domenica 7 dicembre 2008

IL SUO NOME E' TSOTSI

Ritratto durissimo e feroce delle periferie sudafricane,il film manifesta come le problematiche reali non siano mai collegati a fenomeni di "razze",ma di classi.
In quanto è dimostrato che dopo l'ignobile regime xenofobo che per decenni ha colpito la nazione di Biko e Mandela,la situazione per i poveri non sia affatto cambiata.
Neri arricchiti,neri che fanno i poliziotti e sono più duri loro con i propri "fratelli" rispetto al poliziotto bianco, e neri che non avranno mai un minimo di libertà e prospettive migliori,travolti da una miseria che si tramanda di generazione in generazione.
Il protagonista è un delinquente che vede la sua terribile vita,cambiare quando durante una rapina ai danni di una giovane appartenente alla medio-alta borghesia,scopre che sulla macchina rubata c'è un bimbo di pochi mesi.
Da quel momento riflette sulla sua vita,gli errori,le crudeltà e cerca seppure utilizzando metodi non proprio convenzionali e ortodossi di uscire dalla sua situazione e posizione sociale.

Un film che talora sembra manieristico,ma che ha momenti davvero coinvolgenti e toccanti,dove si mostra l'altra faccia di democratiche e civili rivoluzioni,rapporti di classe,disperazione del sottoproletariato-ben denunciato dal professore,uno dei giovani delinquenti.Anima politica e di denuncia del sudicio quartiere criminale-paternità e riscatto.
Un buon film,che merita di essere visto!

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