sabato 31 dicembre 2016

il miglior film del 2016: Beatrice e Donatella, la forza della compassione e dell'empatia.

Ancora più misterioso dell'esistenza di dio, o di cosa succede quando ci innamoriamo, è il meccanismo affascinante e totale che sta alla base della nostra Passione per un film. Gli altri ti dicono che la macchina da presa in spiaggia no, che è buonista, ricattatorio e ci devo arrivare da solo. Onanisti anche in sala, oppure che il film è costruito, manipolatorio, finto. Lo è la vita e la vostra amatissima realtà,  anche quando parlate di caschi bianchi e liberazioni pacifiche, perché non dovrebbe essere il cinema?
D'altro canto, il rapporto tra film e spettatore passa attraverso quello che sceneggiatore, regista, produttore, hanno intenzione di mostrarvi. Non vi piace, ci sono altre offerte.
Polemiche a parte, è vero comunque che abbiamo tutti noi un film preferito e del cuore che non necessariamente deve essere il Capolavoro tanto adorato, cercato, osannato, da tutti. Le classifiche sono belle perché agli altri parlano un po' di noi. è un ottimo confronto senza la banalità - anche giusta e naturale, in quanto esser banali ci rende anche decisamente vivi- di polemiche e di gare a chi piscia più lontano, tipico di un certo esser "critici". Cosa che io non sono, come questo mio blog non è affatto un posto in cui si scrivono recensioni dotte, ma è il diario di uno spettatore attivo, e di quello che prova ogni volta al cinema vede un film che per un motivo o un altro entra nella sua vita. La migliora? Alcuni si, altri sono dei compagni di viaggio, che durante un certo periodo diventano indispensabili e poi bellissimi ricordi dei tempi che furono. O ritornano prepotentemente alla memoria,  quando ci imbattiamo in esperienze o cose che ce li rammentano
Tutto questo per dire che sì, probabilmente -anzi di sicuro- ci sono state pellicole migliori rispetto questa mia scelta,  assolutamente il cinema di Virzì avrà i suoi difetti. Io però do retta solo a quello che provo, sento, emoziona, fa ridere, commuovere, e a niente altro. Questa è la mia scelta.
Il motivo? Beatrice e Donatella.

Per quanto riguarda la mia idea di cinema, i personaggi sono fondamentali. Un film potrebbe essere carente di novità, originalità, non importa, non ne faccio un dramma. Però quello che chiedo sono dei personaggi che diventino quasi figure amiche, vere, seppure filtrate dal linguaggio della rappresentazione cinematografica. Per questo non mi infastidiscono nemmeno certi stereotipi, importante è come vengono usati.
Qualora i personaggi dovessero funzionare, l'evidente macchinazione cinematografica, la manipolazione del sentimento, viene accettata e finisce in secondo/ultimo piano. Perché tu in quel momento vedi una persona come te, senti il suo dolore e la sua gioia. Non temi che il regista mostri, sottolinei, ti guidi per mano, perché hai accettato tutto pur di non staccarti dai personaggi. Il cinema è cinema se esperienza sentimentale totale e assoluta, altrimenti stiamo guardando come funziona il giocattolo.Io non ho intenzione di costruire giocattoli.
Da tempo ho intenzione di scrivere un post sulla mia Famiglia Cinematografica,  dedicata a quei personaggi talmente pieni di pathos, potenza, meraviglia, credibilità o sospensione armoniosa di essa che sono, a tutti gli effetti, membri di una famiglia perfetta. La quale, negli anni, è stata il mio centro di gravità permanente. Il mio buon rifugio, luogo di commozione e redenzione. Farò un post su questo argomento a inizio anno. Credo che ogni cinefilo, o più prosaicamente: spettatore, ne abbia una, no?
Beatrice e Donatella sono le nuove arrivate. Per questo anche le più coccolate dal sottoscritto. Mi hanno colpito dalla prima visione al cinema- in totale io e mia moglie abbiamo visto in sala, questo film, per cinque volte.  superando le due di Jeeg, Zootropolis, e le tre di Perfetti Sconosciuti- perché personaggi paradigma di una condizione umana che supera la malattia mentale, quante sono le donne che vivono isolate il loro dolore, le loro sconfitte? Molte, forse. Beatrice e Donatella rappresentano perfettamente tutte loro. Le persone con problemi psichici vivono due volte questo dramma.
La malattia mentale, il disagio psichico, sono ancora argomenti tabù. Non compresi, ci viene l'istinto di allontanarli, rinchiuderli in posti dove devono esser sedati, legati, lontani dalla società delle persone normali. Che a ben vedere, è roba davvero piccola e formata da veri pirla. Voglio generalizzare su questo punto, per rendere l'idea.
Ero in fila con loro a far la comunione cantando Ave Maria di De Andrè,  le ho accompagnate per tutta la fuga, mi sono arrabbiato ferocemente con il genere maschile per quella sequenza crudele e spietata al carnevale di Viareggio, e che molti uomini la considerino una cosa normale la dice lunga.
No. Sono sincero. Non ho dato peso alla mdp, al montaggio e alla fotografia, peraltro splendida, non mi sono chiesto quanto fosse "reale", mi sono lasciato conquistare da queste due splendide e fragilissime donne. Non facili, non eroine post-femministe, pure insopportabili a volte, ma così ricche di sfumature e umanità, da far scordare che vi siano due attrici dietro di loro.
La Pazza Gioia è il cinema come piace a me. Con i suoi difetti, e tutto quello che non piace a molti. Giusto e normale, d'altronde il cinema parla direttamente a noi e al nostro vissuto e per questo ognuno coglie e vede quello che riesce a veder e cogliere.
Per quanto mi riguarda sono ancora su quella spiaggia, a guardar da lontano un incontro che non cambia nulla, che non assicura nessun happy end, ma che sancisce la vittoria di un'amicizia profonda, capace di resistere a tutto e tutti.

ps: comunque sia a tutti e tutte voi che amate il cinema buon 2017! Ricordando che quello che ci unisce e ci arricchisce sono i gusti diversi insieme a quelli affini. Che poi mica mi stai ammazzando la moglie o la gatta o il cane, se a te non piace un regista che a me piace assai.
Vabbè: un 2017 pieno di gioia per tutti!

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