Vuoi per la sua attenzione ai personaggi femminili, sempre protagoniste assolute delle sue opere, trattate con dolcezza, partecipazione emotiva, sopratutto uno sconfinato amore .
Perché per quanto sconfitte le sue eroine hanno una forza e dignità che manca ai personaggi maschili, sempre in bilico tra fallimenti personali, violenza, menefreghismo.
E no, non sono film scritti da ferocissime femministe, ma da uomini che sanno descrivere il prossimo, l'altro da sé.
Ho fatto conoscenza col cinema di Pietrangeli, attraverso quella straordinaria pellicola che è La Parmigiana, mi colpì molto l'amarezza che non diventa mai cinismo o peggio ancora cattiveria. Perché lo sguardo è quello di compassione e pietà per la sua protagonista e anche per le altre, al di là di finali tragici o pessimisti.
Venne in seguito la visione di Io la conoscevo bene, ma il film che mi toccò il cuore fu questo piccolo prodotto, girato quasi in economia, quasi un'opera teatrale con immagini esterne rubate alla realtà spoglie e triste del viver in provincia.
Il film è un piccolo miracolo di quasi perfezione cinematografica. Sopratutto di come alla base della riuscita di una pellicola vi sia la sceneggiatura, i personaggi e "lo sguardo del regista".
Perché il soggetto scritto da tre giganti del nostro cinema (Giuseppe De Santis Ettore Scola Ruggero Maccari) e la sceneggiatura che vede la partecipazione del regista, sono talmente solidi e robusti nella precisione di caratterizzare i personaggi, donar a loro bassezze e riscatti, da far sembrare quasi facile, roba da poco, girare il film. In quanto personaggi e situazioni sono credibili e da soli potrebbero sostenere tutto l'impianto filmico, ma è proprio la regia sensibile, partecipe, i primi piani sul viso della Milo, o le inquadrature di gruppo, in cui si nota la partecipazione umana nei confronti della piccola, mediocre, debole e misera umanità.
Il film narra la storia di due solitudini che si incontrano. Lei si chiama Pina e vive da sola nel bel mezzo della campagna in un paese della bassa ferrarese, lui (Adolfo) è impiegato in una libreria di Roma. Si conoscono tramite annuncio su una pagina di giornale dedicata ai cuori solitari. L'incontro avviene nella casa della donna. Mentre lei è sinceramente interessata alla persona che ospita e fa di tutto per metterlo a suo agio, costui da autentico piccolo borghese non perde tempo per deridere e detestare le abitudini e la vita di Pina. Sfoggiando una piccola cultura, imparata vendendo libri, Adolfo in realtà sente il bisogno di un posto dove poter vivacchiare sfruttando la persona che ha incontrato. Mirabile come lo scontro di classe viene messo in scena parlando di cittadino/ campagnola, lavoratrice/ impiegato. Tuttavia l'opera affronta benissimo un argomento che a mio avviso è molto forte anche oggi, come vivere la propria solitudine.
Pina non ha un uomo, ma è ben voluta nel paese. Seppure questa convivenza di paese possa dar luce a comportamenti poco piacevoli contro costei, la donna vede il buono nelle persone e nella vita, ma non è sciocca o ingenua, anzi. Tuttavia sente la mancanza di un uomo, di una relazione seria e quotidiana, mentre tutto quello che ha è un rapporto con un camionista sposato. Lui invece si è incarognito, incattivito, la solitudine e la sua naturale mediocrità lo hanno reso rancoroso, subdolo, con tutto e tutti. Sfrutta gli altre, in particolare le altre, con un calcolo cinico. Però non è lei la perdente, non è la sua visione delle cose, bensì quella dell'uomo. Perché al dolore che prova reagisce creando dolore negli altri.
Tuttavia il finale dell'opera servirà ad entrambi, in particolare ad Adolfo, per una seria disamina sulla sua condotta e vita. Capiscono come la solitudine per entrambi sia errata, ma forse non sono ancora pronti per uscirne insieme.
Ecco, questo finale così toccante, umano, è la ciliegina sulla torta.
La Visita rimane uno dei vertici del nostro cinema, opera forse poco considerata e citata, ma che vale la pena veder e far vedere.
Potete trovarla sia su youtube che su Amazon Prime.