mercoledì 26 novembre 2014

SACRO GRA di GIANFRANCO ROSI

L'italiano lo riconosci perché si lamenta di non esser considerato dal resto del mondo, di non contare un cazzo, e poi appena un suo connazionale vince un premio, che fa il buon italiano? Lo insulta, denigra, provando un infantile entusiasmo nel farlo.
Popolo strano e misterioso, nevvero? Altro che ,anche pacchiano talora.
Ultimamente il nostro cinema - da me sempre molto amato e seguito- sta vincendo diversi premi e riconoscimenti importanti. L' oscar, cannes, e anche il festival di Venezia. Con questa opera




Un documentario, genere che io amo assai e che negli ultimi tempi ha dimostrato di saper essere una parte importante dell'industria cinematografica, ambientato a Roma , anzi sul e nel Grande Raccordo Anulare, quasi un mondo a sé stante ,separato dalla Urbe e dal resto d'Italia.
Gianfranco Rosi è uno stimatissimo autore di documentari e questa volta ci mostra un'umanità marginale,quasi fuori da ogni tempo. Tra esistenze emarginate, colpite e affondate, a un passo o anche oltre della miseria. E altre anche di radici nobili,ma sempre nel segno di una emarginazione, di esser altro e oltre rispetto al mondo. E poi c'è lo squallore: le ragazze che ballano, vestite come fossero delle pornostars di film scadenti, sul bancone di un bar di periferia. Poca gente e nemmeno una "checca che fa il tifo" ( cit. Lucio Dalla), le prostitute, la lavorazione di un fotoromanzo e le speranze,sogni, illusioni di chi ha vissuto alla periferia dell'Impero dello Spettacolo.


Film incompiuto, imperfetto,che proprio in questo trova la sua forza e interesse. Nella sua galleria frammentaria di esistenze apparentemente lisce - ( cit e. ruggeri), di vite quasi piccole e futili, con il peso di esistenze reali, di storie e vissuti non immaginati e immaginari. La malinconia del quotidiano, di dialoghi banali, del pescatore che legge il giornale cercando il dialogo con la moglie,ma riceve solo il silenzio.
La lotta solitaria del salvatore delle palme contro i parassiti che ne causano la morte, il ragazzo della croce rossa e la tenerezza del rapporto con la madre malata, sono frammenti,immagini ,brandelli di vita e dialoghi.
Che io ho amato assai.



Perché questa umanità sia quando è allo sbando, sia quando vive dignitosamente la sua condizione, o quando ostenta una certa nobiltà, è ammirevole. Non è facile vivere certe situazioni,anche l'inerzia di un nuovo giorno è tanto, e in questi personaggi vi noto una certa dignità. Sempre. Anche quando cadono a pezzi, hanno il viso segnato.
Forse il leone d'oro è troppo, non so. Non rammento gli altri titoli,ma certamente è un film importante,con immagini suggestive, grande capacità di mettere in immagini il "tutto tutto niente niente" ( cit a. albanese), che compone grandissima parte della nostra esistenza
Roma come sempre è bellissima. Paradiso e inferno,delizia e croce, grande e profondo amore mio.

2 commenti:

Kris Kelvin ha detto...

No, no è troppo. Nell'edizione scorsa della Mostra di Venezia non c'era molto di meglio: e trovo molto coraggiosa la decisione di Bertolucci (presidente di giuria) di premiare un documentario. Certo, Rosi ha fatto film migliori (se non hai visto 'Below sea level' guardalo subito: è un capolavoro!) ma questo piccolo spaccato di una Roma 'lontana' e intima, pulsante, teneramente umana, a me è piaciuto molto.
Per certi versi può considerarsi l'antitesi de 'La grande bellezza': Sorrentino ci mostra lo sfacelo di una società opulenta e viziata, che abita in centro e, paradossalmente, non lo vive più (in quanto già morta). Rosi ci dice invece che per ritrovare la vera anima di questa città bisogna spingersi in periferia, fino ai margini del Raccordo... la stessa cosa che teorizzò anni fa anche Ermanno Olmi in una celebre intervista ('le periferie ci salveranno')

babordo76 ha detto...

certo, è un ottimo film che offre uno spaccato suggestivo e poco conosciuto di questa città. Vi è una malinconica partecipazione emotiva nei confronti dei vari protagonisti.
Devo recuperare gli altri lavori di Rosi, qui mostra anche uno sguardo cinematografico interessante. Alcune inquadrature suggestive, una certa epica frammentata . Incompiuto e imperfetto,ma per questo a mio parere vero e speciale