martedì 15 maggio 2012

LA MAZURKA DEL BARONE,DELLA SANTA E DEL FICO FIORONE di PUPI AVATI

Stando a un'intervista che vidi qualche anno fa su Rai Storia,uno speciale dedicato a Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi,questo film non ha avuto una vita facile.In particolare all'inizio,in quanto il regista,(Pupi Avati),veniva da due pellicole di scarsissimo successo,quindi c'era pochissima voglia di affidargli un nuovo progetto.Una piccola odissea,interrotta proprio dall'intervento del celeberrimo attore di Cremona,al quale piacque la sceneggiatura del film e decise di dar una mano al giovane regista.La carriera di Avati nel tempo ha subito diversi cambiamenti,è passata attraverso diversi stili,tanto che a veder questo film,le Strenne nel Fosso, o Una gita scolastica,quasi si fa fatica a creder che sia dello stesso autore.Qui ci troviamo nei paraggi di un regista dissacrante,irriverente,un fellinismo boccaccesco,dirompente,un grottesco da battaglia e lo sberleffo graffiante.Film che ha uno stile ben preciso, di rappresentazione della mostruosità umana.Non c'è tenerezza per nessun personaggio,tutti coinvolti in disgrazie tragicomiche ,una galleria di piccoli e squallidi mostri.In sostanza dietro a questo stile "brillante e chiassoso",vi è uno sguardo duro e amarissimo sulla fauna di bestiacce che è quella umana.
Tanto che improvvisamente l'opera nel secondo tempo diventa un dramma anche toccante  e spiazzante,beffardamente malinconico e triste,senza speranze.

La storia:Il barone Anteo Pellacani è un misantropo beffardo e sprezzante che porta lo scandalo arrivando nel paese natio di Bagnacavallo,in Romagna.Qui da giovane era caduto da un albero,un fico fiorone,rompendosi la gamba.Da allora ,al fine di dar sfogo alla sua rabbia per una vita da atleta fallita,diventa un feroce anti clericale.Tanto da tentare,senza riuscirci di ammanettare il papa,recandosi in Vaticano travestito da Cardinale.Il suo odio per la religione deriva dal fatto che quel maledetto albero,da cui è cascato è considerato da secoli e secoli sacro,dedicato a Santa Girolama.La quale venne violentata da un gruppo di barbari al fine di salvare le sue compagne.Il Barone ereditando la villa e il terreno,eredita anche l'ingombrante albero.Nel frattempo la cittadina,in particolare i suoi maledetti bigotti orripilanti schifosi borghesi parenti, si barrica contro il barone che non smette di far parlare di sè-insulti pesantissimi al prete durante la video confessione,colpi di mitragliattrice contro i pellegrini,tentativo di far saltare l'albero con una bomba-fino a quando una sera trova su di esso una donna:lui la prende per la Santa!Invece è una prostituta giunta in città con una collega di colore e il loro "magnaccia" un venditore di materiale pornografico di nome Checco"Biancone" Coniglio.Essere sordido,volgare,manipolatore,per quanto perso e solitario.Uno sfigato cattivo,insomma.Il quale sfrutta questa conversione del barone per farsi passare come angelo e derubarlo di ogni bene,con lo scopo di aprire un Casino a Vigevano.Ormai impazzito,mal tollerato dai parenti che son diventati proprietari di tutto,l'uomo rivede una notte ancora la santa.La giovane donna però è incinta e partorisce,un parto doloroso dalle tragiche conseguenze.Il finale è malinconico,disperato,colpo finale del regista che prima ci diverte con questi personaggi bizzarri e pittoreschi,poi ne svela la dolentissima umanità

Una pellicola a suo modo "contro",certo che pensare ad Avati in questi abiti ,stupisce moltissimo.Ma credo che la critica ai cambiamenti sia quanto di più banale si possa fare a un artista.Pure Ferretti che mi sta sulle palle,ha fatto cose meravigliose  e per questo ascolto ancora le sue canzoni.Avati invece mi piace assai in tutte le sue varie anime artistiche,sono un suo ammiratore.Questo periodo grottesco e spietato è sicuramente prezioso come testimonianza artistica di quel periodo.La critica alla religione intesa come superstizione e affarismo,alla piccola e squallida alta borghesia provinciale,alle debolezze umane.al paese disastrato,si stempera nella seconda parte nel racconto pieno di pietà per la condanna alla solitudine che colpirà il Barone.
Nel cast segnalo un gigantesco e titanico Ugo Tognazzi ,come sempre straordinario nel descrivere personaggi stranissimi eppure umanissimi.Paolo Villaggio il cinico magnaccia,figura rivoltante e meschina come poche,lontanissimo dai suoi Fracchia.Cameo per Lucio Dalla.
Film davvero notevole,uno dei miei preferiti.

Nessun commento: