mercoledì 21 novembre 2018

Soldado di Stefano Sollima.

Mi capita spesso di leggere post o commenti di persone amanti del cinema che si lamentano perennemente della situazione del cinema di genere. Hanno ragione, ne facciamo poco. Si lamentano che vi siano troppe commedie o film d'autore. Ci sta. Nondimeno la commedia è un genere ed è quello in cui  è possibile affrontare la nostra storia presente o passata. Con qualche alto e molti bassi, anche se non sono affatto così severo come molti che pensano di vivere negli anni 70 senza esserci mai stati e campando su idee prefabbricate da altri. Ci sta anche questo.
Detto questo in questi ultimi tempi non sono mancati film su super eroi proletari,  film di motori e drammi famigliari, horror puri con infetti/ zombi.  Sì, potrei anche dire che ci sono i Manetti, autori di quel bellissimo musical-camorristico che è " Ammmore e malavita." Come non sono mancate operazioni revival gangster con film come Romanzo Criminale o Vallanzasca. C'è ancora molto da fare e tutto quello che volete. Ma è un argomento talmente vasto che merita un post a parte. Su un altro blog che a me le discussioni sul cinema di genere in Italia annoiano come poche.
Ora capisco la discussione, la nostalgia per i bei tempi, il revival revisionista e tutto quello che volete ma come è che un regista eccezionale, straordinario, come Stefano Sollima non venga glorificato e portato come esempio di puro uomo di cinema (di genere) in grado di farsi amare dagli americani solo dopo due pellicole ( e tanta tv) tanto da affidar a loro il seguito di quel capolavoro che risponde al nome di "Sicario"?
Figlio d'arte (il padre Sergio è ricordato per Sandokan ma ha diretto robusti e assai interessanti film come Revolver o Faccia a Faccia, due splendidi film di genere poliziesco e western) Stefano Sollima si fa conoscere ed amare girando episodi di serie come  La Squadra o Gomorra. La cosa che balza all'occhio vedendo le sue opere è il grande senso di ritmo e di creazione dell'epica sfruttando al massimo quello che il genere offre. Il suo è un cinema titanico, epico, profondamente retorico e ridondante, esagerato ed eccessivo, possiamo imputargli un eccessivo compiacimento nel mischiare temi delicati con il puro intrattenimento, a volte ad un passo dalla strumentalizzazione, ma alla fine quello che rimane dopo la visione è la soddisfazione di aver visto un gran bel film.
Succedeva con il suo debutto A.C.A.B. (qui la recensione acab) dove porta sullo schermo quattro poliziotti della celere senza omettere nulla di quanto di poco edificante ci possa essere o fare in quel tipo di lavoro. Certo l'uso della cronaca e dei fatti veri, come anche nelle sue successive pellicole, non sempre riesce bene. Però è un bellissimo film, un esordio davvero da ricordare. Il successivo è quel grande affresco, quella visione potente ed ammaliante che è Suburra ( qui la recensione Suburra)
Ora con Soldado debutta in America.

Sequel di quel bellissimo, magnifico film che è "Sicario", l'opera narra una nuova missione dei personaggi interpretati da Josh Brolin e Benicio Del Toro. Due giustizieri che lavorano in missioni sporche o segrete per conto del governo americano.
Matt Graver e Alejandro Glick questa volta devono far scoppiare una guerra tra le famiglie del Cartello dei narcotrafficanti messicani. L'operazione è un atto di vendetta da parte degli Stati Uniti contro i boss della droga messicana, in quanto ritenuti colpevoli di infiltrare terroristi islamici coi clandestini per farli entrare in America e compiere attentati. Sì, questa parte iniziale mi par un po' campata in aria e di cose un po' campate in aria non mancano nel cinema di Sollima, tuttavia ha la forza e il potere di saperle rendere necessarie per il film e quindi funzionano.  I due da una parte uccidono un avvocato assai potente e amico dei boss dall'altra rapiscono la figlia di un pericoloso trafficante di droga ( mandante del massacro che ha colpito la famiglia di Glick). Le cose ovviamente si complicheranno molto e i due si ritroveranno (quasi) soli contro tutti.
Quello che apprezzo di questo sequel è che ha una identità precisa. Lontanissimo dal film precedente ( Villeneuve è regista assai diverso rispetto al nostro connazionale) eppure rispettoso delle identità dei personaggi, che rimangono quasi identici rispetto al primo capitolo. Forse Taylor Sheridan rimane un po' sacrificato a livello di sceneggiatura ( le sue opere precedenti avevano una diversa e più incisiva forza nella trama) ma non ci possiamo nemmeno lamentare. Le tematiche caee a Sheridan in fin dei conti sono presenti anche se il film punta di più sull'azione che sulla psicologia dei personaggi o l'analisi dell'ambiente.
Tuttavia è un ottimo film di genere, entusiasma, coinvolge, sottotraccia fa pensare anche a come l'idea di bene e male, giustizia e vendetta,  giusto e sbagliato possono essere effimere. Però può anche portarci a riflettere su come il fine giustifichi i mezzi e che il male va combattuto superandolo in cattiveria.
Questa seconda considerazione la preferisco alla prima, perché non ci concede la distanza necessaria e giusta sul tema. Ci racconta un mondo brutale, violento, dove si vincono le battaglie ma si perde del tutto l'umanità.
Un grande spettacolo, un film avvincente, spero sia l'inizio di una lunga carriera anche in America per il mio amatissimo Stefano Sollima.

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