lunedì 28 ottobre 2019

DOWNTON ABBEY- IL FILM di Micheal Engler

La passione che provo per Downton Abbey è la stessa alla radice di un'altra serie inglese: The Crown.  Credo che i britannici abbiano un ottimo gusto per la rappresentazione del mito e delle vicende della nobiltà e della upper class. Certo il romanzo vittoriano è un ottimo aiuto per raccontare storie di aristocratici e dell'alta borghesia, spesso alle presi con problemi sentimentali (d'altronde mica hanno il problema del lavoro o dello stipendio).
La regia del film è affidato a  Micheal Engler, regista teatrale e televisiso, alla seconda prova cinematografica sempre in collaborazione con Julien Fellowes, vincitore del premio Oscar per la sceneggiatura di Gosford Park e autore della serie tv da cui è tratto il film di cui vi sto scrivendo.

Il film è un vero e proprio sequel che riprende laddove la serie si concludeva.  Ci troviamo sul finire degli anni 20, specificatamente il 1927, la crisi economica e la seconda guerra mondiale son ancor da venire. 
Il motore della vicenda alla base di questa nuova storia è la visita del Re con la Regina, in casa di Robert Crawley conte di Grantham. Questo fatto porterà scompiglio tra la servitù e i nobili, non mancheranno un tentativo di attentato alla vita del Re e le manovre macchinose di Cugina Violet per far ottenere al figlio delle terre da una sua cugina vedova, con la quale - stranamente visto il carattere piacevolissimo della madre di Robert-  è in cattivissimi rapporti.
Una storia semplice, scritta molto bene e con una regia attenta a riprendere la grandiosità degli eventi e la bellezza dei costumi. D'altronde in quel contesto la forma e sopratutto l'apparenza, sono la sostanza.
Fellowes oltre che attore, scrittore, regista e sceneggiatore, dal 2011 fa anche parte del parlamento inglese,  è un conservatore.  Questo dato è importante perché sia la serie che il film, in modo più pronunciato e profondo, sposano tutte le tesi dell'ideologia liberal-conservatrice, portate avanti dal personaggio di Tom Branson, l'ex autista diventato genero del Conte avendone sposato la figlia ribelle. Egli è un irlandese che però condanna la lotta del suo popolo con la scusa della violenza e si fa portavoce di un compromesso storico che al confronto quello paventato da Pci e Dc è roba rivoluzionaria.
D'altronde ammettere lo scempio, l'orrore, portato dal Regno Britannico in Irlanda o nel mondo, attraverso il suo imperialismo, è roba che esula dal pensiero conservatore.
Tuttavia su certi temi sia la serie che il film sono molto progressisti e sopratutto ben radicati nei tempi che viviamo. Infatti, sfruttando un tempo lontano, si parla di argomenti molto sentiti di questi tempi come i diritti dei gay e la libertà delle donne.
Temi trasversali e importanti, gestiti molto bene in fase di sceneggiatura e regia.
 
In ogni caso, al di là delle mie fisse da bolscevico convinto, questo film è davvero molto valido per via dei personaggi sempre ben descritti, anche se appaiono per pochi minuti, rispetto a quanto tempo era dato a loro  disposizione  durante la serie,  Felloews è sopratutto ottimo nel scrivere i dialoghi, quelli che dona a Cugina Violet sono davvero memorabili tanto quanto il personaggio recitato splendidamente da Maggie Smith.
Dopo tutto uno che ha scritto film e serie legate principalmente alla vita delle famiglie aristocratiche, conosce molto bene l'argomento che tratta, e come ogni ottimo scrittore non soltanto lo fa rappresentare benissimo sullo schermo attraverso costumi e scenografie d'epoca, ma riesce a far vivere lo spettatore in quel contesto sociale e politico, così lontano nel tempo.
Ci si affezione a queste persone,  ci commuovono i loro drammi, ci divertono le schermaglie amorose.  Riflettiamo sul tipo di vita che conducevano i nobili di campagna e la loro servitù, rimaniamo affascinati dallo scorrere del tempo ben descritto attraverso un senso di perdita, di estinzione e scomparsa molto malinconico e soffuso.  Il senso profondo, sia della serie che del film, è il desiderio di continuare con certe tradizioni e ruoli ben definiti ma che non possiamo opporci allo scorrere impetuoso della storia e del tempo.
Per concludere, Downton Abbey non è un film fatto come regalo ai fans, un po' in fretta e di furia, ma un'opera pensata e realizzata con cura e attenzione, in cui l'amore per i fans è tangibile, però c'è un progetto di ampia portata e solidità.  Un grande racconto britannico che prende molto dai classici della letteratura o delle cinematografia inglese e li rende più attuali grazie ad alcune tematiche legate ai diritti civili.
Qui potete trovare un mio articolo più lungo e complesso dedicato alla serie tv

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