mercoledì 20 gennaio 2016

LITTLE SISTER di HIROKAZU KORE-EDA

Alcuni registi amano narrare le piccole vicissitudini che capitano agli esseri umani. I rapporti con i famigliari in modo particolare. Da questo elemento si parte per parlare di vita, morte, affetti, piccoli rancori che il tempo rende macigni o li rende meno dolorosi.
Un cinema privo di effetti speciali, di scene madri devastanti, di personaggi che diventano simbolo del bene o del male. Ci sono solo delle persone.
Hirokazu Kore-eda  appartiene di diritto a questa meravigliosa categoria. Certo, anche io amo il cinema pieno di adrenalina e spettacolare, ma alla fine più che i super eroi mi interessano le persone invisibili, e le loro vite.
Invisibili perché non hanno grosse sciagure o grandi glorie, sicché risultano inutili agli occhi delle masse. Eppure ci sono, vivono, amano e soffrono, e nel loro piccolo io ci trovo l'immensità di una vita vissuta in sordina, ma che ha preziose gemme da donare.

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Non ha ricevuto critiche particolarmente lusinghiere codesta pellicola e io temevo una cocente delusione. Invece non è così. Non lo è per me, e per la mia sensibilità di Spettatore Indisciplinato. In particolare non concordo quando si dice che codesto film non mette in scena i sentimenti come nelle opere precedenti.
Little Sister è un classico film del regista giapponese. Vi è la stessa attenzione, delicatezza, partecipazione, amore per l'umanità che troviamo in molte delle sue pellicole precedenti.
Cosa narra codesta opera? Tre sorelle scoprono di avere una sorellastra nata da loro padre e la sua compagna. Quando l'uomo muore, la sorella maggiore pensa di invitare la sorellastra a vivere con loro.
Impareranno ciascuna di esse a vivere insieme, sostenersi, condividere una figura paterna amata/odiata. Il tutto senza che nessuna di queste meravigliose figure femminili prevarichi sull'altra. A noi interessa ogni singolo attimo di tutte e quattro. Non siamo chiamati a giudicare, non è nell'interesse del regista. Piuttosto a sostenere un viaggio di formazione e conoscenza insieme alle quattro giovani donne.
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Il film, in questi tempi di precarietà dei sentimenti e di cinismo da 4 soldi, ci invita a riconoscere e riconoscerci negli altri, a non sottovalutare i rapporti umani, bellissimo il legame che unisce le quattro protagoniste con i proprietari di un ristorante dove sono abituate ad andar a pranzare, ci dice che ogni essere umano è importante, cito Spielberg e non a caso, meglio quindi accogliere, ascoltare, vivere, con costui o costei il suo percorso per sostenerlo e aiutarlo, piuttosto che chiudersi in giudizi forse troppo duri. Te lo scrive uno che critica e giudica, che divide bene e male, ma che con il tempo è diventato anche più comprensivo e aperto nei confronti di chi potrebbe non rientrare nella categoria delle persone che stimo.

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Un film d'amore. Essenziale, in punta di piedi, discreto, eppure profondo e toccante.  Si ha la sensazione di conoscerle le protagoniste, si ha voglia di mangiar un ramen insieme e discutere delle nostre giornate.
Ci ricorda che in un mondo che demolisce ogni cosa, l'affetto per l'altro anche quando potrebbe parer difficile, non è una chimera o un'utopia, ma un piccolo e forte gesto quotidiano.

sabato 16 gennaio 2016

La Grande Scommessa di Adam Kay

Ci sono alcune cose che non capirò mai, ma mi interessano e cerco di ascoltare gli esperti del settore, quando per caso ne sento uno.
Uno di questi argomenti è senza ombra di dubbio : l'economia. Mi piace questo senso di impunibilità, di divinizzazione, di terrore e goduria fisica, quando abbiamo a che fare con essa.
Tu parli di problemi che toccano famiglie, persone, nazioni? Ti risponderanno, con alzata di spalle, e con un tono paternalistico: "Decide l'economia"E per economia si intende: capitalismo a manetta.

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Dietro le luci, le libertà di parole ed espressione, l'eccitazione di comprare oggetti, la precarietà dei sentimenti e del lavoro, cosa nasconde il nostro Paradiso in terra? Cosa difende la nostra democrazia liberale? L'assalto alla carovana da parte di banditi ben vestiti e professionisti del far i soldi per i soldi.
Uomini che vivono solo nel loro lavoro, a parte il personaggio di Carrel e quello di Bale, che hanno un minimo aggancio con il "privato", gli altri vivono di numeri, operazioni scellerate, avidità assoluta.
Un mondo senza morale, etica, ma non solo, anche senza un vero e proprio piacere di vivere. Perché il tutto mi par si consumi nell'atto di poter speculare sulla disgrazia che colpirà milioni di americani, spesso gente di classi meno abbienti, illuse da certe proposte, da miraggi di una ricchezza, agiatezza, che pagheranno caro. Carissimo.
Il tutto giustificato, compreso, con la scusa del capitalismo.

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Per cui il film si mostra fondamentale perché da una parte parla a chi comunque qualcosa di economia sa, e lo fa con precisione assoluta. Ci si perde, da ignoranti del sistema, di fronte a così tante parole. Per fortuna,  e questa è una brillante trovata del regista, il tutto ci viene spiegato da popstar, cuochi, e così via.  Dall'altra parte, per chi non capisce nulla di codeste cose, ti mostra in modo chiaro che razza di mondo viviamo. Crollate ogni tipo di ideologia capace di frenare o metter in seria discussione il capitale, ogni forma di umanità rischia l'estinzione. Non ci sono uomini, tranne il grande Carrel, ma esseri divorati dalla voglia di far soldi e fregare gli altri. Il tutto però ci viene narrato mischiando l'epica essenziale di certo film di denuncia tipicamente americano, con la commedia, il "metacinema", rendendo la pellicola assai interessante, portando lo spettatore a sforzarsi di comprendere quanto avvenuto nel 2008. Le radici e ragioni di una crisi economica forse ancora non del tutto superata.
Il cast è fenomenale: Ryan Gosling, Christian Bale, Steve Carrel,  Brad Pitt.  Cavalieri dell'apocalisse loro malgrado o per scelta. Uomini che hanno dimenticato ogni morale, tristi fantasmi di successo di questo tempo e di questo capitalismo.

venerdì 15 gennaio 2016

2016: l'inizio- film visti e amati

Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare
quando verrà al tuo cielo
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.

Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte
ai suicidi dirà
baciandoli alla fronte
venite in Paradiso
là dove vado anch'io
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio.

Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche
seguito da migliaia
di quelle facce bianche
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.

Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte.

Dio di misericordia
il tuo bel Paradiso
lo hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura.

Meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare.

Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
vedrai, sarai contento.

Dio di misericordia
vedrai, sarai contento


Niente, questo gennaio è cominciato già male. Portandoci via tre persone, che seppure diverse, hanno dato molto all'arte del cinema e non solo. David Bowie, Alan Rickman, Franco Citti..

Non mancano, sui social, quelli che per farsi notare criticano coloro i quali rammentano codesti uomini di spettacolo e non solo. Quelli che devono smitizzare, quelli che : ma dove eravate quando erano vivi? A veder i loro film o ad ascoltare le loro canzoni. Ma sai: di buono i social hanno dato forma e sostanza a gente piccola piccola. Sopportiamo.
Detto questo, come è stato l'inizio di anno dello Spettatore Indisciplinato?
Tutto sommato buono.

Ecco le pellicola visionate al cinema, opere che mi fan pensare bene per questo anno. Non sono tutte del 2016, ma vabbè dai non stiamo lì a far i pignoli.

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Splendida commedia belga, dal regista di Mr Nobody, Dio è un uomo rancoroso, felice di creare leggi che rendono infelici gli umani. Pigro, indolente, maschilista, detesta il figlio ribelle: J.c. Un giorno la figliola si ribella e per l'umanità cambieranno diverse cose. A tratti struggente, visionario nel senso vero e buono del termine, ben recitato. L'umorismo caustico sulla figura di Dio è ben dosato, forte, ma mai volgare e sciatto. Ottimo film
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Uno splendido, doloroso, feroce, amarissimo, noir. In Spagna, ad appena cinque anni della caduta del franchismo, la nostalgia per il regime è ancora forte. D'altronde nella polizia, esercito, magistratura, classe dominante, tanti sono vecchi uomini della dittatura. Due sbirri, uno democratico e l'altro con un passato oscuro quanto pare nella polizia politica franchista, indagano su un caso di sparizione di due ragazzine. Scopriranno un mondo perverso, squallido,aberrante, dove la giustizia non è sinonimo di legge. Un film che ho amato molto, perché ti costringe a far i conti con il tuo lato più oscuro, mette in dubbio il senso di giustizia in un contesto dove la dignità e il rispetto per gli individui è nullo, affida il gesto di annientamento del male al personaggio forse meno "puro" del film. Veramente un grande film

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Carol è un bellissimo film sull'amore. Su come si possa passare attraverso difficoltà di ogni sorta, come si possa cadere, fare scelte sbagliate, ma l'amore potrebbe superarle. Non è retorica, non è buonismo, è come funziona la vita se non lasciamo che essa ci travolga. Perché meglio piangere le nostre disgrazie, piuttosto che combattere per la felicità. Che esiste, come esiste l'amore. Quello forte, unico,che ci cambia la vita. Carol in un certo senso ci parla anche di questo. Lo fa con uno stile di rara bellezza estetica che diventa anima pulsante del film. Ci si commuove in punta di piedi, ma la forza del sentimento è palpabile e vibrante.Rooney Mara e Cate Blanchet sono a dir poco memorabili. E quel finale....
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Codesto film è piaciuto a pochi. Forse avranno anche ragione. Ma questo blog non è il blog di un professionista del cinema e della critica, è il blog di uno spettatore che tenta di render codesta figura parte attiva del processo di riflessione e analisi di un'opera. Non un tizio che va al cinema perché non sa che cazzo fare, che segue solo prodotti che sa riconoscere da frequentazioni televisive. Lo spettatore, attraverso i requisiti e armi a sua disposizione deve esser in grado di dire la sua sul cinema e i films che ama
Perché, allora, io ho amato tanto codesto film? Perché adoro la regia di Gianni Zanasi, le sue inquadrature, i commenti musicali che sono il film stesso e non un puro sottofondo, la descrizione dei personaggi, in bilico tra quello che sono e quello che diventeranno, la condivisione dei sentimenti e della vita fra i personaggi. Tantissime cose.
Amo questo tipo di cinema impalpabile, fatto di piccole cose, momenti, primi piani, esitazioni, ho amato tanto questo film. E la canzone che ci accompagna nei titoli di testa: torta di noi

https://www.youtube.com/watch?v=ls0SlOeN1Yg

eccola!