giovedì 17 agosto 2017

Last Days di David e Alex Pastor

 A noi umani piace sempre immaginare la fine del mondo. Per tanti motivi: poter reinventare una società, mostrare le nostre teorie sugli esseri umani,  o per semplice divertimento a suon di mazzate, bande di teppisti, morti viventi e altro.
La fine è un tema ricorrente e che ci ossessiona, metafora della paura di morire, e la speranza di rinascere. In qualche modo, da qualche parte.
Io amo il filone post apocalittico/atomico, in tutte le sue varianti. Questa opera che ci giunge da quella bellissima città, che è Barcellona, conferma il mio amore per il genere.


Il film racconta la lotta per la sopravvivenza di Marc ed Emrique, i due dopo aver passato mesi chiusi nella loro azienda, coi loro colleghi e isolati dal mondo, intraprendono una strada verso la ricerca di qualcuno o qualcosa di importante.
La malattia che sta eliminando il genere umano, la chiamano Panico. Si palesa colla paura di abbandonare gli spazi chiusi, e stare per strada, fuori. Questa epidemia viene prima presentata come un fenomeno circoscritto, cose che capitano in Giappone o in Canada, ma piano piano arriva anche nella capitale della Catalogna liberaaaaa, scusate ho ancora i ricordi delle istanze separatiste di quelle zone, in ogni caso: si vive da reclusi e questa situazione non fa bene alla psiche di nessuno.
I registi e sceneggiatori di questa pellicola davvero molto valida, sono bravissimi a dar piccoli indizi al pubblico, creano tensione non spiegando mai cosa sia alla base di questa epidemia. I flasshback ci raccontano come sono andate le cose, ma mai perché. Servono per aver un quadro preciso dei due protagonisti. Marc è un ingegnere informatico, Enrique invece si occupa di tagli del personale.
Questo ci serve per un primo giudizio sui personaggi e per comprendere, apprezzare il cambiamento che vivranno strada facendo.

Perché, in sostanza, quello che interessa veramente agli autori non è tanto mostrare un mondo nel panico, nella paura, pieno di bestie che fanno di tutto per sopravvivere, nemmeno, anzi per nulla, mostrare la tesi che: si, si, siamo buoni perché viviamo bene, ma questa non è la nostra natura: noi siamo crudeli e cinici, dacci un motivo e vedrai
Ecco non smetterò mai di ringraziare i fratelli Pastor, per aver evitato/ non ascoltato minchiate simili. Buone per i deboli e i meschini. Noi invece crediamo negli esseri umani, anche quando il mondo sembra finire
L'amicizia, l'amore, la solidarietà, non spariranno mai. Come anche l'egoismo, la meschinità e la crudeltà, che ci vengono mostrate, ma non sono le protagoniste.

L'opera usa il genere, e lo fa benissimo vedasi la scena al centro commerciale o nella metropolitana, per parlare di relazioni, speranze, di come sia fondamentale sconfiggere la paura del mondo e degli altri, discorsi che piacerebbero a Spielberg, Virzì, Disney, Capra e la persona più ottimista e positiva che abbia mai conosciuto: mia moglie

Devo dire che questo incontro mi ha rivoluzionato e cambiato la vita, la prospettiva di vedere le cose  e le persone. Sono ancora un pigro pessimista, che fatica ad organizzarsi, a relazionarsi fisicamente cogli altri, ma ne ho fatti di passi in avanti e questo merito di mia moglie, senza ombra di dubbio.
Ho divagato parlando di lei, perché se il finale meraviglioso e commovente di questa bellissima pellicola mi ha piacevolmente sconvolto emotivamente, lo devo anche a lei. Non mi vergogno di commuovermi e di dirlo o scriverlo, ecco tutto.

Il finale... Lo troveranno buonista, patetico, ridicolo. La gente è fata così: ha una vita amara e pensa che sia così per tutti, o preferisce starsene comoda nelle retrovie dei sentimenti, che al momento buono si scappa. A loro questo film e il finale, ripeto : bellissimo, non piacerà affatto.
Gli altri invece si godranno un buonissimo film di genere, tra apocalisse e sentimento, che ricorderanno con piacere. La maestria con cui riprendono le strade vuote, i cadaveri, l'abbandono, e la carezza di un uomo morente a un amico, è tanto notevole, quanto toccante.
Lo trovate, sicuramente a noleggio, o su Netflix, per me va visto.

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