mercoledì 12 luglio 2017

Cuori Puri di Roberto De Paolis

Quattro anni di ricerche, collaborazione stretta colla comunità cristiana del quartiere, gli abitanti, i rom. Anni che fanno parte di una ricerca, metodo, per comprendere la realtà e le dinamiche dei gruppi che compongono la vita sociale in un quartiere dell'estrema periferia romana. Terra di nessuno, di italiani e stranieri disperati, poco lavoro, nessun divertimento, se non l'intervento della chiesa. Attraverso il coinvolgimento sano e formativo di diversi giovani
Su questo punto dovremmo porci una domanda e darci una risposta: come mai noi che vogliamo fare una o più rivoluzioni, dipende se trovi parcheggio, rimaniamo fermi a discorsi di alleanze e turni elettorali oppure ci sfoghiamo alla cazzo di cane su facebook, incapaci assolutamente di produrre movimenti di sostegno duraturo, forte, presente, credibile, nelle città.  Tranne qualche realtà precisa, ma che rimane ferma nella sua località, non diventa prassi. La Chiesa, per vari motivi, riesce a esser presente nel sociale e in zone difficilissime.
Bisogna prenderne atto senza fare i laici da operetta, o contrattaccando con quattro slogan stupidi.  Ogni gruppo di persone che si riuniscono ha la sua complessità, ogni struttura che sia laica o religiosa ha le sue contraddizioni. Vanno studiate, comprese, apprezzate.
Chiudo discorso personale.

Torno a parlare del film: dunque , dietro a questa pellicola c'è un lavoro impressionante di documentazione, contatto diretto colla cittadinanza, indagine politica . Roba che par uscita da una sezione del pci degi anni 70. Tutto questo lavoro viene poi filtrato da una buona tecnica cinematografica, col fine ultimo di far nascere un bellissimo film.

Il film è uno di quei prodotti che mi fanno credere che il cinema, come strumento di indagine e svelamento della realtà, partecipazione politica e umana, narrazione dei vari "quotidiani", non sia del tutto scomparso. Non sia solo un prodotto industriale di intrattenimento borghese, incassi facili, rincoglionimento generale delle masse.
Qui è evidente il lavoro fatto dal regista e dai suoi collaboratori, ma non manca mai il sentimento, lo slancio emotivo, il coinvolgimento diretto dello spettatore, il quale attraverso un uso pressoché perfetto dei primi piani entra dentro la storia, si ritrova fianco a fianco ai suoi giovani protagonisti.
Mentre vedevo il film  mi veniva in mente la canzone di Lucio Dalla : "Anna e Marco". Perché questa è la storia di una stella e un lupo di periferia. Giovani che vivono momenti cruciali e problematici della loro esistenza.
Lei è una "brava ragazza", frequenta la parrocchia, è una credente. Ha una madre oppressiva e bigotta, forse per un passato che l'ha colpita ed affondata, non è dato sapere, possiamo presumere (ottima performance di Barbara Bobulova, anche se - visto pure i precedenti- non vorrei averla come madre)
La ragazza si trova in un momento delicato e difficile, all'inizio viene fermata per furto, fatto così, di botto, perché la madre le ha sequestrato il suo cellulare, per via di certi sms. Poi, insieme ai ragazzi della sua comunità, si ritrova ad affrontare l'impegno della castità fino al matrimonio
In questi tempi usa e getta, una scelta simile può esser vista come oscurantista e tutte quelle cazzate che si tirano fuori a cuor leggero, non conoscendo affatto l'idea alla base e i sentimenti/visione del mondo di gente che crede o ha un'ideale. Sarebbe stato facile per il regista mostrare dei bigotti cupi, fuori dal mondo, invece questa scelta è fatta da ragazzi normalissimi. Lo stesso prete, Stefano Fresi in un piccolo ma bellissimo ruolo, non è un persecutore dei tempi odierni, cerca solo, in un contesto così difficile di dar una solida base ai ragazzi del quartiere e lo fa benissimo.  Peraltro il suo personaggio è ricalcato su quello del parrocco vero, così come i suoi bellissimi dialoghi sono presi dalla realtà, una predica durante la messa e via dicendo.
La nostra protagonista, però, è anche incerta. Come alcuni giovani, vuol scoprire sé stessa. Il mondo intorno, divisa tra la sua vita di volontaria nel campo nomadi, la parrocchia e una madre imperfetta che applica in modo sbagliato le sue idee.

Lui invece è un ragazzo che passa da un lavoro all'altro.  Ha due genitori irresponsabili, incapaci di pensare a sé stessi. Cova una grande rabbia dentro nel suo cuore, si sente solo contro tutti. Frequenta una compagnia di giovani un po' sbandati, in particolare uno, col quale fa anche delle piccole rapine. Come tutti i sottoproletari abbandonati se la prende con gli stranieri, siamo in zona: questi vanno a dormire in albergo e così via,
L'unica cosa positiva è l'incontro con lei, prima quando la ferma per il furto e poi quando la rivede mentre va a far volontariato tra i nomadi.

L'opera affronta dinamiche spinose e complesse con tatto, ma mai trattenendosi. Si avverte un giusto equilibrio tra partecipazione e descrizione politica-sociale, ben fuse insieme. Tu vedi una bellissima storia d'amore e anche uno spaccato rude e forte della realtà
Non è facile riuscire a far comprendere quanto sia ignobile la guerra tra poveri, in posti dove lo stato è assente, tra palazzi brutti, dove la bruttezza regna dovunque. Tra zone anonime e abbandonate,  rifiuti, convivenza forzata, separazione in gruppi identitari, nel senso anche più spiccio e piccolo della cosa: questi sono i miei amici, il resto non conta.
Non ci sono buoni e cattivi, ognuno viene travolto dal suo dolore e dalla sua solitudine. Fanno scelte sbagliate, si lasciano ingannare.
D'altronde il film prende spunto da un fatto di cronaca vera: una ragazza aveva denunciato degli zingari di averla stuprata, invece si era inventata tutto, era solo andata a letto col suo ragazzo, ma anche lei aveva promesso di arrivar pura al matrimonio, il fatto di non esserci riuscita l'ha spinta a creare un atmosfera di caccia allo zingaro con qualche ripercussione assai seria.

Ecco "Cuori puri", c'entra benissimo il suo obiettivo: la difficoltà della convivenza e l'abbandono a sé stessi dei cittadini, giovani in modo particolare.
Il liberale vede solo l'aspetto individualistico delle cose. Tirerà fuori qualche scontata storia sulla forza di volontà. Perchè magari uno o al massimo due , sono usciti dal degrado e ora fanno i coglioni coi soldi in qualche inutile azienda giovane e rampante italiana. Non vuol riconoscere e vedere l'importanza dell'ambiente sociale che influenza pesantemente le vite degli esseri umani. Da qui, dalle scelte classiste contro le classi meno abbienti, nasce quella cosa che tanto turba le anime gentili di democratici, renziani, debunker di sto cazzo: la demagogia di destra.
Abbandonare al degrado e opprimerli con convivenze forzate, doverose e necessarie ma sempre accompagnate da incontri, collaborazione, coi cittadini, non piombate dall'alto e poi lasciate sulle spalle dei volontari e di pochi coraggiosi; dico questa politica dell'abbandono sociale fa nascere mostri. Una cosa voluta, per negligenza o mancanza di soldi, o di voglia di fare. Non so.
Però la deriva destrosa e le balle prese come verità sono alimentate dall'incompetenza del sistema democratico liberal-capitalista, il quale nemmeno si prende la briga di educare le masse. Preferisce chiamarle analfabeti disfunzionali, lasciarli a covare odio verso tutti.


Pellicola che in alcuni scenari  pare essere un film post atomico, tanto è la desolazione di luoghi e animi. Film che fa sentire sulla pelle  e nel cuore le difficoltà reali e concrete di vivere che molti cittadini hanno e non riescono a superare. Opera che , nonostante tutto, cerca di dar una piccola speranza
Perché l'amore non ferma le guerre e le ingiustizie, ma migliora la vita delle persone.
Non è poco di questi tempi.





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