martedì 19 luglio 2016

TONY MANERO di PABLO LARRAIN

Non è che se la passasse bene, l'umanità, durante gli anni 70: colpi di stato, spesso con lo zampino degli Stati Uniti, scontri, terrorismo, gli ultimi colpi d'ala di un movimento tanto rivoluzionario quanto piccolo borghese nel suo immaginario, tanto che molti loro cavalli da battaglia sono stati presi dalle destre o dai liberal-democratici e conservatori per costruire gli anni 80, i merdosi e inutili anni 80 alla faccia di certe campagne talebane contro la nuova versione di Ghostbusters, colpevole di aver "rovinato l'infanzia" di molti pirla, miei coetanei.
Dulcis in fundo, "la febbre del sabato sera", dove un sotto proletario invece che prendersela con il sistema capitalista, si accontenta di fara il ballo di san vito nelle discoteche.
Eppure il fascino assoluto dell'effimero, del nulla, del vuoto cosmico, ha un suo peso relativo in chi non ha nemmeno uno straccio, piccolo, di vita. Tanto che persino un Tony Manero, per un uomo cileno ormai con la giovinezza alle spalle e una vasta mediocrità davanti ad esso, potrebbe rappresentare un sogno distorto di riscatto sociale, allucinazione sociale e psicologica, nel nome del quale- parlo del riscatto- tutto è ammissibile e dovuto.
La violenza non come sopraffazione dell'altro, ma come linguaggio quotidiano, gesto naturale, assimilato e che genera solo indifferenza
Forse è di questo che hanno bisogno le dittature palesi e quelle celate.





In un Cile degradato e mortificato dalla dittatura di Pinochet, quella che secondo Kissinger valeva qualche morto perché non si poteva lasciar un paese nelle mani di un popolo incosciente che ha fatto una scelta sbagliata, lo dice un premio Nobel per la pace eh, quindi Non sarà vero, un uomo ha una passione smodata per Tony Manero, il protagonista di quel cult che è " la febbre del sabato sera", tanto da iscriversi in un programma della tv cilena dedicata ai sosia  di personaggi famosi. La nazione ride, ascolta canzonette, vive, l'indifferenza, in casi di dittatura, potrebbe salvarvi la vita. Nella realtà, Raul vivacchia, e si sa quanto utile alla violenza nazionalizzata o individuale, vivacchiare faccia solo del bene. Sogni effimeri in una vita disastrosa, che portano ad eliminare fisicamente chi si mette sulla propria strada e ci ostacola. Così i militari fascisti, così un loro concittadino. Piena e deviata identificazione.
La tv, come sempre, alleata di tutto questo. Con la sua allegria fasulla, le folle che delirano per dei mentecatti, i sogni spiccioli e materiali dei partecipanti, che la gente è in prima fila contro i maupache come contro gli zingari, ma mai contro quelli che ti prendono e ti torturano, che quelli bisogna tenerceli amici. Tanto passano solo gli anni e aumentano i morti. Ma quei morti un po' se lo meritano, si facciano i cazzi loro, prendano un bel vestito bianco e si muovano come un Tony Manero qualsiasi.
Il degrado degli ambienti, vedi il locale dove Raul con altri si esibisce in patetici spettacolini, è lo stesso, infetta, le persone. La violenza dello stato fascista è ben assimilata dai suoi abitanti, i pochissimi che tentano di ribellarsi, non possono che fallire. Quasi dimenticati, quasi odiati, sicuramente venduti, dall'indifferenza dei normali e bravi cittadini.
Raul vorrebbe vivere meglio, come nel film che tanto ama, magari nell'America sognata e inventata che sta alla base del filo americanismo anche di casa nostra, egli è un assassino, ma è sopratutto un escluso, un disadattato, un lucido folle partorito dalla crudeltà del suo tempo. Vivo in un posto violento, essa diverrà linguaggio autorizzato e normalizzato anche nel quotidiano. Il fascismo si alimenta di queste cose e nei piccoli frustrati, mediocri, ometti trova i suoi sostenitori più zelanti.
Tony Manero è quasi un horror, mostra l'orrore vero, quello che alla fine non puoi dire: vabbè è un film e torni a casa tranquillo.
No, semmai ti domandi come si fa a dirsi e far credere agli altri, di esser la più grande democrazia del mondo e poi creare e sostenere l'11 settembre 1973, ricordatevi anche di questo 11 settembre, e poi l'argentina e poi i contras contro i sandinisti, che son cattivi nei film biechi e di propaganda reaganaiana degli anni 80- i merdosi e inutili anni 80. Come si fa a starsene buoni mentre portano via i vicini, gli amici, i famigliari.
La menzogna e la paura, forse è solo questo. Forse anche noi, in quel contesto, gireremmo la faccia dall'altra parte. Oppure no... e io che ne so?

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