venerdì 11 giugno 2021

il prato macchiato di rosso di riccardo ghione.

 Il cinema di genere, da sempre, offre l'opportunità di rappresentare conflitti latenti nella società attraverso linguaggi di grande presa sulle masse.  Ha la forza di saper indagare e metter in scena non solo le mode e i fragili sogni delle generazioni precedenti (o attuale) ma anche di descrivere le forze oscure, reazionarie, che si celano dietro ai modi distaccati e garbati della borghesia.


Riccardo Ghione è uno sceneggiatore, regista, produttore che vanta alcuni progetti fallimentari ma straordinari dal punto di vista della cultura cinematografica, basti pensare al progetto Documento Mensile che fonda con Marco Ferreri, ma che fallisce dopo poco tempo. Si comprende, o si immagina che costui sia stato un uomo da molte idee e non tutte riuscite, ma come molti uomini di cultura e spettacolo del tempo, capaci di suggestionare e affascinare con film come questo horror, sicuramente bislacco, sconclusionato, con momenti anche un po' naif, ma che conquista l'attenzione dello spettatore.

 Horror che conferma come l'Emilia, così soleggiata e piena di campi, sia un posto ideale per girare dei film ricchi di brividi, folk horror in cui rappresentare una società chiusa, staccata dal mondo, feroce.
Il film narra le gesta di questi tre individui, che vedete nella foto qui sopra, che non hanno nulla di meglio da fare nella vita che rapire persone emarginate, esclusi,  gente giudicata dalla morale borghese come rifiuti umani, per ucciderli barbaramente dissanguandoli. Con il sangue, queste sbarazzine birbe, ci fanno il vino.


Il film conquista per una sua atmosfera figlia degli anni settanta, così eroticamente perversa e in cui i comportamenti liberi e libertari vengono schiacciati dalla morbosità folle e omicida delle persone dabbene.  In un certo senso è un horror padano figlio della contestazione generale.  Ghione, autore anche della sceneggiatura, porta in scena la lotta di classe, lo scontro tra gruppi sociali, dando corpo e sostanza a una vera e propria denuncia sociale e politica. 

Non tutto funziona, qualche attore davvero cane e alcuni passaggi un po' campati in aria, ma da film di questo tipo noi chiediamo e vogliamo solo l'intrattenimento, l'arroganza e la sincerità di mostrare quello che ci pare, senza fronzoli e bigottismo.  Io credo che questo film riesca nella sua missione.

Il ritratto è quella di una borghesia corrotta, divisa al suo interno da odio implacabile, ma che collabora per annientare le classi sociali svantaggiate, per affari e decoro. Certo, non essendo un libertario, devo dire che queste vittime si gettano tra le braccia dei loro carnefici, ma l'attacco e il nostro disprezzo vanno tutti per questi assassini ossessionati dal denaro, dall'accumulare ricchezze, e con nostaglia pensiamo, oggi si potrebbe far un film simile? O trovi il solito liberale da strapazzo che inorridito ti dà del fascista o del bolscevico fuori tempo massimo, perché fai quello che vuoi, ma non attaccare mai il padronato.

Lo trovate su youtube.

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