giovedì 5 dicembre 2013

UN FILM DUE RECENSIONI: E.T. di STEVEN SPIELBERG

Una delle cose più belle che ti possa capitare è vedere i films con una persona che ami,che stimi tantissimo, perchè il cinema non è solo la professionalità della troupe è anche quella comunione tra due anime diverse,magari anche in luoghi distanti,ma le immagini e le emozioni fanno da collante. Esprimono il non detto, il taciuto, vedere un film insieme è un grande e profondo gesto di amicizia e di intimità.
Questo è quello che penso.Sopratutto è un modo per confrontarsi. Così ho accettato di rivedere un film che non mi piacque ai tempi, o meglio lo vidi ma non rimase traccia alcuna di esso in me: parlo del sopravvalutato E.T.





Certo è uno dei più grandi incassi nella storia del cinema, una favola, ha commosso milioni di pir...ehm ..bambini nel mondo. Ci sono scene entrate nel nostro immaginario ed " e.t telefono casa " è una frase che sappiamo quasi tutti noi disgraziati di questa fottuta non generazione.
Fragili,smarriti,incapaci di lottare e affermarci socialmente - non nel senso di far carriera,ma di saper contrastare il terremoto di sentimenti ,lavoro, coscienza di classe e altro- rimaniamo fermi all'interno di una infanzia infinita: consolatoria, prevedibile, fatta di rappresentanze e drammaturgia spicciola di amori e aspirazioni. Pessimi ed odiosi.
Per questo a molti piace codesta pellicola: ero piccolo, ero piccola...il 70 % dei bloggers si basa su questo per dire se un film è bello e valido, oppure è meglio il ricordo.
Nondimeno esistono pellicole come : La Storia Infinita, che rimane pur sempre una piacevolissima visione, altri film invece è giusto che vengano ridimensionati.
Per fare questo un cinefilo decente deve però assolutamente rivedere le pellicole,rimettere in gioco la sua visione del cinema. Per cui anche di fronte ai : " non mi piace",armarsi di pazienza e rivedere il film in questione. Il tempo a volte consolida i nostri amori per certe opere,altre volte ce li fa rivedere sotto altra luce.
Per me un buon film è uno che ha un messaggio o contenuto che mi piace.Non dovesse esserci ,tu mi puoi fare anche l'opera cinematografica più bella del mondo e io la rifiuto,oppure posso anche accettare la cosa,ma se fosse chiara l'intenzione di propaganda politica, perchè analizzerei il tutto come dato storico,reale,documento del periodo. Oltre la sua natura di cinema.
Perchè poi le regole si fanno e si disfano, poichè esse crescono e maturano con te. Un dato periodo sei particolarmente intransigente e in altri no. Però tutti abbiamo una cosa che non sopportiamo affatto e che diventa il limite assoluto: io ho lo stuporismo spielberghiano.
Blogspot mi ha cancellato metà post e quindi tutte le cose profonde scritte per spiegare son andate a puttane,quindi ora farò un riassuntino.  Spielberg è sicuramente un grande uomo d'affari che ha trovato nel cinema il suo terreno fertile. Sa come trattare il grosso e amorfo pubblico, ha sicuramente un buon bagaglio tecnico, e quando vuole sa fare cose davvero eccelse, ( mi riferisco alla sua pellicola migliore in fatto di emozioni e sentimenti,che è A.I. , ha diretto anche un capolavoro come Lo Squalo e pellicole buonissime come : il colore viola, l'impero del sole,duel),nondimeno rimaniamo spesso e volentieri sul terreno di un ottimo confezionatore.
Il problema forte del suo cinema,ed E. T. è  la sua massima rappresentazione è il suo uso dei sentimenti e delle emozioni.. Mi spiego meglio: una mia amica una volta per parlare del buon steven , scrisse il nomignolo: spilby.
Ecco in questo sta tutta la natura del modo di intendere il cinema da parte di spielberg.  Spilby sa tanto di catena di centri commerciali a prezzi di convenienza,dove le masse entrano,riempono il carrello,e vanno a casa convintissimi di mangiare bene, benissimo. La migliore e unica cosa in circolazione. Senza comprendere che è cibo scadente ,sopra cui spruzzano un po' di spezie ai vari gusti. Ecco,così che si perde l'idea del gusto vero e delle sue svariate possibilità e difficoltà- troppo speziato, poco,giusto- per uniformarsi a un'idea standard e falsata. Non solo , il prodotto lo venderemo e lo faremo mangiare alle nuove generazioni dicendo loro:cazzo,è buonissimo! Lo mangiavo sempre da piccolo.
Sostituisci il cibo con i sentimenti e le emozioni ed avrai un 'opera come ET.

Il cinema è ruffianeria e questo ce lo ricorda una pellicola bellissima come The Artist,il quale oltre alla ruffianeria ci mette vero amore  per questa macchina dei sogni. Il punto di Et non è tanto certe scene entrate nell'immaginario collettivo,in frasi  che tutti abbiamo citato almeno una volta nella nostra vita: " et telefono a casa", o nella corsa fra le stelle. No, è un altro.
E'è il ribasso e semplificazione estrema dei sentimenti e delle emozioni, precotte e facili da consumare, è il fatto che i bimbi siano leziosissimi e puri personaggi cinematografici , senza verità e senza quella meravigliosa ,incontrollabile , espressività dei bambini. Sono figurine cinguettanti , talmente stereotipate secondo il linguaggio pubblicitario della vendita di un prodotto,che risultano stucchevoli,irritanti,odiosi. Mi dici :è un film per bambini,ma in pellicole simili vi sono anche prodotti migliori, ti ripeto:la storia infinita.

Ecco l'infanzia diventa un prodotto da piazzare bene sul mercato,smussando ogni contraddizione,ogni elemento disturbante,che dobbiamo vendere a genitori e bimbi questa merce.

Et è il campionario di una rozza ruffianeria, del capitalismo che snatura l'infanzia e l'incontro con l'impossibile, il mistero, l'ignoto, ( cosa che riesce benissimo a dal toro nel labirinto del fauno, dove abbiamo una bambina che è personaggio e oltre,ma anche ne la spina del diavolo succede lo stesso),che viene normalizzato,americanizzato,svuotato e reso come carineria spiccia,immediata,banalizzata, semplificata.
Il danno è che poi mi ritrovo circondato da coetanee e coetanei che hanno un'idea dei sentimenti e delle emozioni davvero irrimediabilmente deboli e per nulla profonde. Cercano la faciloneria del momento,perchè il sentimento è immediato, si consuma.
In questo è disprezzabile lo spielberghismo. Assolutamente disprezzabile.

Mi si dirà: ma sei cinico. Nossignore e signori, il contrario: mi commuovo tanto. Avrò tantissimi difetti,ma non quello di essere un cinico e uno che disprezza ogni manifestazione d'affetto.
Mi fa schifo la catena montaggio delle emozioni,quello si. La svendita a uso e consumo della retorica di grana grossa, il sentimentalismo geneticamente modificato,l'abbassamento generale di saper emozionarsi realmente, il tutto piegato alle esigenze del capitalismo  e del mercato. Certe persone ti diranno: ma è industria,che vuoi? Che capiate una cosa semplice: si fanno soldi,vero,ma non solo. Il cinema è una grande industria di sogni,arte,cultura, emozioni, sentimenti, intrattenimento anche, ha luci ed ombre .  L'ombra per me è quando diventa una fabbrica di prodotti ben confezionati,ma che snaturano la forza dei personaggi,della storia,la credibilità del Sentimento,quando diventa un'industria come il mac donald.
Questo è ET.





Tutto risulta forzato,programmato in nome di una ruffianeria basica e semplicistica,mo verranno a parlarti della grande favola sulla diversità,e altre menate. Si,guarda si vede e capisce,appunto si vede e capisce, tutto pronto e da divorare al momento. Non c'è un attimo di sospensione dove tu possa entrare nel film e domandarti:sarà così? Non ci sono personaggi degni di nota. Ma solo imbarazzanti metafore elementari e rozze, ( la pianta che rivive e appassisce, è davvero imbarazzante

Veniamo trattati come bimbi piccoli e la cosa peggiore è l'idea dell'infanzia che ha spielberg: degli idioti che son retorici nella loro rappresentazione semplicistica dell'infanzia.Non ci sono bambini così nella realtà
La storia del cinema è piena di pellicole per l'infanzia donde  i piccoli hanno una loro dignità umana, certo con le ingenuità,i piangistei e altro,ma spessore da vendere.Non sono figurine  ridicole,come lo è lo stesso alieno. Puntare sugli occhioni per fare dire:che carino,è giocare facile e non voler che il pubblico cresca
Spielberg vi vuole così: bambocci senza identità,sul modello dei bambini che fanno "ooooooo" di poviana memoria.

Ripeto: non esiste Commozione, Sentimento, Mistero e Conoscenza. Sarebbe difficile per le masse americane e quelle americanizzate da noi,che poi i pop corn ti vanno di traverso
Per cui ecco tanti siparietti carucci -ridicoli- e metafore spicciole e imbarazzanti,come quella della pianta.
Perchè la gggente deve capire e noi gli facciamo lo spiegone. La gente deve vedere e comprendere quello che abbiamo voluto noi per loro. Perchè sono pecore,questo è il pensiero spielberghiano, sotto la melassa,lo zucchero,la retorica pesantissima e mortificante,troviamo questo pensiero cinico , tipico di un business man. Spilby è la sensazione confortevole,il conformismo estremizzato,nessun pericolo, nessuna emozione che non sia facilmente digeribile. Sempre.

Per questi motivi detesto Et e quello che rappresenta, per mia grossa fortuna non mi sento nemmeno parte di una generazione- non ce l'ho e non mi confondo con essa- per cui il nostalgismo de noantri che tanto piace in altri lidi ,qui non è mai di casa. Non pretendo nemmeno di aver ragione ed è per questo motivo che lascio lo spazio alla difesa della pellicola alla mia grandissima amica vale, lei vi spiegherà i motivi per cui invece questa pellicola e lo spielberghsimo vadano premiati




Non sono un critico. Né mai ho aspirato ad esserlo. Mi sono sempre accostata al cinema (così come ad ogni forma d’arte) con un approccio emozionale più che critico. Se fossi un critico avrei l’obbligo professionale dell’obiettività, cosa, peraltro, che molti critici non hanno. Ma sono, semplicemente, una spettatrice e, come tale, mi prendo il lusso di lasciarmi influenzare e guidare dalle mie emozioni. Ma aspiro alla comunicazione e alla condivisione. Cerco sempre di spiegare cosa un film mi suscita nella maniera più comunicativa possibile perché mi interessa condividere questo con gli altri, creare un legame, una discussione, suscitare un interesse e uno scambio.
ET è una pellicola, innegabilmente, legata alla mia infanzia, così come a quella di tutti noi nati tra gli anni 70 e gli 80. E’ evidente, quindi, che ogni nuova visione porti con sé le emozioni, positive o negative, che quella prima visione ci suscitò all’epoca. Riuscire a distinguere quelle che sono le emozioni di allora, risvegliate, e quelle nuove, suscitate da una visione adulta della pellicola, risulta, effettivamente, un’impresa ardua e, forse, non ha neppure molto senso farlo. Ma credo sia capitato a tutti di riguardare pellicole della nostra infanzia e di restarne delusi. Le troviamo adesso banali o eccessivamente retoriche oppure, semplicemente, brutte. D’altra parte i gusti si evolvono e si affinano ed è giustissimo che sia così.
Ma non è stato così per ET. E allora, soprattutto di fronte all’appassionata disanima di Davide, vale la pena chiedersene il motivo.
Partiamo col dire subito che ET si pone come una fiaba con tutte le caratteristiche e i limiti che il genere della fiaba ha: personaggi archetipici, presenza massiccia dell’elemento fantastico, richiamo retorico ai sentimenti oltre ad una decisa separazione dei buoni e dei cattivi. E il film di Spielberg queste caratteristiche le ripropone ad una ad una in maniera quasi letterale. Possiamo discutere finché vogliamo sul fatto che un cinema di questo genere possa non piacere o che voglia, in effetti, uniformare gli spettatori ad un’unica visione del mondo priva di sfumature (cosa che il cinema orientale, in contesti analoghi, non fa assolutamente; basti pensare alle splendide fiabe di Miyazaki, tanto per citare il vertice di un certo tipo di cinematografia) ma va riconosciuto ad una pellicola come ET il grande merito di svolgere egregiamente il suo ruolo (che lo ripeto non è niente di più che quello di raccontare una fiaba, con tutti i meriti e i limiti che questo implica) e di farlo creando un immaginario visivo del tutto inedito e realizzato in maniera impeccabile (pensiamo al meraviglioso lavoro di Carlo Rambaldi a cui dobbiamo la fisionomia del piccolo alieno o ad alcune scene memorabili come il volo in bicicletta) con una qualità tecnica che è in ogni momento eccelsa (dalla fotografia alla colonna sonora, dagli effetti visivi al montaggio) ma, soprattutto, con una regia che è sempre di altissima qualità (una scena per tutte è quella dell’inseguimento dei ragazzi in bicicletta da parte della polizia, ripresa in maniera impeccabile e degna di un film di azione (non per niente Spielberg ha girato un capolavoro del genere che è Duel, film spesso sottovalutato e quasi dimenticato ma citato, giustamente, anche da Davide).
Oltre questo il gusto del singolo spettatore. Che merita il massimo rispetto e la massima considerazione, sempre e comunque. E, per quanto mi riguarda,mi è impossibile non commuovermi di fronte alla vicenda del piccolo alieno che si trova solo ed abbandonato in un luogo ostile e sconosciuto, che scappa e trova un bambino, anche lui, in un certo senso, solo (come soli sanno sentirsi i bambini quando sono privi di punti di riferimento certi, quei punti di riferimento che esclusivamente un adulto è in grado di fornire loro; ed Elliot da solo deve affrontare il grande vuoto lasciato dalla figura paterna assente). Mi è impossibile non commuovermi di fronte alla cura che i due dedicano l’uno all’altro e al sentimento di affetto e amicizia che nasce tra due creature, allo stesso tempo così simili e così diverse. Infine non riesco a non gioire per il ritorno a casa di ET e a quell’ultima richiesta fatta al suo piccolo amico di andare con lui. E mi piace continuare a sognare alla fine del film e pensare che Elliot, al di là della pellicola, in un mondo di fiaba che ognuno di noi conserva e coltiva dentro di sé, probabilmente diventerà un astronomo o un astronauta e che cercherà, per tutta la vita, il modo di restare vicino al suo piccolo grande amico di un altro mondo.
In fondo è di questo che stiamo parlando, di una fiaba. E nelle fiabe sognare, non soltanto è lecito, ma è quasi dovuto

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ottima analisi caro viga, concordo in tutto, sinceramente anche a me ET non è mai piaciuto e leggendo un'analisi così approfondita ho capito meglio quello che già sapevo "a pelle".

militante

babordo76 ha detto...

noi compagni siamo troppo avanti!

SimoMiss ha detto...

Mi pare un'analisi un pò troppo crudele: tu non stai criticando un film, tu stai criticando un regista e la nazione di cui fa parte... Gli americani sono quasi sempre semplicistici nel raccontare le cose, questo bisogna darlo quasi sempre per scontato...

SHORT STORIES ha detto...

Io non c'è la facevo mai a vederlo per intero!!! mi annoiava! Non è lo Spielberg che preferisco!!! Belle le tue osservazioni Davide!

babordo76 ha detto...

X SIMONA: critico il film e il regista e l'idea alla bese di far certi cose. Poi la mia socia Valentina ne dà altra visione e comprensione. L'america ci ha dato grandissimo cinema e straordinari autori: peckinpah,premminger,aldrich,wilder e tantissimi altri.
E poi i business man dietro la mdp , con una visione del cinema che io - dicasi io e non legge nazionale- non tollero. Spilby e il suo remake dei poveri, cameron, sono di questa pasta.


X SHORT STORIES:Grazie. Da vecchio bolscevico non credo al cinema x il cinema e quindi ho voluto utilizzare questa opera per spiegare cosa a me infastidisce parecchio,perchè ero irritato . Nondimeno siccome mi piace la condivisione di idee ho trovato giusto far difendere l'opera e il regista dalla mia amica vale