martedì 29 settembre 2015

THIS IS SPINAL TAPE DI ROB REINER

This is Spinal Tap, è un film a suo modo originale e geniale, visto i tempi in cui ha visto la luce, contaminazione tra documentario, commedia, e atto ironico d'amore nei confronti del rock.
Costruito attraverso interviste, filmati di repertorio, esibizioni dal vivo, il film racconta le tragicomiche avventure di una band inglese, gli Spinal Tap, un gruppo di quarantenni che cerca di stare a galla negli anni 80 suonando un robusto hard rock con testi di rara demenza sessita. Come tante meravigliose band di quel periodo. I nostri vengono ripresi durante il loro sbarco in terra americana, e da subito ripresi come degli alieni capitati su una terra che non capiscono e non comprendono

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Sicché l'arrivo trionfale nella terra promessa si trasforma in una deprimente e grottesca commedia dei disastri e degli scontri con il resto del mondo. Concerti annullati, camere d'albergo non prenotate,album che non viene fatto uscire per una copertina ritenuta sessista, tour manager locali incapaci di organizzare un incontro con fantomatici fans. L'America appare ai musicisti come un paese confuso, di parolai, di gente inerte e indifferente. Come trovarsi ad un passo dal paradiso, ma non riuscire ad entrarci.
Questa cosa porta anche conflitti interni alla band con l'arrivo della compagna del cantante, che ben presto vuol metterci voce negli affari del gruppo. Creando casini su casini.

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Il film si trasforma quindi in una sorta di delirante, comica, spassosa, discesa nel grande impero delle figure di merda, delle occasioni mancate, mostrando come il business usi a suo piacimento dei musicisti, i quali vorrebbero solo suonare rock'n'roll. Un mondo ridicolo, sciocco, di pose volgari e grossolane, da parte della band - mirabile presa in giro dei tanti tamarri che spopolavano all'epoca- e di parole al vento, mancanza di voglia di far propaganda e aiutare la band, di truffe e comici incidenti sul palco, da parte dell'organizzazione. Tranne il loro fidato Ian.

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Per chi, come me, ama codesto genere musicale e le sue terrificanti smargiassate, ci sarà da divertirsi canticchiando le canzoni degli Spinal, ma il film analizza benissimo anche le dinamiche relazionali all'interno di una band, i conflitti, le tensioni, l'apatia delle attese e l'adrenalina dei concerti. Anche quando si passa da stadi di 15.000 persone a sagre di campagna.
Nonostante sia un "documentario" che punta molto sul comico,  This is Spinal Tap, è un racconto assai amaro e malinconico, su quello che è in realtà il mondo del rock'n'roll e della musica .Il declino del gruppo avviene piano piano e va di pari passo con la fine dell'amicizia dei due fondatori: David e Nigel. Per colpa di manager, mogli assillanti,della sfortuna, di tante cose. 

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Viaggio galattico dalle stelle alle stalle, con un probabile ritorno verso il firmamento delle stelle del rock, in sintesi, tutto questo, è Spinal Tap.Un film geniale, divertente, a suo modo assolutamente irresistibile
Long live rock'n'roll

domenica 27 settembre 2015

SICARIO di DENIS VILLENEUVE

Cosa è successo? Cosa è andato storto? Ci deve essere una data, un giorno, un momento... Quando è cominciato? Sarà stata la paura? L'indifferenza? Cosa? A un certo punto abbiamo deciso che la morale era obsoleta, l'etica non era altro che una fottuta utopia. E abbiamo lasciato la presa.
Niente bene o male, giusto e ingiusto. Niente. Qualche volta cade un figlio di puttana e allora diciamo: giustizia è fatta. Ma chi ha fatto fuori quel figlio di puttana, chi è?
Cercavi giustizia e trovasti la C.i.a. e la vendetta. Solo questo. Figli di puttana contro figli di puttana. Solo questo


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Hallelujia fratelli e sorelle, questa è una dannata stagione d'oro per il cinema! Si, perché dopo i capolavori di P. T. Anderson, Mann, Sorrentino, Garrone, Miller, Moretti e tante ottime sorprese, anche un grandissimo autore, oggettivamente un nome importante e fondamentale per il cinema odierno, torna con una pellicola che possiamo definire perfetta. O quasi.

Il narcotraffico, la droga, sono problemi durissimi per la nostra società. Gente che attraverso la violenza, la tortura, uscendo di fatto dal genere umano, domina  e fa soldi sulla morte altrui. Bisogna fermarli e combatterli. Bene. Giusto; ma come?
C'è una lunga strada fatta di leggi, garanzie, processi, una via che potremmo definire perfetta e democratica. Bellissima via.  
Quella che vorrebbe attuare la giovane e volenterosa agente federale Kate, una bravissima Emily Blunt,  ma imparerà a sue spese che non sempre le cose sono così nette e ben divise. Capirà tutto questo lavorando per un team che vede uniti cia, esercito, e un misterioso individuo di origine chiaramente messicane.

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Che fareste voi nei suoi panni? Denunciare che in sostanza la battaglia ai narcotrafficanti non è così pulita anche negli intenti, meglio avere una sola nazione e un solo cartello che fabbrica e spaccia droga così da poter garantire una sorta di pace sociale, o tacere? Sapendo che le persone torturate o eliminate sono dei sadici farabutti, delinquenti incalliti, vi sentite sollevati dal veder una macchina di morte e distruzione come qui è il fantastico Benicio Del Toro, oppure reputate che sia solo vendetta. Brutale e senza possibilità di difesa? La vita di un boss della droga e della sua famiglia, sapendo che costui ha sterminato intere famiglie facendo sciogliere nell'acido delle ragazzine vive, è sacra come quella degli innocenti oppure è compito nostro- come stato- sterminarli. In silenzio, con guerre sporche, manipolando la legge e la giustizia a nostro piacimento?

Denis Villeneuve  torna a parlare di vendetta, come in "Prisoners" ampliando il discorso a una vendetta privata istituzionalizzata, nazionalizzata, in un mondo senza etica  e morale. Il confine è troppo labile e noi non siamo in grado di dire : questo non lo farei o lo farei. Cioè, non noi. Voi magari si. Io no. Per questo il personaggio di Del Toro per me è meraviglioso. Mi fa paura, disgusto, ma alla fine io non riesco a condannarlo del tutto. Sbaglio? Sì

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Superbo nella costruzione delle scene , l'inizio è esplosivo sotto tutti i punti di vista, dotato di un ottimo commento musicale, basato sulla ritmica cupa e marziale, e con una splendida fotografia,  Sicario, è cinema altissimo. Sia nei riferimenti a Friedkin, Bigelow, Mann, che nel messaggio. Oltretutto è opera di personaggi: forti, ambigui, tenaci e pieni di luci ed ombre. 
Josh Brolin in questo film è un figlio di puttana rinascimentale 

Opera da vedere e rivedere assolutamente

sabato 26 settembre 2015

SENZA PELLE di ALESSANDRO DALL'ATRI

La ragione per cui, tolte alcune eccezioni deprimenti, amo così tanto il cinema italiano, è dovuta all'attenzione che spesso riscontro, da parte degli autori, per i personaggi. Lezione imparata dai grandi maestri come Zavattini o Scarpelli. Il cinema al servizio dell'umanità. Rendere importanti anche chi fa vite minuscole, forse mediocri, eppure piene di amore, rancore, gioia, disillusione. Ogni vita, lo ripeto, è cinema e letteratura. Non abbiamo bisogno di super eroi o di personaggi metacinematografici. Ma solo di persone reali, da inserire in storie e situazioni che diano forza a scontri/incontri, empatia e attenzione. Cose così.

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Tutte queste cose le ritrovo nel bel film di D'Alatri. Opera che si basa principalmente su tre personaggi: Gina, Riccardo, Saverio.
Gina e Riccardo, sono una coppia con pargolo, che da anni aspetta che l'ex moglie di lui firmi le carte per il divorzio. Una coppia come tante. Si amano, tollerano certe mancanze, ma nessun dramma all'orizzonte o vicino a costoro. La normalità dell'amore, la quotidianità, tutte cose importanti e fondamentali, perché è lì che vedi la forza dell'amore e dell'intesa di coppia. Lei lavora alle poste, lui guida i bus. Non sono brillanti, ma nemmeno ottusi. Gente comune con i limiti, ma anche i tentativi di far del bene.
Nella loro unione entra prepotentemente : Saverio.
D'Alatri  è bravissimo nel presentare codesto personaggio, basilare per il film, non subito. Potresti pensare di trovarti in un thriller. La donna è seguita, riceve lettere, telefonate mute. L'uomo impazzisce di gelosia, ha voglia di menar le mani. Poi arriva lui: un ragazzo con problemi psichici.

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L'amore è un sentimento che prende tutti. Tutti ci innamoriamo, tutti proviamo affetto per qualcun altro. Su facebook ho visto filmati di animali disperati per la morte del loro compagno, non è amore? Non ci dice che anche le bestie soffrono, gioiscono, amano? E a maggior ragione, codesta cosa tocca a noi uomini
Per questo è davvero insensato parlare di normalità o peggio ancora " contronatura" quando si parla di matrimoni, relazioni. L'amore per una persona, per tutta la vita, è a portata di mano. A volte siamo noi incapaci di viverlo, e farlo vivere.
In poche parole: Saverio entra a far parte della vita di codesta coppia. Dapprima Riccardo, agisce con violenza. Poi si sforza di comprendere l'altro e l'attaccamento della moglie per il giovane malato.
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Il film, però, non essendo americano, evita di scadere nella commedia. Con Saverio presentato come un simpatico picchiatello, battute e gags. C'è leggerezza, non superficialità ridanciana, nessun improbabile lato positivo, Saverio non prende le medicine perché convinto che l'amore lo guarisca e non andrà così, ma uno sguardo partecipe ed affettuoso, che però mette in scena anche le contraddizioni, le cose che non funzionano.
La forza di codesta pellicola sono principalmente una buona sceneggiatura e un cast di tutto rispetto: Anna Galiena, Massimo Ghini,  un intenso e memorabile Kim Rossi Stuart.

Non ci sono giustificazioni degli errori di tutte e tre i personaggi, ma nemmeno una condanna inopportuna, non regala illusioni, ma si limita a mostrare come vanno le cose se le prendiamo senza responsabilità.
Sbagliano spesso in buonafede. Divisi anche dal non conoscere bene la malattia, sottovalutarla, eppure è un bellissimo inno alla comprensione, alla conoscenza, dell'altro. Sempre.
Film da riscoprire