ci fanno dimenticare tante cose.

Eppure come è commovente l'uomo quando ascolta la voce della sua compagna dal registratore e come è adirato e addolorato quando , per sbaglio Andrea cancella il nastro.



Vi è una naturalezza nella descrizione di azioni e personaggi, un senso pudico del dolore,che mostra la grandissima sensibilità artistica di Comencini, Non si scade mai nell'artificioso, nel costruito, o almeno tutto questo è ben mascherato .

E poi: arrivano gli ultimi dieci minuti.
Occhi che sembrano la fontana di trevi , tanto sono le lacrime, gola che brucia, e un forte dolore per la morte del bambino. Unica concessione al melodramma puro,ma girata,scritta,recitata benissimo.

Incompreso- vita con il figlio è un film intramontabile. Opera che chiunque si dichiari amante del cinema deve vedere e rivedere

Io ho avuto occasione di rivederla grazie al fatto che ogni sabato sera condivido la visione di un film con la mia amica Valentina Nencini, e quando dico amica sta volta mica mi sbaglio, perchè il cinema anche quando per te è una questione intima è di sua natura portata al collettivismo e allo scambio di sensazioni ed emozioni
Ed è bello essere almeno in due a perdersi e trovarsi nelle immagini  e nella storia di questi grandi capolavori

2 commenti:

hetschaap ha detto...

Penso che nessuno sia mai riuscito a rappresentare l'universo infantile meglio di Comencini. I bambini che il regista riesce a portare sullo schermo sono sempre incredibilmente realistici né leziosi e retorici ma neppure degli adulti in miniatura. Sono dei bambini con la forza dirompente dei sentimenti che tutti i bambini provano e l'incapacità di gestirli tipica dell'infanzia. Il film affronta uno dei temi più difficili da trattare al cinema che è quello della morte. Molto facile svilirla e ridurla ad una retorica rappresentazione del dolore. Ma Comencini non cade neppure un attimo in questo pericolo pur regalandoci momenti di autentica commozione (la cancellazione del nastro con la voce della mamma da parte di Andrea, il momento in barca dei due fratelli in cui Andrea descrive la mamma a Milo che sta cominciando a dimenticarla, la lettura del tema da parte del padre) e riesce a tratteggiare dei personaggi estremamente sfumati dove nessuno è veramente buono o veramente cattivo ma ognuno commette errori e tenta di ripararli. Purtroppo non sempre è possibile e non sempre si fa in tempo a farlo.

babordo76 ha detto...

Questo film conferma una mia teoria:storia e personaggi contano tantissimo. Poi ci sono film in cui possano esser non del tutto riusciti e la tecnica ci fa apprezzare il prodotto,però sono operazioni sterili. Per lo più,a parte il primo argento e certi prodotti orientali.

La sceneggiatura mette al servizio del cast dialoghi e situazioni mai retoriche e banali,e anche dove esplode la sua natura di opera di genere, non è mai melodramma scontato e banale. Grandissimo film