martedì 3 settembre 2013

SOTTO LA SABBIA di FRANCOIS OZON

La maggior parte di noi vive un'esistenza basata su certezze automatiche e convinzioni date per scontate. Tipo quello di conoscere la gente che vive al nostro fianco, diventando così  dipendente dell'immagine,dell'idea e dell'abitudine di aver qualcuno al nostro fianco. Il tempo poi plasma questo nostro atteggiamento e lo rende un gesto quotidiano, normale, quella che si dice : una buona convivenza.

E se a un tratto questa persona tanto amata, o semplicemente la sua buona compagnia, dovesse mancare? Senza che noi riuscissimo a comprendere l'infelicità altrui, i suoi problemi? Se un giorno dovessimo svegliarci , un giorno qualsiasi, e non trovare più quella persona... Cosa succederebbe? Come potremmo accettarlo?





Penso che non potremmo accettare nulla. Sai quel dolore forte , martellante, devastante che senti nello stomaco? Sai quelle lacrime che ti bruciano gli occhi mentre cerchi di trovare una spiegazione, una logica ? E il pensiero: " che bellissima giornata , se fosse qui..."e così sparisce il sole che scalda la tua vita. Ti ritrovi solo o sola, in compagnia del tuo dolore.

Io rispetto il dolore degli altri, di qualsiasi natura. Non esiste una sofferenza di serie a o di serie b. Quello che per noi potrà sembrare una cazzata, per altri è invece la radice del suo mondo. Che improvvisamente si ritrova recisa. Dovremmo capire meglio gli altri o meglio sforzarci e dividere anche un minimo del nostro dolore.

Così quando Marie si risveglia sulla spiaggia , dopo una normale giornata passata con il marito, e scopre di essere sola, comincia una lenta caduta . Non mancherà una labile e fragile risalita con un amante, Vincent, per quanto attento è una distrazione. Il corpo che ha bisogno di essere toccato. Ma lei, professoressa universitaria di letteratura inglese, la sua nazionalità, si ritrova doppiamente straniera. Sia come "cittadinanza" che come essere umano, che si ritrova sola senza aver scelto di esserlo




Perchè la solitudine per quanto inevitabile è bruttissima, e non quella di chi sta solo per un po',ma ha amici e svaghi. No,quella di chi voleva passare la sua vita con una persona o peggio ancora che non l'ha mai trovata quella persona , nemmeno nelle donne di dubbia moralità. Fa male, è difficile da sopportare.
E poi il tempo ti regala qualcosa, per alcuni. Ma per altri o altre nulla.

Marie parla a un marito che vede solo lei, gli amici non la comprendono, vive in uno stato spossante di dormiveglia. Non vuole accettare la morte, non vuole accettare che il marito non stesse bene, si scontra con gli altri (da manuale la rabbiosa discussione con la suocera, piccolo pezzo di dimostrazione della forza dell'odio al femminile),si perde.




Ozon si dimostra un ottimo regista perchè mantiene la giusta distanza dai suoi personaggi. Non è un Lars che precipita dentro di loro, anche se superficialmente pare che li odi, e non è nemmeno un Haneke del tutto distaccato. Trova una via di mezzo. Ci dice: questa è Marie e queste le sue azioni. Povera donna sola e abbandonata
Quanto fa male l'abbandono? Forse uno dei dolori più terrificanti e inconsolabili. Io li odio gli adii, detesto il disfattismo sentimentale, quelli - per intenderci-  del "nulla dura per sempre", " non faccio promesse", tutta questa paura di amare e farsi male anche per amore, mi nausea fortemente. Perchè dobbiamo lasciare che il tempo ci separi dalle nostre amiche e dai nostri amici? Perchè lasciare che l'amore finisca ,visto che deve finire?
La Resistenza esiste anche nella nostra vita privata e nelle scelte che facciamo. Mi piace tantissimo quella frase di Moretti: " io non divento amico del primo che passa, io scelgo di chi diventare amico. E una volta che ho scelto è per sempre"
Ecco,per me questa è la vita. Ho scelto te come amica o amico,ho scelto di amarti. Alti e bassi, modificazioni,cambiamenti,ma va avanti. Come la nostra vita.
Aggiungi a questo dolore ,quella di una scomparsa senza motivazioni e un corpo che non trovi.
Troppo per la nostra mente e infatti Marie giustamente si inventa una vita quotidiana matrimoniale,che non ha più.



E diventa talmente pesante quella mancanza che nessuna verità sarà vera, meglio abbandonarsi a una visione di salvezza e correre incontro a essa. Perdersi nella follia, per sempre

Grandissimo film, davvero eccezionale, con una Charlote Rampling assolutamente magnifica,emozionante, memorabile. Questo è il cinema che mi piace, questo è quello che voglio vedere

Nessun commento: