giovedì 29 agosto 2013

LA MORTE DIETRO LA PORTA di BOB CLARK

Come ormai ben sapete , per me la stagione d'oro del genere horror è quella degli anni 70. Film radicali,violenti senza ironia, nessuna concessione al pubblico con strizzatine d'occhio o altro,disturbanti, politicizzati.
Opere che disturbano lo spettatore, film fanno a pezzi la società e i suoi componenti, mostrando la decomposizione e alienazione degli individui e delle istituzioni.
Poi con gli anni 80 attraverso lo splatter -slapstick,avrebbe guadagnato importanza un discorso metacinematografico sui mezzi e le potenzialità del genere, attraverso ironia  e trucchi scioccanti e trucolenti.
Il decennio delle saghe e dei mostri superstars.




 


Bob Clark era un buon artigiano del cinema. Oggi non so quanti lo ricordino, molto pochi mi sa. Prima di dedicarsi alla commedia , grazie al successo di Porky's, il nostro Bob era un validissimo regista di horror , autore di pellicola entrate nella storia e nel mito del genere come Black Christmas, da noi noto come : Un Natale Rosso Sangue, il quale potrebbe esser visto come uno dei padri fondatori del genere slasher ,capace di influenzare diverse pellicole nel corso degli anni e di cadere nel trappolone del remake, (uno fra più squallidi mai girati), Clark ha dato il suo contributo anche al genere dei morti viventi con almeno un paio di pellicole: L'Assedio dei morti e questo La Morte Dietro la Porta




Dead of the night, questo il titolo originale è tra i miei cult horror preferiti. Anzi, nemmeno so o interessa se sia veramente un cult, d'altronde viviamo in epoche dove anche Viva La Foca, invece di esser polverizzati, diventano opere che meritano discussioni sul valore del trash, ma annate a ...
Cosa mi piace di questa pellicola?Che è un dramma famigliare cupo , disperato,inquietante, inoltre come horror è disturbante, polemico,corrosivo,eppure il tutto avvolto in una sorte di tristissima , maligna, repellente,viscida, tenerezza materna.
La colpa di quello che succede sullo schermo non è dovuto a qualche esperimento militare, o a riti satanici o altro, no: l'amore materno, quello che noi giudichiamo il più sacro e puro, è causa ed effetto delle allegre scorribande di Andy.
Reputo questa idea iniziale suggestiva,potente,altamente provocatoria. Come se lo sceneggiatore e il regista ci dicessero: basta con questa immagine candida, pura, positiva,della figura materna . Quanto egoismo c'è nel rapporto simbiotico tra madre e figlio maschio e quanti danni potrebbe provocare?
Certo,sai erano anche altri tempi.Migliori dei nostri.

Quindi in un film horror di soli 90 minuti scarsi ci trovi. la tragedia del vietnam, un attacco alla famiglia duro e amarissimo, una riflessione sulla natura matrigna dell'istinto materno.  Si poteva fare, era una cosa normale.
Oggi esistono ancora questi tipi di film, sono minoritari però e non hanno l'adeguata pubblicità. La cosa peggiore è che non abbiamo nemmeno il sano slapstick splatter che pur non piacendomi aveva uno stile ,un pensiero "artistico" dietro. Oggi ci sono prodotti seriosi , con tanti buuu in serie. Tranne qualche bella sorpresa

Per non parlar dei personaggi.

Andy muore in Vietnam, la notizia della sua fine sconvolge la famiglia, ma sopratutto la madre che non accettando la realtà e la scomparsa del suo unico figlio, lo riporta in vita.
La felicità in famiglia dura poco, il ragazzo è apatico,scontroso,uccide il cane, ma la madre non dice nulla. Preferisce prendersela con il padre, mentre la sorella viene ignorata da tutti. Inoltre alcuni delitti fan pensare che l'autore sia Andy.
Un film sulla morte che inquina ogni aspetto dell'esistenza, così una tranquilla mattinata in giardino nasconde un raptus omicida, una serata tra amici degenera in una mattanza, l'amico,il figlio,il fratello,il fidanzato,scomparso torna come fredda macchina di morte. Ma per la madre non è quella la realtà e le colpe sono altre.
Dicevo i personaggi: Andy è spaventoso come morto vivente ,ma anche come non umano condannato a dover rivivere per forza, ha una presenza e un peso non trascurabile, ci incute timore e pena senza forzature di sorta.
I famigliari stessi dal padre che non ha mai capito quel figlio ,l'ha convinto a partir a fare la guerra perchè "donnicciola" secondo i temibili e ridicoli schemi comportamentali maschili,una sorella che si sente estranea,tutti saranno travolti dal ritorno di Andy

Il finale del film , al cimitero, è tra i più strazianti mai girati. Commovente e necessario, un tuffo nella morte e nella follia definitiva



2 commenti:

Napoleone Wilson ha detto...

Babordo, compagno,fratello! Anche se non la pensi come sulle donne! Questo è uno dei più bei film rientranti nel filone "zombesco", allegorico e fortemente "politico", tra quelli mai realizzati. Non so se ci hai pensato pure te, ma è fortemente ispiratore dello splendido episodio di Joe Dante dei "Masters of Horror" "Comeback", con i militari USA morti in Iraq che tornano in vita per calare su Washington alle elezioni presidenziali del 2004, e fare perdere Bush, e anche della splendida e recentissima serie "intimistico/familiare-zombesca" UK "In The Flesh", con un soldato britannico caduto in Afghanistan, "ritornante".
Un cenno riguardo al bellissimo film di Clark, recentemente e molto precocemente scomparso in un incidente stradale, nume tutelare della canuexploitation non solo horror, alla presenza nella parte del padre di John Marley, grande interprete cassavetiano e del cinema e televisione americani anni '70.

babordo76 ha detto...

ecco dove l'avevo già visto il padre, nei film di cassavetes.
Questa è una pellicola davvero magnifica, come deve essere il genere horror: radicale,sovversivo,duro