domenica 17 luglio 2016

TRUMAN di CESC GAY

Quanti modi ha di manifestarsi, l'amore? C'è quello per una donna, per un amico, per i famigliari, per un cane.  Non fossimo così infelici e persi, così scioccamente attaccati a una vita di effimere felicità e libertà, di sentimenti precari, non ci sarebbe bisogno di ricordarcelo. Ameremmo in modo spontaneo, semplice, naturale. Ma è anche vero che -forse- la nostra vita è un po' "plagiata" dalle cattive notizie quotidiane, non parlo mica di attentati e cose simili. Parlo di quella marea di gente debole che si nasconde dietro cinismi d'accatto, dei tanti piccoli egoisti  che giustificano ogni loro vigliaccheria  con un distacco sulle sofferenze umane.



Questo film ci mostra come i sentimenti e le relazioni siano fondamentali.  Lo fa attraverso la storia dell'amicizia di due uomini, argentini, in quel di Madrid.  Tòmas torna in Spagna per assistere l'amico Julian, condannato da un brutto male. La morte è la protagonista assoluta di questo film, insieme con l'amore per un amico che è destinato a morire, e per un cane, compagno fedele e base solida per Julian.
Quando hai poco tempo, cosa fai? Come ti comporti? Si può o peggio si deve affrontare l'ultimo viaggio da soli, o è fondamentale la compagnia di qualcuno? Dobbiamo pensare in quel periodo a vivere ogni secondo, in un presente che vorremmo diventasse eterno, o è giusto pianificare il dopo? Occuparci di quelli che rimarranno? Sciocco o giusto abbandonare la chemioterapia? Giusto o sbagliato decidere di ammazzarci quando le cose andranno male?
Questi temi vengono affrontati o quantomeno accennati in questa commedia tenera e malinconica, che a mio avviso ha il grande torto di appartenere alla categoria del "cinema trattenuto", cioè quel cinema del pudore, dell'anti retorica, che finisce poi per esser poco coinvolgente. Adatto a chi usa l'alibi del ricatto morale per tener lontano da sé, anche in un film, il dolore, la sofferenza, ma sopratutto la commozione. Dobbiamo veder fino a un certo punto, e il dopo no. Così andiamo a casa tranquilli e sereni. Non amo affatto questo modo di metter in scena storie che peraltro sono drammatiche, tragiche, commoventi. Io amo il melodramma, quello popolare ed estremo, per cui certe cose di questa pellicola le ho trovate troppo trattenute. Però è una scelta del regista e del resto il film è decisamente buono, merito di certi dialoghi, certe parti di sceneggiatura, ma sopratutto per i due btavissimi attori: Ricardo Darin e Javier Càmara. E non dimentichiamo il cagnone protagonista: Truman.
Buono perché comunque, come ogni film dovrebbe fare, durante la proiezione non dovremmo perder tempo su dettagli tecnici che lasciano sempre il tempo che trovano, ma trovarci a riflettere, a pensare.
Io seguendo codesti due straordinari, bravissimi, attori ho pensato a cosa farei..
Cosa farei se fossi malato gravemente e terminale. Si, uno potrebbe dire, ma perché ti vedi nel malato e non nell'altro? Perché tu hai questa fottuta immedesimazione con personaggi che in un modo o nell'altro, stanno sempre male? Bess, Michele, Donatella, e tanti altri.
Perché agli altri, a chi amo, all'umanità, voglio lasciare la gioia, se la meritano. Tutto qui. O perché per vari motivi penso di star male o esser inadeguato, varie cose. Ma questo argomento, se non vi offendete, lo approfondirò i terapia eh!
Comunque: si, prima pensavo. Mi ucciderò, se dovessi star male senza speranza alcuna. Non voglio soffrire. Mi pare giusto e umano. Ora non so. Mi par che sia il discorso di una società fast food, dove arrivi, ti prendi il menù migliore e se per caso tu non potessi più mangiarne, allora è meglio uscire. Lasciando i commensali alla nostra tavola, felicissimi di esserci e disposti magari a pagarti una parte di quel menù che tanto ti piace, o semplicemente a star a tavola con te, perché ti vogliono bene, perché la tua scomparsa non è tragedia solo per te, ma anche per loro. C'è questo che non sopporto: io con certe scelte uccido non solo me stesso, ma anche tutto l'amore, attenzione che gli altri danno a me. Però già da sani non capiamo quanto gli altri ci stiano aiutando. Preferiamo tenerci il nostro dolore come alibi, e giudicare i "sani" per le mancanze nei nostri confronti. Poi appena uno ti palesa il fatto che fino a quando terrai gli occhi aperti starà con te, lo allontaniamo in malo modo.
Nessun senso di colpa, no dobbiamo averne in questi casi. E Tòmas lo manifesta apertamente. Questo però non vuol dire diventare complice di idee sbagliate, solo non abbandonare il nostro amico, esserci. Come possiamo esserci.
Però la morte ci spaventa. oggi a me più di prima. Oggi c'è una persona che mi ama, e quindi mi viene difficile pensare che tra 40 anni dovremmo dividerci, dai qualche anno in più, ma più o meno. Mi fa paura l'idea del nulla, temo l'oblio, penso che i credenti con quella storia del paradiso siano fortunati, hanno una bellissima illusione. Mi piace l'idea, esposta nel film, che dopo, quando saremo defunti, qualcuno che tanto ci ha amati in vita venga a prenderci.E insieme cominceremo un meraviglioso viaggio nell'infinito. Vorrei trovarci Achille, Mirtilla, i miei, gli amici che mi hanno preceduto e ppi accompagnare  mia  moglie. Stare insieme, in una gioia senza fine.  Si, lo so: invece non ci sarà nulla e di noi non rimarrà traccia, ma se il nostro cazzo di universo è Bergman, ecco la mia vita vorrei viverla con la retorica di un film di Spielberg o come se fosse il rapporto tra Carrie e Saul,  si vorrei viverla come se Saul fosse mio amico e sentirmi al sicuro da ogni pericolo. Che poi questa persona l'ho trovata ed è  mia moglie. A lei devo i miei miglioramenti come persona, e l'aver cambiato certe idee di "libertà" che tanto libertà non erano.
Questo è quello che il film mi ha lasciato, al di là del suo reale valore tecnico e cinematografico, e mi ha anche lasciato l'idea che l'amicizia, è fondamentale.Aprirsi agli altri, condividere ogni secondo della nostra vita, che sia un cane o un uomo. Non c'è danaro, non c'è merce, non ci sono scopate occasionali, che possano darci tanta soddisfazione come un giorno passato con chi amiamo.  Amare è l'unica cosa che può darci la forza di resistere a tutto e a tutti.
Julian e Tomàs con Truman, sono l'esempio perfetto. O quasi.

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