mercoledì 8 aprile 2009

I COMPAGNI di MARIO MONICELLI

Nonostante qualcuno dica che si debba modernizzare la sinistra e le sue istanze ,portandola sul terreno di un'indignazione populista o facendola disperdere all'interno di un blando riformismo centrista, nella sostanza delle cose il rapporto di forza tra padronato e manodopera non è cambiato. Certo la società per scardinare la sovversione delle classi meno abbienti , ha dovuto dare una virata all'interno del metodo di applicazione del capitalismo,per scoordinare le direzioni di resistenza del proletariato. La disgregazione e dislocazione delle classi lavoratrici è il punto di partenza e di arrivo della fase di aggressione capitalista .
Quindi nascono nuove figure di marginali, che però hanno gli stessi problemi delle vecchie figure lavorative,peggiorate dalla dispersione di unità e soggetti.

Cosa potremmo mai capire di questa situazione ,se non abbiamo bene in mente la nostra storia di classe e di azione politica/sociale. La storia non ha scadenza e il presente , nonche il futuro sono frutti delle esperienze passate che passano attraverso una modificazione,ma non un vero e sostanziale cambiamento: il capitalismo che sfrutta la classe proletaria,oggi diventata precaria e perlopiù composta da stranieri. Cambia il quadro,ma non la cornice.O viceversa.


Per questo il film di Monicelli è assolutamente da vedere,perchè spiega e analizza come nasce,cresce e muore , una lotta di classe che vede nello sciopero uno dei suoi strumenti.

A Torino verso la fine del 1800, alcuni operai stanchi delle ore di lavoro- 14- e degli incidenti che colpiscono molti di loro,perchè stravolti dalla stanchezza, pensano di organizzarsi per far sentire le loro ragioni. Dopo un primo tentativo fallimentare,gli operai legano amicizia con un professore socialista ricercato dalla polizia,che si è rifugiato nel capoluogo piemontese.
L'uomo organizzerà uno sciopero lungo e faticoso da sostenere sia per i lavoratori,che per il padronato.

La pellicola analizza bene i pro e i contro delle lotte,l'importanza della figura carismatica e organizzativa,ma che non è nulla senza l'unione e la coscienza di classe. La debolezza di un popolo abituato a subire e a chiedere elemosina ai ricchi e potenti,che mina la riuscita delle lotte,la paura del padrone e il servilismo delle forze dell'ordine.Tutte cose che si notano anche ai giorni nostri.


Gli operai sacrificati alla produzione-1200 morti- e i migliaia di feriti,il caporalato mafioso e infame che fa parte delle impresi edili e per la raccolta di pomodori o altro,i contratti a tempo determinato e la paura di non vederli confermati,la ricerca ossessiva di stabilità nel lavoro e per averla una lotta tra poveri spietata e ridicola.
Questa è la magnifica società occidentale e questa la ridicola e falsa democrazia solo nella forma e vagamente.

Cosa è cambiato dalla Torino del 1800 , molte cose..Ma non sempre in meglio


Un film insomma da vedere assolutamente,perchè una bellissima riflessione politica,un trattato preciso sulla lotta e su come condurla.

Bravissimo Mastroianni.

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