venerdì 2 marzo 2012

Radici-meet babordo kunta kinte

La targa posta all'entrata della vecchia cascina ci ricorda che lei è lì dal lontano 1852,prima ancora dell'unità italiana e tre anni dopo l'avventura entusiasmante della Repubblica a Roma.Fai un po' te i conti e vedrai quanta storia è passata,quante disgrazie,tragedie,guerre,speranze,gioie,insomma quanta vita è passata da quelle parti.E lei è sempre lì.Ecco io mi sento un po' così.Credo infatti che tradizione non debba essere per forza una variante volgare e ottusa della reazione,ma il modo di intendere la vita di tutte quelle persone nate in una certa classe sociale.Tradizione per me significa partire da basi forti,ma non partire appunto per affrontare la vita che ci circonda e che muta nei costumi.In meglio o peggio non lo so.Ci sono persone più intelligenti di me che ve lo potrebbero spiegare.Però i cambiamenti non si possono fermare con un attaccamento morboso al vetusto e al pleonastico,come però è anche vero che non si possono abbattere consuetudini e modi di vivere ormai entrati nella prassi dell'esistenza quotidiana del popolo.Io sono curioso,qualcosa la comprendo ,altre cose mi sembrano inopportune,altre ancora mi lasciano freddo.Però il passo verso quello che si spaccia per nuovo lo faccio sempre.
Io sono cresciuto in una vecchia cascina con i miei nonni,una zia e tante altre famiglie,spesso di meridionali immigrati al nord.Non rimanevo chiuso in casa.La mattina e il pomeriggio avevo vasti prati da correrci sopra e lasciare che la fantasia ci trasportasse nei candidi terreni del Gioco.Si,giocare che non è proprio lo smanettare sul Game Boy,ma piuttosto erano momenti dedicati al collettivismo,al vivere in gruppo,e sopratutto per me la comprensione che l'occhialuto e l'abilità fisica sono due cose diverse e lontanissime.C'erano tante storie da sentire la sera,seduti sotto il portico,che paesi esotici apparivano allora Napoli o Palermo,bè ero un bamboccio cazzola eh?Mia madre si alzava prestissimo la mattina e andava in fabbrica,mio padre nella sua ditta a lavorare come impiegato.Io vivevo appunto con i miei nonni.Rivisto più tardi il cortile mi è sembrato grigio e piccolo,ma del resto ora hanno costruito tante villette dove prima c'era il bosco.E poi il tempo ha portato via tutte le persone che conoscevo,gli anziani li ha condotti dietro le mure gialle -cioè al cimitero-i giovani ormai sono cittadini e vista l'età ,anche precari!
Poche cose mi hanno dato in eredità:la gentilezza,l'educazione,un certo cattolicesimo proletario confusamente sociale,perchè la mia classe qui è così.Hanno troppa fiducia in un amico immaginario che è visto solo dai preti.Quindi il fatto che io sia comunista e ateo,mi sa che è potrebbe essere una bella sopresa per quella gente.Che però amo moltissimo.Il popolo non è abituato come i borghesi a discutere e a patire per questioni private.La casa,il lavoro,la dignità,la famiglia,sono queste le cose su cui puntano.Hanno ragione?No,non sempre.Ad esempio io odio il famigliarismo italico,questa cialtronata di difendere e pensare solo ai nostri figli e alla nostra famiglia,come se non fossimo parte di uno stato,eppure la comprendo proprio perchè un popolo lasciato solo non può fare altro che attaccarsi al tradizionalismo più oscurantista.
Quindi sono in bilico tra tradizione e progressismo.La gentilezza e comprensione verso gli altri,un altruismo naturale e timido,così lontani dal buonismo ipocrita delle classi agiate,perchè secondo loro siamo tutti figli di dio.Io credo di essere figlio dei miei genitori e basta.Ora in questi tempi si deve per forza essere furbi,cinici,dileggiare e offendere,che fa figo e dimostri carattere.Boh,può darsi,ma a me quei vecchi esempi continuano a piacermi.Essere durissimi non per entrare gratis nel club dei cattivisti da happy hour,ma proprio perchè sappiamo anche essere buoni nel vero senso del termine.E cercare di capire,di confrontarsi con i tempi e i mutamenti anche se non riesco a condividerli in tutto e per tutto,ma quanta squallida coglioneria c'è nelle persone che applaudono il gay da salotto tv e impediscono a migliaia di persone di potersi sposare o costruire una famiglia?L'amore è lo stesso,l'affetto che puoi dare è lo stesso.Però siamo circondati da falsi tradizionalisti,che si nascondono dietro l'importanza della tradizione per manifestare la loro ottusità,perfidia,vigliaccheria.Come applaudite uno che davanti alle telecamere ripete a vostro uso e consumo i luoghi comuni più squallidi sull'omosessualità e poi rifiutate che essi facciano una cosa molto tradizionale:sposarsi e mettere su famiglia.Quindi per questo potrei passare per uno dalla mentalità aperta,ma poi non mi piacciono certi estremismi e travestitismi,quindi giustamente mi si potrebbe dare del reazionario.Io credo nelle relazioni umane,credo che una coppia sia quello che si dovrebbe avere bisogno e non mille avventurette per vantarsi al bar.Non amo l'erotizzazione forzata di questa società,mi infastidisce terribilmente il vuoto delle trasgressioni facilone.ma non mi son mai tirato indietro quando si doveva passare le notti a far puttan tour e alcol facile.
Sono una sorta di Michele Apicella ,sai il personaggio principale di Bianca?Ho una sorta di mitizzazione della felicità quotidiana,mi infastidiscono le bugie,la mancanza di chiarezza,i tradimenti.Si,insomma mi piacciono le famiglie del mulino bianco,ma sono anche rigorosamente ancorato a una vita da scapolo che peraltro non mi riesce nemmeno difficile mantenere.Odio le smancerie,i sentimentalismi,ma mi piacciono le canzoni d'ammore.Eh,che casino!Sono le cose che capitano quando uno cresce in un ambiente che poi è scomparso,e io ho visto gli ultimi minuti di esistenza,e la frenesia becera e fighetta di questi tempi di falsa accettazione dell'altro.Dove non ci sono più lavoratori e vite che lottano per un futuro decente,normale,ma votate alla confusione e al successo immediato ,effimero,per forza trasgressivo o che si reputa tale.
Credo nelle persone:sono buone e cattive allo stesso tempo e non sono perfette.Lo stalinismo sicuramente potrebbe renderle migliori,per ora però mi accontento di vivere e ogni giorno di cercare di capire quello che mi sta attorno,più legato al vecchio modo di intendere le cose,poco incline alle linee di principio dei radicali insomma,ma nemmeno un reazionario di merda che strilla e insulta o aggredisce persone che non sono come lui.Queste sono le mie radici,un piccolo uomo della piccola borghesia,che pensa in grande e ha nostalgia della sua cascina e di quella vita sincera,schietta,naturale,normale.Ecco credo che la cosa più eccezionale sia essere normale.E ognuno ha la sua

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