sabato 1 ottobre 2016

JESSE E CELINE: UNA LUNGA STORIA D'AMORE

D'accordo, d'accordo! Per prima cosa devo ripetermi: non è possibile usare il cinema per realizzare film decisamente realistici. Il realismo è bandito anche nei documentari, figurati nelle opere di finzione!
Eppure si può pur sempre tentare. In fondo non fa male a nessuno, no? Il cinema è evasione, intrattenimento, industria, oppure una fredda macchina di montaggio e inquadrature. Si, l'ho capito leggendo i vostri post e commenti vari, sparsi nel fantastico mondo dei social networks. Però ( sapete che c'è sempre un piccolo, minuscolo, petulante: però, alla fine di ogni discorso? Si, lo sapete benissimo) puoi anche fare cinema per affrontare i temi universali della vita umana. Ho controllato, eh! Nessuno ti obbliga a far film con calzamagliati male e mutandari alla riscossa, o pleonastiche commediole a base di doppi sensi idioti e volgarità mal assortite. Nessuno ti obbliga.

Esiste anche un cinema fatto di parole, sentimenti, sensazioni quotidiane. Opere che parlano di noi, delle nostre piccole vite. Senza grosse tragedie, senza romanticismi letterari. La trilogia di Richard Linklater: Prima dell'alba, prima del tramonto, before midnight, è tutto questo: un unico grande film diviso in tre atti di un'ora e mezza ciascuno, dove seguiamo la crescita, anagrafica e umana, di due personaggi meravigliosi, entrati giustamente nella memoria collettiva. Sì, sto parlando proprio di loro:  Jesse e Celine



Un incontro fortuito, come ce ne sono tanti. Sai, tu perdi il bus e alla fermata, per mille ragioni.. Non so.. Ecco: anche lei ha perso il pullman ed è straniera, vuol saper da te se sai quando ne passerà il prossimo per il centro. Oppure: passeggi con il tuo cane per le vie del parco vicino a casa, un orario non di punta, ti piace così. Non incontri mai nessuno, ma quel giorno: eccola! Ti fa domande sul tuo cane, tipo: quanti anni ha ?Come si chiama? Quelle cose che si chiedono di solito in occasioni come questa. Oppure, ecco questa mi par la migliore! Lei è infastidita da una coppia di austriaci o tedeschi, che litigano sul treno. Così cambia posto. Tu la vedi, si è seduta vicino a te. Pensi a qualcosa di intelligente o divertente da dire. Ma le parole, sanno, perché loro sanno sempre, che se ti dovessero aspettare perderebbero la loro magia: l'urgenza di entrare in stretto contatto emotivo con qualcuno. Così cominciate a parlare e siccome siete giovani, tu piccolo uomo americano, senti tremare e ridere il sangue nelle vene: od ora o mai più, mio prode eroe! Prendi coraggio e la inviti a scendere dal treno. Per passar un giorno insieme, prima che partiate ognuno per destinazioni diverse.
Linklater non fa altro che pedinare, lezione zavattiana troppo spesso scordata, i suoi personaggi. La sua regia si fa invisibile, non può distrarre il pubblico da una delle cose più belle che possa capitare al genere umano: la nascita dell'amore. A venti anni. I due ragazzi, accompagnati dolcemente e in punta di piedi anche da una splendida città come Vienna, usano le parole per conoscersi, difendersi, sfiorarsi, amarsi. C'è voglia dell'altro e anche profondo e dolcissimo imbarazzo. La bellissima sequenza nel negozio di dischi; tutta giocata su sguardi ed espressioni tenere e nervose.
Uno che ne sa tante, cantava: a venti anni si è stupidi davvero. Forse è così, ma è anche l'età in cui tutto è forte, assoluto, netto, e poi si cade in dubbi, piccole e costanti paure, c'è la voglia di sperimentare sé stessi in contrapposizione a un mondo che si giudica troppo vecchio. C'è furore e tremore.E si ha voglia di urlare agli altri cosa siamo e cosa vogliamo. Urla silenziose, a volte, ma è così.
In questa prima parte assistiamo a un miracolo laico e poco divino: la scoperta ogni volta diversa e ogni volta uguale, dell'altro. Quando la parola è una guardia di/in vedetta. Quando le parole sono una mano protesa all'altro. I due ragazzi giocano, si confrontano, si amano. Poi un treno e la promessa di rivedersi dopo sei mesi. A quell'età è normale fare grandi e impossibili progetti, a quell'età non hai ancora compreso cosa puoi fare e cosa no. Tutto è possibile, perché non rivedersi?


Nove anni dopo, nel 2004, esce il secondo capitolo dell'educazione sentimentale di Jesse e Celine. Cosa è rimasto di quei due ragazzi? Si saranno rivisti, sei mesi dopo, alla stazione di Vienna?
Li abbiamo lasciati incerti e allo stesso tempo decisi a rivedersi. Progetto folle, ma che da ragazzi pare anche possibile. Si saranno rivisti? Dopo nove anni, possiamo conoscere la verità. Sono cambiate un po' di cose: ora, ad esempio, hanno trenta e passa anni. Lui è a Parigi, per un tour letterario. Jesse è diventato uno scrittore. Il suo primo libro ha riscosso un certo interesse e seguito. Di cosa tratta? Di un giovane americano e di un incontro con una ragazza. Non ha mai dimenticato Celine, tanto da dover metter nero su bianco quello che quel lontano giorno, a Vienna, ha significato per lui  E lei? Se lo ricorda ancora quel giovane statunitense? Si è recata all'appuntamento sei mesi dopo? Il film punta, esattamente come nel primo capitolo, sul dialogo incessante e vivace tra i due assoluti protagonisti. Li troviamo diversi ed uguali: in fondo hanno gli stessi ideali, ma sono più maturi.C'è il rimpianto di un incontro che ha segnato entrambi, ma anche la paura di lasciarsi andare completamente. Perché la vita non va sempre come ci piacerebbe a noi. Il dialogo diventa amaro, a volte. Come se, improvvisamente, ci si risvegliasse da un sogno, Un bellissimo sogno, e non possiamo fare altro che prender atto delle responsabilità spicce. Magari tu hai aspettato lei a lungo, magari lei ti ha visto, a New York, perché lei per un periodo ha vissuto a New York, ma si teme di scontrarsi con la verità: è stata una cosa passeggera, amplificata dall'età. Ora, seppur ancora giovani, la gioventù è di stampo diverso. Sa che sta preparando le valige per entrare nella valle dei Ricordi. L'aspettano i tuoi giochi infantili, gli amici immaginari, i grandi obiettivi surreali di un/a bambino/a. Prima però, aspettando  che arrivi il tramonto ad offuscare gli occhi capaci di meravigliarsi,si tenta l'ultima carta. L'ultima pazzia. Complice una chitarra e un dolcissimo valzer. In questo capitolo l'amore non è più una promessa, ma è quel che sarà. Ora o mai più, con più malinconia e tenerezza, amarezza e dolcezza. Qui si costruiscono le fondamenta per esser felici. Anche se vuol dire fare scelte drastiche, che rivoluzionano una vita


Ed eccolo arrivare: il tempo della disillusione, del rimpianto cattivo. Quando l'amore diventa più completo, con l'arrivo delle figliole, ma anche più difficile da gestire. Non c'è la folle gioia dei venti anni, nemmeno la voglia di concretizzare dei trenta, ma "l'amara verità" dei quaranta. La scoperta dell'altro è finita, oppure non ci interessa più. Le ambizioni lasciano spazio al "real politik" del trovarsi un lavoro ben pagato, anche se odiamo il capo. Tempo in cui ci si accorge di aver perso il tempo migliore, nella vita di tuo figlio. Tanto amato, ma che vedi poco, per colpa di una madre astiosa, e tu senti questo distacco con immensa sofferenza.
Sono passati altri nove anni, ci si trova in Grecia per le vacanze,ma il sole che scalda i cuori sta tramontando, lasciando spazio all'oscurità del risentimento, dello scontro, di una possibile rottura.
Diviso in tre spazi temporali precisi: mattina in macchina, pomeriggio a tavola con gli amici greci e la lunga notte in una camera d'albergo a farsi a pezzi. L'atto conclusivo è certamente il più amaro della trilogia.  Celine si sente oppressa da una vita che non vuole vivere, vede i suoi sogni infrangersi, non vuole trasferirsi a Chicago. Jesse sente forte il distacco dal figliolo, pensa di aver sempre sacrificato sé stesso per sua moglie che ama follemente, ma è stanco delle sue critiche e polemiche sterili.
Sono cose normali, che capitano in tutte le coppie.  Si potrebbe dar colpa alla normalità, alla quotidianità, viste come elementi negativi da moltissime coppie che hanno un'idea dell'amore da romanzetti rosa. Amare l'altro significa anche scontrarsi duramente, ma trovare sempre quello spazio di riconciliazione, di perdono, di piacere nel star insieme, presente nelle giornate di "passami il sale", "c'è da ritirare questo", " passi al supermercato". Giornate dove comprendi che forse non hai cambiato il mondo, ma tu si,  che sei cambiato. Il giudizio: negativo o positivo, è una nostra mania.
Le persone, questo cambiamento, non lo vivono sotto una rivoluzione, ma nella prassi comune e quotidiana di amarsi e vivere insieme. Perchè non è "quello che ho fatto", ma "quanto tempo stiamo insieme", la cosa importante. Ci salva dalla solitudine di chi ha un buon lavoro, ma nessuna relazione
Così Jesse e Celine, seppure feriti, avranno altre occasioni per affrontare insieme questo viaggio chiamato vita.  La fine di questo splendido film unico diviso in tre film meravigliosi, per me è : la consapevolezza. Amare significa esser consapevoli che il partner è altro da noi. Comprendere e accettare le sue debolezze, aiutarlo a migliorarsi ma non volerlo plasmare secondo una nostra idea.
Questo è amore.

Commento finale
Linklater e i suoi due fantastici protagonisti, che dal secondo episodio diventano anche co-autori della sceneggiatura, mettono in scena una lunga storia d'amore che avvince per il suo essere così normale, con alti e bassi che vivono quasi tutte le coppie. La parola, in questa trilogia, trova finalmente il suo spazio centrale. Perché sono le parole che costruiscono il nostro essere umani, ci fanno conoscere ed amare. Sono sempre loro che uniscono o distruggono. Le parole sono fatti teorici che colpiscono e trasformano il presente, al di là della retorica cretina dei vari: fatti non parole. In questi film, esse, sono cercate con cura e amore. I dialoghi lunghissimi, diventano l'azione principale. Amiamo Jesse e Celine, per le cose che dicono, per come se le dicono.  Ethan Hawke e Julie Delpy sono bravissimi nel saper rendere le emozioni con le espressioni facciali, o l'uso del corpo, ma sono sopratutto le parole che si dicono a esser fondamentali e importanti.
Per questo comprendo chi si annoierà o troverà codesta trilogia debole e fragile.  Il sentimento è impalpabile e fatto di piccole cose, l'amore succede non mentre lotti contro i draghi, ma mentre stai camminando su un anonimo marciapiede di una grande città
Linklater filma l'evoluzione della vita, seguendo per venti anni i suoi protagonisti. Mostrandoceli giovani e facendoli invecchiare mano a mano, dalla pazza gioia, alla comprensione dell'altro .  Mettendo in scena l'amore e niente altro.

2 commenti:

Fran ha detto...

Io adoro questa trilogia! Ed è proprio come l'hai descritta. Splendida analisi, Davide!

babordo76 ha detto...

in ritardo di un mese, ti ringrazio! Anche io adoro codesta trilogia