domenica 28 maggio 2017

7 minuti dopo mezzanotte di Juan Antonio Bayona

Lascia che ti dica una cosa: se questo film ti dovesse piacere tanto, talmente tanto da farti dimenticare imbarazzo e altre sciocchezze, per cui ti ritrovi a piangere per la commozione e l'emozione, ecco amico/a mio/a ... Benvenuti nel Club Dei Cuori Teneri.
Voi sapete che di questi tempi va di moda essere cinici, lo sono un po' tutti anche il salumiere sotto casa.  La debolezza delle persone le spinge a trovar nemici fantomatici nel "buonismo", come se sparare cazzate, fare battute su un regista a cui è morta la figliola, deridere , così perché fa tanto personaggio, donne o uomini con problemi, fosse una cosa normale.
Io non so quando abbiamo smesso di restare umani, come ci ricordava il buon Vittorio, ma piano piano, senza accorgerci, dimentichiamo l'empatia per strada
O ci viene richiesta solo se dobbiamo "vendere" qualcosa.
Però questo discorso lo voglio sviluppare meglio, quando parlerò di 13.
Trattenere. Questo è l'imperativo categorico di molto cinema. Ti viene spacciato come cinema essenziale, ma riesce a pochissimi, per lo più è quel sublime atto di codardia che ti spinge a non mostrare, svelare, far toccare con mano, quelle cose che ciascuno di noi teme: la vecchiaia, la malattia, la morte. In particolare queste ultime due cose Per cui i malati fino all'ultimo sono un po' magri, ma non vedi nessun segno di decadimento. Non si entra nella stanza di ospedale mostrando quello che accade, dai te lo suggerisco. Così stai tranquillo. Ci si ferma sempre un attimo prima che la situazione degeneri in pianti, ti concedo una lacrimuccia, che fa tanto " ah, che grande attore! Col minimo riesce a .."Dai che le sapete tutte, codeste cazzate terribili sul trattenere, l'anti retorica, il ricatto morale.
Ok, vi avverto: in questo film si piange e piangono molto. Perché è giusto farlo. Forse vi par un po' strano: d'altra parte a noi maschietti, ci hanno sempre detto di non far le femminucce, che i bambini non devono piangere. Col risultato che quando arriva il momento trattieni per prima cosa il pianto e a ruota molte altre cose, sentimenti.
Con questa pellicola non vi sarà possibile.
La storia è quella di Connor, un ragazzino di dodici anni che vive colla madre: malata terminale di cancro. Il padre è partito per l'America, si è rifatto una famiglia e l'unica altra presenza fissa è la nonna.
Connor è un ragazzino con tanta immaginazione. L'ha preso dalla madre che voleva studiare arte, ma la nascita del figliolo l'ha spinta a fare altro, ma quando hai una passione che ti brucia l'anima e fa esplodere scintille di felicità, non sarà sicuramente una laurea non avuta a cambiare la tua vita.
Così lei insegna al suo bambino la gioia di disegnare e lasciarsi trasportare dalla fantasia.
Ma come ci insegna Guccini, la fantasia è una cosa seria. Lo sappiamo benissimo noi che per non finire come Hanna Becker, o far stragi o morire di noia, ci siamo inventati un nostro bellissimo mondo: di racconti, film, canzoni, eroi personali. Io per tutta l'adolescenza ho avuto come amico Michele Apicella, tanto per dire!
Chissà perché la gente ci detesta tanto: si viene scherniti, sottovalutati, passiamo per fannulloni. Ma chi ci dice queste cose? I pirla. Lasciamoli al loro mondo concreto di affari, profitto a ogni costo, donne e uomini come burattini o giocattoli, da usare e gettare.
Noi amiamo la vita, il mondo, l'umanità e la fantasia ci spinge a sopravvivere a tutto e tutti.
Questo è il rifugio di Connor. Bullizzato a scuola, troppo solo, con domande troppe grandi, e risposte, da parte degli adulti, che non sempre riesci a capire, a quella età
La svolta avviene col palesarsi di un mostro: un gigantesco uomo albero Il quale per tre notti racconterà tre storie al ragazzino.fino a quando sarà la sua di volta a raccontargli la verità.
Le favole del uomo albero, non sono edificanti. Spinge Connor a riflettere su come la vita e le persone siano complicate e complesse, come da azione orribili si possa giungere a qualcosa di buono, che il bene e il male non sono così netti e separati - io a questa cosa non ci credo, ma me la metti giù cosi bene che ti dico  : ok-  sopratutto lo spinge a far  i conti con sé stesso.
E svelare la sua verità: terribile e umanissima. Sommersa dalla colpa e dalla vergogna, ma che appena liberata, si mostra una cosa preziosa e utile.

Questo è un film di sentimenti, e come tale, è ricco di possanza, le emozioni sono forti e vi colpiscono in pieno. Dimenticate quello che vi hanno sempre detto e piangete pure quando ne sentirete il bisogno, quando una mamma abbraccia suo figlio e un mostro gentile li osserva, o una nonna comprende che sta perdendo la figlia e si deve occupare di un ragazzino, lasciando un po' da parte il suo carattere di donna pratica e precisa.
Sopratutto: immaginate, sognate, raccontate e raccontatevi tante belle storie.
Il segreto della vita è tutto lì.

martedì 23 maggio 2017

Sicilian Ghost Story di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia

Ti sei mai fermato a pensare cosa hai tolto a Giuseppe? Ti è mai venuto in mente, passato lieve nel cuore, un momento di sgomento e schifo per quello che tu e uomini di zero onore avete fatto a un ragazzino?
Quando rapisci e uccidi un ragazzino non togli a lui la vita. O meglio non solo quello. Perché se un uomo ha avuto il tempo di fare errori, vivere amori, ridere e arrabbiarsi, lavorare, comprare casa, innamorarsi, tifare e gioire per una squadra che vince uno scudetto, emozionarsi ricordando i viaggi, aver fatto l'amore,  cambiato vita ed esperienze, un ragazzino che avrà mai fatto? Avrà avuto la percezione di tutte queste cose.
A Giuseppe, dei criminali orribili, disumani, hanno distrutto la felicità di immaginare e vivere una vita. Un doppio atroce delitto. Perché il padre era un pentito. Poi lasciamo stare che il suo assassino si è pentito a sua volta, mi auguro un pentimento vero e sincero.
"Sicilian Ghost Story" è un film che parla di prigionia, di vite sequestrate: Giuseppe, nel senso vero e proprio del termine, passerà due anni nelle mani dei rapitori, Luna - la ragazza che si innamora di lui- è prigioniera della società: quella omertosa, piena di segreti, che vuol far passare per matta una ragazzina che pone domande, che non accetta quella mentalità e modo di vivere.
Lei combatte colla forza ingenua e fragile di chi è ancora giovanissima e non teme quel placido vivere all'insegna del " fatti i cazzi tuoi", non vuole accettare che un ragazzino venga abbandonato e deriso, dimenticato e insultato, per quello che ha fatto il padre
Durante tutta la visione mi son sentito completamente vicino a lei,  soffrendo per ogni ostacolo che gli altri le mettevano di fronte, emozionandomi per quel amore così intenso e puro e forte.  Perché quella è l'età bellissima in cui l'amore è qualcosa che non si perde tempo ad analizzare, regolarizzare, dubitare della sua esistenza: l'amore è.  Il cielo è nel viso del nostro o nostra amato/a. Infinito, potente, ci riempie le vene al posto del sangue.
Questo amore è quello che provano Giuseppe e Luna.
Fino a quando uomini cresciuti malissimo nel mito distorto dell'appartenenza mafiosa, interverranno per distruggere quel loro bel sogno.


Per tutto il film speri che qualcosa o qualcuno possa intervenire per dare giustizia e pace ai due ragazzini.Però sappiamo che la storia non è andata affatto così.Per questo il dolore diventa ancora più straziante, vibrante, feroce. Bastano piccole sequenze ( una farfalla che dalla mano di Giuseppe si mette a volare verso il mare, i due ragazzini che si abbracciano in un sogno/allucinazione/visione di un oltre la vita) per far penetrare nei nostri cuori di spettatori una sofferenza radicata e profonda.
E poi c'è il cinema

Cinema che in questa pellicola c'è, presente, debordante, ricco di possanza e maraviglia, proprio perché i registi ed autori di questa opera mescolano il duro realismo della storia vera, con atmosfere inquietanti, sottilmente horror, decisamente fiabesche.
C'è il bosco maledetto e incantato, le bestie feroci, i cattivi/ quasi orchi, c'è una principessa che deve salvare il suo principe. Ci sono i fantasmi/anime che si incontrano. Il tutto però senza forzature o stonature tra parte Reale e quella Magica.
Come se la mafia fosse una specie di proiezione maligna di una terra infestata. Surreale o realismo magico? Forse niente di tutto questo. Solo un film davvero notevole.

lunedì 8 maggio 2017

SOLE, CUORE, AMORE di DANIELE VICARI

Forse avremmo dovuto saperlo, comprenderlo, almeno farcene una ragione. Non dico un motivo di lotta, che poi oggi per o contro cosa combattiamo? La rivoluzione diventata una roba da risiko. Sposto sta banda de assassini de qui, e anvedi so ribelli, no! Aspetta! Va che si è liberato un posto in Siria! Muoviti che se no te parcheggiano quelli di al qaeda, che mo questi dove li mettiamo!
 Te pensa, tutto sto casino ti capita ai piani alti. Che i padroni, sappilo amica cara, mica son come noi che guardiamo per terra, se per caso: che ne so? Uno ha perso  venti euro. Che paiono pochi, ma un regalo al figliolo, due pizze da trasporto per la moglie, due birre con gli amici. Da quanto tempo, eh? Che qui corri corri, ma dove vai? Dove vogliono farti arrivare? In anticipo: sul posto di lavoro. Ora lascia a casa i guai, i problemi veri e reali, no! Per carità: già ti abbiamo preso e dato questo posto, e tu che fai? Invece di pregare me, tuo unico dio, mi chiedi permessi, che deve fare gli esami! Ma lascia perdere! Ingrate son le lavoratrici.Si permettono di metter al mondo figli, di aver mariti che fanno lavoretti,  e noi poveri padroni che facciamo? Gli diamo di che campare. In nero, che va bene così, tutti i giorni, ma visto che sono buono le lascio anche la domenica pomeriggio libera.
Però che bello essere libere, in un mondo libero, che ti permette di vivere eh?

La libertà è una cosa bella: ti permette di alzarti ogni mattina, fare due ore di viaggio all'andata e due al ritorno. Perché i soldi servono, però lo fai per dar un futuro decente ai figli, e perché tuo marito non trova lavoro fisso. Ci pensi, Eli, ogni tanto a lui? Quello che un giovane uomo disoccupato prova quando passa di lavoro in lavoro, sta a casa e vede la moglie che fatica per mantener la famiglia? Noi siamo liberi, no? Civili, democratici. Eppure un uomo a casa, che si occupa della casa e della famiglia, visto che i suoi continui sforzi lo portano a trovare solo lavoretti o niente, viene visto come un parassita. Un peso sociale. E ti senti così, quando a casa si fanno i conti economici: i progetti brillanti diventano sempre più opachi, lontani. Piano , piano, per la necessità primaria di vivere devi a tutti i costi accettare una vita di ripiego, l'accontentarsi di aver qualcosa di cui accontentarsi. Spesso per tua moglie non sei nemmeno un peso, perché ti ama e conosce il tuo valore di uomo, la tua storia. Sono gli altri che parlano tanto per, sai ad un certo punto si sentono l'autorità di dover manifestare pensieri frettolosi, deduzioni illogiche.
La gente parla e il sistema ti incatena. Però siamo liberi.
Si, tutti quei viaggi in bus, metropolitana, ripetuti ogni giorno, sotto la pioggia e col sole. Tutti i giorni: avanti e indietro, con altra varia umanità nelle tue condizioni. Magari la prima volta che salite sul bus, sul treno, quando incominciate un lavoro, cazzo siete pure felici.
Siamo liberi e facciamo i conti: allora, dai! Si ci metto 4 ore di viaggio, lavoro tutti i giorni, escluso il pomeriggio di domenica, 12 ore al giorno, che fa tanto ottocento no? Il capitale, sapete, sta ai passi coi tempi! Comunque, vabbè è in nero, ma va bene così. Forza, Eli. Che a te è andata bene: pensa alla tua carissima amica: la Vale. Fa la performer in discoteche, gallerie d'arte, ha avuto per un certo periodo un tizio pericoloso come impresario, sua madre pensa sia una puttana. Non è la sola, eh! Lei che ripete le sue danze, che forse ama un'altra donna,  che vive l'illusione della notte, quando i gesti sono sempre gli stessi. Corpi che si muovono, meccanici.
Dicevo, Eli, a un certo punto tu hai anche un lavoro onesto, no?  Poi cosa succede? Avverti anche tu il bisogno forte di scendere dal bus? Di andare avanti e niente lavoro oggi. Niente clienti maleducati, viziati, capricciosi, niente titolare che ti tratta come una schiava, una sua serva, che sai la moglie in negozio non va bene: lei deve dormire, fare palestra, e lui mica vuol fatica un po' fare due capuccini, darti una giornata libera. No, è pure buono! Ti fa l'elemosina di uno stipendio da fame.
Ma ora, visto che siamo qui ad aspettare il prossimo treno della metropolitana, voglio farti una domanda: "Noi siamo liberi, ma dove l'abbiamo messa sta libertà?" Quando abbiamo deciso che il padrone,  è un dio in terra e il lavoro deve esser fatto a tutti i costi, anche quello di perdere la nostra vita? La vita che è un dono prezioso e che brilla quando stai colle persone che ami, quando dal balcone, puoi veder quello che capita sotto i tuoi occhi? Il tempo non è denaro, ma è vita.
La vita è : salute, relazioni, empatia, viaggi, anche piccoli, pure un po' di tempo passato a non far nulla, ma assistere al prodigio del nuovo giorno,  un libro da leggere che ti esalta, una canzone da stonare in compagnia, la vita è libertà
Nei tempi del lavoro sotto la democrazia liberal-capitalista gestita a cazzo di cane da individui sordidi tanto tra i politici, quanto tra la tanto celebrata società civile di padroncini, capetti, e coglioni di ogni sorta, la tua vita è merce, sotto posta alla dittatura di orari, pressata dalla paura di perdere un posto di lavoro che ti toglie l'esistenza.
Delle grandi lotte proletarie, della legge 300, della forza che ci univa cosa è rimasta? La libertà individuale di persone che si lasciano sfruttare, perché il mondo libero va così.