domenica 8 settembre 2013

TERRORE CIECO di RICHARD FLEISCHER

Essenzialità. Ecco quale il pregio migliore di questa pellicola considerata un cult del sottogenere donne cieche contro pericolosi criminali. Probabilmente l'opera in questione è nata per merito del successo del film Gli Occhi Della Notte, con Audrey Hepburn, del quale però prende in prestito solo la parte finale, quella più sbilanciata verso la paura, il terrore, la tensione, tralasciando raffinatezze, o ironie.
Essenzialità, scrivevo a inizio post: esatto. Trovatemi una sequenza,un'inquadratura, una scena, di troppo. Fleischer era un grandissimo artigiano., ( non mi piace affatto il termine mestierante, per me ha valenza solo negativa), capace di girare film di qualsiasi genere, mirando a non incasinare la trama con troppe parentesi, sotto trame, metafore, simbolismi. Niente di tutto questo! Il suo è cinema nudo e crudo,senza fronzoli ed orpelli,ma non è mai sciatto o improvvisato. Ecco se uno dovesse imparare il mestiere del regista , sono gli uomini come lui che servono, poi una volta che sai cosa stai facendo sul set, puoi fare cose più personali. In poche parole credo che il genere sia la palestra di formazione per i nuovi Autori.




Sarah è una giovane ragazza inglese rimasta cieca dopo un incidente a cavallo. Torna dopo un po' di tempo a casa degli zii come ospite. Sembra che tutto vada bene, ritrova anche il suo vecchio amore :Steve. La felicità però dura pochissimo. Un misterioso assassino stermina tutta la famiglia  di parenti che ospita la ragazza. Lei sola e disperata cercherà in tutti i modi di salvarsi.

La trama è tutta qui, non è esattamente qualcosa di complesso ,il rischio è di trarre un filmetto onesto, ma anche senza nerbo e reale interesse. Quelle opere che vedi ,dici anche un : vabbè...Ma poi dimentichi subito.
Invece la pellicola in questione, a mio avviso, tiene la tensione alta per tutta la sua durata. Prima creando sottilmente la sensazione di pericolo in agguato, ( il film comincia mostrando un giovane con stivali da cowboy che esce da un cinema dove proiettano pellicole horror, la macchina da presa segue il tipo che cammina con una carrellata rasoterra e nel frattempo mostra giocattoli di guerra, cattive notizie sui giornali, un film violento,come per darci l'impressione che stia arrivando qualcuno o qualcosa di malvagio), tocca livelli altissimi quando Sarah cerca gli zii e la cugina  e non li trova. Un braccialetto per terra, vetri rotti sul pavimento della cucina, un bossolo trascinato dal vento. Piano piano ci mostra i cadaveri: uno in soggiorno, una sul letto e l'altro nella vasca da bagno. E la ragazza ignara che passa tra di loro.
Un pugno nello stomaco, una tensione tagliente, che all'epoca forse era ancora più potente, forse.




In quel tempo i personaggi non erano cose capitate per caso sul set e mo vediamo di farli morire male, che il pubblico odierno, frustrati e complessati , sta dalla parte del cattivo e gode a veder far a pezzi la gente.Quindi rivestiamo il tutto con il cinismo dei poveri, un finale cattivo da happy hour e i gonzi son felici. In quel lontano periodo si cercava di portare sullo schermo dei personaggi che seppure non fossero dei campioni di approfondimento psicologico, ( che a esser sincero qui non c'è tanto) sono funzionali a creare maggior apprensione tra gli spettatori. Perchè ti danno il tempo di comprendere che son esseri umani, e magari qualcuno di quelli ti stanno simpatici e ti dispiace che facciano una pessima fine.
Impossibile non essere in pena per la povera Sara, tifi per lei e per la sua salvezza per tutto il film. Non merita di fare una brutta fine, non ci sono scuse per un finale scioccante e senza significato,così in cuor tuo sai che si salverà, o qualcuno l'aiuterà.

E ti godi la cura per i particolari, la passione e serietà di fare un buon film. Non penso che il nostro Richard abbia mai pensato di girare dei capolavori,ma voleva dare una pellicola più che decente al suo pubblico, ecco son quei registi che amano la gente che va al cinema. Non li tratta da stupidi,e infatti oltre alla trama gialla , c'è anche un bel "inno" alla comprensione,ma sottovoce e senza retorica. Visto che subito tutti pensano che i cattivi siano gli zingari. Il film invece ci mostra che il pregiudizio inquina la nostra visione delle cose e ci conduce a dar colpe a gente innocente,solo che non è come noi.  Il " non è come noi" basta ed avanza per far fuori la gente eh!



Questo in poche parole è un grande film di tensione, un piccolo trattato sul meccanismo e le potenzialità del cinema come macchina di paura  e inquietudine, solo usando montaggio e movimenti di mdp, è una grandissima e memorabile prova di attrice per Mia Farrow, dopo Rosemary's baby e prima di incontrare Allen.

Un cinema fisico,dove senti l'odore del sangue,la sporcizia,il sudiciume del fango. Un film e un modo di far cinema che rimpiango e verso cui provo nostalgia.

5 commenti:

hetschaap ha detto...

Ecco da dove viene Il ritorno del mostro di Dylan Dog! Ok, lo so che sembra un commento fuori luogo ma non lo è perché i fumetti di Dylan Dog saccheggiano a piane mani da pellicole di ieri e di oggi. Alcune conosciutissime ma, la maggior parte, poco note. E i riferimenti di quella storia (una delle migliori) mi erano sempre sfuggiti. Invece stanno tutti qui, in questa pellicola.
In ogni caso uno scrupoloso artigiano che gira una buona storia con personaggi ben delineati e rispetto per gli spettatori sono tutti ottimi motivi per vedere un film. Il grande regista e il capolavoro sono cose che ogni tanto si incontrano ma solo ogni tanto.

babordo76 ha detto...

il sanissimo cinema medio ,radice sanissima dell'industria cinematografica. Non tutti nascono geni o maestri. Io rispetto questi artigiani,anche se come spettatore mi voto al cinema d'autore .
Non tollero solo i mestieranti improvvisati e gli yes men senza guizzi.

si,dylan dog si era ispirato proprio a questo film,e infatti ho visto questa pellicola grazie a quel albo
Dylan sempre nel cuore

Napoleone Wilson ha detto...

No no un'attimo scusa, Fleischer dei capolavori l'ha diretti eccome basti dire proprio in quinquennio, "Lo Strangolatore di Boston"(1968), "L'Assassino di Rillington Place N' 10"(1971), "2022: I Sopravvissuti".
Si può dire che Fleischer anzi abbia contribuito in maniera determinante a creare lo psycho-thriller d'impianto cronachistico/documentaristico, oltre questo suo famoso e bellissimo "Blind Terror" più apertamente "di genere" e ugualmente riuscissimo, anzi narrativamente e stilisticamente un gran film, come solo i grandi thriller sanno essere. Fleischer e' stato avvolte caso mai "accusato" di essere un po' algido, freddo e distante dalla materia trattata molto razionalmente. Ma non era vero, tant'e che proprio con "2022: I Sopravvissuti" dimostro' a tutti di essere un autore nel senso piu' completo del termine anche come grande creatore di immagini d'anticipazione visionaria.

Napoleone Wilson ha detto...

Ah e mi sono pure dimenticato nello stesso quinquennio prolifico com'era Fleischer, "Tora!ToraTora!" e "I Nuovi centurioni".
"Terrore cieco" rimane comunque il miglior thriller con protagonista una cieca -solo apparentemente- così vulnerabile per definizione, assieme a "Gli Occhi della notte"(Wait Until Dark)('67) di Terence Young con Audrey Hepburn, Richard Crenna, e i grandissimi Alan Arkin e Jack Watson.

babordo76 ha detto...

si,è vero!
Mi ero dimenticato,ma guarda che pistola, di quei titoli lì ^_^

Occhi della notte lo sto scaricando...parleremo anche di quello