giovedì 2 maggio 2013

PARIS,TEXAS di WIM WENDERS

Sono particolarmente legato a questo film ,perchè è il mio primo incontro con il cosidetto cinema d'autore.
L'inizio di un amore e di una formazione che mi ha dato tante gioie e alcune noie con le classiche zavorre di idioti che oggi son largamente riciclati nelle file dei popolan-chic. Un incontro decisamente duro,difficile,ma fin da ragazzino amavo questo tipo di sfide . Chiaro che all'epoca certi passaggi non li potessi comprendere,ma esercitavano su di me un immenso potere.Sai, è il segnale che ti dice:"Sei della razza superiore! Sei un geniale Occhialuto". Il che voleva dire anche esser visto come quello strano,ma va bene così. Certo non è stato l'evento epocale come quando vidi Le Onde Del Destino,ma la scoperta della mia identità,la certezza che da grande sarei diventato uno Spettatore Indisciplinato.

 Paristexas.JPG


La storia è nota a molti: Travis è un uomo che riaffiora nella vita del fratello Walter dopo quattro anni . L'uomo era misteriosamente scomparso senza lasciare tracce. Lo ritroviamo all'inizio che cammina affaticato lungo il deserto al confine con il Messico,dove sostiene di esser stato, fino a quando viene recuperato dal fratello in un piccolissimo villaggio del Texas.
Non è facile il confronto iniziale tra i due uomini , Travis non parla. Mostra delle fissazioni e il rapporto tra i due è teso. La voglia di comprendere che spesso si scontra con il diritto a non voler aprirsi agli altri.
Alla fine Walter porta il fratello a casa sua. Qui si trova anche il figlio che Travis ha abbandonato anni prima,quando è scomparso.
L'uomo e il bambino faticheranno non poco per ricostruire un rapporto che li porterà infine a cercare la madre /moglie insieme.

Ed è proprio la scena conclusiva il lungo dialogo-monologo tra Travis e la donna che rende memorabile questo ottimo film.
Due persone ferite,solitarie,sconfitte che si parlano,si raccontano,e pare che nello spazio di quel momento finalmente possano fare quello che a molti di noi non riesce nemmeno nello spazio di sette vite intere, cioè:comprendersi.



I dialoghi sono sofferti,veri,duri ma mai tendente al facile melodramma . Perchè è l'incontro/scontro tra due esseri che non hanno nemmeno più la forza di prendersela con la vita,di cercare rivalse. Il giro si ferma lì. Però l'uomo vuole fare qualcosa di buono. Ha compreso che lui proprio non ce la fa a vivere in mezzo alla gente e con il mondo. Ha comprato un pezzo di deserto,in quel di Paris Texas,in mezzo al nulla più totale. Perchè sua madre gli ha detto che l'ha concepito lì. Travis è come il deserto:vasto,ma arido e vuoto. La giovane donna e il bambino solo quelli potevano dargli l'illusione di riuscire  a vivere
Ed è splendido il modo in cui egli racconta la sua debolezza,come abbia gettato tutto via.


Sam Shepard ha dettato a Wenders i dialoghi per telefono. Per problemi lavorativi infatti il noto attore e drammaturgo americano non aveva concluso la seconda parte della sceneggiatura.
Il tedesco si era messo in testa di completarla sul set facendosi influenzare dagli eventi della storia fin lì narrata. Solo che le cose andarono per le lunghe e così alla stesura definitiva arrivo  L.M.Kit Carson,padre di Hunter Carson.
Il risultato comunque è degno di nota:un grande film che con un certo pudore analizza i rapporti umani nei deserti reali ,della città,dei rapporti umani e che nel finale porta la luce dei sentimenti nel buio di una cabina da peep show. Nel degrado morale  e materiale,per un momento si ritorna umani nel senso nobile del termine.



Mi è sempre piaciuta quella parte conclusiva, talora capita che un film te lo rammenti e lo ami per una manciata di minuti,una scena,un'intuizione di regia,una parte o dei dialoghi. Questo è quello che capita regolarmente a me con il film di Wenders, che tra l'altro nemmeno ammiro tantissimo, un grande racconto di umanità dispersa e di come sia possibile ritrovarsi per alcuni , come anche chi sia destinato ad esistenze solitarie  e dolorose possa donare la felicità agli altri,pur sacrificandosi e allontanandosi per sempre.

Esattamente come spesso fa Loach,il film è stato girato cronologicamente. Mi pare il modo giusto,anche per me perchè gli attori per me hanno il tempo di entrare a pieno nella storia. E ma questa è una mia idea per cui prendetela così,alla cazzo di cane.

Talmente è fondamentale e importante questo film da aver ispirato il nome a due band i Travis e i Texas.

Punto di forza del film,più che la sceneggiatura o la regia,a mio avviso son gli attori e principalmente un ispiratissimo,toccante,memorabile Harry Dean Stanton e una quanto mai perfetta Natassjia Kinski.
Tanto che per me ,quando penso alle coppie nel mondo dei film,sono sempre loro due a venirmi in mente per primi.

2 commenti:

Napoleone Wilson ha detto...

Bellissimo, dopo Wenders è praticamente scomparso inghiottito e fagocitato dalle nebbie del "politically correct"...
Argomento meglio e più diffusamente a riguardo di questo "must" per gli anni '80, spero dopo con maggior tempo...

babordo76 ha detto...

non ho mai amato molto wenders,ma questo è un bellissimo film di sofferente umanità e necessario umanismo.
Con quel lungo dialogo finale veramente memorabile