martedì 24 marzo 2009

DEATH SENTENCE di JAMES WAN

Il filone nefasto del giustizialismo privato è forse tra i più odiosi del mondo cinematografico.Migliaia di pellicole reazionarie e profondamente fasciste che riscaldano il cuore dei conigli borghesi,incapaci di dare sfogo alla loro anima carogna e sadica se non esercitate dai loro sbirri e soldati. In realtà la delinquenza che nasce da un contesto ambientale e sociale è ben visibile e proposta dai tg e dai pensatori vaghi odierni giornalmente. Tanto da spingere la gente a credere che una certa etnia,una certa religione o i soliti sovversivi siano più pericolosi di un ingegnere pervertito e maneggione.Potenza dei tempi.

Il film in questione è molto ambiguo,ma nella esaltazione della carneficina operata da un onesto medio borghese a cui una banda di sottoproletari stermina metà famiglia,vi è anche una sorta di denuncia del giustizialismo privato.Alla fine un pretesto per dare libero sfogo alla bestialità disumana che abita il pacifico cittadino,peggiore anche dei criminali vittime della sua vendetta.
Oltretutto il protagonista non è il solito vendicatore tutto di un pezzo-reazionario e fascio dalla prima all'ultima scena-ma un uomo che volendo farsi giustizia entra anche in depressione per quello che ha fatto,causa la morte della moglie e il ferimento grave del figlio superstite,si trasforma in mostro sadico e assetato di sangue.insomma diventa un criminale.
Bravissimo come sempre Kevin Bacon.

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