mercoledì 5 maggio 2021

La dama rossa uccide 7 volte di Emilio P. Miraglia

 Cosa c'è di meglio delle leggende su fantasmi che infestano vecchi castelli, causando la morte dei discendenti di donne-spesso- o uomini votati alla follia e uccisi in modi brutali? Un thriller in cui si sfrutta la suddetta leggenda per scopi più pratici ed economici.


Il film narra di una leggendaria dama rossa che ogni cento anni torna in vita per tormentare e uccidere sette persone legate a una potente famiglia tedesca.  La leggenda viene narrata da un amorevole nonno alle sue due litigiose nipotine.  Anni dopo sarà lui a schiattare per la paura, davanti all'apparizione della dama rossa. 

La sua morte apre, ovviamente, un discorso sul testamento che però viene rimandato per motivazioni che non sto a spiegare per non togliere la suspense. Tuttavia la terribile dama rossa compie altri feroci delitti. Non è servito a nulla, quanto pare, la mossa del vecchio di cercar di porre in salvo se stesso e la sua famiglia.  A sentire il peso di queste morti è la giovane Ketty, che lavora nell'azienda pubblicitaria di Martin. Oltretutto la ragazza è convinta di aver provocato la morte della sorella, ma forse si sbaglia.

Il film è un decente tentativo di sfruttare il filone del momento grazie alla presenza di omicidi truculenti, una certa ambiguità sulla natura di codesta dama rossa, un po' di erotismo, tutte cose che sicuramente sembravano estreme e sconvolgenti all'epoca. Pur avendo dei cedimenti narrativi, credo che si mantenga abbastanza bene grazie alle scene di omicidi e un pre finale con la povera Ketty intrappolata in una stanza che si sta allagando e piena di topi (forse però è solo una mia idea visto che mi fanno senso i topi).

L'ambientazione straniera, nella tetra Germania, è forse dovuta al fatto che il film sia una co-produzione italiana e tedesca. Oppure un modo per contaminare tematiche del gotico con il più moderno e spiazzante giallo di matrice argentiana. Questo esser sospeso tra generi ( un horror con al centro un fantasma vendicativo o un puro giallo?) rende affascinate il film . Forse la regia non è in grado di mantenere sempre accesa l'attenzione e la tensione, ma a mio avviso è un film che intrattiene abbastanza bene lo spettatore.

C'è tanto mestiere, tanta voglia di far un sano cinema di intrattenimento popolare, un tempo in cui si andava al cinema per assistere a uno spettacolo, una rappresentazione, e poi si era in grado di tornare a vivere le proprie vite. In cui uno spettatore cercava un buon modo per passare il tempo e non spacciarsi per un grande intellettuale che sa molte cose. Altri tempi, né belli  né brutti. Diversi.  Non tutto quello che veniva prodotto in quel periodo è degno di nota e forse codesto film a parte come documento storico di un periodo del nostro cinema di genere, non è nemmeno quel gran che. Tuttavia non possiamo negare che avevamo una buona scuola di artigianato, talvolta spiccio e da cialtroni, ma a volte anche di lusso. E che quel cinema è morto e sepolto, come è giusto che sia. Oggi ci sono meno nomi legati al genere, ma andrebbero sostenuti e apprezzati, perché non vogliono ripetere le cose fatte cinquanta anni fa, ma tentano strade diverse.


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