mercoledì 23 maggio 2012

IL TUNNEL DELL'ORRORE di TOBE HOOPER

I Rolling Stones hanno simpatia per il diavolo?Bene,la mia va tutta a un povero diavolo,anzi a un "povero diavolo,che pena mi fa!!!"come canterebbe il grande Riccardo Cocciante dadada,(come finiva nei 70 le sue canzoni,si come Vasco Rossi,ma perlomeno non ha mai rovinato Creep dei Radiohead.Grande Ricky),insomma questo qui è uno dei fondatori della new wave,questo grande uomo è uno che ha donato alla storia del cinema dell'orrore un capolavoro che quando moriranno gli immortali,sarà ancora lì a vantarsi con altri suoi amichetti zozzi al bar delle leggende cinematografiche,che poi dico ..sto parlando di :Non aprite quella porta.Ed è quello che fra tutti gli altri Maestri reputo il più schiettamente sincero e passionale nel suo fare cinema in un certo senso disturbante e anche sottilmente tradizionale,quasi fiabesco a volte.
Hooper non è un genio mi sa,e son anche pronto a dirvi che non mi pare abbia un talento fortissimo.Tipo che lo vedo come lo zio beone,pecora nera,ma anche dal cuore d'oro okkeio?E che fa?Ti racconta storie. Vedi ,mamma e papà non hanno tempo ?Zio Tobie,che ci metti a letto il pupo e mi raccomando raccontagli qualcosa.Quello che ti combina?Ti racconta una bella storia.Ti piace come titolo :il tunnel dell'orrore,bimba mia?E la vuoi sentire?

Tu immagina una cittadina media e mediocre in qualche parte dispersa nell'America provincialotta.Siccome siamo un po' nostalgici ,cominciamo con la citazione di Halloween,che diventa la citazione di Hitchcock (Psycho), che diventa La moglie di Frankeistein ,trasmesso in tv.Giusto per farti capire che amiamo il genere,come spettatori e non saccenti post citazionisti modaioli che fanno i fighi storpiando e rovinando con la presunzione degli ignoranti i capolavori del passato.Dico,una cittadina americana media,con una famiglia americana media.La figlia maggiore deve uscire con il suo tipo e una coppia di amici,vanno al luna park.Certo daddy ha detto alla sua bambina che ultimamente si son verificati tragici incidenti durante le soste di quel maledetto luogo di divertimento,però alla fanciulla poco interessa.Fa un po' la musona,ma poi cambia idea e via al luna park.Viene seguita dal fratellino minore,che tanto c'è spazio pure per lui.
Sono quattro ragazzi normali in un normale paese,eppure si avverte ben subito la minaccia.Il Luna Park è pieno di gente strana,ambigua,una sottile e malvagia sensazione di pericolo,di sprofondare nell'inferno,proprio dietro l'entrata del tunnel dell'orrore.E per prepararsi al sacrificio i quattro vagano di intrattenimento in intrattenimento sempre più squallido e deforme.Lo sceneggiatore è stato bravo nel scrivere certi personaggi,che hanno spazio minimo ,ma lasciano il loro segno,(dal mago interpretato da William Finneley,quello che più mi inquieta è il tizio del baraccone dedicato agli animali freak:son vive,vive ,vive,brrr...),Hooper ci descrive in pochi movimenti della mdp e in inquadrature precise l'inferno.
Fin qui siamo in attesa,ci sarà senza ombra di dubbio un mostro.No?Cioè,è un film dell'orrore e noi vogliamo un mostro ,un fottutissimo mostro cinico,crudele,ma anche battutaro eh!
Invece no!Cioè:il mostro c'è,ma non è come voi giovinastri cresciuti con le cazzate attuali pensate che sia.L'intuizione dello script e la messa in scena,puntano ad altro.
Il film diventa un piccolo,fragile,normale,poema senza versi e in prosa elementare dello Squallore,ma sopratutto della Pietà e della Pena.Potevano puntare su effettacci,la condanna della mostruosità fisica anche come mostruosità dell'anima,potevano farci odiare i cattivi e invece no.I cattivi sono una coppia:padre e figlio.I padroni del Tunnel dell'orrore.Il ragazzo è nato deforme,con un viso da creatura non umana e vive in totale ,assoluta solitudine.Come tutti i ragazzi sente il bisogno di avere rapporti con l'altro sesso,o anche un po' di affetto.Chiaramente gli è negato e di fronte alla negazione lui ammazza.Il padre lo sa,come sa che dopotutto sarà lui l'unica sua compagnia durante la vecchiaia.Una situazione umanissima,straziante,dolorosa,che però ci viene descritta senza sentimentalismi e ruffianerie.Son pur sempre assassini,ma allo stesso tempo vittime.Le stesse vittime sono 4 ragazzotti normali,un po'stupidi,ma non meritano certo la morte.

Per questo amo profondamente questa pellicola,che senza grosse genialate,ma in modo onesto mette in scena una delle storie più tristi mai portate su schermo.Uno dei mostri più toccanti,umani,disperati mai visti dopo la saga di Frankeinstein,ecco spiegata la citazione iniziale.
Bè,questa è la storia bimba mia,ora zio Tobie ha da fare,ok?Devo andare a cercare quel bastardo di Stevie e invitarlo a un giro nel ....tunnel dell'orrore!!!!

martedì 22 maggio 2012

ARTIGLI di DENNIS HEROUX

Film horror a episodi crepuscolare,malinconico,fragile,una sorta di viale del tramonto macabro.Oramai era già scoppiata la rivoluzione in america,(Carpenter,Craven,De Palma,Romero),e il pubblico chiaramente risultava affamato di storie più feroci,sanguinose,violente.Per questo ho simpatia infinita verso questa pellicola.Ostenta una certa regalità,una dignità europea nel far passare i brividi lungo la schiena degli spettatori,l'ironia nera e insomma la scuola british.Chiaro che siamo alla fine,stanno già smontando tutto,non c'è nemmeno un ragazzino a portare il caffè e ad aver voglia di sentire vecchie storie,di vecchie glorie.Però facciamolo sto giro,va!E raccontiamole queste storie.C'è sempre un occhialuto solitario-perchè se frequenta gli altri li tira scemi peggio di un elettroschock-che ama questo tipo di film,queste atmosfere,questi attori.
Il film ,a mio avviso,ha una sua particolarità non da poco:sfrutta in un certo modo anche il filone degli animali assassini di moda con il successo del film Lo Squalo,in quanto a essere protagonisti assoluti sono i gatti.Niente incantesimi,vampiri,maledizioni,bè non proprio..Il secondo episodio è un tributo alla stregoneria.Il gatto però è assoluto protagonista e le gattofile o i gattofili impazziranno nell'ammirare un vasto assortimento di creature miagolanti.
Storia:uno scrittore si reca a casa di un noto editore.Egli studiando tre differenti casi di cronaca nera,ha le prove che i veri responsabili siano i pericolosi felini.I quali da secoli studiano l'uomo ,vivono con lui,solo per dominarli e renderli schiavi in un futuro non troppo lontano.L'editore ha un gatto pure lui,non vi dico lo spavento del povero scrittore,(tipo :pensa di startene bel tranzollo tranzollo e a un certo punto d'improvviso:la voce di gasparri che ti esplode nelle orecchie),comunque è pur sempre un romanziere e ci tiene che il suo libro venga pubblicato.
Così narra le tre storie:1)1912,una vecchia nobildonna semi-inferma è circondata dall'amore dei suoi gatti,ma ha grossi problemi con un nipote lestofante.Costui ne seduce la cameriera ,la quale cercando di rubare una copia del testamento ,provoca la morte della vecchia.Pagheranno cara i due criminali,per via del fatto che i gatti vendicheranno la loro padrona.Buon episodio,dove abbiamo personaggi avidi e damigelle trascinate nel crimine,ma tutti sconteranno le loro colpe.Mi piace assai il moralismo feroce di questi horror britannici,ne condivido l'idea di fondo.

2)1975.In Canada.
Lucy è una simpatica bambina che  è stata duramente colpita dalla vita.Orfana,viene affidata alla zia-la sorella di sua madre-donna antipatica e mamma di una piccola puella antipaticissima,stronzissima,di nome Angela. Lucy subisce angherie senza fine da parte della sorellastra,fino a quando si vendicherà usando la magia nera.
In questo episodio tifiamo apertamente per Santa Lucia che subisce ogni tipo di squallida umiliazione,per poi eliminare l'odiosa sorellastra.La bambina è una piccola vittima,una ragazzina tenerissima,che ha un legame forte con il suo unico amico,Wellington un gatto nero.Mentre la famiglia è un ritrovo di piccoli borghesi squallidi e arroganti,inutilissimi.

3)1936. Durante le riprese di un film hollywoodiano dell'orrore ,un'attrice muore sul serio.Il vedovo,che recita nella stessa pellicola,la fa sostituire dalla sua giovane amante.Un'attricetta incapace.La gatta però vendicherà la sua padrona.
Questo episodio punta direttamente su una sorta di humor nero e ha uno stile quasi cartoonesco.

Dopo aver raccontato queste storie,lo scrittore si allontana.I gatti però non amano che qualcuno pubblichi la verità sulla loro invasione,così...

Film simpatico e gustoso,non eccelso o memorabile,ma è un buon intrattenimento.Onesta parata di glorie e vecchie glorie del genere:Peter Cushing,lo scrittore,Ray Milland,l'editore,Donald Pleasance ,l'attore uxoricida e poi Samantha Egger,John Vernon.Un buon cast.
Film che piacerà a chi ama i vetusti brividi britannici e sopratutto i gatti

domenica 20 maggio 2012

GOSFORD PARK di ROBERT ALTMAN

Cinema,con la C maiuscola e un rispetto totale,anche totalitario,per chi vi ha partecipato fino all'ultimo portatore di caffè,ai portatori di caffè.Perchè si avverte la necessità di fare un film che non sia occasione di vile e insensato intrattenimento per cervelli spenti.Il mucchio di esistenze più o meno grige,di cui facciamo parte,merita un trattamento da esseri pensanti.Che non esplodono laddove la storia non sia una sequela di luoghi comuni,montaggio frenetico,personaggi tagliati con l'accetta.

Altman mette in scena un'opera squisitamente europeo e in particolare british.Potremmo definirlo Cinema D'Autore,che per moltissimi è bestemmia e fiamme dell'inferno,per me è il massimo della goduria.Non sono una bestia del circo degli snod dell'anti snobbismo,i popolani vocianti della media borghesia mi irritano non poco.Sempre signorilmente,abbozzo,ma non amo per nulla i nuovi critici.E le tendenze a sostenere un cinema involuto e sciatto,senza guizzi artistici  o aspra forza realista.
Nelle campagne britanniche si ritrova una variegata compagnia di aristocratici,annoiati borghesi,i loro camerieri e le loro cameriere,i valletti-ma porca ..-cuochi e insomma sai una cosa?Il regista porta quindi sotto mentite spoglie le dinamiche delle classi,attuali anche oggi,al centro dello sviluppo della trama ben nascosta dietro un pseudo giallo.
Perchè a un certo punto scappa il morto,e alla fine viene fuori una tristissima storia di abbandoni,vendetta,un sottile pugno nello stomaco.La meschina vita dei potenti che trattano senza comprensione la vita altrui,la maternità violata,l'infanzia marchiata,il destino deciso dai capricci di un riccastro stronzo.Il tutto gestito con un ritmo riflessivo,liquido,tranqui senza funky ,(che è una tamarrata pazzesca),e alla fine quando tu scopri che come spettatore ed essere umano puoi pure pensare e seguire cose più complesse di zumpa,spara,ammicca alla sessualità per teenager e cosi via,ti senti appagato.
Torni ad amare questa che si :è industria,ma non dovrebbe produrre cretinerie per dementi.Ma storie,anzi Storie .
Altman ci riesce benissimo in questo ottimo film.
Da segnalare un grandissimo cast,dove per me svetta la mia amatissima Emily Watson-dico le onde del destino,vedi grazie a Lars Von Trier ,Altman gira un bellissimo film-,ma sono bravissimi tutti.Insomma guardatelo va!

venerdì 18 maggio 2012

ATTO D'AMORE:UGO TOGNAZZI

Bè,sembra strano ora...Che devo spiegarti?Magari nemmeno conosci questi nomi,questi film,e mi viene difficile renderti partecipe di quello che è stato un periodo d'oro,ma non quello tarocco che hai rubato in casa di tuo padre anni fa meritandoti il nomignolo di Jack Gold,del nostro cinema.No,mica quello che pensi tu.Quello che hai in mente te è verniciato d'oro,ma se scrosti un po' vedi che è di pochissimo conto.Le radici,cazzo!Le radici!Il nostro cinema si basa su due:commedia e neorealismo.Poi se vuoi fare l'ammmeregggano,ricordati però che sei nato in Italì.Carosone,conosci?No?Vabbè,passiamo oltre.Ti dicevo?Le Radici.Da lì sono partite le nostre cose migliori,la nostra commedia!!!!Risate amarissime,malinconie sghignazzanti,ritratti grotteschi e feroci della nostra fauna umana,talora consolatoria,altre volte decisamente cattiva.Popolare nel senso alto e nobilissimo dei termini,quando già si mettevano in mostra i "Soliti Idioti",(guarda i "Mostri" e anche seppure meno riuscito I Nuovi Mostri),però recitati da Titanti,Giganti,non da minchioni miracolati eh?C'erano quelli che molti chiamavano I Senatori:Sordi,Tognazzi,Manfredi,Gassman e Mastroianni.I miei preferiti?Manfredi,assolutamente.Tognazzi...eh,ma lui è altro e oltre.Talmente al di fuori che risulta difficile celebrarlo.Si addice così poco alla nostra retorica,ma che ci possiamo fare?Credo che in Italia nessuno come lui abbia mai portato sullo schermo dei personaggi talmente estremi,bizzarri,mostruosi,epici,leggendari,unici,qualcosa che si scontra con la nostra solita galleria di macchiette italiche-materia ad esempio di Sordi-lui portava brandelli di straziante umanità e amarissimo cinismo in personaggi sgangherati,farseschi,pittoreschi.Una specialità che non è stata ripresa da nessun erede,mentre ci viene facile "sordizzare" il nostro temperamento,come fai con il leggendario Ugo?Niente:guardi e ti senti fortunato.Niente altro!Studia,ma tanto , quello che vedi .Perchè credo che solo Volontè abbia imposto il suo carisma totale di Attore ai suoi personaggi.Gianmaria e Ugo,chiaramente.
Ti racconterò un po' di lui,lascia fare...Mi piace raccontare storie,so che non è più di moda.Non serve,ma ti rubo poco.E anche se non dovesse interessare,chi se ne frega.Ci tengo che nel mio piccolo,senza avere le basi e le doti,ma solo l'amore totale e totalizzante per il cinema,che Tognazzi possa sapere che egli è stato un tassello della mia vita da spettatore,come lo sono tutti i suoi colleghi.Ci hanno reso la vita migliore,solo per lo spazio di un film,ma non è poco.Credimi.

Figlio di un ispettore delle assicurazioni ebbe un'infanzia abbastanza raminga di città in città,alla fine torna in quel di Cremona.Diventa operaio,ancora minorenne,presso il celeberrimo Salumificio Negroni.
Parte soldato,durante la guerra,si mette in mostra per la sua capacità di organizzare spettacoli teatrali per i suoi commiltoni.L'8 settembre lo rivede in patria e al lavoro come archivista.Nel 1945,visto la sua propensione per lo spettacolo,lo porta a partecipare come dilettante in una serata al Teatro Puccini,dove viene scritturato nella compagnia della leggendaria Wanda Osiris.
Nel 1950 debutta al cinema,diretto da uno dei nostri artigiani più noti nel campo di una commedia avanspettacolosa e popolare,cioè Mario Mattoli:i cadetti di guascogna.Come partner un altro che ha segnato la nostra storia:Walter Chiari.
Dici:ma Vianello?Si,si non ti preoccupare!Il loro incontro avviene l'anno dopo.Formano una coppia amatissima dal grande pubblico,ancora oggi i loro siparietti comici sono piccole lezioni di arte umoristica,magari quelli di Colorado dovrebbero studiarli e impararli.La formula perfetta del duo era la contaminazione:comicità sanguigna e umorismo decisamente più british.Due modi di far ridere che sembra impossibile e invece si miscelavano benissimo.Rammentiamo il celebre episodio satirico sulla caduta di Gronchi che venne fatta pagare molto duramente ai due comici.

Dopo un lungo e fruttuoso periodo di collaborazione  e lavoro in comune,arriva il momento della separazione:uno diviene la Leggenda cinematografica che tutti conosciamo,l'altro ha segnato la storia della tv.
Il cambiamento nella carriera di Tognazzi arriva con il film Il Federale,una commedia on the road che lo vede interpretare un ottuso fascista alle prese con un dissidente del regime-ormai agonizzante-che verrà travolto dagli eventi della storia.Scritta da Castellano e Pipolo,è il primo passo verso un modo più agrodolce di fare ridere.Si ritroveranno successivamente sul set di uno dei miei film preferiti:La voglia Matta.Storia di un uomo maturo che perde la testa per una ragazzina.Una struggente e malinconica commedia sempre scritta da Castellano e Pipolo e diretta da Salce.Una carriera del tutto anomala,non consolatoria ,non ammiccante,ma sempre pronta a rappresentare tipi bizzarri o rivoltanti-il collaborazionista che vende ebrei ai nazisti in Telefoni Bianchi,ad esempio-dove il grottesco e la più totale mestizia venata di amarissimo cinismo delineavano monumenti alla mostruosità fragilissima umana.
Pensiamo alla sua collaborazione con Maestri di cinema non addomesticato e massificato come Ferreri:Marcia Nuziale,L'ape regina,La donna scimmia.Opere davvero singolari,rivoluzionarie per certi versi.E tantissime altre pellicole,troppe per il nostro piccolo spazio:il magnifico cornuto,il padre di famiglia,barbarella,straziami ma di baci saziami,la marcia su roma,il commissario Pepe,porcile di Pasolini,la tragedia di un uomo ridicolo-trionfo a Cannes-per la regia di Bertolucci,Splendori e Miserie di Madame Royale,dove interpreta un travestito,in nome del popolo italiano,romanzo popolare.
Anche come regista si è dimostrato subito molto particolare,solitamente i nostri attori passati dietro la mdp non hanno brillato per originalità,ma Tognazzi con le sue commedie e drammi irriverenti si fa subito notare.Meriterebbe uno studio specifico,per quanto opere talora irrisolte,ma con un forte tentativo di andare oltre,fuori dai confini della risata facile:Il mantenuto,sissignore,il fischio al naso,cattivi pensieri,i viaggiatori della notte.Solo lui poteva interpretare un film come Il Petomane,senza scadere in orribili volgarità.Perchè non lo era mai.
Tognazzi è notissimo anche per la sua passione per le donne,e per la buona cucina.Cose che non fanno mai male.

Notissima la sua goliardata del Male:Tognazzi capo delle Br.Rivendicata dall'attore come diritto alla cazzata,colpo di genio che smaschera la fragilità delle verità per mezzo dell'informazione .

Noi non possiamo che amare questo immenso patriomonio nazionale,grazie per tutto Ugo!

martedì 15 maggio 2012

LA MAZURKA DEL BARONE,DELLA SANTA E DEL FICO FIORONE di PUPI AVATI

Stando a un'intervista che vidi qualche anno fa su Rai Storia,uno speciale dedicato a Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi,questo film non ha avuto una vita facile.In particolare all'inizio,in quanto il regista,(Pupi Avati),veniva da due pellicole di scarsissimo successo,quindi c'era pochissima voglia di affidargli un nuovo progetto.Una piccola odissea,interrotta proprio dall'intervento del celeberrimo attore di Cremona,al quale piacque la sceneggiatura del film e decise di dar una mano al giovane regista.La carriera di Avati nel tempo ha subito diversi cambiamenti,è passata attraverso diversi stili,tanto che a veder questo film,le Strenne nel Fosso, o Una gita scolastica,quasi si fa fatica a creder che sia dello stesso autore.Qui ci troviamo nei paraggi di un regista dissacrante,irriverente,un fellinismo boccaccesco,dirompente,un grottesco da battaglia e lo sberleffo graffiante.Film che ha uno stile ben preciso, di rappresentazione della mostruosità umana.Non c'è tenerezza per nessun personaggio,tutti coinvolti in disgrazie tragicomiche ,una galleria di piccoli e squallidi mostri.In sostanza dietro a questo stile "brillante e chiassoso",vi è uno sguardo duro e amarissimo sulla fauna di bestiacce che è quella umana.
Tanto che improvvisamente l'opera nel secondo tempo diventa un dramma anche toccante  e spiazzante,beffardamente malinconico e triste,senza speranze.

La storia:Il barone Anteo Pellacani è un misantropo beffardo e sprezzante che porta lo scandalo arrivando nel paese natio di Bagnacavallo,in Romagna.Qui da giovane era caduto da un albero,un fico fiorone,rompendosi la gamba.Da allora ,al fine di dar sfogo alla sua rabbia per una vita da atleta fallita,diventa un feroce anti clericale.Tanto da tentare,senza riuscirci di ammanettare il papa,recandosi in Vaticano travestito da Cardinale.Il suo odio per la religione deriva dal fatto che quel maledetto albero,da cui è cascato è considerato da secoli e secoli sacro,dedicato a Santa Girolama.La quale venne violentata da un gruppo di barbari al fine di salvare le sue compagne.Il Barone ereditando la villa e il terreno,eredita anche l'ingombrante albero.Nel frattempo la cittadina,in particolare i suoi maledetti bigotti orripilanti schifosi borghesi parenti, si barrica contro il barone che non smette di far parlare di sè-insulti pesantissimi al prete durante la video confessione,colpi di mitragliattrice contro i pellegrini,tentativo di far saltare l'albero con una bomba-fino a quando una sera trova su di esso una donna:lui la prende per la Santa!Invece è una prostituta giunta in città con una collega di colore e il loro "magnaccia" un venditore di materiale pornografico di nome Checco"Biancone" Coniglio.Essere sordido,volgare,manipolatore,per quanto perso e solitario.Uno sfigato cattivo,insomma.Il quale sfrutta questa conversione del barone per farsi passare come angelo e derubarlo di ogni bene,con lo scopo di aprire un Casino a Vigevano.Ormai impazzito,mal tollerato dai parenti che son diventati proprietari di tutto,l'uomo rivede una notte ancora la santa.La giovane donna però è incinta e partorisce,un parto doloroso dalle tragiche conseguenze.Il finale è malinconico,disperato,colpo finale del regista che prima ci diverte con questi personaggi bizzarri e pittoreschi,poi ne svela la dolentissima umanità

Una pellicola a suo modo "contro",certo che pensare ad Avati in questi abiti ,stupisce moltissimo.Ma credo che la critica ai cambiamenti sia quanto di più banale si possa fare a un artista.Pure Ferretti che mi sta sulle palle,ha fatto cose meravigliose  e per questo ascolto ancora le sue canzoni.Avati invece mi piace assai in tutte le sue varie anime artistiche,sono un suo ammiratore.Questo periodo grottesco e spietato è sicuramente prezioso come testimonianza artistica di quel periodo.La critica alla religione intesa come superstizione e affarismo,alla piccola e squallida alta borghesia provinciale,alle debolezze umane.al paese disastrato,si stempera nella seconda parte nel racconto pieno di pietà per la condanna alla solitudine che colpirà il Barone.
Nel cast segnalo un gigantesco e titanico Ugo Tognazzi ,come sempre straordinario nel descrivere personaggi stranissimi eppure umanissimi.Paolo Villaggio il cinico magnaccia,figura rivoltante e meschina come poche,lontanissimo dai suoi Fracchia.Cameo per Lucio Dalla.
Film davvero notevole,uno dei miei preferiti.

lunedì 14 maggio 2012

SHUTTERLAND ISLAND di MARTIN SCORSESE

Ogni tanto ci sono dei misteri nel fantastico mondo della critica cinematografica fatta dall'esercito di appassionati.Relativo a quelle che considero stroncature artistiche ,degne del miglior surrealismo.Per carità,siamo nel mondo dell'opinionismo e commentismo forzato e a mano armata,quindi tutto va bene ,anche le idee più strampalate.Conscio dei miei di limiti,devo dire che in questa pellicola non vi trovo assolutamente nulla di disdicevole o errato.Laddove mi fossi sbagliato,potrei anche fare una piccola autocritica,eh!Però lo voglio scrivere ben chiaro:a me 'sto film è garbato assai.
Trovo che sia un notevolissimo tentativo,peraltro riuscito,da parte di Martin Scorsese di cimentarsi nei territori del thriller orrorifico e sopratutto sfruttando uno dei miei temi preferiti:l'ambiguità della follia.
Ted Daniels  è un agente federale che con un suo collega si reca su un isola-shutterland island- nella quale è situato un manicomio criminale.Qui infatti sono rinchiusi i più temibili ,tra i temibili , assassini folli d'america.La sua missione è legata all'evasione di una paziente,ma c'è anche altro per Ted il quale soffre di incubi di guerra e ha perso la giovane moglie.Nell'atmosfera lugubre e tetra dell'isola sprofonderà nell'inferno nerissimo della follia.
Scorsese dirige il film con uno stile solenne,maestoso,distaccato:guarda questo tizio e la sua fine,ti farà anche pena,ma ricordati:tu non stai finendo come lui.Assisti impotente alla sua fine.Nel frattempo però ti suggerisco che magari lui potrebbe avere ragione,su quell'isola si fanno esperimenti governativi e avendolo saputo ,giocano con la sua psiche per distruggerlo.Cosa pensi?
La storia non è male e l'ambientazione basta da sola per creare l'effetto incubo,sopratutto dimostra la bravura di un grande Leonardo Di Caprio,a cui perdoniamo quella cazzatona assoluta di Titanic e lo scusiamo in 3d pecaritàdiddio!
Qui offre una dolente interpretazione,un viso espressivissimo,una presenza potente.Però non è il solo tutto il cast è ben costruito,ogni attore offre una prova decente.
Insomma un ottimo lavoro per Martin-a cui magari potrei perdonare la troiata su quel bastardo del dalai lama,ma forse eh-e un piccolo grande film da inserire nel filone "orrore psicologico"

sabato 12 maggio 2012

ULTIMI BAGLIORI DI UN CREPUSCOLO di ROBERT ALDRICH

Come ho già scritto altre volte,io amo il cinema rigoroso,feroce,violento,amarissimo di questo immenso autore:Robert Aldrich.
Questo film ,non molto conosciuto e di non facile reperibilità,è un ennesimo piccolo,grande ,capolavoro.
La storia è la seguente: una base missilistica americana viene occupata da una banda di terroristi.I missili sono puntati su alcune cittadine sovietiche e i delinquenti minacciano di far scoppiare il finimondo se non dovessero essere ripagati bene:aereoplano,soldi,lasciapassare,ma sopratutto al capo della banda preme una cosa:il Presidente dovrà leggere in diretta tv ,un documento scottante che sbugiarda del tutto i finti buoni propositi legati alla guerra in Vietnam.Pare chiaro quindi che i cosidetti terroristi non sono agenti stranieri,ma cittadini americani.Certo,avanzi di galera,però il loro capo...Un generale degli stati uniti,combattente in Vietnam,prigioniero di guerra,che tornato in patri si è mostrato sempre più radicale e intenzionato a dire al popolo come sono andate davvero le cose.Per questo un suo collega e i suoi compari lo hanno mandato in prigione seppure innocente.Il film segue da una parte questi delinquenti che però hanno buonissime ragioni per fare quello che fanno e dall'altra i veri criminali ,quelli che si nascondono dietro :democrazia,libertàààà,libero mercato,liberalismo di guerra e colonialismo.Che però cercano di scongiurare una guerra atomica.Questa ambiguità di metodo,ma non di merito perchè è chiarissima la lezione politica da parte di sceneggiatori e regista spiegatelo però al critico del fu Manifesto.è una parte davvero interessante perchè mette a nudo la prassi tipica dell'agire da parte del potere liberaldemocratico:ribaltare il significato delle parole e dei significati,manipolare un popolo amorfo ingrossato come un tacchino con libertà di seconda mano e reso complice delle meschinità perpretate dai veri padroni della nazione,e per disgrazia nostra del mondo:militari destronzi,grandi banchieri e uomini d'affari legati alle lobby.Viene fuori in tutto il suo splendore il regime americano e sopratutto che anche la così tanto sostenuta democrazia liberale non sia altro che una sorta di sistema autoritario basato su feroce classismo dall'alto verso il basso.Un film polemico e feroce dunque.
Merito anche di un cast davvero in gran forma:Burt Lancaster è il protagonista,il militare che attraverso il suo gesto estremo vuole denudare il Re,Richard Widmark è grande nel ruolo del generale bastardo e laido il quale con la scusa di scongiurare una guerra insabbiare una scottante verità.Poi ci sono i politici,spicca un ottimo Charles Durning-il presidente-il suo personaggio di vedovo,malinconico,semplice e pragmatico uomo "comune" è la rappresentazione di quella che l'America-mentendosi-ha sempre pensato di se e ha dato agli altri come biglietto da visita.Un poveraccio che conta meno del suo ministro della difesa.
Un finale amarissimo,disincantato,cinico- ma senza la stronzaggine fighetta dei falsi cinici hollywoodiani di oggi-disilluso conclude questo film che merita assolutamente di essere riscoperto e rivisto.

lunedì 7 maggio 2012

MICHELE TORBIDONI:LA COSA IN CIMA ALLA SCALA

Qualche settimana fa mi è arrivata una mail.Era una gentilissima proposta di visione di un corto thriller/horror non splatter,dal nome evocativo de:LA COSA IN CIMA ALLE SCALE.
Opera scritta e diretta da Michele Torbidoni.Uno di quelli che sognano di fare il cinema,per dar spazio e sfogo ai propri incubi o sogni,(magari cattivelli eh?),che hanno entusiasmo,idee,passione e per vari motivi si trovano a fare magari altro nella vita.Nonostante Michele sia diplomato al Centro Sperimentale di cinema nella stagione 95/97,anni che hanno visto come protagonista anche Eros Puglielli,che rammento per uno strano film di fantascienza virata in commedia con Giovanna Mezzogiorno e un trhiller con LoCascio.
Si parla tanto di cinema di genere,di fantasia,di immaginazione,ma come ben sappiamo c'è poco spazio disponibile per chi volesse fare un certo tipo di pellicole,fuori dalla logica del mercato e delle sue blande inoffensive e borghesissime commedie romantiche  e cinepanettonate.Il cinema italiano per me è quella della grandissima tradizione Neorealista,io rimango un sostenitore e militante del cinema politico e del realismo.Però non possiamo nemmeno escludere a priori che gente valida e con cose da dire e far vedere non abbia lo spazio necessario per mostrare a più gente i suoi prodotti.Sopratutto come nel caso di Michele si sappia gestire benissimo la materia trattata.
Il suo primo corto si chiama THE NET.9 minuti girati in 35 millimetri,che qualcuno potrebbe inserire nel filone dark city/matrix.Io ci vedo una disturbante versione del cinema fisico di Cronenberg.La trama è semplice:un futuro imprecisato alcune persone sono legate a delle macchine che manovrano i loro sogni.Sono corpi vuoti,abbandonati,ma con l'illusione della vita  e della gioia perchè le macchine danno a loro questo.
Improvvisamente uno di essi si sveglia e vorrebbe uscire,evadere,non può.Causerà un incubo putrido e disturbante che darà attimi di dolore agli altri.
Si nota in questa opera la maestria di saper rendere inquietanti anche dei semplici tubi,delle grate, grazie a una forte attenzione per i rumori e una fisicità non comune nel nostro cinema.Una certa dose di realismo corporeo atto a trascinare lo spettatore in un incubo carico di sofferto e penetrante pessimismo.
Passano gli anni e Michele torna con un piccolo gioiello,davvero notevole di 21 minuti:LA COSA IN CIMA ALLE SCALE.
Come nasce questo progetto?Come racconta lo stesso regista e sceneggiatore:sotto l'ombrellone.Leggendo l'omonimo racconto di Bradbury.
Dopo il solito sbattimento per trovare finanziamenti e attori eccolo di nuovo all'opera.
La storia è quella di Pietro,un uomo di affari come ce ne sono tanti oggi.Sottilmente schiavo del lavoro,di un successo di affermazione chissà quanto reale.Per colpa del volo cancellato e di una strana visione-un bimbo in bicicletta-l'uomo torna nella vecchia casa della famiglia.Qui stranamente ha visione del suo passato,quando viveva con i genitori gestori del ristorante ,dove peraltro anche vivono.
Piano piano veniamo a sapere che il bimbo in bicicletta è Pietro da bambino,conosciamo la madre una giovane donna malinconica,piegata da una vita che forse non ama e da un marito autoritario,dolcissima e permissiva con il figlio.Il padre uomo duro,violento.
Pietro così torna a rivivere quella strana paura che aveva quando raggiungeva il bagno del piano superiore.Colpa di un mostro...
Da grande però cerca di vincere quella paura e....


Dico piccolo gioiello perchè qui nulla è lasciato al caso.Qui i segaioli del cinebis girato alla cazzo di cane che tanto basta la fantasia e due soldi poi vedi che genialata,il vizio squallido italico del pressapochismo,dell'improvvisazione tamarra,del riciclaggio ,non c'è.
Abbiamo un signor cortometraggio di tutto rispetto.Le atmosfere,(cinemascope,carelli liquidi,fotografia cupa) ricordano molto la coppia Carpenter e Brad Anderson.Per lo stile rilassato e disturbante che piano piano accompagna lo spettatore verso il finale angosciante.
Il mostro ci viene presentato alla fine:una creatura di luce,idea geniale del Regista in contrasto con quella del racconto che invece era una creatura di tenebre e non rivelata.Qui il mostro si vede e non è per nulla una pirlata.
Splendida la fotografia carpanteriana di Gramaglia,ottimo lavoro sul suono-avvolgente e inquietante- bellissime le musiche elettroniche e classiche allo stesso tempo,perfetto il montaggio.Bravi anche gli attori che danno il meglio nel trattare i loro personaggi con una professionalità invidiabile.
Segnatevi il nome di questo regista che merita davvero moltissimo

questo il link del corto
http://www.lacosaincimaallescale.com/

venerdì 4 maggio 2012

IL GRANDE CAPO di LARS VON TRIER

Mancava da un po' una bella recensione,ma che dico recensione:ode e venerazione,per quello che reputo insieme ai Dardenne e a Zhang Yimou,la mia sacra triade del cinema moderno.No,vabbè ma quale triade poi c'è la banda Anderson:Paul,quello intelligente,Wes,senza Dori,e Brad.Poi Eastwood,Carpenter,Friedkin della vecchia scuola,e il mio occhialuto preferito:Woody Allen.Insomma questa è più o meno la banda,con l'aggiunta di Neal Marshall,Joe Wright,Edgar Wright,mi sa pure il figlio di Bowie,che sono i nuovi.In Italia?Garrone,ma tranne Gomorra-episodio ottimo,ma a parte.

Insomma però quello che mi fa delirare,quello di cui non mi stancherei mai di parlarne e lodarlo è lui:LARS!
Un vero genio del cinema,e come tutti i veri geni:discontinuo,lunatico,bizzoso,non certamente simpatico o affabile.Tiranno,magari.Meglio.Certamente gigantesco,più grande di qualsiasi grande film.
Cosa mi ha colpito di questo regista tanto tempo fa?Il fatto che come ogni vero artista dovrebbe fare divide il pubblico e la critica.Riconosci subito un suo film,anche se lo vedi dopo anni e già cominciato.Lars domina la materia cinematografica per parlare di sè.E stranamente,scusate la bestemmia,parla anche di me:un megalomane soffocato,anzi che si auto soffoca con dosi inopportune di disistima e plauso alla modestia...Col cazzo!Però non ho nemmeno il talento di Lars,cioè per me si,ma è chiaro:sragiono!Così quando vedo i suoi film mi perdo totalmente nel suo universo e lo sfioro.Non mi permetto certo di mettermi al pari di uno dei pochi,anzi dei due che stimo in maniera violenta:l'altro è Stalin.Anzi sono tre:lars,josif vessarionovic dszusghavili,e Mourinho.Per questi tre la mia venerazione raggiunge livelli clamorosi!
Dopo Mandarley,Von Trier decide di abbandonare la sua trilogia sull'America e si dedica a una commedia.
Una sorta di vacanza,tanto che lui stesso sia all'inizio che alla fine ci tiene a dire che è solo un film,solo una commedia,senza nessuna metafora o sottotesto.Qualcuno magari ci crede pure:vi sta prendendo per il culo.Come del resto fa quasi sempre.Qui però,il tono è leggero e divertito,una parentesi serena,ma solo all'apparenza.Lo vedo come un riuscitissimo intervento che il regista compie sulle sue ossessioni cinematografiche,dove ancore come sempre parla di sè e di cinema,usando una trama brillante e situazioni comicissime.Perchè si ride e anche parecchio.Sarebbe un perfetto brianzalotto il mio Lars,già lo vedo dire ai suoi detrattori:uè,testina toh te vist pistola mola che sun bon anca da fa rid?Perchè i tempi della commedia,le sue regole,sono in qualche modo rispettate e anche svelate .Una sorta di riflessione sul cinema di intrattenimento leggero,ma con le classiche tematiche del Maestro.I dialoghi prendono dalla migliore tradizione della commedia americana,i personaggi sono aarchetipi tipici del genere.usati secondo le modalità richieste da quel tipo di cinema.
Questo quindi uno dei modi di visionare la pellicola.Poi c'è anche un altro.Von Trier da Moralista serio e credibile,come me,quale è cosa fa?Ti parla della disintegrazione dell'individuo,lo smarrimento senza ritorno dell'uomo nella nostra epoca,in cui è più reale e vera una finzione,in cui la negazione dell'Io passa attraverso la forzatura di un individualismo massificato,una società che si basa sulla recita come se la vita fosse un film,e nemmeno bello.Ci dice che l'etica è morta,anzi cosa mai sarà questa cosa?Esplode il suo nichilismo chiaro,limpido,penetrante,violento,radicale,pessimista,militante.Però esposto attraverso la risata.Perchè mentre ridete e vi dico io stesso che è solo una commedia,io vi sto prendendo a pugni in faccia.Violentemente,sadicamente.Il film attraverso la continua tensione dell'attore fallito che cerca di interpretare il grande capo di un'azienda che probabilmente fa informatica-ma la gente mica ne è convinta,sa solo usare paroloni inglesi per dire cosa?-ci parla proprio del cinema e della società Non sono due cose diverse,quando dici :faccio cinema,stai intervenendo sulla vita reale di molti.Ci vuole responsabilità,per fare il regista.Lars a modo suo ce l'ha.
Il rapporto tra l'attore Christopher e Raul è quello tra LARS affermato regista popolarissimo  e stimatissimo,(raul),cinico e manipolatore.E lars l'artista incapace di sostenere la popolarità,il successo,animo candido e disordinato,ma anche umanissimo.Ci sono molti indizi che il film sia una sorta di autobiografia del regista-l'ennesima- sfruttando un genere:un personaggio che parla del Dogma,Christopher che dice alla sua ex :"una volta eri contro gli sfruttatori",citando il suo passato nei Giovani Comunisti-come me!-e così via.Può anche essere letta come denuncia contro la società capitalista in mano a rozzi cafoni-il presidente islandese- e farabutti manipolatori-raul-una visione spietata del mondo degli impiegati,un attacco anti borghese.
Tutto questo:sopratutto una splendida commedia.
La storia è semplice:un attore fallito decide di interpretare il ruolo del Grande Capo in una ditta danese,la quale sta per essere ceduta a un colosso islandese.L'attore darà inzio a una serie di incomprensioni e guai assolutamente spassosi.Finale di un cinismo devastante.

giovedì 3 maggio 2012

HEREAFTER di CLINT EASTWOOD

Quando capisci che hai incontrato il regista della tua vita?Si,dico, ci sono dei segnali?Non lo so,a me sta storia "della mia vita",mi pare una grande e spettacolare cazzata.Vuoi perchè cambiamo,vuoi per altri motivi.Se fosse vera ,però, Clint Eastwood sarebbe candidato e vincitore del titolo.
Credo che un Grande Regista,sia quello che abbia uno stile suo.Dici:si ripete!E chi se ne frega!Significa che hai-scusate la brutta parola borghesissima-una tua poetica.Una visione della vita,e che non sei un galoppino degli studio.Mi piace.
Eastwood è senza ombra di dubbio uno di questi:uno sguardo duro e malinconico,commosso e commovente,ma con dignità.Amarissimo.
Ora molti hanno criticato questa pellicola,reputandola un mezzo passo falso del nostro Callaghan.Io non concordo.Proprio per nulla.Si, è un film assolutamente poco eastwoodiano,sarebbe stato perfetto nelle mani dell'impiegato Spielberg.Che ne avrebbe tratto una fiera dello stuporismo ad oltranza.Con colonna sonora ridondante di Williams.Per cui il nostro-plurale maiestatis,o come cazzo si scrive-Eastwood si ritrova tra le mani un soggetto scivoloso.Qui vedi la bravura del regista,perchè si sente e si avverte la  sua mano.La pellicola è la storia di tre persone:una giornalista di fama e successo francese,un ragazzino problematico inglese,e un operaio americano ex prodigio poichè vede i morti-come il bimbominkia de il sesto senso-c'è materiale per fare una spielbergata da antologia-cosa probabile visto che sto sionista ammmmmeregggggano è tra i produttori esecutivi-ma il vecchio Clint prosciuga e contiene -fin dove gli è possibile-la retorica sentimentalista.I tre personaggi vengono seguiti con profonda pietà umana e partecipazione,seppure con due passi a tenere la distanza.Per rispetto loro e nostro.Tu sullo schermo vedi della gente,e ti affezioni.La giornalista che si sente sempre più estranea e distaccata dal mondo,incompresa, potrebbe avere ragione o torto,ma comunque ne avverti la sofferenza e la testardaggine.Senza che diventino stucchevoli.Il ragazzino inglese è straordinario:un bambino a cui viene a mancare il punto di riferimento che è il gemello di poco maggiore.Questa è la storia più commovente,almeno per me.Non per la madre,(credo sia dovere dello stato togliere i figli a chi non sia in grado di allevarli),ma per lui:smarrito,solo.ll particolare del cappellino,è una nota straziante e alla fine il suo pianto perchè non vuole che il fratello lo abbandoni definitivamente ,è VERO.Non mi è parso un passaggio filmico.Lo stesso dicasi per la storia di Matt Damon-eccezionale-il rapporto interrotto con la ragazza del corso di cucina,è così poco "roba da film"contiene una sua verità che davvero mi ha molto colpito.Certo nel finale si spielbergheggia un po',ma non è così devastante da rovinarmi il film e poi un buon happy end non si rifiuta mai.Anche io come Eastwood ho prosciugato la recensione,che nella prima stesura era decisamente più ricca di note personali-ero ancora travolto dalla visione-non penso che interessino più di tanto.Insomma:è un gran bel film,non mi ha deluso