giovedì 13 maggio 2021

FINO ALL'ULTIMO INDIZIO di JOH LEE HANCOCK

 John Lee Hancock è uno sceneggiatore e regista  che vanta due straordinarie collaborazioni con Clint Eastwood. Per costui ha scritto quelle due formidabili opere che rispondono al nome di : Un mondo perfetto e Mezzanotte nel giardino del bene e del male. Come regista ha debuttato nel 2002 con la pellicola "Un sogno, una vittoria", già in questo debutto getta le basi per quelle che sono le tematiche affrontate nelle sue opere: biografie di personaggi più o meno importanti nella storia americana. Come se volesse scrivere una narrazione per immagini dedicata alla sua nazione. Film con un impianto classico, robusto, solido, scevro da ogni virtuosismo che sia di ostacolo alla storia. In questo si vede la sua provenienza, più che ai giochi di regia, egli bada sopratutto alla storia, al suo sviluppo e ai personaggi.

Io ho amato molto alcuni suoi film: Saving Mr Banks, The Founder, The Highwaymen. Opere trascinanti, emozionanti, come si facevano una volta, almeno così si dice. Mi piacciono le cose di una volta. Certo ci sono registi formidabili e con una regia estetizzante, barocca, che mi garbano parecchio, ma a un certo punto sento il bisogno di rifugiarmi nel mondo dei poliziotti contro i criminali, dei cowboy, personaggi poco inclini a nevrosi borghesi, diretti e forti.

Trenta lunghi anni ci ha messo codesto ottimo thriller, prima di giungere sui nostri schermi.  La sceneggiatura è passata tra le mani di diversi registi ( Spielberg non l'ha voluto fare perché la storia è troppo cupa) prima che Hancock si decidesse di far da solo.  Meglio così, perché anche in un'opera di pura finzione se la cava benissimo.

 Il film è ambientato durante gli anni 90,  narra la caccia a un pericoloso e sadico serial killer. Un uomo che gode ad uccidere giovani donne. Sul caso torna per caso l'ex detective Joe Deacon. L'uomo ha avuto la carriera e vita distrutta da un oscuro fatto capitatogli proprio mentre indagava sull'assassino, che continua a terrorizzare la cittadinanza. A dargli una mano c'è il giovane e ambizioso Jim Baxter. I due uomini sono assolutamente diversi, ma si ritrovano ben presto a collaborare e a stringere una sorta di amicizia, un legame padre- figlio, allievo- maestro, vabbè una cosa tipicamente maschile E bella,
Joe è un uomo che non riesce a liberarsi dalla colpa, non ha fede in nulla, ma non è cinico; Jimmy è un credente,  ha una bella famiglia e fiducia nella giustizia. Il bene e il male, la più classica delle lotte. Dove ogni cosa è messa nel punto giusto, senza incidenti di percorso, dubbi. Alla fine si prende il cattivo e lo si sbatte in galera. Tutto qui.


Le cose sembrano mettersi davvero molto bene quando i due mettono le mani su Albert Sparma. Un tizio sospetto, che si diverte a deridere i poliziotti, decisamente non impressionato dalle fotografie dei corpi delle povere ragazze, anzi eccitato.  Un tizio che vive da solo, appassionato di crimini. Ci sono molti indizi a suo carico, ma non abbastanza. Sarà davvero lui l'assassino?


The Little Things, le piccole cose, questo il titolo originale del film.  Lo ripete spesso Deacon, sono le piccole cose che ti condannano. Ma non sempre ad esser condannato è il cattivo ragazzo, a volte sono le nostre certezze, le nostre verità.  Ed è questo il punto di forza di un film assolutamente debitore ai thriller di quel periodo (anzi è proprio un thriller degli anni 90 portato sullo schermo oggi) con un elemento di amarezza, incertezza, che non è abituale trovare nelle pellicole americane di questo genere. Anche le più inquietanti come Seven, giungono a una chiarezza totale ne finale. 

Hancock ci arriva attraverso altre vie, perché in realtà non è interessato a un classico scontro tra sbirro tormentato,  giovane idealista e folle maniaco. Questo è il mezzo che usa per portarci verso il suo fine: una amarissima indagine sulla colpa e su come superarla.

Uno dei due poliziotti farà un gesto di puro amore per il collega, evitandogli una inesorabile discesa verso gli inferi, dove i fantasmi delle vittime non ti lasciano in pace.  Alla fine ti ritrovi a pensare, riflettere, qualcuno a dubitare- sia mai prendere una posizione decisa- dando spazio a discussioni che porteranno anche a uno scontro/dibattito, dipende con quale punto di vista guarderete codesto buonissimo film.

Io sono della scuola Dirty Harry e Paul Kersey, per cui ho una mia idea a riguardo. Che non è detto sia quella del regista, anzi mi sa che proprio il film voglia dir cose più profonde e sottili.

Sicuramente ci sono dei piccoli spostamenti, degli interrogativi senza risposta, che rendono la pellicola degna di esser vista. Inoltre abbiamo un terzetto di ottimi attori. Denzel Washington dona sottigliezze al suo personaggio solo con la sua iconica presenza.  Rami Malek, è un credibile giovane uomo che smania per far carriera, ma sopratutto uno che crede davvero possibile dividere il mondo in bene e male, infine Jared Leto, perfetto nel ruolo del viscido, sarcastico, odioso, Albert Sparma, una prova davvero eccellente la sua.

Per cui se amate i thriller robusti, solidi, classici, ecco questa opera vi garberà sicuramente.


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