domenica 1 settembre 2013

THE HOURS di STEPHEN DALDRY

Ho avuto modo di scrivere su Virginia Woolf a lungo, sul mio blog dedicato ai libri. D'altronde è stato un incontro letterario devastante,profondissimo,dirompente,scuotente. Non so se si possa parlare di amore e innamoramento per una scrittrice peraltro defunta da tantissimo tempo, non ne ho idea. Ma senza ombra di dubbio,da quando mi hanno fatto scoprire i libri di Virginia, la mia vita è decisamente cambiata e arricchita.
Orlando è stata la rivelazione, Onde la consacrazione,Signora Dalloway,la conferma totale e totalitaria. Nessuna altra sa descrivere la vita  e le sue amarezze, illusioni fragili, nessuna descrive il dolore e l'impossibile felicità come lei.


The Hours (film).jpg


Ci si perde nelle sue pagine, ( una mia carissima amica si perde perchè non riesce a stare a presso il flusso di pensieri e parole di Virgy), si naufraga nel senso profondo delle frasi e della scelta della parola.
The Hours è un film di notevole successo di critica e pubblico, vanta un cast che solo a leggere i nomi capisci che grandi attori e attrici ce ne sono ancora. Racconta la storia di tre donne in tre luoghi diversi,in epoche diverse con un finale che unisce le storie.
C'è la storia di Virginia Woolf, la sua fragilità ,il suicidio, il rapporto con il "marito" Leonard, che cerca disperatamente di trarla in salvo,ma è impotente di fronte a un mal di vivere che ha radici lontane, (il film non lo dice ,ma Virginia è stata molestata a lungo da un suo cugino, George), e qui si toccano livelli davvero altissimi. Il dialogo tra loro due alla stazione è di una bellezza clamorosa. Un uomo confuso che non riesce ad accettare che la sua donna si disperda,che tenta di salvarla usando la razionalità, con  un'impotenza disarmante perchè colma d'amore. E lei.
Persa,incapace di relazionarsi,di salvarsi. Non è commozione perchè la scena è girata bene o perchè è una storia vera,ma perchè per un momento tocchiamo la realtà. Scompare il cinema e vediamo un uomo e una donna che si amano,ma incapaci di salvarsi ,di trovare un happy end per loro.
Nicole Kidman è bravissima  e credo che con questa prova abbia quasi raggiunto il suo apice , che rimane sempre Dogville. Da applausi anche Stephen Dillane, cioè lo Stanis de Il Trono di spade.



La seconda storia è quella di Laura , classica casalinga americana dei splendenti e fasulli anni 50. Sposata con un uomo ordinario, reduce della guerra, madre di un bambino Richard. La donna è in attesa di un altro figlio,ma vive con disagio la sua vita. Infatti è innamorata di una sua vicina di casa,la bacerà con la scusa di consolarla in quanto ella dovrà sostenere un delicato intervento clinico.
Anche qui una donna come Virginia, disperata e fragile, in un contesto che rimane indifferente ed estraneo, un mondo dove una donna deve tacere e nascondere il suo profondo amore per un'altra. Alla faccia della tanto declamata democrazia.




Toni Collette e Juliane Moore danno una grande prova durante il loro faccia a faccia, fragilità e tentativi di simulare allegria,sicurezza. Dialoghi che scivolano naturali e catturano l'attenzione. John Realy è forse un po' sprecato,essendo un grandissimo attore,ma se la cava bene.
Soffocante e castrante l'atmosfera,forse un po' forzata,ma rende l'ipocrita felicità ,bandiera dell'america  e del suo  e quindi nostro stile di vita.



Il terzo episodio , ma in realtà le tre storie sono messe in scena all'unisono con un montaggio che alterna passato e presente e collega le varie storie, è quello che mette in scena l'anima letteraria dell'operazione.
Clarissa e Sally sono una coppia che vive insieme da anni, la prima sta organizzando una festa per la premiazione di un suo amico scrittore: Richard. L'uomo è uno scrittore di scarso successo, (d'altronde i libri oggi sono prodotti di consumo, che devono solo intrattenere con qualche vaga aspirazione allo scandalo facile), malato di aids. Solo Clarissa è rimasta vicino a questo uomo travagliato,di grande sensibilità e profondo dolore.
Qui si cita chiaramente il capolavoro della Woolf: La signora Dalloway. Con tanto di  suicidio preso dalla fine di Septimius l'altro protagonista del romanzo.
Infatti il film è un omaggio all'universo e alle tematiche woolfiane e alla creazione del romanzo citato sopra.



Infatti questa ultima visione l'ho sentita e vissuta con intensità, la prima volta non mi aveva colpito così tanto.
Sicuramente andrò a cercare il libro,sicuramente. Nel frattempo non posso fare altro che abbandonarmi a così tanta bravura e bellezza artistica

2 commenti:

hetschaap ha detto...

Confermo e ribadisco: un film stupendo che, per una volta, fa pari con il romanzo di Cunningham da quale è tratto. In parte perché fedelissimo al suo modello letterario (la brevità del romanzo aiuta a riprodurre fedelmente ogni episodio ed ogni dialogo), in parte perché riesce a ricrearne perfettamente l'atmosfera grazie alla bellissima scelta di montaggio che, oltre ad evidenziare i collegamenti tra i vari episodi, riproduce, in un certo senso il modo di scrivere della Woolf, l'accavallarsi di pensieri, gli stacchi temporali, l'alternarsi delle vicende. Un film che rasenta la perfezione che, per una volta, non significa assenza di coinvolgimento e freddezza ma tutto il contrario.

babordo76 ha detto...

si,confermo. Chi ama Virginia ci si ritrova. Flusso di coscienza in immagini.
Un trionfo di grandi interpretazioni che però non è sterile gara di bravura,ma una condivisione di emozioni ed intensità.
La scena di Harris alla finestra è esemplare