mercoledì 30 marzo 2016

I PIU' GRANDI DI TUTTI di Carlo Virzì

Basta chiedere, non ci vuole molto, andate dal vostro collega più taciturno, meticoloso. quello che par felice di lavorare in azienda, alla catena, in cantiere, e chiedetegli se non ha mai avuto il desiderio furioso e idiota di essere la cosa più ridicola del mondo: una rockstar.  Era il tempo di quando eravamo stupidi, ma con un brio degno del celebre trio di Daitan 3. Ci bastava una canzone con un riff che ti facesse venire voglia di saltare e darci sotto con l'air guitar. Ci bastava un testo volgare e dozzinale, di orribile sessismo, ma che ci dava l'illusione di essere dei rocco siffredi di provincia. C'è della sacralità ubriaca e malinconica nell'idiozia del rock e di voler fare la rockstar.  Certo. Però vi è anche una tale furiosa, scintillante, possente, meravigliosa voglia di vivere. Da andar oltre ad essa, con una bella fiammata di eterna gloria.
Tu sei un ragazzino nato in un posto noioso, senza riferimenti politici forti, con un'idea repressiva di religione, la prospettiva di una vita a vantarti della tua fatica, in una fabbrica o azienda, non conta, ma conta che hai solo quella vita a disposizione. Il rock è un meraviglioso "vaffanculo" a tutto questo. E pensa manco devi spender soldi per comprare il dvd di quel " Vaffanculo". Il rock è meglio del m5s !


Eravamo così o no? E in fondo lo siamo ancora oggi. Perché, per quanto si possa rispettare e amare profondamente l'onesto padre di famiglia felicissimo della sua vita regolare - e io amo costoro, veri eroi dei nostri tempi- cazzo, non proviamo una simpatia istintiva per un Bobo Rondelli? Non ci piacerebbe stare con lui al bar,  a ubriacarci e dire cazzate? Poi torni alla tua bella vita, seria e piena di gioie, ma una sera con Bobo...
Sarà forse anche la tenerezza per il Davide con il chiodo, i capelli lunghi, le canzoni dei Dogs D'Amour, Whitesnake, Faster Pussycat, e così via. Come è giusto, il tempo mi ha cambiato e sono fiero di codesto cambiamento, ma allo stesso tempo vado fiero di quel ragazzino. Se lo merita, è giusto che lo sappia.

I più grandi di tutti, è una bellissima commedia umana, troppo umana, sul tema abusato e visto molte volte, di una band che si riforma dopo tanti anni.  Ancora una volta non è  l'originalità, il vero fattore di successo di un film, ma la sua storia e i suoi personaggi, anzi il come questi vengono messi in scena.
 Pluto, così si chiama la band protagonista di questa pellicola, si riformano dopo dieci anni del loro scioglimento per volere di un loro accanito fan. Il quale organizza un'intervista ai 4 membri della band, o dell'orchestrina - come dice il padre di uno di loro- e anche un concerto per farli tornare sulla grande scena, dove peraltro non ci sono mai stati.
Il risultato è una commedia dolce amara, un film costellato da perdenti, persone che con la vita hanno perso più volte, ma vi è una ruvida compassione, una pietà tipica di quel grandissimo popolo che sono i LIVORNESI, che si evita ogni sorta di "poverino", ma si vedono persone reali, vere, che fanno cose orribile e dopo poco ti commuovono per un gesto o una parola. In più il film, ironicamente, smitizza l'idea che i fans hanno della vita di chi fa rock. Spesso piena di figuracce, di insuccessi catastrofici, di paure.  Questo a mio avviso è la carta vincente del film. Quello che crede il loro ammiratore, e la realtà dei fatti - taciuti- della band.
Io amo i film che parlano di musica rock, perché amo il rock - nonostante ora io lo valuti per quello che è: il figlio ribelle, ma che torna a casa la sera, del capitale e quindi nulla di rivoluzionario o puro- mi sento di consigliare questa opera perchè Virzi ci ha messo una tenerezza, una malinconia, precisione nel descrivere i personaggi, la loro storia, che difficilmente vi stancherete durante la visione. Anzi, alla fine vi verrà voglia di cantare. " In estate mi rompo i coglioni, mi faccio i cazzi miei"
Bravissimi tutti gli attori presenti, in particolare io sottolineo il personaggio di Alessandro Roja, diviso tra il passato e la sua vita attuale. Ricco di sfumature e malinconie, davvero un grande personaggio.








giovedì 3 marzo 2016

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT di GABRIELE MAINETTI

Famo a capisse: come si chiama sto blog? Spettatore. Certo pure indisciplinato,ma che significa? Che non sono uno che di professione fa cinema e nemmeno uno che ha studiato cinema e lo può spiegare con cognizione di causa e laurea. Perlomeno non lo sono ancora, poi raga so cazzi eh!
Sicché nel blog ci metto la mia personalissima idea di cinema, arte e tanti cazzi mia. Ma tantissimi eh!
Mi spiego meglio: indisciplinato in che senso? Nel senso che non seguo nessuna disciplina se non quella di rivedere le mie idee e migliorarle o cambiarle e di considerare il cinema molto più di una semplice questione industriale.
Indisciplinato e anche contraddittorio, incasinato, amante della discussione anche fine a sé stessa.  Per cui ci sta che io pecchi di ingenuità, amore e altro. Ce sta, ce sta. Però, ecco, come dirlo? Ma sai che sta crisi del cinema italiano, a livello di pellicole, interpreti, registi, mica la vedo eh. Entrando nello specifico posso dire che alcune pellicole non mi garbano e che escano commedie un po' troppo banalotte. Ma è colpa della commedia? Non direi. Poi se vediamo meglio: quante commedie, quanti filmetti stranieri ci facciamo piacere perché "leggeri, divertenti" e allora? Sono forse meglio le parodie "pecorecce" americane dei nostri cinepanettoni o fanno pena entrambi?
Io credo che ogni paese abbia le sue radici cinematografiche ben salde e precise: le nostre sono le commedie e il neo realismo. Dopodiché siamo capacissimi di fare altro, proprio per l'entusiasmo di navigare a mare aperto, veder che effetto che fa metter su un film di altra natura. Anche lì abbiamo qualche ottima opera, molto meno rispetto a quelle tanto blasonate dai revisionisti.
La commedia è un genere difficile, che mette in evidenza ogni pecca di sceneggiatura e regia. Tratta di esseri umani e delle loro debolezze o felicità. Una commedia brutta è una bestemmia contro il dio della celluloide. Dite a Veronesi di smetter di bestemmiare!

Però non solo di commedie e drammi si vive, per cui a volte capita che un film ti colpisca totalmente. Dico totalmente perché non te lo aspetti.
Ecco una regola che seguo sempre: qualora un film che tratti una materia di cui non te ne possa fregare di meno, ti conquista, ti emoziona, ti rimane negli occhi e nell'anima,  ci puoi scommettere: quel film è eccezzziunale veramente!



Cosa ha di eccezionale e memorabile codesta pellicola? i personaggi, principalmente. Facile farsi prender la mano e sacrificare la costruzione e psicologia del personaggio, dando più spazio all'azione e alla spettacolarità. Facile e anche giusto. Manetti, ricordiamolo: regista, compositore delle musiche insieme a Michele Braga e produttore della pellicola, mostra di saper gestire benissimo ogni ingrediente: dall'analisi sociale dove vivono i tre protagonisti, alla loro psicologia e sfaccettature, fino a stupende scene d'azione, vedi tutta la parte finale.
Il film usa un aggancio generazionale, citando un notissimo cartone animato giapponese, però non - o non è solo- una cosa per nostalgici e nerds. Voglio dire, ha conquistato anche me, che son lontano da certe cose. Proprio per la storia piena di spettacolo e quella giusta umanizzazione e introspezione, le quali ci permettono di affezionarci ai protagonisti e alle loro vite.


Giganteggia, entra nell'olimpo delle leggende, un attore davvero bravo e intenso come pochi Luca Marinelli, uno che passa da Lo Zingaro a un personaggio timido e tenerissimo come il protagonista di Tutti i santi giorni. In questo film  è un classico cattivo. Cioè un personaggio di quelli che ti rimangono impressi a memoria. Fondamentale, per aver un buon film di genere, sono proprio i villains, boh si scrive così? Comunque : loro. Rimembro sempre con gioia i cattivi dei polizieschi populisti e reazionari italici! Purtroppo c'erano pure i vari commissari, ma che Bellezza devastante, liberatoria, che selvaggia corsa con Caronte, quando arrivavano loro. Come Dei Antichi e Malvagi, ma anche tanto cool, li temevi e adoravi. Ecco: Lo Zingaro mi rammenta un Giulio Sacchi, un Gobbo, quei grandissimi eroi delle tenebre interpretati da Tomas Milian.  In sala aspettavo che apparisse lui,le sue parrucche, la sua istrionica interpretazione di Un 'emozione da poco e giù a maledirlo e a provare una strana complicità con costui! Un masnadiero di ogni risma, oibò, ma potentissimo nel suo delirio di fama e gloria. Qui sta il salto di qualità della sceneggiatura: esser contemporanei e usare un omaggio, una citazione, in modo personale. Per quanto possa esser personale il cinema eh! Ripeto: bravissimi e meravigliosi tutti, un applauso allo sceneggiatore e soggettista Nicola Guaglianone. Anzi co sceneggiatore con il regista.



Ogni film di genere, cosa ha? Un eroe, un antagonista e poi? La principessa. Ora non vorrei stupirvi, ma sapete che mi commuovo per le vicende dei personaggi, il loro destino, lo sapete? Sapete che abbatto ogni razionale barriera tra me e il film e quindi ogni cosa capiti a un personaggio, è come se la vivessi sulla mia pelle?Bene : questo personaggio mi ha commosso profondamente. Una ragazza segnata dalla vita, dalla violenza, dal degrado materiale che poi diviene morale, ( fate vivere i rozzi sottoproletari in ambienti degni di nota, date a loro la cultura che volete solo per voi, siamo sicuri che tutti finirebbero a far i malviventi?) ciò nonostante ha trovato un tenero rifugio: il suo lettore dvd con le avventure di Jeeg. La bravura del regista è anche quella di farmi commuovere solo con le immagini e Alessia che guarda felice un cartone animato è quanto di più potente e vicino alla purezza della felicità si possa mostrare al cinema. Felicità folle, deviata da una vita bastarda e crudele, ma la sua voglia di amore per l'essere umano, pure un padre decisamente rivoltante, è qualcosa di così profondamente umano, spirituale, cristiano, immenso, che si spendono le lacrime per la sua felicità  e la sua pace. Ilenia Pastorelli è così "disarmatamente " cristallina e pura nella sua interpretazione, che non posso non augurarle una felice carriera.


Infine: l'eroe. No, peggio: il super eroe. Ora con tutto il bene che voglio al film, il scivolone finale un po' popolan chic, "i benpensanti dicono che sia meglio un popolo senza eroi" e ragazzi,  mi dispiace: trattasi di Brecht ed ha ragione assoluta.
La figura del super eroe è né più né meno che una delega popolare a un entità superiore, spesso vestita in modo imbarazzante, che attraverso i super poteri salva l'umanità. Le masse perdono ogni responsabilità, scelta, giudizio, tanto poi arriva lui. Pigrizia più idolatria. Non amo, quindi, fumetti e film sulle figure dei super eroi. Si, sono arretrato e gne gne , son proprio un radical chic. Va che per me sono solo complimenti,eh! Ripeto: l'eroismo non appartiene a un singolo, ma alle masse che si compattano magari seguendo un uomo al comando, ma con lo stesso spirito temerario. Per cui facendo scelte precise, militando, non rimanendo sullo sfondo, che tanto che possono fa?
Detto questo: complimenti anche per come hanno costruito la figura del super eroe in questione. Ora aver un fuori classe, nonché doppiatore di Batman, quello vero, quello bello bello in modo assurdo, quello di Nolan,come Claudio Santamaria vuol dire tanto. Il suo Enzo, è un piccolo ladro, uomo solo, sconfitto, che vive solo per veder porno e mangiare budini .Non appena comprende di aver dei poteri non li usa per far del bene e con Alessia sbaglia tutto. Lui, come tanti di noi, vive solo. Solo per sé stesso e così agisce per buona parte del film. Certo, difende la ragazza dai cattivi, ma non riesce a sfogare a dar peso al suo sentimento. Troppi film porno, troppa idea che la donna sia uno sfogatoio. Che nasconde insicurezza, debolezza, paura di mostrare il buono e bello che ha.
La sua trasformazione è descritta benissimo e mette in evidenza quel discorso sulla responsabilità dell'individuo che sta a cuore a me e al mio amico spilby.
Ecco, basterebbero questi tre personaggi per rendere il film leggendario. E che volete fare? Non volete partecipare alla leggenda.
Dettaglio personale, sempre brava Antonia Truppo.  La scena che vede lei e Marinelli protagonisti sulle note di una canzone di Nada, eh.....roba buona assai !