domenica 29 giugno 2014

INTERIORS di WOODY ALLEN

Per noi occhialuti militanti, Woody Allen è Dio. Anzi, vorrei esser più preciso: Dio è il suo maggiordomo. Non credo sia possibile spiegare quanto ci abbia cambiato la vita e la percezioni di noi stessi. Chiaro parlo dei veri e autentici occhialuti, non di quelli che portano solo gli occhiali.
Siamo tipo una congrega di Illuminati della Sfiga e dei Gusti Sublimi in fatto di cinema o arte. Nessuna nostalgia di un passato mediocre, nessun revisionismo popolan chic, poche bambocciate e nessun: ma si, è figo contaminare l'alto e il basso...Sto cazzo!
E ci sono le fobie delle fobie più assurde, un pessimo pessimismo gestito genialmente male,e poi romanticismi estremi, nobiltà d'animo da erranti cavalieri. la megalomania a mano armata di chi si ama poco. E insomma, va che esser egocentrici e megalomani quando hai bassa stima di te, non so? Non vi pare uno stupendo azzardo.
Sono fortunate le donne che stanno con noi occhialuti. Riceveranno mille attenzioni, rigorosa fedeltà,e ironia sofisticata a go go. Mica male come programma.
Detto questo, chiudo la Pro Loco per Occhialuti e vi parlo un po' di codesta pellicola.


Sai come si dice? Dietro ai grandi comici , spesso, si nascondono grandi pessimisti e gente afflitta da potenti malinconie. Così dopo aver fatto ridere il mondo con le sue meravigliose,adorabili, commedie , Allen omaggia uno dei suoi Maestri, ( e figurati se non è anche il mio! ), prediletti , per quanto riguarda il cinema, il leggendario : Ingmar Bergman
Già in Amore e Guerra, vi erano inquadrature e modi di recitare ripresi dal metodo del mito svedese,ma in chiave buffa . Qui invece non si scherza mai. Non si ride e non si ricerca mai un momento di sollievo.
Io per queste cose godo: amo il cinema tragico, le storie crude di disgregazione famigliare, di relazioni rovinose, di amori a un passo ed oltre la catastrofe. Il dramma , o melodramma, sia gelido e trattenuto che totale, totalitario, stordente ed estremo, urlato,pianto, bestemmiato.
Nel cinema e nella sua visione scarico il mio pessimismo, le rabbie trattenute, le paure. Non amo molto ridere in modo pieno,assoluto, troppa felicità su celluloide mi stordisce e inganna. mi inganna, non mi dice cose sulla vita che solitamente nascondiamo.

Interiors 1978 screenshot.JPG

E nella vita? Sai me ne sono accorto ieri sera. Di codesta pellicola , tanto per non farmi mancare nulla, ho anche il libro che riporta la sceneggiatura. Lo acquistai da adolescente, perché ero decisamente fico nella mia cultura di cinema d'autore  e nella mia totale apatia, immobilismo nei sentimenti e nell'azione. Ora, che la canzone di Don Backy : L'Immensità, si è palesata reale nella mia vita, avendo trovato l'amore - quello maturo, forte, resistente- forse la mia idea sulle relazioni è migliorata. Ma a esser sincero , vabbè mi contraddico, ho sempre ricercato la felicità nello scambio e nella condivisione con gli altri e le altre. Ok,ma allora che facevi? Il poser? Tipo quelli che - avendo ottimi gusti personali e dignità umana- non ascoltano i Manowar? No, non credo proprio. Diciamo che i miei sbalzi d'umore sono proverbiali,e usciamone così.

Ma quanto amo codesto film. Il suo implacabile dolore, l'incedere naturale, senza sforzi , nelle nevrosi e delusioni di ciascun personaggio. Le cose vanno male, lo sai. Questo pare dirti il film. E se hai bisogno di un po' di mare calmo, di tranquillità, c'è bisogno di un sacrificio. Campare sul dolore e la morte altrui. O forse  nemmeno questo.


Tre sorelle diverse tra loro, una madre che non supera l'abbandono del marito e la fine della loro relazione, visto che è abituata a plasmare le vite altrui, un uomo che dopo anni e anni di apparente felice matrimonio ricerca la sua libertà e un nuovo amore, i generi più o meno frustrati sul lavoro e nel rapporto economico- creativo con le rispettive mogli.
Joey , nella quale un po' mi rivedo, è la sorella che ha attirato le maggiori attenzioni da parte del padre,ma è anche quella che vive peggio il suo rapporto con l'arte. Avendone tutte le classiche paturnie intellettuali, nevrosi per eccesso di sensibilità difficile e ingombrante da gestire,ma non il talento necessario. Renata è invidiosa del rapporto che la sorella ha con il padre,ma è una grande poetessa e vive un rapporto tormentato con il marito Frederic, scrittore fallito incapace di gestire il suo potenziale.
Flyn è un attricetta di scadenti prodotti tv, che si nasconde dietro l'avvenenza, ma è vuota e sola come poche.
La situazione degenera ed esplode quando il padre decide di risposarsi.



Film avvolto nel silenzio, nel non detto, nella rabbia che esplode, nella totale incapacità di saper riconoscere gli altri e i loro sentimenti, nella chiusura cieca all'interno del proprio dolore. Come se l'incomunicabilità di Antonioni si mescolasse al pessimismo cosmico di Leopardi e fosse diretto da Bergman. Mancano solo le musiche di Guccini.



IL CAPITALE UMANO di PAOLO VIRZI'

Spesso ci lamentiamo della mancanza di film capaci di saper rappresentare il nostro Paese. In particolare nei suoi aspetti meno gradevoli, come era usi fare ai tempi d'oro della commedia dei Monicelli o nei film impegnati e militanti dei Petri o Lizzani.
Fra le tante polemiche idiote , codesta era quella con maggior grado di veridicità.  Si è scelto quasi sempre uno sguardo leggero, indulgente, nel narrare le nostre storie. Questo sopratutto in ambito di cinema non legato alla nicchia, alla invisibilità preventiva, a quelli che ancora si ostinano a fare film per gli indisciplinati.
Per questo sono assai felice di aver notato l'arrivo di tre pellicole , ( e anche di un certo successo), le quali a modo loro sono tre grandiose rappresentazione della deriva nazionale . Non tanto in  termini di dinamiche apertamente politiche, ( in nessuna di codeste opere si parla di alternativa, se non quelle fragili del personale,ma anche qui con vaste lacune o assenze), quanto come disgregazione umana, frammentazione del sentir il proprio essere e comprendere il valore dell'altro. Rappresentazioni di  feticci,  rituali, decomposizioni della dignità umana, dell'essere umano. Travolti dall'apparire, dall'esserci, ma per cosa ?
Questi tre capolavori sono : La Grande Bellezza, Reality, Il Capitale Umano.


 


Una parte sonnolenta, bigotta, dedita all'accumulo su accumulo di danaro, di gente che  a 80 anni è in "fabrichètta" perché ul me bagai l'è un pirla, ( il mio ragazzo,inteso come figlio, è un pirla), di vecchie lampadate e ingioiellate fino al buco del culo, di beneficenza che così il prete è contento,di mattine in prima fila a messa, con la panca personale , in prima fila a far mostra dei danè . Gente che poi alla prima crisi e rinnovo del capitale vede i sorci verdi, e non parlo dei legaioli, ma di persone che vanno in panico perché il piccolo nel capitale conta fino a un certo punto.
Questa è la Brianza. Bella terra anche , non mancano spazi verdi, cose da vedere e cibi da mangiare, non manca nemmeno la buona gente con il cuore in mano,ma quella che peso ha nella società? Una società schiettamente capitalista? Poca.

Questo non è il film ,questo è il mio pensiero da brianzolo doc che si è un po' rotto dei rituali e dei personaggi della sua terra. Per questo, al pari del film ,degno di ogni tipo di sconclusionato attacco. Ma la mia morale immacolata, come sempre, sa difendermi dalla deriva materialista per pirla di cui si alimenta la mia gente.
Bigotti, incapaci di esprimere sentimenti, ( si sono inventati la meravigliosa balla che non lo mostriamo,ma li proviamo i sentimenti. Sarebbe come dire: trombo tantissimo,ma mi astengo dal fare sesso),conta il danaro e avere in qualche modo dio dalla propria parte, le vecchie generazione di paolotti, ora penso che anche il discorso religioso sia venuto un po' meno. A parte la rappresentazione più superficiale,ma d'altronde noi siamo così: superficiali.
Il signorotto locale che ha i soldi da venerare, ma ora contano anche poco,a parte quelli intelligenti che sanno seguir il corso del capitale e stare al passo con i tempi.



Esagerazioni le mie? Forse. Sono il punto di vista di uno che per 37, quasi 38 anni ha vissuto in questo ambiente di sconosciuti anche se la carta di identità dice che siamo parenti, in qualche modo. Arrivi a un certo punto che pur amando la tua terra , senti un bisogno fisiologico di abbandonarla, di andar via,anche se hai la tua attività da portare avanti
Oggi si rimane, ma non è un rimanere definitivo.
Vedendo il film non puoi che convincerti della giustezza dei tuoi pensieri.

Il Capitale Umano, ha dato fastidio perché i critici alla cazzo di cane,pieni di idiozia capital-legaiola,si sono visti sullo schermo per quel che sono.
E non tanto il proletariato triste e inerme o la mia ridicola piccola borghesia riverente , no. Noi non contiamo un cazzo e se Virzi avesse fatto il film dedicandolo al personaggio del cameriere morto, non sarebbe successo nulla.
Invece si è parlato dei sciuri, della gente di rispetto, ( ogni parte d'italia ha sta metastasi degli uomini da rispettare e più o  meno d'onore. O d'orrore, fate voi),  di quelli con la grana.
E aver la grana da noi conta moltissimo. Nulla ci fa più paura di una miseria , spesso anche immaginaria e allora più temibile. Perché non compresa in un contesto reale,ma impalpabile,pronta ad attaccarci
Noi brianzoli non vogliamo diventare dei "morti di fame", quella è la peste. Vuol dire che non sei capace di lavorare, non sei in grado di stare in società, hai perso il treno di fare i soldi. Mi sa che sei un poco terrone.
Fare soldi per i soldi, nemmeno esiste quella cosa anche positiva, se vi garba, delle origini: cioè lavorare tanto per garantire un avvenire decente alla famiglia,mandare il figlio a studiare, cose decisamente più importanti. Anche i piccoli rituali piano piano scompaiono.
E rimane questo vuoto crudele da narrare.



Narrato in modo efficace  in questo splendido film. Ottimo perché mostra come Virzì sia un grandissimo regista , capace di cambiare registro e stile per adattarsi a una storia dal sapore amaro e anche universale, ( non per niente è tratto da un libro americano), aiutato in questa sua operazione da un cast memorabile.
Bravissimi e magnifiche tutti e tutte, nel rappresentare sullo schermo personaggi poco piacevoli, codardi, egoisti, incapaci di comunicare e considerare gli altri,anche e sopratutto se sono famigliari.

Lo scontro tra due modi di vivere il capitalismo ai tempi della crisi: quello perdente di chi vuol stare nel giro dei vincenti, rampanti, di chi fa i soldi con spregiudicati giochi di borsa, di amicizie influenti, di affari sul limite del legale. Bentivoglio è bravissimo nel portare sullo schermo questo perdente sgradevole, incapace di stare a galla nel mondo attuale.. Questo personaggio è stato al centro di tante critiche, perché giudicato una macchietta. Datemi retta: esistono! Ce ne sono di persone così. In Brianza, in modo particolare.



La moglie, una brava Valeria Golino, è una psicologa che lavora in una struttura pubblica. Presa dal suo ruolo di salvatrice di giovani disadattati, persa nella sua "bontà",ella ignora del tutto il dramma del marito e della sua figliastra, totalmente concentrata sulla sua gravidanza.
La figlia Serena è il biglietto da visita per entrare nella famiglia della gente che conta. Dei vincenti, invidiati, arrivati.
La ragazza , però, non si sente del tutto parte di quel mondo e così si innamora di un giovane paziente della madre: Luca. Giovane disadattato, rappresenta quelle fasce di persone che sono un po' la vergogna delle nostre zone. Ragazzo che vive una condizione di sudditanza nei confronti di uno zio delinquente , persona debole, non per scelta sua, ma perché la giovane età e la mancanza di un vero educatore lo rende smarrito di fronte alla vita e alle difficoltà
Un po' come Serena, la loro storia potrebbe essere la parte romantica della pellicola. Quella parte di dolcezza di cui si sente, avverte , prepotentemente il bisogno.
Non sarà così, perché arriveranno ad anteporre una loro infatuazione nei confronti di un atto morale e civile fondamentale, importante.



La famiglia composta da Fabrizio Giffuni e Valeria Bruni- Tedeschi , è quanto di peggio si possa vedere sullo schermo. Ricchi sfondati senza altro che l'accumulo del capitale. Lui è un individuo spregevole, il nuovo arrampicatore sociale, oramai arrivato,  che sfrutta il capitalismo finanziario per far soldi, feroce, ipocrita, amorale. Un uomo che non mostra mai un attimo di attenzione nei confronti della moglie e del figlio. Un uomo solo con il suo potere, presunto, e lo spettro del fallimento. La moglie è un'oca giuliva , nevrotica, che non sa nemmeno lei cosa vuole. Incapace di stare al mondo, ha momenti di tenerezza, di umanità, ricerca anche il contatto con figlio e marito,ma invano.
Eppure sono visti come i vincenti da imitare e idolatrare. Invidiare, questo è ammesso.

Un film feroce e crudele, cattivo,ma senza quella aria da pellicola alternativa- cool per i fighetti che si vantano del loro presunto cinismo da quattro soldi.
Qui senti tutto il peso di un'epoca devastata dal capitalismo senza freni, regole, che non siano quello di fare sempre più soldi, anche senza di loro. Gente persa , senza sentimenti e affetti, senza ideali o valori. Vivono , anzi vivacchiano soli. Persi.


E questa cosa ha dato fastidio ai bigotti borghesi e ipocriti della mia terra. Sai una cosa? Noi possiamo criticare tutto e tutti, anche se molti di noi non hanno visto mai un cazzo al di fuori della loro villetta e "fabrichetta" , un tempo. Oggi , magari, vanno pure in giro, ma da ciechi. In posti rinomati e costosi, che sai mai...
Dicevo noi critichiamo tutti: meridionali e stranieri . Quindi ci pare normale che facciano i soliti film sui mariuoli napoletani o i mafiosi siciliani o i lazzaroni romani. Normale.
Facciamo un casino patetico e ridicolo, sui nostri foglietti di sacrestia locale, perché si mette in mostra quella che è una parte di Brianza.
"Ma non siamo così.." e giù ad arrampicarsi sui vetri. Questa cosa, o polentoni miei, vale anche per le altre persone , le altre regioni. Ma voi , manica de bilott, la scordate sempre questa piccola regola.

Così per settimane ho letto inenarrabili cazzate , scritte da gente vergognosamente ipocrita e politicamente nulla.
Vi urta questo bellissimo film? Guardatevi le puttanate di Boldi su canale cinque. Sguazzate nella vostra mediocrità, divertitevi.



In realtà , questo stupendo film, è uno sguardo amarissimo sul mondo attuale e sul capitale. Opera a suo modo militante, radicale, pessimista, che sinceramente non ti aspetteresti da un Virzì e solo per questo vale oro.
Opera talmente brillante da spazzare via anche le note di risposta di una mediocre star letteraria locale o di altri che con il dente avvelenato e il fegato spappolato , hanno cercato di ostacolare la visione di questo film.
O l'hanno criticato da pirla rancorosi.

Non c'e salvezza in questa pellicola. Per nessuno, io da incrollabile romantico difendo i due giovani , Serena e Luca,ma anche loro compiono un gesto amorale che non giustifica il loro amore. Nondimeno nel finale qualcosa volendo si potrebbe sperare,ma vale solo per quelli che come me ci vogliono veder del buono. Alla cazzo di cane.

Per il resto siamo ad un passo dal capolavoro.
Ne prendano atto i brianzalotti incattiviti e inaciditi e tutta quella zavorra di criticon de criticonis i quali devono sempre parlare male del cinema italico. Per manifesta rabbia, invidia, o semplice pirlaggine.
Ai cinefili e agli spettatori , spettatrici , indisciplinati/e, invece rimarrà la meraviglia amarissima e dolente di un grande film importante.


RECENSIONE DEL CAPITALE UMANO X GIOVANNA DEL (STRA) FATTO QUOTIDIANO

Un giornale che ospita Cigadu Cigada Skanzi, non può che esser gentista fino al midollo. Quindi le recensioni sono affidate ai veri gentisti, ai veri portavoce del Popolo: uno si addormenta a veder una pellicola e se ne vanta, ( quindi dormi sul posto di lavoro?Ma bravo), l'altro delira su Macharty lo scrittore e confonde on the road con the road, e l'altra...
Ecco per questa donna meravigliosa, sublime, che dovrebbe esser nostra amica a vita e oltre, sto film non è bello perché il vero protagonista dovrebbe essere il cameriere. Cioè uno che muore sui titoli di testa.
Ma accontentiamola va


Bellissimo film di Virzì , che per una volta lascia la Toscana e dintorni,per avventurarsi a casa mia: Brianza's county. Con il genitivo sassone,che non si sa mai, ( uè ho visto corona's , perchè podi mica metterl anca mi?), pellicola amarissima che narra la povera vita di un eroe del proletariato nella zona più ricca e motore economico d'Italia.
Seguiamo le sue avventure alla ricerca di un lavoro, le file alle agenzie interinali, ( già protagoniste di quel film davvero brutto che è: "tutta la vita davanti"), patiamo con e per lui perché vittima sacrificale del capitale. Bellissime le lunghe sequenze sulla preparazione della festa di beneficenza che rammentano un po'  i Dardenne
Personaggio memorabile,indimenticabile: Il Cameriere.Rimanda a una vecchia e bellissima commedia degli anni 90.Camerieri, appunto.
Qui però non c'è più un collettivo,ma il singolo. Non ha nome, perché gli eroi del popolo, la gente non ha nome , ma un credo: VERGOGNA, A CASA , MAGNAMAGNA, MORTOZOMBI
E questo era anche lui. Uno del popolo che si sfogava così, no comunista che poi si sa : son tutti spinelli e distintivo.
No, lui era un eroe,( certo senza cadere in una rissa tra gentiluomini o mica l'hanno fatto prigioniero in india e nemmeno giocava a pallone. Quindi eroe di panchina,va), ogni mattina leggeva il Fatto e mandava a fanculo la casta
Poi viene ucciso da..vabbè non facciamo spoiler!
Film comunque bellissimo, ripeto. Pensa che cazzata , se Virzì  dimostrandosi un servo di renzie, avesse fatto il film parlando dei ricchi,dai!

CONCLUSIONE

Film importante che non risparmia nessuna classe, nessun personaggio. Forse il miglior Virzì di sempre



sabato 28 giugno 2014

GLI AMICI DI GIORGIA di ARTHUR PENN

C'è stato il grande cinema americano. Ed era grande perché narrava storie e sentimenti, a volte con tenerezza mista a malinconia, a volte con maggiore rabbia iconoclasta. Erano altri tempi,sai?
Nati come risposta alla repressione maccartiana, già negli anni cinquanta un certo cinema hollywoodiano non voleva solo regalare sogni in confezioni di lusso,ma darti un assaggio di realtà
E la realtà, è sempre uno stupendo romanzo e un'avvincente sceneggiatura.
Tra i tanti, innamorati delle nuove contro culture e del cinema europeo, c'era anche Arthur Penn. Un grande regista e uomo di cinema, uno di quelli che potremmo definire new hollywood. Insomma uno che ha partecipato alla creazione di quel periodo splendido che comincia nei 50 e chiude definitivamente nel biennio 84 - 86, ( quando i becchini Top Gun e simili sotterrano il grande cinema americano, in nome della grande merda americana).
Questo film : Four Friends. Gli amici di Giorgia, è un po' un addio a quel modo di intendere il cinema.
Cioè non bimbi fin troppo cresciuti, irresponsabili, che pretendono di vivere l'eterna infanzia e adolescenza,senza i problemi legati a quel periodo, per cui una versione anche falsata.
Ma era cinema, quello di Penn, che pretendeva di aver un confronto tra adulti, responsabili, capaci di riflettere su cosa vedevano e partecipare alla visione con la loro intelligenza.
CINEMA INDISCIPLINATO PER SPETTATORI INDISCIPLINATI.
Non nascondersi in generi di intrattenimento,ma esser al centro di storie vero simili, filtrate sempre dal cinema, per analizzare se stessi, i vicini,quello che si vive,le dolci chimere della lotta e la difficoltà di vivere e amare.
Ecco, questo film è un po' questo.
Tre amici e una ragazza, Giorgia, che è al centro dei loro sentimenti. Che sposa uno,ma ha un figlio da un altro e poi alla fine ha questa relazione di tira e molla con il buon Danilo.
C'è amarezza e malinconia, che son celate dietro alle ridicole pretese di libertà e sogno ad oltranza, c'è una tenerissima descrizione della fragilità umana e delle aspirazioni personali.
Vi è la visione dell'america degli immigrati,proletaria, mai a casa loro . Mai completamente americani,sopratutto i padri
C'è il conflitto che vivono tutti i figli dei proletari,spiegare ai padri che non lavorare in fabbrica,ma fare lavori creativi è pur sempre una nobilissima professione.
Nessuno nasce per morire di fatica,al massimo dovrebbe esser la fine dei padroni
C'è la visione dell'america nera, incestuosa,viziosa di certi ricchi
E tanta tragedia e troppo amore
Alla fine c'è un grandissimo film. Da vedere
ps: questo film l'ho scoperto grazie agli amici di Cinefatti. Segno che quando i blog di cinema sono gestiti da bloggers che non ci ammorbano con i loro nickname fashion e sarcastici, con le loro baggianate da presunti autori satirici, con la difesa della merda di genere e le riscoperte di sto cazzo, bè : il blog e l'attività di blogger sono preziosi
Ecco,sti ragazzi meritano di esser pagati. Altri li pagherei,ma con un biglietto di sola andata verso la siberia
Ho letto recensioni che sputtanano certi classici  ( cuoricino sarcastico,lo metto per chi non comprende)