sabato 24 marzo 2012

MELANCHOLIA di LARS VON TRIER

Questo è il film con cui Lars fa i conti con sè stesso e gli altri.Film dell'accettazione del dolore,della fine,con una placida rassegnazione che paradossalmente diventa felicità.Ma non quella ormai priva di valori e significato che gli umani cercano con ostinazione patetica e che il regista ci mostra sbrigativamente e didascalicamente nella prima parte,quella del matrimonio.Questa opera è un dialogo fortissimo e intenso che l'autore fa parlando con le proprie speranze e illusioni ,arrivando a a sperare in un finale tragico eppure di pace assoluta.
Justine è una ragazza che dalla vita ha avuto tutto:bellezza,un marito affettuoso,un ottimo lavoro come copyright in un'agenzia di pubblicità.Sembra quindi proiettata verso una bella vita,tranquillamente borghese,con tutte le felicità che noi reputiamo fondamentali-una famiglia ,l'amore, soldi,lavoro di un certo prestigio-a portata di mano.Sua sorella Claire è una donna organizzata,mediocramente realizzata,ma in questa mediocrità ci trova la sua fortuna di persona realizzata.Organizza nella enorme,sfarzosa,villa-palazzo famigliare una festa per l'amata sorella,che verremo a sapere soffre spesso di depressione.
Claire è quella sana,normale,che deve accudire la sorella "malata","matta",incapace di vivere e di godere delle bellezze che questo mondo potrebbe offrirleCi vedo un certo egocentrismo martirizzante in Claire,perlomeno in questa fase,è lo spazio di tempo e sopratutto la compassione che si dona-con malcelato fastidio ben chiuso nel nostro pensiero-a chi è effettivamente un grosso peso per la famiglia e per la società
Non abbiamo pietà e rispetto per chi è diverso o sta male,manifestiamo per mezzo della morale pubblica,cioè la massima esposizione di ipocrisia istituzionalizzata,certi comportamenti standard di affetto e comprensione,ma mai sinceri fino in fondo.Chiunque abbia avuto un parente stretto o un compagno in grossa crisi psicologica,malato o altro,ha sentito chiaramente nel suo cuore-almeno una volta nella vita-un forte odio e disprezzo ,insieme il desiderio di allontanare per sempre quella persona da sè.Mica ho detto che Von Trier mostrerà questo nel film,è quello che ho pensato e sentito durante la prima parte.Justine chiaramente sta male,ma gli altri sono migliori di lei?Il padre bambinone e superficiale e la madre vendicativa e acida,sono migliori di lei?Il capo capitalista di merda che pure il giorno del suo matrimonio pretende da lei che lavori inventando un nuovo slogan ,è meglio di lei?Il marito remissivo e passivo,è meglio di lei?Dovremmo dire no.Eppure i comportamenti degli altri potremmo vederli come tipici e normali nel nostro mondo,ce ne sono tanti così.Ci facciamo l'abitudine,anzi il capo -che è una testa di cazzo- viene pure visto nel nostro mondo ridicolo come un grande uomo di successo.
E ammazza tanti di quei fegati sto cazzo di successo ,anzi il desiderio di averlo.Eppure nella prima parte è Justine ,vista sotto lo sguardo degli ospiti e famigliari,quella sbagliata e quasi odiosa.Perchè si permette di infrangere due tabù:il lavoro e la famiglia,per carità io non mi permetterei mai eh?Ma sono un piccolo borghese proletario che è abituato a certe tradizioni e mica mi chiedo :giusto o sbagliato,che ne so..Ci sono e quindi:si quella gente non è simpatica,ma appare normale.Justine invece è la nota stonata,come si permette di stare male?Un male poi che non è fisico e allora comprensibile da tutti,ma un male mentale,psicologico,che urta e infastidisce tutti.Qui notiamo già una prima genialata del grande Lars:in realtà nonostante la prima parte si chiami Justine e ci mostri il suo matrionio,quello è il mondo di Claire.Ed è suo il punto di vista sulla rovina della sorella,esattamente come capiterà con il secondo capitolo:nonostante la didascalia ci porti a credere che sia la sorella "normale"la protagonista,è invece la rivincita di Justine e quindi di Lars artista,che decide con questo film di chiudere con quella brutta cosa chiamata ricerca della felicità sopratutto famigliare.Infatti è evidente al matrimonio,quando Justine chiede al padre idiota di rimanere perchè ha bisogno di lui e quello invece scappa per una stupida e insulsa avventuretta ,o nella descrizione crudele della madre,la quale in punta di morte gli ha detto che non era figlio del signor Trier-il regista con questo film decide quindi di tagliare di netto ogni tentativo e di perdersi e annullarsi nella sua arte.La fine del mondo che viene portata da Melancholia ,il pianeta che verrà a scontrarsi con il nostro pianeta,è un atto di liberazione:questo mondo con i suoi falsi progressismi,le felicità borghesi,le aspirazioni e speranze nel futuro,sono cose che in realtà ci procurano dispiaceri solenni.Justine/Lars invece è una creatura limpida,cristallina,che nella sua apatia e attendismo della fine trova una sorta di purissima armonia ,nel disincanto una nuova e indistruttibile forza.Mentre Clair che è schiava delle illusioni,dei castelli di carta,che si attacca alla banalità dell'esistenza e delle sue regole ,crolla .Esattamente come il marito riccastro e gagliardo,con tanta fiducia nella scienza .
Qui ci tengo quindi a rispondere a due accuse che normalmente fanno-e non a torto - alla pellicola:1)Justine le sa le cose,perchè si.2)filosofia spicciola,esistenzialismo un tanto al chilo.


Justine le cose le sa perchè non vuole perdere tempo con discussioni,dibattiti,false speranze,stupide illusioni.Queste sono le debolezze delle Claire e del Lars di un tempo,ora non contano più.Peraltro questo fatto del perchè si è anche umanissimo:io ad esempio quando mi ritrova a che fare con i giorello dorello di questo mondo,con i filosofini dell'anti comunismo borghese procedo attraverso i perchè si,perchè io so.Una dichiarazione di guerra contro l'ipocrisia democratica,per la sacrosanta dittatura del soviet dei nostri pensieri.Justine quindi condanna e si vendica sulla sorella e sul mondo attraverso una sua felicità ritrovata.Perchè essa-the happiness-fa molto male agli altri,più una parte sta bene ed è realizzata,più altri soccomberanno per la felicità dei primi.Una bellissima spiegazione ,vero?

Filosofia un tanto al chilo?In questa pellicola Lars non vuole approfondire e dare più del necessario.Tutto il film è giocato sull'essenziale.Succedono le cose e non possiamo fermarle.Non vuole mica farci una lezione sulla fine del mondo attraverso la citazione dell'astrofisica o altro.Ci dice e mostra la fine come la vivremmo tutti noi.Io non penso che mi metterei a dire cose profondissime-anche perchè Lars non è sceneggiatore di Walking Dead okkeio?-o memorabili,ma direi le stesse identiche assolute cose di Justine.Dirette,crude,senza appello.Essendo poi un film initimista e di auto analisi cosa dovrebbe fare?Citare Freud?No.Perchè non lo farebbe nessuno di noi sopratutto quella casta banditesca che sono i psicologi-in particolare quelli del lavoro che meritano viaggi organizzati in siberia e senza ritorno-perchè deve farlo un artista.
In questa pellicola Lars non cerca un contatto umano,una comunione anche apparente tra lui e lo spettatore.Non vuole dirci perchè la vita faccia schifo,non vuole darci appigli possibili o immaginabili.Lui ha deciso in modo estremo che nulla possa contare.
Ci troviamo non tra due dialoganti che ragionano su un problema,ma tra due solitudini che si toccano, ma per inerzia.La persona razionale,concreta,che vive a pieno e con tutti problemi la sua esistenza è destinata a essere travolta dalla realtà svelata sulla vita stessa:non è niente.Si aspetta solo la morte.Verissimo.Io riempio la mia vita di motivazioni politiche,altri artistiche,altri edoniste,e siamo convinti di trovare una ragione fondamentale di vita.E filosofeggiamo,persino i tamarri abbozzano con il loro grugnesco semplicismo una sorta di filosofia di vita.Lars qui la nega.O meglio con freddezza ed essenzialità ci dice la sua,ma non vuole approfondire troppo o farci partecipare più di tanto

E il finale?La rivincita di Justine e di quelli come lei.Che hanno accettato la fine,svelato con semplicità e disprezzo la debolezza reale e vera quella delle Claire di questo mondo.Lei ,la malata ,il problema imbarazzante,la persona da evitare,per un momento prende in mano la situazione e ci regala un altro grande finale alla Lars Von Trier.La capanna magica non li proteggerà dallo scontro tra terra e melancholia,ma sarà l'ultima bugia per pietà nei confronti della purezza infantile,l'ultima bugia al piccolo lars..
Un film quindi che seppure non tocca i livelli di commozione straziante dei vari Onde del Destino,Dancer in the dark,o non sprofonda nella cattiveria di Dogville e gli Idioti,ci dona un altro grandissimo momento di cinema.Il prologo muto è di abbagliante bellezza artistica e il finale commuove in punta di piedi,ma è toccante .Perchè in quella grotta magica ci porta anche i suoi spettatori,ma questa forse è la mia illusione di ammiratore

Caro lars,
però io alla fine del mondo non ci credo.Non tutti dobbiamo accettare il dolore e non tutto deve essere buttato.Non posso accettare il nulla e il disincanto come unici metodi di vita,anche se hai assolutamente ragione e io evidentemente torto.Per questo se con la mente sostengo Justine ,il mio stupido cuore ha bisogno di sciocche illusioni,che fanno malissimo,ma che ci vuoi fare.Non sono te,sono solo un simpatico occhialuto brianzolo.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora, il discorso è complicatissimo. Io credo che la seconda parte di Melancholia (dialogo sui fagioli a parte) sia un ottimo film. Tutta la prima parte la prenderei e la passerei al tritacarne. Perché? Perché è di un didascalismo senza precedenti. Troppo schematica, troppo facile nel suo individuare Justine come portavoce del regista e in tutti gli altri il mondo brutto ingiusto e cattivo che deve finire perché fa soffrire tanto tanto gli animi sensibili.
Sulla seconda parte c'è un approfondimento maggiore. E soprattutto se sta fermo con quella cazzo di macchina da presa a mano che l'avrei ammazzato (dio la scena in limousine, il mal di mare).
Ma resta comunque una specie di diario di un depresso cronico che vuole pure averci ragione.
Borghese poi...credevo che questa componente così borghese ti avrebbe irritato tantissimo, sai?
Il prologo mi ha solo infastidito. Arroganza a piene mani.
però lo so che tu a larsuccio tuo gli vuoi bene proprio perché è arrogante.

babordo76 ha detto...

Sul prologo c'è da dire questo.Gli ho telefonato,perchè lui è un depresso cronico che vuol avere ragione e io sono un occhialuto a vita che Ha la ragione vedi che bella coppia,e gli ho detto:Senti c'è sto anderson che dice di essere un regista,che gli fai vedere tu cosa significhi essere registi.Così un regalo mio e di lars per voi due pucciosi tamarri del genere!^_^
Si,la prima parte è assolutamente didascalica,estremizza al massimo la divisione sullo schifo-ma attenzione che lui ci mette pure la bontà,vedi il marito di Justine-ed è schematizzata perchè quello è il punto di vista-in sostanza- non di Justine,ma di Claire.Lei è ordinata,disciplinata,inserita,nel suo mondo esistono personaggi monodimensionali,e la nota stonata è Justine.
Ti do ragione invece su questa cazzo di mania che ha di girare con la macchina a mano.Va benissimo in Onde del destino,dancer e idioti,ma lui sa girare benissimo anche senza movimenti bruschi.Una sua pecca evidente questa.
Lars in realtà non è arrogante e lo mostra proprio con il finale di Melancholia.Ti prende anche per mano quando il mondo finisce.

ps:il dialogo sui fagioli tra justine e claire è splendido.La presa d'atto secca e crudele di come sia morta ogni speranza di dialogo,discussione,infatti più che Hitler ,Lars avrebbe dovuto citare il nostro pelatone.Ci stava benissimo un :me ne frego!
E poi si,io al Dio Danese concedo tutto.Che ce posso far?

babordo76 ha detto...

ah,dimenticavo:no,non mi infastidisce l'elemento borghese.Viene spazzato via dalla fine del mondo!^_^

Anonimo ha detto...

Eppure comincio ad anelarla anche io sta benedetta fine...però vorrei avere la consapevolezza e la forza di Justine, mentre credo che finirei per ridurmi come Claire o peggio ancora come il marito...Detto questo il prologo e l'immagine finale varrebero anche da sole, nonostante tutto il resto, a rendere questo film degno di essere visto con soddisfazione.

Ale55andra

babordo76 ha detto...

si,ma anche io che tanto ciarlo poi sarei penoso o forse no.Non credo che il coraggio o la vigliaccheria siano doti dell'individuo,ma si scatenano anche per conto proprio.Quindi ohissà...Per me è un grande film,certamente la prima parte più debole e la seconda magnifica.Ma la debolezza schematica nella prima parte è cercata e voluta ,proprio perchè Lars conosce il pubblico sopratutto quello 'mmmmeregggano e gli deve spiegare benissimo il perchè del cambio di Justine nella seconda parte.

Bruno ha detto...

L'ho visto oggi. Devo ancora ruminarci sopra però quello che colpisce di più è il talento visivo del regista mentre tutta la prima parte non mi ha convinto del tutto.

L'aspetto più grave di tutto il film, a mio avviso, non è la fine del mondo ma il tradimento del marito di Claire che si suicida lasciando da soli la moglie e il figlio di fronte alla tragedia...

babordo76 ha detto...

ma quello è il colpo di genio di lars,mostrare la debolezza dell'uomo razionale e sicuro di sè.Mitico!